LE ABERRAZIONI intorno al vino

LE ABERRAZIONI intorno al vino LE ABERRAZIONIintorno al vino Da tempo immemorabile, nella nòstra razza, pane e vino sono stati considerati elementi principali dell' alimentazione. Anzi, della vita umana, se per render.grazie a Dio i primi uomini offerivano pane e vino come espressione delie cose più care ed essenziali della vita. Le religioni le elevarono a simboli di alto significato: la cristiana le' fece assurgere alla più mistica sublime rappresentazione del corpo e del sangue del Divino Redentore. Che il vino sia un alimento, il buon senso popolare' aveva da millenni stabilito,1 anche .prima che la scienza intervenisse a dimostrarlo con le classiche ricerche dei nostri senatori Albertoni e Rossi, degli americani At water e Benedict, del francese Alquier. Albertoni e Rossi studiando l'azione del vino su di una fa' miglia di contadini abruzzesi concludevano riconoscendo il Va 10 re termodinamogeno del vino, 11 suo valore stomachico che si risolve in benefico effetto sul processo digestivo e l'assimilazione, il carattere di alimento di risparmio perchè può sostituire, a coefficenté isodinamico ugnale, grassi e albumine ; e infine il carattere ricostituente perchè, fatto 100 il tasso di emoglobina nel sangue durante il periodo a vitto senza vino, questo diviene 121 e 132 nei periodi in cui si beve vino. Atwater e Benedict pure riconobbero che nel regime alimentare si può, senza inconvenienti, sostituire il. burro, i legumi e altri alimenti analoghi con vino a pari coefficenté isodinamico. Alquier, dopo di aver assoggettato gruppi di persone di classi sociali diverse a regimi controllati con e senza vino, riconosce che al progressivo aumento delle dosi di vino nel pasto corrisponde diminuzione di peso degli alimenti che formano la razione base, e che i soggetti, bevendo vino, possono ridurre il consumo degli alimenti della razione: il valore calorifico della razione base fatta 100 senza vino, sale a 121 con l'aggiunta di vino. Tutto ciò ha qualche valore; specialmente in tempi di autarchia e quando il nostro Paese ha settori deficitari nei grassi, nelle carni, nei legumi. ' Eppure, non si crederebbe che ancora oggi vi siano medici fra noi che, non solo contestano il valore alimentare del vino, ma gli attribuiscono le più terribili malefatte sull'organismo umano e in quello sociale. Di recente il dott. Armando Borghi, in uno scritto al quale una rivista di recensioni ha dato grande diffusióne, intitolato « le cifre della produzione agricola italiana vista da un medico >, ha attaccato cosi a fondo il povero vino da auspicare la scomparsa completa della viticoltura in Italia, per sostituirla con l'olivicoltura e la bieticoltura. Partendo da un supposto prodotto di 44 milioni di ettolitri di vino nel 1937, concesso che appena un milione di ettolitri si esporti (per fortuna lo scorso anno furono 1.880.000 ettolitri) lamenta che a 2 lire il litro (co< me sarebbero contenti i viticoltori di questo prezzo !^ il nostro popolo sprechi per questo consumo « voluttuario » 8 miliardi e 632 milioni, di cui « una buona metà grava sulla classe operaia ». La quale classe riscuotendo annualmente poco più d8 miliardi di salari, dice il dottBorghi, ne berrebbe per 4 miliardi, e 316 milioni in vino! Siamo, evidentemente, necampo di cifre... astronomiche che sbalordiscono. Veramente iprodotto italiano di vino ne1937 è stato solo di 34 miliondi ettolitri; ma... dieci milionpiù o meno sono un'inezia dfronte alle considerazioni economiche e sociali che si mettono poi innanzi. Si aggiunge infatti al dannrecato dal consumo di vino, lspesa per mantenere nei manicomi 3653 alcolizzati ; peggiancora, il dott. Borghi fa inter venire l'eredità alcoolica e sonaltri 13.849 alienati: in com plesso, sempre a causa di quenefando vino, un'altra spesa annua di 77 milioni e 598 mila lireE, bontà sua, il dott. Borghi, cfa grazia delle altre forme dalienazione mentale con l'alcolcome precedente morboso. Ma.non è finità. C'è la cirrosi epatica di cui 70 per cento dovutad alcolismo, cioè 3537 personche lascian la vita, quindi un valore umano complessivo di 10milioni all'anno... sempre pequel maledetto vino! Poi c'è l« stretto collegamento fra bronchiti e broncopolm'onitì. ed alcolismo ». E infine, come se tuttciò non bastasse a crocifiggeril millenario figliolo della vitec'è... il problema demograficaggravato dalla sterilità, dallmortalità infantile, ecc. Difficilmente si potrebbermetter assieme maggiori aberrazioni sul conto del vino, contro il quale questi « medici sociali » non sono riusciti finorad agire, dice il dott. Borghperchè fra altro hanno trovat.lo « scoglio economico ». Ad esempio gli 800 milioni che lvite apporta all'erario come semplice tassa vino ». No, Hanno trovato innantutto lo scoglio del buon sensIl quale dice che il popolo itliano usa il vino da millenni non solo non è degenerato, mtuttora dà prove meraviglionei trovati dell'ingegno, negatti di valore, nella efficenza colettiva di un gran popolo. Si senta un altro medico, prof. Enrico Belotti dell'Univesità di Torino: egli nota che psecoli e secoli il vino ha resstito agli attacchi e alle oriche, non solo, ma «ha consodato ed allargato sempre piùeuo pósto fra i prodotti di cosumo generale, come prodotto «onforto, riparatore per chi lvppillsalandcrmt a a i i o ) o e a i , l vora pesantemente, eccitatore per il combattente e lo sportivo, prezioso tonico per il malato e il convalescente ». Quanto a quei miseri 800 milioni (lordi) che il vino dà all'erario dei Comuni con l'imposta, essi son nulla in confronto al mezzo miliardo di giornate di lavoro che vite e vino offrono alla nostra gente (olivo e bietola non ne darebbero nemmeno la decima parte!) : all'utilizzazione che consentono di terre non altrimenti coltivabili; alle numerose attività retribuite che alimentano, direttamente o indirettamente ; ai 340 milioni di valuta che procurano con l'esportazione... Bazzecole, dirà il medico sociale. Ma c'è la degenerazione della razza. Ebbene, si vedano i lavori del prof. Luigi Castaldi dell'Istituto biologico di Cagliari, del prof. M. Boldrihi dell'Università cattòlica di Milano, e ci si persuaderà del contrario. Quanto a longevità proprio un nordamericano, il Pearl, illustre in biometria e statistica, in pieno proibizionismo, dietro' 5248 osservazioni fatte su lavoratori di Baltimora dimostrò che i mollici bevitori di vino hanno vita più lunga non solo dei forti bevitori ma anche degli astemi. Del resto, Mussolini, senz'essere medico, ha giustamente osservato che vive più a lungo colui che beve vino del medico che glielo proibisce (auguri di lunga vita al « medico sociale » antivinista!). Gli è che, al solito,, si confonde alcole e liquori col vino, uso moderato con abuso. Alcole e liquori, sì, producono pazzia, crimini, degenerazione di razza. Mà, nemmeno a farlo apposta, l'alcolismo vero in un paese è in decisa proporzione inversa della quantità di vino che vi si beve. Si legga, sui risultati del triste esperimento proibizionista durato 18 anni agli Stati Uniti, l'opera del prof. Cambiaire dell'Università di Harrogate nel Tennesee. L'ubriachezza aumentò del decuplo, le prigioni furono tutte riempite e se ne dovettero fare di nuove, la mortalità aumentò; i morti per alcolismo raddoppiarono di numero; l'alienazione mentale a Chicago, ad esempio, era 600 prima della proibizione e passò a 1300 durante la proibizione. Non vi è miglior antidoto al vero alcolismo che l'uso normale del vino come bevanda abituale ai pasti. Uso e non abuso, d'accordo. Ma, anche in questo campo, perchè prendersela solo col vino?. L'abuso della carne, del latte, dello stesso pane fa male, e talora più grave di quello che può fare 11 vino. Due o tre bicchieri di buon vino genuino bevuti pasteggiando- non hanno mai fatto male ad alcuno, nè hanno, certo, fatto degenerare la nostra razza. E' stupefacente che un medico sociale possa oggi scrivere quello che ha scritto il dott. Borghi in una' rivista fondata da Benito Mussolini, proprio da chi ha detto : « Il miglior condimento al pasto è un buon bicchiere di vino. Esso dà la forza e la gioia al contadino e all'operaio sostenendoli nei duri lavori dei cam- Si al sole bruciante o nelle ofcine chiuse ». Sarebbe bene che questi severi « medici sociali » studiassero meglio il vino ! E ne parlassero col dovuto riguardo perchè, è ancora Mussolini che l'ha scritto: « chiunque parla di vino parla della civiltà della razza bianca ». Arturo 'Marescalchi l'empSlimppQlizori1limmse1lipp1DepzvpfddplevcaesHpddzatnpncmPcgtadzi

Luoghi citati: Baltimora, Cagliari, Chicago, Italia, Milano, Stati Uniti, Torino