Il problema mediterraneo e i rapporti tra Italia e Francia

Il problema mediterraneo e i rapporti tra Italia e Francia Il problema mediterraneo e i rapporti tra Italia e Francia L'equilibrio ritenuto impossibile a Parigi senza un accordo con l'Italia Parigi, 14 aprile. La notizia pubblicata dai giornali della sera che l'accordo italobri tannico sarà firmato sabato prossimo viene messa in speciale rilievo dal corrispondente romano del Temps, per il quale questo accordo .che garantisce la pace ha una enorme portata ed è destinato alle più vaste ripercussioni; essendo non soltanto una transazione d'ordine bilaterale, ma una convenzione che congloba una questione generale che intéressa tutta l'Europa. « Nè va trascurato — prosegue il corrispondente — un altro vantaggio e cioè ohe questo accordo segna un punto importante contro la politica dei blocchi ideologici. Chamberlain non è un fascista, Mussolini non è un liberale, ma tuttavia nulla ha impedito loro di intendersi e di forgiare di comune accordo la ripresa dei buoni rap-' porti tradizionali fra Italia e Inghilterra, Si può dedurre che la via. è aperta anche tra l'Italia e la Francia. Se Roma e Londra malgrado i' problemi importanti che Te dividevano hanno potuto intendersi, Roma e Parigi alla loro volta, debbono riuscirvi tanto più facilmente in quanto che non esiste fra di loro nessuna materia di conflitto. La Francia non può salutare il rinnovamento dell'amicizia italo-britarinica che come un lieto evento. Una intesa cordiale tra Róma e Londra non costituisce affatto un'antitesi della politica francese ». Macchina in movimento Il Petit Parisien sottolinea che la conclusione dell'accordo angloitaliano costituisce, dal punto di vista degli'interessi britannici, un grande successo per la politica di Neville Chamberlain, ed è oltremodo significativo il vedere che lo ottimismo si è diffuso perfino nei circoli che si erano mostrati scettici nel modo più risoluto. Constatando poi che gli ambienti britannici sperano che la riuscita conclusione-dei negoziati italo-britannici spianerà la via a negoziati franco-italiani, l'organo ufficioso assicura che Paul-Boncour, rendendosi conto della necessità di ristabilire senza indugio relazioni normali e fiduciose con l'Italia, aveva iniziato dei contatti suscettibili di facilitare ulteriormente una conversazione franco-italiana. Giorgio Bonnet, che gli è succeduto al Quai d'Orsay, non mancherà — non appena l'accordo angioilaliano sarà stato firmato — di scandagliare il Governo di Roma circa le sue intenzioni per quello che concerne dei negoziati con la Francia. La prima tappa sarebbe evidentemente la nomina d'un ambasciatore francese al Quirinale al quale verrebbe subito affidata la missione di condurre i negoziati franco-italiani. Il rappresentante della Francia a Róma sarebbe, ben inteso, accreditato presso il Quirinale nelle nuove forme richieste dal Protocollo italiano, ciò che equivarrebbe al riconoscimento di fatto dell'Impero italiano di Etiopia. Il giornale segnala poi essere più che mai questione nei circoli diplomatici dell'eventualità di un viaggio a Londra per la fine del mese di Daladier che sarebbe accompagnato da Bonnet e da Chautemps. « Questo viaggio — assicura il Petit Parisien — sarà, certo occasione di importanti conversazioni franco-britanniche ed è probabile che l'accordo anglo-italiano costituirà uno dei tempi principali delle conversazioni, e che nel caso in cui dei contatti fossero stati annodati a quella data fra Parigi e Roma, le possibilità di aggiustamento della politica inglese, .francese e italiana sarebbero pure esaminate dai ministri francesi e britannici ». Qualche cosa è cambiato I giornali estremisti, non potendo darsi pace che Londra abbia preso l'iniziativa di chiedere alla S. d. N. il riconoscimento dell'Impero italiano d'Etiopia, si consolano nel prospettare le più tetre ipotesi. L'impenitente scrittrice di poli tica . romanzata Geneviève Tabouis, che segnala sulla radicomassonica Oeuvre l'emozione di Ginevra, ove secondo lei non si vede come l'Inghilterra potrà cavarsela vittoriosamente davanti al Consiglio ed all'assemblea della S. d, N., attribuisce a Chamberlain la machiavellica idea di aver voluto con la sua iniziativa mettersi al riparo nei riguardi dell'Italia di eventuali future rivendicazioni, fa cendo ricadere sull'Istituto ginevrino la responsabilità di impedire all'Inghilterra di riconoscere l'Etiopia. Ce Soir, da parte sua, occupandosi del. prossimo viaggio dei ministri francesi in Inghilterra, scrive che Londra chiederà a Parigi di appoggiare il punto di vista britannico sull'Etiopia e di abbozzare con Roma un riavvicinamento il cui primo atto sarebbe la designazione di'un ambasciatore presso il Re d'Italia imperatore d'Etiopia; ma aggiunge che il governo francese non sembra disposto a esaudire questo voto. Il giornale assicura che gli interlocutori francesi si mostreranno a Londra molto circospetti e questa circospezione sembra dovere presiedere alla soluzione particolare del ripopolamento dell'ambasciata presso il Quirinale e che invece dì affrettarsi a designare un ambasciatore a Roma prima della visita di Hitler si aspetterà la riunione del Consiglio- della S. d. N. del 9 maggio con l'evidente speranza che la Gran Bretagna non otterrà facilmente il bianco segno che essa spera per la soluzione della questione etiopica. Il Mediterraneo L'organo comunista si rifiuta di ammettere che con Bonnet v'è qualcosa di cambiato. Comunque, sempre più numerosi sono poi i giornali che sostengono la necessità dell'invio immediato di un ambasciatore a Roma: Fra gli altri la Liberto, che in un editoriale del suo direttore Doriot scrive che il primo atto del nuovo governo deve essere l'invio di un ambasciatore a Roma e di un rappresentante presso il governo del generale Franco, gesto che avrebbe per conseguenza di assicurare la libertà delle comunicazioni francesi nel Mediterraneo. Si dice che il console di Francia a San Sebastiano, il signor Lasmartres, assolva un compito importante presso il governo di Burgos e che il signor Quinones de Leon, che vive in Francia, potrebbe esercitare a Parigi le funzioni diplomatiche di cui il Duca di Alba è incaricato a Londra. La conclusione dell'accordo itaio-britannico impone del resto la necessità di un accordo anglofranco-italiano pel Mediterraneo. Tale è l'opinione del noto critico navale René La Bruyère che jla svolge in due articoli pubbli-j cati nel Journal des Débats e nel Petit Parisien. « Il dovere delle Potenze mediterranee come appunto sono la Francia, l'Italia e l'Inghilterra, è di unirsi per difendere lo statu quo nel Mediterraneo, obbiettivo clip può essere raggiunto senza ergere per questo l'Italia contro la Germania. In ogni modo il dovere della Francia è di assecondare l'Inghilterra nei suoi desideri di Ravvicinamento con la Penisola italiana. E' naturale, scrive La Bruyère, che l'Inghilterra, che aveva preso l'iniziativa di una resistenza alla installazione dell'Italia in Etiopia, sia oggi la prima a intendersi con Roma. Ma sarebbe paradossale supporre che la Francia che per prima aveva suggerito un accordo anglo-francoitaliano, non seguisse la Gran Bretagna nel suo desiderio di assicurare la pace nel Mediterraneo ». Lo scrittore riconosce che l'Italia essendo completamente bloccata nel Mediterraneo « si è cot stretti a riconoscere che vi è nella sua tesi moltissima verità quando dichiara che la libertà del mare nostrum è per essa questione così vitale come la respirazione polmonare per un organismo umano « La creazione del suo Impero libico e etiopico, che è un fatto compiuto,'le crea infine degli obblighi analoghi a quelli della Fran eia e dell'Inghilterra circa le co municazioni imperiali. Cosicché le tre Potenze in questione sono ugualmente interessate al libero sbocco del canale di Suez ». Esaminata poi la situazione strategica dell'Inghilterra, della Francia e dell'Italia nel Mediterraneo, l'articolista ne deduce che il viluppo delle posizioni francesi e italiane è tale che le due nazioni si trovano nella necessità di intendersi per consolidarle.