I pttrojremlati

I pttrojremlati I pttrojremlati o Franco Savorgnan II prof. Franco Savorgnan nacque a Trieste il 30 agosto 1879 e si laureò in giurisprudenza a Roma. Discepolo del Gùmplowlcz a Graz, Incominciò il suo insegnamento il 1" ottobre 1908 quale professore ordinario di statistica e di scienze economiche presso la Scuola superiore di commercio di Triete, ora Università Commerciale « Revoltella ». Il 1" ottobre 1912 assunse la .direzione dell'Istituto che tenne fino allo scoppio della guerra. Insegnò economia pura ed applicata, statistica metodologica, teoria del commercio internazionale, politica doganale, scienza delle finanze. Nel dopoguerra fu professore nelle Università di Cagliari, Messina, Modena, Pisa. Dal 1° dicembre 1928 titolare di demografia all'Università di Roma. Il 6 dicembre 1932 veniva chiamato a succedere al prof. Corrado Gini nella presidenza dell'Istituto centrale di statistica. All'estero otteneva la nomina a membro dello « Institut international de statistique », a socio dell'« Institut international de sociologie » e a corrispondente dell'* Institut Solvay » di Bruxelles. Fu consigliere membro della Dieta di Trieste dal 1911 al 1915. Allo scoppio della guerra emigrò in Italia, il che gli valse la condanna per alto tradimento in Austria. Tra le sue opere vanno ricordate le seguenti: «Frammenti di sociologia » edizione tedesca, Innsbruck 1908; «La guerra e la popolazione», Bologna 1918»; «Demografia di guerra » ; « La scelta matrimoniale » ; * Saggi critici di socio; logia»; «Lezioni sulla moneta»; « Il problema dell'estinzione dei popoli selvaggi»; «La fecondità delle aristocrazie » ; « Economici, tà e antieconomicità nell'aumento della popolazione»; «La ricostruzione della popolazione europea dopo la guerra » ; « Nuovi contributi allo studio dell'attuazione matrimoniale 1929»; «Alcuni metodi per misurare la distribuzione di alcuni redditi in Austria ». selaselespcpmgtanstpnqinel'cpècarScdspsgnvmvgLai » a a a a o i o a o o a a o a i i a . a i a a o a Franco Rasetti Benché la sua attività scientifica a causa dell'età giovanile si estenda a meno di un ventennio, Franco Rasetti può ben annoverarsi oggi fra i più notevoli e brillanti fisici sperimentali. Sono di grande interesse l suoi studi sulla spettroscopia dell'atomo e della molecola. Importanti sono fra l'altro le conclusioni da lui raggiunte nelle misure di intensità delle righe spettrali; gli studi sulle radiazioni di risonanza e, soprattutto, le ricerche sull'effetto Raman del gas. Le sue osservazioni sull'effetto Raman della molecola di azoto portarono l'argomento forse più decisivo per scartare la vecchia concezione del nucleo come costituito da protoni ed elettroni e preparare il terreno all'attuale modello di nucleo costituito da protoni e neutroni. Nel periodo più recente il Rasetti ha rivolto la sua attenzione allo studio della radioattività e della fisica nucleare; ha portato un contributo di primo ordine allo studio della radioattività artificiale; ha analizzato la radiazione gamma emessa all'atto della cattura di un neutrone lento, eccetera. Tuttt questi lavori, che riguardano argomenti di Interesse centrale; della fisica contemporanea, sono universalmente riconosciuti fra i migliori in questo campo. E' di recente pubblicazione l'opera: «Il nucleo atomico» edita dal Con. sigilo nazionale delle Ricerche e in cui il Rasetti si rivela chiaro e felice trattatista; del trattato stesso esiste anche una edizione Inglese. Il Rasetti ha vasta cultura non solo nella fisica ma in campi assai svariati delle scienze naturali, in particolare nella biologia. Il Rasetti è Ordinarlo di spettroscopia a Roma; socio nazionaie dei Lincei; iscritto al Partito Nazionale Fascista dar 1928. AdrmcrEttore Bignone Grecista, umanista, filologo e interprete di poesia, commentatodi altissimi filosofi antichi, e traduttore di erotici ed epigrammisti, Ettore Bignone ha portato con varia e geniale attività gran contributo agli studi classici italiani. Due opere gli diedero, un vent'anni fa, giusta fama: l'Empedocle, ampio e denso studio critico con tradotte e commentate testimonianze e frammenti (1916), premiato dalla R. Acc. delle Scienze di Torino, e l'Epicuro (1920), premiato dalla R. Acc. dei Lincei. Venne poi un volume che trovò larga risonanza non solo tra gli studiosi, ma tra tutti gli amatori delle buone lettere: Eros. Il libro d'amore della poesia greca (1921). E' una raccolta di liriche da Omero al l'Antologia Palatina, scelte con gusto e recate in italiano con intelligenza e con grazia. Il volume aduna il meglio, ciò che è più significativo e rappresentativo nella concezione che i poeti greci ebbero dell'amore. Dello stesso an no è- il volume — studio critico e traduzioni poetiche — L'Epi gramma greco, e del '24 è una delle opere più belle e importanti del Bignone traduttore: Gii Idillii di Teocrito in versi italiani. Accorta sensibilità e un'intuizione immediata e fresca di quegli spiriti e di quelle forme, han no ispirato il Bignone nel suo volgarizzamento. Già in queste traduzioni come in quelle che poi vennero da Sofocle, egli cercava di ricreare o rifare dal di dentro, in linguaggio moderno, ciò ohe era stato stupendamente detto nel perfettissimo e trasparente linguaggio antico. Del resto l'attivi tà del grecista è nel concetto dei Bignone quanto mai complessa; che i classici e lo studio dell'antico — come egli ebbe a scrivere «— « vogliono indagine assidua di scoperta filologica, realizzazione artistica, interpretazione e valutazione critica dell'arte e del pensiero ». E perciò egli ha sempre accompagnato ai saggi di interpretazione e divulgazione poetica, quelli di storia leteraria ed erudita, di analisi delle correnti culturali e filosofiche. A dieci anni dalla traduzione dogli Idillii, egli ha dato cosi un saggio su Teocrito, ricostruttivo di quel mondò, e critico; e nell'anno stesso (1936) in cui presentava la traduzione in versi dell'Edipo a Colono, pubblicava una vastissima opera fondamentale: L'Aristotile perduto e la formazione filosofica di Epicuro. Con quest'opera il Bignone ha condotto un'indagine filologica e filosofica di grande significato, di ampio respiro. Si trattava di rintracciare e restituire da frammenti dispersi e testimonianze varie l'Aristotele platonico; Aristotele non fu sempre e soltanto quello ì che è giunto fino a noi, per dir cosi cristallizzato; l'Aristotile sco-Ilastlco, tutto armato di tecnicismo razionalistico; Aristotile ebbe pure un periodo pia'. lizzan' \ in cui si mosse in una specie di misticismo, di alta e poetica ispirazione. Aristotile era partito cioè da quelle idee che doveva poi combattere; e si possono distinguere, senz'altro, le opere esoteriche, per la scuola, che son quelle che possediamo, dall'altre essoteriche, per le persone colte, che appunto rispondevano alle tendenze platoniche — poi rifiutate— del grande') pensatore. Orbene, in questo argomento arduo e affascinante, il Bignone ha raggiunto precisi accertamenti, e ha recato vivide illuminazioni. Non solo, ma da quello studioso di Epicuro ch'egli è, è pur riuscito a rintracciarvi la genesi della dottrina epicurea, la quale — come scrisse il Calò — in gran parte si atteggia appunto e si spiega come polemica contro l'Aristotile platonico. In quella eccelsa unità culturale, pensiero e poesia, fantasia e meditazione, che è l'essenza stessa della civiltà greca, il Bignone si muove cosi con agile sensibilità e dottrina; e sono recenti altre sue traduzioni da Sofocle, V Edipo Re, V Antigone, con saggi critici e introduttivi; è di pochi mesi or sono un volume sui Poeti Apollinei: Sofocle, Euripide, Orazio; e sono usciti In questi giorni gli Studi sul pensiero greco. Ettore Bignone, nato a Pinerolo nel 1879, insegna all'Università di Firenze. Angelo Zanelli In Angelo Zanelli, nato il 17 marzo 1879 a San Felice di Scovolo presso il Garda, l'istinto de¬ sldddsppz'gll antichi marmorari benacensi si manifestò fin dagli anni dell'infanzia. Fanciullo insofferente della scuola, punito con l'obbligo di Un mestiere, a dieci anni guadagnava due soldi la settimana scavando nella piètra truogoli per porci e vasche per lavare presso un quadratore. Gli si svi upparono cosi quelle mani pos-U' 'senti che un giorno avrebbero al zato centinaia di figure colossali. Operaio a Salò, cavatore a Botticino, a Brescia presso il marmoraro Faitini fece per tre anni una ottima esperienza manuale, pur studiando nelle scuole serali. Fu qui che nel 1898 vinse una borsa di millecinquecento lire annue con le quali potè recarsi a Firenze, a queir Accademia, maestri suoi il Rivalta e — per l'anatomia che fu sempre sua passione — il Chiaruggi. Col gruppo del Lavoro vinse nel 1904 il Pensionato .Artistico Nazionale, un grande altorilievo rappresentante la cava e l'aratura. Roma lo attendeva, ma tosto lo attirò la cordialità espansiva partenopea; ed il Museo Nazionale di Napoli divenne il centro delle sue osservazioni. E' il tempo della Voce del sangue, dello Zanardellj, ma soprattutto del bellissimo Gaspare da Baiò (1906), il grande liutaio cinquecentista considerato tanto dalla tradizione quanto dagli studi più recenti il primo costruttore di violini; e lo Zanelli rappresentò efficacemente il celebre artigiano del Garda nell'atto di tentare l'elasticità della tavola ar monica. Seguirono anni di trava- gllo oscuro, di dubbi, di lavoro accanito: il Torso (distrutto), la IBiga, la nobile Donna dalla cane- ra. Ma nel 1908 un'insperata ccasione gli die modo di comorre (architetto il giovane Marello Piacentini) un gran Fregio nerario, che certo lo istradò al vaste composizioni decorative cui la massima è il colossale assorilievo dell'Altare della Pa- ia, settanta metri di fregio con tre cento figure di tre metri di tezza alla base dell'enorme staua del Re Galantuomo nel Vittoano del Sacconi, con al centro a statua di Roma (1925) albegiante alla greca « Atena ». Cero lo scultore svedese Lundberjr, iù del Rivalta, ebbe influenza a irenze sullo Zanelli. Ma i rilievi ell'Altare dimostrano quanto egli bbia respirato l'aura creata dal istolfl, dal Canonica, dal Trenacoste, dal Calandra, allora dominanti la scultura italiana: bati vedere, il bistolfismo del grupo delle Offerenti, e le figure femminili del gruppo L'aratro. Anhe il compiacimento anatomico bbe il suo peso nel gruppo dellncudine; ma più tardi un magiore sintetismo plastico modifiò la visione artistica dello sculore, come fa fede il monumento i Caduti di Tolentino. Ricordiamo ancora la grande statua equetre del generale Artigas a Monevideo (1913-1923), i bronzi delAvana, la statua dell'ammiralio Togo, il monumento ai Cauti di Salò, i lavori apparsi alla rima Quadriennale romana ed lle ultime Biennali veneziane. La decisione dell'Accademia pre¬ mia l'opera vasta, complessa, teacissima di uri artista che lavoò per Vari Paesi sempre con in- endimenti di grande nobiltà.