Addio, vecchia Vienna di Italo Zingarelli

Addio, vecchia Vienna Addio, vecchia Vienna Come s'è trasformato in vent'anni il volto della ex capitale == Oggi, se guardate nel l'interno dei caffè, vedete molte uniformi e niente ebrei VIENNA, aprile. La gente mi scrive: « Com'è Vienna ? e qual è la sua nuova faccia?... ». La faccia s'è fatta brunas'intende, ma bruna, diciamo cosiper convenzione, perchè il colore che spicca nelle strade e sulle case è il rosso: quello della bandiera dalla croce -uncinata. Quante bandiere! Ne vedete sui tetti, ai baloni,- dietro ai vetri delle finestre delle case e dietro alle vetrine decaffè. E se guardate nell'interno dei caffè — dei quali alcuni, hanno cambiato svelti i nomi — vedete molte uniformi e niente ebrei. Il cliente del caffè viennese era in primo luogo l'ebreo, desideroso dhiacchierare, di discutere, oppure di sprofondarsi in un mucchio di giornali. Fra ebrei veri, ortodossid ebrei risultanti tali a norma dei paragrafi delle leggi di Norimberga, qui ce ne saranno stati mezzo milione all'lncirca: sapendo di dovere sparire da banche e aziende, giornali e tribunali, uffici pubblici gabinetti medici, questa massa ha incominciato col ritirarsi dai affè e dai teatri, dai ristoranti, e ai cinematografi, il che ha le sue ipercussioni. Quindici anni fa, il giornalista Ugo Bettauer (non era davvero un galantuomo, e lo sconò venendo ucciso), in un romano che portava il titolo « La città enza ebrei », profetizzò un' imressionante - trasformazione di Vienna: a quel punto non siamo, ma è chiaro che le leggi di Norimerga esercitano nell'antica capiale austriaca un'influenza assai iù forte che in Germania. Con gli ndigeni spariscono gli ebrei-provisti di passaporto straniero. Appena finita la guerra Che mutamenti!... Quando naque la Repubblica austriaca, signoreggiavano a Vienna Viktor e Friedrich Adler, Otto Bauer, Juius Deutsch, gli Austerlitz, Fohl, Ellenbogen, Danneberg, Breitner e ompagnia, e tutti erano disposti lottare' per vedere l'Austria tedesca riunita col Reich, nel quale, a quel tempo, sotto l'insegna di Spartaco e di Marx, signoreggiaano Eisner e Liebknecht, Rosa Luxemburg, Haase e via via. L'Inesa vincitrice pose il veto e trasorso altro tempo risultò che i ossi l'Anschluss l'avevano desierato non tanto in nome dei prinipii wilsoniani e delle affinità di azza e di lingua, quanto nell'ineresse del trionfo della comune deologia: a partire dal 1927, dientato Hindenburg presidente del Reich, di Anschluss i marxisti iennesi non parlarono più. Ma se il seme caduto germogliava: la pianta cresceva sotto orma di una generazione educaa a ragionare che una grammaica austriaca non esiste, bensì esiste solo una grammatica tedeca. Gli Absburgo erano stati radiati dai libri scolastici, di Maria Teresa e di Francesco Giuseppe i parlava si e no come di museai figure... Nel marzo del 193S i agazzi diventati uomini non poevano non trovare giusto che una erta sera i riflettori in piazza Albertina finissero di rivolgere i oro fasci verso la statua dell'ariduca Albrecht, per dirigerli sora una magnifica svastica che picca sulla facciata d'una casa icina. Il mio arrivo a Vienna risale l febbraio del '19. Ero partito a Padova con un foglio di viailasciato dal Comando Supremo taliano e ricordo che per il viag* io da Verona a Innsbruck impieammo una giornata intera: atraversando le valli del Trentino on mi stancai di ricercare con lo guardo, finché non cadde il sole, e vestigia della guerra. Ce n'erao a non finire. Sceso a Innsbruck al treno, trovai alloggio In un alergo, vitto in un altro. Mi toccò ormire a Innsbruck perchè la note i treni non viaggiavano e l'inomani presi posto nello scomparmento del corriere militare itaano. Nello scompartimento eraamo in tre uomini e venti sacchi: sacchi accumulandosi fino a nacondere i sedili, a noi toccava draiarci su di essi, anziché sedee, e ai finestrini non c'erano veri, bensì tavole di legno, ragion er cui la luce esterna non enrava. D'impianto di luce artifiiale la vettura non disponeva e andele se ne potevano accendere oltanto con grave' rischio e periolo. Eppure la gente stipata nel orridoio c'invidiava, perchè in tre omini e venti sacchi .occupavamo n solo scompartimento. La prima rivolta Alla stazione viennese delOvest mi riusci di corrompere il etturino d'una vecchia botte ed ll'albergo mi riuscì di corrompee il portiere (davanti all'ingreso di quell'albergo da un mese tanno di sentinella due soldati ella Reichswehr). La prima notte ormii in una stanza da bagno, enza possibilità di servirmi della asca perchè l'acqua calda veniva istribuita una volta la settimaa, e l'indomani ebbi una vera tanza da letto, con biancheria he sembrava operata da ragni. a vita sociale riprendeva: mi asicurai l'amicizia di una gentildona regalandole tre saponi, la proezione del direttore generale di n Ministero regalandogli un ceto di panini freschi. I ristoranti rano pieni zeppi -— per avere un avolo si faceva la coda —, i loali notturni riboccavano di gente osì allegra e smaniosa di diverrsi che avresti detto: Qui si feteggia chissà che vittoria. Altro he vittoria: s'era di fresco sepellito un Impero. Vecchio quano si vuole, secolare, d'accordo, ma insomma un vero e proprio mpero, che in Europa aveva fatto bello e il brutto e s'era affaciato sul Mare del Nord e sulAtlantico e aveva dominato in ombardia e Pannonia, vantandoi del suo A.E.I.O.U., dai più inerpretato * Austria Erit in Orbe Ultima», mentre in verità signifi¬ ca, meno spavaldamente, «Aquila Eius Juste Omnia Vincet», che era il motto di Federico III. La troppa folla nei ristoranti e nei ritrovi finì col dare sui nervi del popolo, che in periodo d'inflazione vedeva la paga dileguarsi fra il sabato e il lunedi, e al 1» dicembre del 1921 assistei alla prima rivolta viennese: armato di mazze e di stanghe, il popolo entrò negli alberghi, ruppe specchiere e mobili, prese a qualche viaggiatore quel che potè e ritirandosi lasciò intendere che si riservava di ritornare. Fu una maniera piuttosto rumorosa per richiamare sull'Austria l'attenzione dell'Europa, ma servì agli stessgovernanti, i quali ebbero in- seguito il pretesto per dire che in mancanza di aiuti non avrebbero potuto mantenere l'ordine e a questo modo ottennero prestiti. Quando poi i socialisti ebbero detto che di Anschluss con « la Germania degli Junker» non si dovesse discorrere, per avere nuovi prestiti i governanti austriaci (cristianosociali e, in fondo, giallo-neri) si misero essi ad agitare lo spauracchio dell'unione col Reich,' avendo forse dimenticato che certi spiriti si lasciano evocare, .ma non respingere nei nascondigli. Infatti 1 ragazzi crescevano e le manifestazioni a favore dell'Anschluss li interessavano enormemente. Vedi memoria umana: oggi nessuno ricorda più che la grande adunata pangermanista del 1928 l'organizzò, nel nome di Schubert, un Governo cristianosociale. Tutto ira e furore il popolo viennese lo vidi per la seconda volta ai 15 di luglio del 1927, quando marciò all'assaltò del Palazzo di Giustizia e ne fece, con l'ausilio di varie latte di benzina, una magnifico falò. E già allora si ebbe l'impressione, della mancanza in Austria di un Governo vero, di una vera autorità centrale in grado di dare ordini e di farli eseguire: il Cancelliere esitava, 11 capo della Polizia pure e i dimostranti tagliavano i tubi delle pompe, dei pompieri. Il capò della Polizia era Schober. Ai dimostranti premeva stabilire che la volontà dominante dovesse essere quella della mas-sa socialista. Dalla crisi di autorità nacque il movimento reazionario delle Heimwehren, ma non appena questo movimento incominciò, a mettere radici, il dotto: Schober, diventato nel frattempo cancelliere, corse ai ripari, e dato un colpo alle Heimwehren e uno al timone dello Stato, tornò a dirigere la politica estera dell'Austria nel senso dell'avvicinamento alla Germania, elaborando assieme a Curtius quel progetto d'unione doganale che alla Corte Internazionale dell'Aja fu bocciato per miracolo. Eravamo al 1931.1 ragazzi avevano continuato a crescere, l'idea con essi. Un mondo scomparso Nel. febbraio del 1934 il proletariato, austriaco per due giorni si battè feroce contro la forza pubblica; per due notti ci ruppe 11 sonno nella testa la cannonata. Soffocata la sommossa si contarono, fra le due parti, 297 morti e 802 feriti. Rispettabili cifre, se si pensa ohe nello scorso marzo, compiendosi infine l'Anschluss, e venendo così vibrato al locale marxismo il colpo di grazia, non si è avuto nè un morto nè un ferito. Al contrario: il nazionalsocialismo, entrando in Austria a bandiere spiegate, si è anzitutto preoccupato di cattivarsi la classe che gli era stata ostile al punto che il vecchio regime, in articulo martis, aveva tentato di farsene la estrema difesa, tornardo ad armarla. Il vecchio regime è crollato come un castello di carte', gli operai hanno accettato dal nuovo la protezione e la parola d'ordine antisemita (fuori i padroni ebrei! strillano adesso maestranze ed impiegati) e l'unione dell'Austria con la Germania ha ritrovato i suoi paladini nella massa che nel 1918 e '19 la voleva — abbiamo visto— per ben altri motivi. Ribelli ce ne saranno ancora, ma non contano. Facendosi bruno 11 volto di Vienna, sono scomparsi gli ebrei, i marxisti, i legittimisti, i diplomatici e i giornalisti stranieri.., S'è disperso ai quattro venti un mondo di uomini politici e di politicanti, un mondo nel quale le discussioni sull'avvenire dell'Austria costituivano un esercizio quotidiano. Nessuno è più in attesa di ministri stranieri annunciati in forma ufficiale, o alla caccia di emissari arrivati in forma clandestina, nessuno va più a letto dubitando che Ottone d'Absburgo possa essere ante portas. Per un ventennio si è sostenuto che non potendo l'Austria vivere come Stato indipendente bisognasse almeno almeno riunirla con l'Ungheria, ma che non essendo questo ammissibile per ragioni politiche, meglio fosse realizzare una Confederazione danubiana, anche allo scopo di impedire una restaurazione absburgica, senza la quale sarebbe venuto l'Anschluss... L'Anschluss rappresentava — insomma — la soluzione massima, il problema più importante della politica interna e internazionale; l'Anschluss formava il tetto dell'edificio delle ipotesi, ed era un tetto che si aveva timore di vedersi, un giorno o l'altro, cascare addosso. Il tetto è cascato e con la polvere dei suoi rottami ha fatto bruno il volto di Vienna e dell'Austria intera: un po' della polvere bruna ha perfino passato la frontiera. Invece dei problemi minori, è stato risolto il problema maggiore. Non c'è più nulla da dire o da osservare: addio, vecchia Vienna, addio! Italo Zingarelli