La calata degli europei nelle terre della Nuova Scozia

La calata degli europei nelle terre della Nuova Scozia ■Alle graffiai della ciirilta americana La calata degli europei nelle terre della Nuova Scozia In principio il paese si chiamò arcadia, ma per 150 anni lotte, saccheggi, incendi lo devastarono — Oggi è ricco di prodotti agricoli e pescherecci in modo eccezionale (dal nostro inviato) HALIFAX, « Alle origini della civiltà americana» potrebbe intitolarsi il viaggio che sto compiendo, origini complesse, strane, romantiche soprattutto per il contrasto tra il principio di questo paese, le trasformazioni successive e lo sviluppo finale. Una delle contrade più ricche di ricordi storici e più belle per il suo assetto definitivo è la Nuova Scozia., una lunga e stretta penisola che si proietta per circa cinquecento chilometri nell'Atlantico alla pari di un faro gigantesco e tanto profondamente frastagliata che le sue coste si estendono per 750 chilometri. E' uno dei grandi centri della pesca sia di quella professionale che sportiva, soprattutto il centro della pesca dei pesci spada, dei quali alcuni hanno dimensioni colossali. E' un campo anche ricchissimo per la pesca dei salmoni e tonni. Non è raro che si portino a riva tonni di 400 chUi 'come quello pescato da un noto romanziere sportman americano, Zane Grey, scrittore di racconti del West Questo fenomenale record fu superato Vanno dopo quando un veterano dello sport peschereccio di Chicago trasse dalle acque un esemplare di 500 chilogrammi. Qui convengono durante la stagione estiva le personalità americane e inglesi più in vista della politica, della finanza, dell'arte Per nominarne qualcuno, Roosevelt e la moglie ci fanno delle frequenti visite e qualche visita ogni tanto ce la , faceva anche MacDonald, il premier inglese da poco scomparso. Inglesi e francesi in lotta Af» accompagnano nel viaggio Yvonne e suo fratèllo Raoul — se ne ricordano ancora i lettori che vogliono visitare la terra dei loro padri, la dolce Arcadia come in origine fu chiamata, corrotta in seguito in Acadia per gli inglesi e Acadie per i francesi. Qui la storia dei due popoli s'intreccia in una maniera inestricabile Per 150 anni la provincia di Nuova Scozia fu il teatro di lotte continue tra le forze inglesi e quelle francesi per ritenere il possesso della penisola. Ad ogni passo i nomi delle località ora nell'una ora nell'altra lingua richiamano alla mente episodi di battaglie, di paesi incendiati e popolazioni disperse, di posizioni conquistate, perdute, riprese, di forti innalzati e di forti distrutti, di trionfi, umiliazioni e storte romantiche dei primi colonizzatori. Dappertutto adesso nella regione si cerca di preservare questi ricordi, di farne una specie d'immenso museo in cui rimangono fissate per le nuove generazioni memorie, ruderi, cimeli delle origini della colonizzazione e civilizzazione americana. Il primo tentativo di colonizzare la regione che i francesi chia- smpbBlslcnvdampspvSdltLdsfcmmssuIezrnvis marono Acadie fu fatto dal Baron de Lery nel 1518. Ma essendo arrivato a stagione inoltrata non potè costruire le case di legno per i suoi uomini e se ne ritornò in Francia lasciando sul posto parte del bestiame che aveva portato con sè. Più tardi, nel 1578, un nobile francese, il marchese De la Roche, munito di una patente reale, s'imbarcò per VAcadie con una ciurma di cinquanta galeotti ch'egli sbarcò in un'isola situata al largo della punta più meridionale della Nuova Scozia chiamata attualmente Sable Island. Egli intanto si mise alla ricerca di una località adatta per la colonizzazione, via fu costretto da furiosi venti contrari a ritornarsene in Francia. Quando sette anni più tardi si pensò di organizzare una spedizione per andare a rilevare i galeotti abbandonati sull'isola, solo 12 ne furono trovati vivi. Alcuni anni dopo un altro nobile francese Pierre du Gast, Sieur De Monts, ottenne da Enrico IV la patente che lo nominava Luogotenente Generale dell'Acudie e con essa gli fu concesso il monopolio del commercio delle pellicce. De Monts s'imbarcò nel marzo del 160!, con una comitiva di 120 agricoltori cui era assegnato il compito di popolare il territorio designato nella patente come Acadie o Nouvelle France, che comprendeva non solo l'attuale Nuova Scozia ma anche i territori limitrofi. Con De Monts i i s'imbarcò anche l'esploratore Samuel Champlain ed essi con la piccola flottiglia composta di due bastimenti dopo aver esplorata la Baia di Fundy decisero di stabilire un « settlement » permanente sulle rive di un bel porto naturale che fu chiamato Port Royal e che gli inglesi cambiarono nel nome attuale di Annapolis Royal. Cinque razze Gli inglesi nel frattempo avevano messo piede nel Virginia e di II nel 1613 si mosse una forza armata sotto il comando di Samuel Argall che distrusse completamente Port Royal. Da questo momento s'inizia l'aspra lotta per il possesso di Acadie o Nuova Scozia, lotta che doveva finire con la vittoria di Wolfe nella battaglia di Quebec e la cessione completa all'Inghilterra della Nuova Francia. Il primo tentativo inglese di colonizzare la Nuova Scozia fu fatto nel 1621 quando Giacomo I Stuart concesse a un gentiluomo della sua corte, lo scozzese William Alexander le terre situate tra la New England e Terranova. La Nuova Scozia, perciò, sorse dal seno della Vecchia Scozia. Lo stesso nome usato nella patente fu suggerito al re da Sir William che cosi disse al sovrano: «I miei compatrioti non si sarebbero mai avventurati in simile impresa se non avessero saputo ch'esisteva già una Nuova Francia, una Nuova Spagna, una Nuova Inghilterra e che poteva perciò esistere anche una Nuova Scozia ». / colonizzatori originari furono rinforzati in seguito da un numero considerevole di Hannoveresi provenienti dall'Hannover, il paese originario di re Giorgio chiamato in seguito a regnare sull'Inghilterra. La popolazione della Nuova Scozia è venuta così ad esser composta di cinque razze distinte che conservano più o meno al giorno d'oggi le loro caratteristiche etniche. I discendenti dei francesi Acadiani conservano loro costumi e la loro lingua, a proposito della quale si dice che sia assai più dolce di quella che si sente nella provincia di Quebec. I villaggi francesi s'incontrano di preferenza lungo la costa meridionale. Gli Hannoveresi si fissarono lungo la costa orientale e divennero i migliori pescatori del Canada. Il loro quartier generale Lunéburg è il maggior centro canadese della pesca atlantica. Gli scozzesi del Capo Breton indossano ancora il gonnellino e parlano tra di loro in Gaelico. E poi ci sono gli irlandesi, caratteristici dovunque, e gl'inglesi ai quali bisogna aggiungere le numerose famiglie di origine inglese che residenti originariamente negli Stati Uniti e lealiste per la pelle passarono nel Canada in seguito alla rivoluzione americana. A questo campionario di razze lctlctzcbssbpeamspcdriScbGdPzaplcLpcstnpmLlKttlbdnndSsptv n r n e o a e n i a a i a i n ù a e , , a l e l a l e , i s occorre aggiungete gli originari abitatori della terra: gl'indiani Micmacs che occupano le riserve loro assegnate. Campagne e città Il treno attraversa scene di grande bellezza: montagne in miniatura, vallate nascoste, l'oceano sempre presente che scompare a tratti per offrirvi all'improvviso la vista di un porticciuolo con una isoletta boscosa nel mezzo o un villaggio di pescatori raccolto in una insenatura. Siamo nel bel mezzo della regione delle mele. Si stende per miglia e miglia e in essa non si vedono altro che alberi carichi di mele di ogni qualità, grandezza e colore. Nella regione delle mele s'incontrano due delle più importanti città della Nuova Scozia: Kentville e Wolfville. La prima prende il nome dal Duca di Kent, padre della Regina Vittoria, che comandò le forzi militari della Nuova Scozia tra il 1794 e il 1800. L'industria delle mele ebbe origine quando gli antichi colonizzatori francesi portarono i primi alberi di mele dalla Normandia. Le mele furono dapprima usate per farne sidro. Ma si venne sviluppando un'industria di proporzioni vastissime. La Nuova Scozia è attualmente una delle più importanti regioni produttrici di mele che ci siano al mondo. Benché il mondo sia diventato veramente piccolo. In mezzo a tanta abbondanza di lue¬ tcpppqrruSsWqmcdDcdqrpsalctSddvumpsssHg n e E i e a le indigene, vidi ad Halifax sulla carretta di un rivenditore di frutta italiano mèle della Nuova Zelanda e arance del Brasile ancora involte nella loro brava carta velina col paese di provenienza impressovi sopra. La vista dei campi di mele incanta Yvonne e Raoul che da buoni figli di agricoltori riconoscono a vista le varie specie, ne sanno dire le qualità: quelle che bisogna raccogliere e mangiar presto perchè non si mantengono e quelle che possono conservarsi a lungo, e da quali si fanno le migliori marmellate o il miglior sidro, e quali ottengono il miglior prezzo sul mercato. I paesi francesi che incontriamo li sorprendono: non sapevano che fossero rimasti dei francesi nella Nuova Scozia. D'allora in poi ogni volta che vediamo ragazzi col berretto basco e abitati con la statua del Gesù del Sacro Cuore mi domandano se siamo giunti nel Grand Pré, l'antica sede détta loro razza. Perchè essi, come migliaia di americani e canadesi, sono venuti per visitare il paese di Evangeline, la protagonista della patetica storia del poema omonimo di Longfellow. In forma episodica e poetica, esso è il racconto della cacciata degli Acadiani dalle loro sedi e della loro dispersione in terra americana. No, non siamo nel Grand Pré ma ci andremo di proposito e ne parleremo partitamente. La leggenda dei Vichinghi Invece giungiamo ad Halifax, la capitale della Nuova Scozia. Il Kipling la descrive con parole altisonanti: «Nelle brume si protendono le mie vigili prore, dietro le brume giacciono, i miei vergini baluardi, guardiano dell'Onore del Nord insonne e velato io sono ». IUvece è una mediocre città nordica di legno, in via di decadenza per lo sviluppo détta rivale Sidney, più moderna e più industriale. E che sia velata è velata parecchio, perchè ci riceve avvolta di brume o nébbia che dir si voglia che si taglia col coltello. E come se questo non bastasse durante la notte si scatena uno di quei « tornado » o tempeste con acqua e vento furioso che scuote dalle fondamenta l'albergo che pure è abbastanza solido. Per fortuna con uno di quei rapidi cambiamenti di temperatura frequenti in queste latitudini, la mattina seguente è sereno ed io ne approfitto per precipitarmi a Yarmouth per osservare la famosa pietra runica colà conservata. Tale pietra si connette alla nota leggenda, che del resto è abbastanza credibile, di navigatori vichingi, che sarebbero approdati sulle rive americane verso l'anno 1000, di proposito in cerca d'avventure o sospinti dalle tempeste e che al ritorno nei loro paesi avrebbero descritto abbastanza dettagliatamente le nuove terre al di là dell'Atlan- tico. Ora, nel 1812, il dottor Richard Fletcher scoperse in una sua proprietà situata sulla riva del porto di Yarmouth una pietra del peso di un paio di quintali sulla quale credette riconoscere dei caratteri rassomiglianti ai caratteri runici. Fu chiamato a decifrarli uno specialista in runologia, Olaf Strandwold, soprintendente détte scuole di una cittadina vicino Washington. Lo Strandwold, a quanto si assicura, ha tradotto dai migliori originali parecchie antiche Saghe che trattano dei viaggi dei Vichingi nel Nord America. Dopo aver studiata l'iscrizione egli credette tradurla nel seguente modo: « Leif innalza o iscrive a Erio questo monumento ». A suo parere lo stesso Leif, figlio di Eric, era presente quando furono iscritte sulla pietra queste parole. Parecchi altri studiosi però hanno definito l'iscrizione una grossolana mistificazione ed altri ancora non annettono alcun significato ai caratteri. Sono iscrizioni casuali prodotte dall'attrito con altre pietre quando il masso fu trasportato alla riva dai ghiacciai. Io che non sono uno specialista non posso dare il mio autorevole parere. Ma l'impressione che n'ho riportata è che si tratti di segni qualunque come se ne possono trovare su altri massi. Dopo di che me ne ritorno ad Halifax pronto ad iniziare il pellegrinaggio verso il paese di Eva»* geline. Amerigo Ruggiero' VEDUTA DELLA CITTA' DI HALIFAX, LA CAPITALE DELLA NUOVA SCOZIA