Quand'ero poeta

Quand'ero poeta Quand'ero poeta Per gentile concessione dell'autre, siamo lieti di riprodurrò questbrano inedito del volume «Ancoragi alle rive del tempo» di prossimpubblicazione. Questa è la storia di AngelGatti poeta.. Lunghi anni, brevstoria ; e la racconto per dire chveramente fui, a confronto dSuel che dovetti essere o parere'erto, questa mia è la storid'innumerevoli nomini, che anch'essi -ebbero in sé un fratellpoeta, il quale poi li lasciò, si trascina bramai, stanco, con lsua fiaccola spenta. A tutti poeti, dunque, a quelli che han no e a quelli che non hanno scrit to ! Alla poesia immortale ! Bella e cara città è Bolognabellissima e carissima sempre me, da quando ci venni giovanufficiale. Posta dove là vai dPo declina al mare, e principila penisola montuosa, si uniscono in essa le due Italie continentale e marittima, con i loro pòpoli, diversi e simili, del pianodel monte, del mare. In tutto, isuo particolar segno è di equilibrare, contemperare, fondercose ed uòmini. I venti dell'Adriatico spazzano il suo cielo quelli dell'Appennino, a primavera, gonfiano le .gemme nei suoorti; i monti s'appaciano nellpianura, e la pianura si distendcosì vasta, che il sole la valiccon fatica e, a sera, sembra stanco. Vanno i fiumi capricciosi oziosi alla foce, e incidono appe na il suolo ; vanno con essi lstrade accompagnate dai pioppicari agli uccelli e ai poeti, e> ad ogni svolta sembra si fermino apaesi arguti, fra i campi diI grano e di canapa. Grande spazioma leggeroj forza, ma serenapace, ma fremente vita; son proprio questi i luoghi del numerodella proporzione, della delicatezza, della grazia; la viha vi semplice e piena, con rapidi sorrisi e un po' di rimpianto, con ricordi accorati e virili speranzeulla terrà armoniosa i/i passat'è volto naturalmente al presene, e l'uno e l'altro preparanpacati l'avvenire. Chi/amati dagli stupendi fantasmi antichiervidi di sogni propri, nella cità che, come un imnrenso canetro, raccoglie tante varie belleze, vennero da gran tempo i poei, e ci stettero ottimamente : dove i sentimenti aiutano i pensiei, e- le. passioni so/.io prima ragione, e l'ideale ari innalza daeale, ivi è terra (p. poesia. Ogntrada, ogni piazza di Bolognmormora un nonne e una musi a amati. ."" • *%■ Avevo diciottfcinni, e la matina, andando coi miei soldatlle marce, o Ila notte, ispezioando i forti ette cingevano la cità, tornavo quasi sempre a casa on una poesun. Come non esserpoeti in quelite valli, piene di liei fqnti e di/nidi d'uccelli, o su uelle collinfs, dove le messi e gllberi accompagnano frusciandol viandante? Tutto, là, è mu ica. Anche m'incitava alla poesia un uomo che non di rado inconravo per'istrada, nella cara bella ittà. Da un lato del mio quariere di Santa Caterina correva na stradetta quasi campestrehe cond.uoeva a una casa travera, affacciata sulle mura, in soitudine grande. Molte volte in uella stradetta, che si chiamaa Via del Piombo, incontravo n signore piccolotto, tarchiatoalla testa potente e dai capellolti; in capo portava un cappelo duro a staio, e d'inverno inossava un soprabito con un baerone ricciuto, che l'infagottava n po' ; camminava a passi brevi e scattanti, e pareva, sì, unfran leone, ma con un corpicino i lioncello; gli occhi piccoli e cutissimi dardeggiavano. Darimo incontro l'avevo salutatora il Carducci ; ed egli mi aveva isposto con un cenno brusco tra rabbuffato e l'amico, come per ire : « Giovane, - che vuoi da me?i. Ne .mai una parola era tata scambiata fra noi, se non he, dopo le prime volte, un poco gli mi sorrideva, sebbene non eto: era già il 1896; ed io, ogni olta, gli dedicavo segretamente uei versi che avevo fatto, o stao facendo. *** Da Bologna andai col reggimento a Belluno. Mi rivedo in uella meravigliosa vallata, in ui il Piave scende cantando, e vento l'accompagna; monti ossì di mattina e turohini di sea la serrano da ogni parte; denro, ruscelli, prati molli, casoari e .paesetti ; in alto, sempre no stornellare di donne e un uonare di campane : chi sale dalla pianura alla mirabile vallsi libera d'ogni peso e d'ogni affanno. Giardino incantato, terrd'innamorati, e m'innamorai; in me, signore di lei incomparabilee con lei dell'universo, l'amordi poesia diventò furore. O giovinezza, vieni e passi, ma dove tocchi la tua dolcissima ferita nonsi chiude più. Di tanta gioie tanti affanni rimasero tre o quattro casse di versi. . *** Non ebbi però_ trionfi, e nemmeno piaceri poetici. I miei compagni, ufficiali, che rare volte faticosamente 'riuscivo a raccogliere intorno a me, per. stupirlcon la mia bravura, o ridevano o sbadigliavano : c'era, fuori, ben altro sole che in quelle paginette; amici letterati non ne conoscevo, che mi dicessero bravo punon pensandolo ; soldi bastevoli a pubblicare l'opera, neanche unoressi qualche anno a poetare, orgoglioso e solitario, poi, pergran dispetto agli uomini smisi. Pureil dolore della rinuncia lavorava dentro; e dieci anni dopo, promosso capitano e messe insieme quattrocento lire, a Piacenza, da un editore Del Maino che vogliqui fare eterno per la sua gran cortesia, ebbi nel 1910 quattrocento begli esemplari di un libroche si chiamò Giovinezza: una lira l'esemplare. Era una prima scelta dei miei canti ; e, con minuzia di. soldato, vi feci stampare, su, che i versi datavano da1896 : carta canta ; ma l'annunzio non importò a nessuno. I quattrocento esemplari, sono ancora tutti a casa mia, intonsi (1)**# E passarono, quanti anni non dico: tanti. . Quel mio fratello poeta che andava dinanzi a me cantando e additandomi la viasparì dai miei occhi.- Forse, mentre io combattevo con gli 'uominnelle orrende e mirabili impresdi questi.ultimi trent'anni, peme soffrì e ricordò ; e mi aiutò a sopportare l'orrore e la gloria del tempo. Certe sere, credetti dsentirlo accostare, come un povero s'accosta ad una porta; ma sparì, senza aver avuto il coraggio di bussare. Di lui m'erano rimasti però un ricordo e un rimpianto; e sempre lo cercavo, sicché, finito di scrivere i Raccontdi questi, tempi, una bella mattina d'aprile (così sei tu, primavera lusingatrice) nel riaprire uno scaffale, ecco il libro giallino di Giovinezza venirmi innanzi; e con esso, sorridente, come se mai mi avesse lasciato, lui, imio fratello poeta. O speranze, o ricordi : quest'èin fondo, la poesia ; ed io, che trascorsa da un pezzo l'età delle speranze, ho quella dei ricordimi risentii invasato dal numeSoltanto... Soltanto, di mano in mano che rileggevo il libro, provavo uno stupore. Quel libro non era più mio. Il _tempo m'aveva dato assai maggior fede e forza di quel che non avessi da giovane. In verità, come la lancia dArtù,.la vita, che molto feriscemolto guarisce; in questo sensoche a poco a poco^opra, o accanto, alla intelligenza nuova e curiosa mette il cuore esperto e conoscitore ; e questo medica le piaghe che quella fa. I giovaniche non sanno ancora per prova quali parole approssimative siano bene e felicità, sono volentiermalinconici, perchè chiedono pieni e immediati l'uno e l'altrae, non ottenendoli, si lamentano armoniosamente : bella sorte del'uomo questa del pianger benee uno dei segni certi della sua grandezza. Perciò, molti sono nei primi anni spesso poeti, e ponon più; e la cara e rapida maattia fa sorridere desiderosamente tutti, perchè tutti l'hanno un po' sofferta. Ma i veri, poeti, nvecchiando, diventano sereni; ed io qualche volta dubito che l Leopardi stesso, se fosse vissuo senza che il pensiero della morte imminente gli avesse fatta a vita fugace non di giorno in giorno, ma quasi d'ora in ora, avrebbe pur trovato nel vivere qualche istante di dolcezza : o via, tu sei bella, soltanto perchè ei ; e quando cessi sulla terra, vedi, gli uomini insaziati ti rianno in un mondo migliòre... . Angelo Gatti (1) No, ne hanno trovato uno uelli del «Frontespizio»; ma dee essere 1' esemplare depositato er legge alla Biblioteca Nazionae di Firenze.

Persone citate: Angelo Gatti, Carducci, Del Maino, Leopardi

Luoghi citati: Belluno, Bologna, Firenze, Piacenza