L'azione delle truppe legionarie perno della vittoria su II'Ebro di Giovanni Artieri

L'azione delle truppe legionarie perno della vittoria su II'Ebro L'azione delle truppe legionarie perno della vittoria su II'Ebro 17 divisioni entrate nella lotta per sfruttare i risultati della bai taglia di Teruel- Il deciso contributo dell1 artiglieria italiana 200 Km. coperti in 12 ore dai " celeri,, del generale Francisci niz, che precedette di qualche gwr-no quella di Caspe e l olirne amen- to al fiume Guadalope, fu: effettodella influenza morale e del pre-ettalo legionario sul nemico. Labattaglui al sud dell Ebro, Perquesto successo previsto come in-dubbio, ma inatteso come rapidiAtà, subì una dilatazione, un pro-lungamento direi, presto deciso eeffettuato a nord dello s'esso (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Alcaniz, 22 aprile. La battaglia dell'Eoro si è suturata in tre momenti: l'arrivo delle truppe di Arunda al Mediterraneo, la. conquista legionaria, lo sbarramento della valle di Aran alla frontiera pirenaica. L'asse della battaglia, che è durata dal" nòve marzo fino a ieri, SI aprile, è stato il gruppo delle truppe Legionarie, comandate dal generale Mario Berti, e costituite, come si sa, delle tre Divisioni; « Frecce », « Littorio » e « 23 Marzo ». Comandanti delle unità impegnate: i generali Roatta, Bergonzoli e Babbini. Il vice-Comandante del Corpo Truppe Volontarie, gen. Frusci, ha tenuto anche il comando della « Littorio », in una delle fasi più difficili della battaglia, per il tempo in cui Bergonzoli, ferito sul campo, era all'ospedale. Come nacque il piano... All'inizio della grande offensiva, le forze che ' Franco poteva lanciare contavano presso a poco i seguenti effettivi, che elenco secondo lo schieramento dal nord al sud: Corpo di Esercito di Navarro, generale Solchoaga, tre Divisioni; Corpo d'Esercito d'Aragona, gen. Moscardo, tre Divisioni; Corpo d'Esercito Marocchino, gen. Yague, cinque Divisioni; Corpo Truppe Volontarie, generale Berti, tre Divisioni; Corpo d'Esercito di Galizia, gen. Arando, tre Divisioni. Un totale di diciassette Divisioni, oltre 'i ■ raggruppatnenti di manovra, come quelli di Garda Volino con le due Divisioni, la Divisione Monasterio di cavalleria e la Divisione di Navarro, del gen. Garda Escamez. Queste forze entravano in campo per mettere a frutto meglio, e più che si poteva, i risultati della battaglia di Teruel, che ebbe effetti logoranti per le due parti combattenti, ma di danno irreparabile per i rossi, che vi avevano spèso il meglio delle loro brigate. L'attacco all'Ebro come prima idea offensiva, nacque con un disegno di proporzioni più modeste: occorreva creare una linea di difesa dell'Aragona, respingendo la pressione rossa fino al di là del Guadalope; nello stesso tempo, ottenere di allontanare lo strangolamento di Saragozza, che sebbene non sia mai stata considerata come un obiettivo di guerra, era tuttavia cinta in un assedio dal sud e dall'ovest che nei giorni di fine agosto scorso, quando Lister conquistò Belchite, si era spinto fino alle porte di Alfajarin, che è una cittaduzza a soli dodici chilometri. Lo stesso assedio si era spinto fino a Zuera e a Villanueva del Gallego, dove, senza il fulmineo intervento dell'Artiglieria legionaria, l'attacco repubblicano sarebbe probabilmente riuscito e avrebbe messo in dubbio non solo il possesso della capitale aragonese, ma le sorti della guerra. Cristallizzatasi la situazione in Aragona, terminata la campagna del nord; passati due mesi di preparazione, superato il punto morto pericolosissimo della grande battaglia d'inverno di Teruel, era logico pensare a sbloccare l'aragonese. La battaglia dell'Ebro cominciò pure con l'essere semplicemente quella del sud Ebro, e' la linea da raggiungere era segnata dal fiume Guadalope, che attr.aversa i due centri principali: 'Caspe e Alcaniz. Vennero impiegati nella battaglia tre Corpi d'Esercito: al nord Yague, al centro i Legionari, al sud Arando, che avrebbe avanzato fino alle sorgenti del fiume. La manovra' italiana su Alcaniz, durata quattro giorni, dette ai rossi la prima sensazione dello sbaraglio. L'impiego delle fanterie italiane in grande stile, non poteva non rèndere avvertito il nemico, stremamente prevenuto contro la nostra potente offensiva non solo dell'artiglieria, dell'aviazione, dei carri armati, dei gruppi anticarro, ma principalmente contro l'ardire illimitato e la mistica del nostro Legionario. I rossi non hanno lottato solo contro il mezzo tecnico, contro l'organizzazione meccanica, la perfetta efficienza delle macchine di guerra, ma contro gli uomini che le facevano strumenti vivi di offesa e di conquista. Per cui: la conquista di Alca- nord dello fiume, ...e come fu eseguito Lungo l'immenso corso d'acqua, si propalò l'accensione dell'offensiva come, in una miccia. Il SS marzo; a quindici giorni dall'inizio, il Corpo d'Esercito marocchino passa l'Ebro, con-la brillantissima operazione che descrissi a suo tempo. L'Armata di Moscardo e quella, di Solchoaga spezzano il nodo scorsoio intorno a Huesca: una passa il fiume Cinca e l'altra al Segre. Nello stesso giorno la spallata dei Legionari a Alcaniz permette ad Arando di partire verso il mare. L'obiettivo del Mediterraneo è affidato ai Legionari. L'estrema mobilità delle truppe italiane consiglia il quartiere generale del generalissimo a decidere in tal senso. Con questo traguardo, le truppe fasciste del generale Berti partiranno da Alcaniz verso Gandesa e Tortosa. Ma la durissima e rapidissima lezione di Alcaniz^ ha messo il comando rosso di fronte al problema dì fermare il pericolo irreparabile, che è costituito dal corpo di spedizione italiano. Illuso di poterlo sbarrare, eliminando in tal modo l'arrivo della bandiera di Franco sul Mediterraneo, lo stato maggiore repubblicano giuoco tutto il suo sforzo sul settore legionario. Ed è evidente che la battaglia modifichi il suo aspetto. Mentre al nord Solchoaga e Moscardo passano quasi senza colpo ferire, accolti trionfalmente dalle popolazioni della Catalógna, avvicinandosi l'uno alla frontiera montana e l'altro impadronendosi delle linee idroelettriche del Segre, del Noguera Ribàgorzona e del Noguera Pallaresa, mentre Yague stabilisce la testa di ponte di Lerida e una colonna di Moscardo quella di Balaguer, mentre Arando, modificatasi la situazione, ne approfitta con abilità, puntando decisamente sul Mediterraneo, i Legionari sono ingaggiati in una battaglia di logoramento, che magnetizza le energie nemiche e permette a tutte le altre armate, sull'immenso fronte, di operare con nessuna o lievissime difficoltà. L'asse delia battaglia è dunque il Corpo delle Truppe Legionarie. La battaglia dell'Ebro. nasce a Rudilla e si chiude a Tortosa. Lo sforzo legionario comincia, come ho già scritto, al tramonto del primo aprile immediatamente fuori di Gandesa. La «SS Marzo» è avviata all'Ebro nella zona di Pin'ell, la « Littorio » si getta , nella gola di Cherta, le Camicie Nere di Francisci ingannano il nemico con la minaccia di ijn passaggio dell'Ebro e lo inchiodano in una sorvegliata resistenza. Mentre la « Littorio » preme da Pauls su ' Cherta, la quindicesima Divisione nazionale del gen. Escamez, che ha^collaborato alla manovra del generale Berti con amorevole e fraterna precisione, si scaglia sulla destra per dominare i picchi nella zona di Pauls e di Alfara. Riuscito pienamente anche questo aggiramento, costruita in quattro giorni una strada a doppio transito per assicurare le comunicazioni fra la rotabile di Tortosa, centro delle operazioni, e la destra, non restava che mettere in opera «l'abbraccio » alle Divisioni nemiche, asserragliate allo sbócco di Cherta e sulle pendici meridionali della Sierra, di Montenegrelo Mentre la « Littorio » e le « Frecce » attaccavano in direzione nordsud, il Comando italiano decideva fulmineamente la costituzione e la partenza di una colonna celerissima, agli ordini del gen. Francisci, che percorreva in dodici ore circa duecento chilometri,, da Pinell a Mas del Barberans, entrando in combattimento a circa due chilometri da Tortosa col nemico sorpreso, provocando lo sbandamento delle brigate di qua dell'Ebro e la fuga disordinata sull'altra riva. Cemento indissolubile Ma questa azione, citi avemmol'onore di partecipare, è stata già descritta. Resta da concludere. L'azione della Fanteria legionaria ha in un primo tempo sorpreso e sconvolto il nemico, in un secondo tempo provocato la polarizzazione di tutti i suoi sforzi nel settore fascista, in un terzo tempo ha dato luogo a una battaglia di logoramento dura e sanguinosa, in cui le milizie repubblicane vedevano distrutti o annientati i loro migliori effettivi, sottratti a tutti gli altri fronti, ove — se si tolga la tardiva e fracassata offensiva del « Campèsinnv contro Lerjda _ dalVa?rivo aììa frnnticra pirenaica, alla con qHMa delle linee elettriche della Catalogna, allo sbarramento sm{a ,„ „du litoranea Valencia-BarceUóna, la resistenza è poche volte „acita dallo stadio di%ntativo. vi é „ e ragione di ralle. ,irursi in una £rra cju|Je come queista di Spaana ove lotta te de;;a s«essa Hnaua e deZla stessaPatria, quando si constati che, come in questa battaglia dell'Ebro, tranne che nel settore legionario, le perdite subite secondo approssimativi ma attendibili calcoli, sono assai limitate^ Le tre Divisioni di Solcliongn hanno perduto solo 700 uomini, le tre di Moscar¬ do 1S00, le tre di Yague 1S00, le tre di Volino 600, le quattro di Aronda 1100. Il sangue cementa indissolubilmente: quello legionario ha scritto il più vero e eterno patto di fraternità latina fra l'Italia e' la Spagna.. Giovanni Artieri

Luoghi citati: Aragona, Catalogna, Italia, Spagna, Teruel