L' "Ifigenia inTauride" al teatro romano di Sabratha

L' "Ifigenia inTauride" al teatro romano di Sabratha L' "Ifigenia inTauride" al teatro romano di Sabratha H bel teatro romano di Sabratha, che l'anno scorso rimise alla luce l'Edipo re di Sofocle, accoglierà fra un mese un'altra classica e immortale tragedia, l'Ifigenia in Tauride di Euripide. Intorno ai modi della rappresentazione, che include una parte musicale, espressamente scritta dal maestro Gherlini, abbiamo avuto cortesemente notizie da Guido Salvini, incaricato della complessa regia, e dallo stesso Ghedini. , a e o a , a ; : e o e i ; o i o , , a ; e i a e . l e Il testo e i costumi I criteri che seguo nella regia — ci dice il Salvini — sono quelli della massima fedeltà al testo, della maggior possibile semplicità nella recitazione. Gli attori devono «credere » a quello che dicono e devono dare al pubblico tale sensazione. Prima di lasciarsi trasportare dal verso, viverlo e non declamarlo. E, pur vivendolo, rispettare i canoni della poesia, quindi non recitare « in prosa » ma in versi. Qui sta la vera diffi colta. La traduzione di Manlio Faggella, che adotto per precisa indi cazione di S. E. Balbo, mi convince pienamente. La sua aderenza al testo è tale che la stessa costruzione greca è serbata quanto più è possibile. Gli attori sono costretti ad uno studio, che vorrei chiamar intèjgrale della parola, la quale è sèmpre essenziale e tornita. L'intonazione di una parola in principio di frase va talvolta sostenuta, librata, fino al ritrovamento del soggetto, che non è sempre a portata di mano. Con uno studio superficiale non è pos sibile, grazie a Dio, recitare la poesia del Faggella, perchè egli non volgarizza Euripide ma lo rispecchia. Ecco perchè non ho fatto tagli. Dato il principio della sempli cita, anche i costumi, i cui figurini sono stati disegnati da Nives Casati, si ispirano a una fondamentale ortodossia. Sono lieto che il prof. Caputo, soprintendente alle Antichità e Belle Arti della Libia, li abbia approvati. La signora Casati ha mantenuto la linea greca nei costumi di Ifigenia, Oreste, Pilade e del Coro. Se n'è alquanto allontanata nei costumi di Re Toante e dei barbari. Quanto ai colori, ella si è rifatta principalmente alle pitture vascolari, realizzando il mio desiderio di avere sul palcoscenico una massa omogenea," con variazioni cromatiche adeguate al clima drammatico della tragedia. Manterrò, aggiunge il Salvini, l'unità di tempo, con un piccolo strappo, che spero non mi sarà troppo rimproverato. Mentre la tragedia termina al tramonto, io la Inizierò all'alba, cioè dopo il penoso sonno di Ifigenia, e la terminerò sul far della notte. Non ho preso questa determinazione pel gusto di cercare.effetti di luce, poiché la rappresentazione av verrà di notte. Con un attento giuoco di ombre potrò, spero, far vivere le meravigliose architetture della scena. La semi oscurità del principio e della fine servirà potentemente agli effetti drammatici. Infatti il prologo col lungo monologo di Ifigenia, e l'esodo con l'apparizione di Minerva, sono forse ì momenti più delicati della tragedia dal punto di vista registico. D'altronde, prima del terzo stasimo, cioè poco prima dell'esodo, Ifigenia vede uscu- dal tempio c il vivo lume delle faci ». So bene che queste faci fanno parte degli arredi sacri preparati per il sacrificio propiziatore, ma d altra parte se il Poeta mi dà le faci, potrò servirmene anch' io per un modesto effetto di luce! Le musiche In quanto alla parte musicale, il problema è, come si sa, gravissimo. Occorre la musica. Ma intonare tutti i frammenti corali è impossibile. Si può tentare una interpretazione musicale dello stato d'animo del coro. Ho cercato un compromesso fra la musica e la poesia. Il coro è quasi sempre iniziato dalla Corifea, poi diviene musica per defluire ancora alla fine nelle parole della Corifea. E cosi la danza. Le danzatrici sono parte integrante del coro, quindi si muovono con la Corifea e si liberano col coro cantato. Non si è potuto intonare integralmente la parte destinata alla musica, ma si è cercato di salvaguardare la forma poetica' della strofa e dell'antistrofe, mutilandole di qualche verso. Una sola licenza mi son preso, l'iniziativa cioè di uno sfondo corale all'inizio della tragedia. Uno dei punti più delicati della tragedia è il prologo. Per ambientare subito gli spettatori la rappresentazione si inizierà con un coro interno, le cui parole sono state tratte dal testo del secondo coro e ripetono il tema del Fato immanente. Quindi nulla di arbitrario. Qua e là, per stabilire le suture fra il coro cantato e il coro parlato, il maestro Ghedini ha usato pedali musicali, in modo che la voce della Corifea, quand'essa riprende e conclude il coro, non nasca im-f>rovvisa e cruda, ma sgorghi dala musica e sia da questa ancora accompagnata per un tratto. E tali pedali, cioè sfondi musicali ora corali ora orchestrali, usiamo per il canto di Ifigenia in risposta al coro nel Prologo. Per la sua parte il maestro Ghe-dsildtslespcsmdccrc«ssmvbppem<èasntatqvt ini ci mostra il manoscritto muicale. Ecco. I versi c Mutò il sole suo corso » sono affidati a una eclamazione dei soprani, dei conralti e dei bassi, armonicamente ostenuta. L'interrogazione « Quae pensiero è il tuo » è Invece mosa soltanto da soprani, mezzosorani e contralti, senza alcun acompagnamento. Polche all'espresione verbale si unisce quella mimica, le parole « Canti in risposta dei tuoi canti: sono intonate dai ontralti su una melodia che l'orhestra armonizza e arpeggia. Vaia è la composizione del quarto coro. Comincia a 5 voci a cappella « Cupo è rincontro dei due mari »; 'eleva poi la cantilena d'un oboe; succedono brevi episodii unisoni maschili, poi unisoni e armonie di voci femminili, alternate dall'oboe; infine, accompagnato dall'arpa, le cinque voci cantano « Oh, possa ai voti della mia regina » ; e la chiusa ritmica tocca agli strumenti a percussione. Il quinto coro :,Oh di gran pianto copiose fonti » è affidato alle voci femminili e all'orchestra. Più complesso è il sesto coro, che risuona dall'inter no, « Come bella è la prole di Latona », iniziato con maestosità e ampiezza da ottoni e timpani, continuato dall'arpa e dal coro a cinque parti; segue un episodio vivace. Esterno e danzato è poi l'ultimo frammento « Grande, eccelsa vittoria», cui partecipa tutto il coro e tutta l'orchestra. Il coro, costituito dal gruppo vocale che il maestro Fidélio Finzi istruisce a Tortona e da voci scelte, per iniziativa del Maresciallo Balbo, nella colonia tripolina, e diretto dallo stesso Finzi, riunirà 120 persone. L'orchestra, composta specialmente di ' arpe, fiati e strumenti a percussione, ha il compito di sostenere il coro. Eissa suonerà ora nell'interno, ora sotto il palco. Guido Salvini conclude le sue informazioni ricordando che gli attori, Renzo Ricci come Oreste, Laura Adani, Ifigenia, il Brizzolarl come Pilade, il Racca come Bifolco, il Sabbatini come Toante, han già da parecchi mesi preso familiarità' con le loro parti, e ne han già fatta una prova a memoria il mese scorso proprio nel teatro di Sabratha; che venti signorine della migliore società milanese si stanno addestrando alle danze sotto la guida della signora Strauss e di Enzo Kaufman; che le comparse saranno poche, essendo l'azione affidata al Coro. a. à. c.

Luoghi citati: Libia, Tortona