Profezie per cinque secoli

Profezie per cinque secoli VITA PRODIGIOSA DI NOSTRADAMUS Profezie per cinque secoli Quello che iride quattrocento anni addietro: la riuoluiione francese, la fuga di Uarennes, napoleone, l'espulsione della "setta barbarica,, dall'Italia e dalla Germania e nel 1938 dalla Spagna e dalla Francia, una guerra nel mediterraneo per il 1968, la distruzione di Parigi per il 1999... Nostradamo era scomparso. Corse voce che egli pure fosse morto d'ignota morte subitanea; ma il cadavere? Dissero taluni che Nostradamo si era suicidato, altri che si era trasformato in cane, altri ancora che circolava invisibile; e questa voce trovò maggiore credito delle altre: da un uomo come Nostradamo, c'era tutto da aspettarsi. Un giorno, alcuni villani della Valchiusa riconobbero l'astrofilo in una specie di spaventapasseri semovente, che aveva rotto l'ormeggio della pertica e se ne andava errando per 1 campi, sotto ' il sole di Provenza e sbattuto dal mistràl. Una nera tribù di corvi lo accompagnava con volo basso, come i pescecani scortano la nave nell'attesa del prossimo pasto. Il ricco medico di Salon, l'indovino di fama universale era ridotto allo stato di fantasma che non è riuscito a staccarsi dalla spoglia mortale, e se la tira dietro come l'higlander la cornamusa sgonfia; come San Bartolomeo si portava la propria pelle ripiegata sul braccio, al modo di un soprabito di mezza stagione. Ritorno alla vita terrena I villani tennero dietro al fantasmico profeta. Altri si aggiunsero per istrada. Dalle città e dai villaggi traversati, nuovo popolo si univa via via al corteo. Venne gente dall'estero, strani personaggi, uomini di grande affare, emissari di re, La fama ingigantì di colui che non solo divinava la sorte degli altri, ma aveva prevista la morte della propria moglie e dei propri figli. Quale attestato migliore che Nostradamo « faceva sul serio »? Come enorme nuvola nera e rampante, 'gli assetati di divinazione traversavano i campi, guadavano fiumi, scavalcavano monti dietro la larva che avanzava. « Parla, Nostradamo! Che ne sarà di noi? Rivelaci il nostro domani! ». • Nostradamo non rispondeva. Avanzava come una brenna zoppa; guardava davanti a sè, e i suoi occhi erano due ferite. Di quando in quando il profeta si buttava a terra, meno per riposare che nella speranza di non rialzarsi più. I suoi persecutori lo circondavano, come formiche il verme crepato. « Parla, Nostradamo! Dì quello che vedi, quello che sarà di noi! ». . Sollecitato a rivelare il futuro, un lungo tremore scoteva Nostradamo. Comunque stesse, egli si rimetteva in cammino con la disperazione di chi tenta fuggire, magari carponi, afferrandosi agli arbusti e trascinandosi per terra. Una notte, Nostradamo spari. Corse nova^imente la voce della sua morte. Fu avanzata l'Ipotesi che 11 divinatore si fosse cacciato sotto terra, come le talpe. Era troppo ridotto male, per giustificare una sua ascensione nel cielo. Delusa, la nuvola umana si sciolse a.poco a poco. La sparizione di Nostradamo coincise con l'aggiunta di un nuovo frate nell'abbazia di Orval, presso Montemedio. Chiunque bussava a quella famosa abbazia dell'ordine dei Cistercensi, era considerato un inviato di Dio. Il padre portiere diede il Deo gratiaa all'uomo stanco che stava sulla soglia, e lo accompagnò dal padre priore; questi lo accolse come Un figlio, e sorreggendolo al cubito, lo accompagnò in una celletta, lo coricò nel letticciolo, gli recò acqua e cibo. L'uomo stanco chiese di entrare nell'ordine. Passava le giornate nella cella, guardava il muro di calce, lunghe lacrime gli colavano dagli occhi, sparivano nella barba come ruscelletti sotto le fronde. Benché severo, il regime gli conveniva; solo la dotazione di candelotti non gli bastava mai, e chiedeva di continuo supplementi. A poco a poco, il formicolio ricominciò, ricominciarono le rarefazioni del tessuto temporale, le apparizioni del non avvenuto. Invano l'uomo stanco tentava soffocare nella preghiera le crisi del morbo profetico. Le notti si consumavano nella inutile lotta. La campana dell'abbazia sonò due rintocchi. Colui entrò nella cella senza aprire la porta. L'uomo stanco pensò che fosse il padre priore, ma alzati gli occhi non lo riconobbe, e notò che attraverso il corpo dello Sconosciuto, cosi alto che doveva chinare il capo sotto il soffitto, s'intravedeva il crocefisso nero sulla parete. Disse colui: « Apprezzo il tuo sforzo per renderti degno di questo luogo di pace. Ma nessuno sfugge al proprio destino. Il tuo motto, « Felix ovium prior aetaa », rivela la tua anima inguaribilmente pagana. Grande è la tua curiosità, ardenti le tue tentazioni. Luogo questo non è per te, in cui le sole virtù riconosciute sono la pazienza e la sincera, convinta, eroica rinuncia a qualunque forma di conoscenza. Va, il secolo ti aspetta! ». Il testamento dell'illuminato L'uomo stanco si alzò dal letticciolo sul quale stava seduto e curvo, apri la porta della cella, usci nel corridoio. < Un momento! » esclamò lo Sconosciuto, accennando con l'indice straordinariamente lungo e bianco l'ombra vuota tra l'orlo del tettuccio e l'ammattonato, « dimentichi qualcosa ». L'uomo stanco si turbò, tentò negare. «Inutile! » lo interruppe lo Sconosciuto, «noi sappiamo tutto ». L'uomo stanco si chinò, tirò fuori di sotto il letto un rotolo di carte. « Pensa che guaio », disse lo Sconosciuto, mentre traversavano il loggiato, «pensa che guaio se queste carte, in cui tu predici il tragico destino del mondo, fossero capitate tra le mani di questi poveretti, che per ripararsi dalla realtà, serrano gli occhi e si tappano le orecchie! ». II padre portiere russava sotto la cocolla tirata sugli occhi. Lo Sconosciuto apri senza rumore. Nostradamo, col rotolo delle Profezie d'Orval sotto il braccio, s'incamminò giù per la strada, con passo molto più gagliardo di quello che tre mesi prima lo aveva portato al convento. La luna splendeva nel cielo. Sui tronchi contorti degli ulivi, s'arrotondava una schiuma d'argento. La vita profetica di Nostradamo riprese il suo corso interrotto, perchè nessuno, come aveva detto lo Sconosciuto, sfugge al proprio destino, ma il corpo era dimezzato ormai : una mano, un piede, mezza bocca; e la sua anima — se anima è sentimento, passione, comunione con gli uomini, le cose, la vita — non esisteva più. Queste poverissimo residuo di vita, Nostradamo lo nasconde dietro un'apparenza di vita compieta. Spinge la finzione fino a cercare una seconda moglie, e l'il novembre 1547 sposa Anna Posart Gemella, vedova di Giovanni Beaulme; e la finzione della felicità si aggiunge alle altre. La sua gloria copre il mondo. Meta di continui pellegrinaggi, la sua casa, nel quartiere di Ferreiroux, all'ombra del castello di Salon, irto di torrioni e torricelle, è il rinnovato tempio di Osiride. Salon disonora il proprio nome: non salotto, ma fetidissimo luogo in cui l'uomo è accecato e soffocato dal polverone che il mistràl solleva a tromba e avvòlge a mulinello. Quanto ai salonesi — stavamo per dire « salottieri » — sono a testimonianza del loro illustre concittadino « bestie brute e gente barbara, nemica mortale di belle lettere e di memorabile erudizione ». Ciononostante, e poiché il mago l'ha novamente eletta a propria sede, Salon diventa centro turistico, e l'Enit del tempo moltiplica locande e osterie. Noàtradamo ricomincia a costruire il cerchio di « Floram patere » e il sepolcro del Gran Romano, ossia a profetare. « L'illuminazione divina — dichiara il profeta — io non la ricevo per linfatico moto nè per furore baccante, ma direttamente da Dio, il quale opera in me mentre io osservo le astronomiche asserzioni ». E a particolare intenzione dei contenutisti, aggiunge : « Compongo piuttosto per naturale istinto accompagnato da poetico furore, che per regola di poesia »Il suo sistema, diversissimo dall'astrologia corrente, Nostradamo l'ha ereditato dai documenti provenienti dall'Egitto e dalla Persia dei maghi. Prima di accingersi all'Esodo, gli Ebrei fecero man bassa sui documenti delle cripte iniziatiche dei templi egizii,' e di quelle formule geometriche e algebriche si servirono a loro volta per la Toràh e 11 Tempio di Salomone. Ma un giorno, Tito distrusse il tempo di Salomone (« Tite hora! » dicono oggi ancora gli ebrei della Galizia, maledicendo nel nome di quell'imperatore, di cui per altro il « divino » Mozart ha cantato la clemenza) e la diaspora incominciò. Ma prima che il tempio crollasse, i documenti scomparvero, e quando i soldati entrarono nel Santo dei Santi, lo trovarono vuoto. Chi trafugò i documenti? Quelli della tribù di Issahàr, i quali sempre erano vissuti vicini al tempio e ai re di Gerusalemme. Non dimentichiamo che i Compagni del Dovere hanno attinte le loro tradizioni in Provenza, ove si erano rifugiati i costruttori del tempio di Salomone (non per nulla il partito radicale francese, e soprattutto i suoi membri più eminenti, i Daladier, i Sarraut, sono cosi tenacemente attaccati alla Massoneria, che come scopo iniziale ha la riedificazione del tempio di Salomone) e questi inestimabili documenti, trasmessi di padre in figlio, sono finiti nelle mani di Nostradamo, il quale, prima di morire, li diede alle fiamme. « Un'insolita chiarità illuminò l'aria — lasciò scritto il mago a suo figlio Cesare — più chiara che fiamma naturale, simile a luce di distro folgorante ». Presagi di morte e di gloria Cosi, se lo spirito profetico è venuto a mancare nel mondo, noi se non altro, ora conosciamo il perchè. Rimbombavano sulla cristianità le profezie « regali » di Nostradamo. Questi, nella trentesimaquinta quartina della Prima Centuria, aveva scritto : Giovin lione il vecchio abbatterà, In campo chiuso e singoiar tenzone. In gabbia d'or le luci spegnerà, Due classi una, morir morte crudele. Impressionato, Enrico II scrisse a Claudio di Savoia, conte di Tenda, governatore di Provenza, perchè determinasse il profeta a venire a corte. E il 14 luglio 1556, che ancora non era la festa nazionale dei Francesi, Nostradamo arrivò a Parigi, in una Parigi tutta sonora di uccelli, e nella quale tre sole carrozze circolavano: quella della regina, quella di Diana di Poitiers la favorita, e quella di Raimondo di Lavai, gentiluomo ricco e obeso. Nostradamo traversò il Louvre, e all'aprirsi di una tenda il re gli apparve, molle sulle lunghe gambe di trampoliere, la pallida faccia posata sul golletto a cannoncelli, come la testa del Battista sul piatto d'argento. — Voi prevedete la mia morte? — Non io, sire: gli astri. Tre anni dopo, il 1° luglio 1559, in un torneo presso la Bastiglia Sant'Antonio, il conte di Montgomery (leone giovane) cacciò la lancia nell'occhio destro di Enrico II (leone vecchio) che portava una celata d'oro (gabbia, diceva la quartina). Gli anni passano. ', Sollecitato dalla regina madre, Nostradamo diventa l'astrologo di Caterina de'.Medici. Nel castello di Chaumont sulla Loira, in cui l'« italiana » si è apparecchiato un gabinetto d'occultismo, entrambi si curvano sullo specchio d'acciaio: lui, già vecchio, lei piramidale, coperta di broccati e simile a un enorme canapè. Gli anni passano, e le profezie di Nostradamo si avverano con inesorabile puntualità: congiura di Amboise, cospirazione di Lione, morte di Francesco II. Il 17 novembre 1560, durante una cerimonia religiosa a Orleano, Francesco II è colto da sincope. « Ai cortigiani presenti — scrive al Doge l'ambasciatore della Serenissima, Michieli — torna in mente la quartina 39 della Decima -Centuria, e la commentano a bassa vóce ». Un dispaccio dell'ambasciatore di Toscana, Tornabuoni, al duca di Firenze, spedito il 3 dicembre 1560, dice : « La sorte del re è incertissima : Nostradamo nelle sue profezie di questo mese, predice la morte inopinata dei due giovani membri della famiglia reale ». Il 5 dicembre, Francesco II muore; un mese dopo, muore il marchese di Beaupréau, figlio del principe della Rocca su Yon. Ma non tutte le profezie di Nostradamo hanno carattere funesto. Nel 1561, il duca di Savoia chiede a Nostradamo l'oroscopo del bambino di cui sua moglie è gravida, e il mago prevede nel nascituro « un principe che avrà nome Carlo Emanuele e sarà il più grande capitano del suo secolo ». Gli anni passano, e Nostradamo non si muove più da Salon. Se re o principi lo vogliono interrogare, debbono fare il viaggio di Provenza. Il 17 ottobre 1564 il corteo reale arriva a porta San Lazzaro, e ai consoli, assessori, tesorieri e capitani che gli muovono incontro in gran pompa, Carlo IX, giovane e baldo sul cavallo bianco, dice : « Sono venuto per vedere Nostradamo ». Gli anni passano e la noia è sempre più vorace. Le gambe sono gonfie di gotta. Grosse borse di giallo grasso pollino, gli pendono sotto gli occhi. Per scrivere — perchè scrivere bisogna: egli stesso lo ha detto: Dopo mia terrena discomparsa Più mio scritto farà che mai paróla viva, si fa legare il càlamo alla mano, come tre secoli e mezzo più tardi, Renoir, egli pure rattratte le mani come pollo attaccato al chiodo, si farà legare il pennello. Che scoprono gli occhi del profeta, mentre il suo pancione pieno d'acqua riposa sopra uno sgabello soccorritore, e le gambe pendono molli come salsicce colossali? Nostradamo guarda sempre più avanti nel futuro. Il suo sguardo traversa gli anni, i secoli, i millenni; spazza a ventaglio l'avvenire... Invano! La stessa noia, sempre, dovunque, infinita. E in mezzo a quel deserto spaventoso, un minuscolo fatto personale. Nostradamo aveva scritto: Parenti, amici, fratelli di sangue, Me troveranno morto, presso letto, sulla [panca. La mattina del 1» luglio 1566 (estate funesta alle vite più preziose) Nostradamo stava sulla panca, presso il letto. Qualcuno, amico o fratello di sangue, gli posò una mano sulla spalla. Nostradamo si chinò come per guardare meglio qualcosa che stava per terra, poi, a poco a poco, crollò con un grasso « plaf ». Tra rospo e profeta c'è affinità di suono? Epilogo a Montecarlo Quando Trintzius cessò di parlare, ci accorgemmo che nel rievocare la straordinaria facoltà di Nostradamo, una facoltà non meno straordinaria si era rivelata in noi, ma opposta alla sua: la postfezia. La sera stessa arrivammo a Montecarlo. Come l'Atlantide sotto mille metri d'acqua e I petti di fagiano sotto. unq' strato di brodo rappreso, Montecarlo dorme nella sua atmosfera di gelatina, e perpetua in trasparenza la grazia arricciata del liberty. Sul mare conglomerato e turchino, alcune famiglie della Turble .passeggiavano tranquille: il babbo intingeva di tanto in tanto il dito nella materia densa, per sentire se ancora sapeva di sale. Scendemmo all'Albergo d'Inghilterra. In questa città démodée, anche gli alberghi più costosi hanno un aspetto dimesso di pensioni di famiglia. Trine ingiallite colavano come pioggia sulle vetrate del dining-room,' liquori innocenti e fuori tempo schieravano i loro colori di pappagalli sul castello dei buffets. Le inglesi divise per tavolini erano vestite di fiori come canapé, sotto il puf che fungeva da cappello mostravano facce tristissime e burlesche a un tempo di nani da circo, e una rigida ilarità lunare. Poco prima, nel W. C. aperto su erti monti muscolosi, avevo decifrato questo avvertimento enigmatico e bilingue: «PZease do not throw down flovers up w. a... Prière de ne pas jeter des fleurs dans le cabinet ». A quali idillii floreali, a quali antologici amori si dedicano queste vergini settuagenarie? — Nostradamo — riprese Trintzius, quando il té ci fu servito — ha predetto la Rivoluzione Francese e l'arresto di Luigi XVI e Varennes : Di notte verrà per la di Reina selva Due parti in cammin torto Regina pietra [bianca Monaco negro in grigio entro Varenna Per capo rimutar tempesta e fuoco e sangue [trincia. Vicino a noi, un signore corpulento e barbuto, beveva acqua minerale e leggeva La Croix, organo dei cattolici di Francia. — Ha predetto Napoleone: Un Imperiere nascerà appo l'Italia Che all'Impero costerà di molto caro Diranno con quali genti si collega Che meno principe stimeranno che beccaio. Ha predetto una guerra nel Mediterraneo per il 1968. Ha predetto la distruzione di Parigi per il 1999, per opera di un'armata aerea venuta dall'Estremo Oriente. Ha predetto l'espulsione della « setta barbarica dall'Italia e dalla Germania, e nel 1938 dalla Spagna e dalla Francia ». Deposi la tazza e domandai: — E' al corrente Leone Blum delle profezie di quel suo lontano antenato? — Chi sa? rispose Trintzius pensieroso. Ha predetto « Hidger, che metterà ordine nella Germania ». E non ha finito di predire. Trintzius avvicinò la sua sedia-alla mia, abbassò la voce: — Perchè Nostradamo non è morto. Nel muro della chiesa dei Frati Minimi, s'è fatto collocare in piedi, con lume, carta, penna e calamaio. Nessuno doveva aprire quel sepolcro, ma nel 1791 esso fu violato dai sanculotti, e ora probabilmente Nostradamo se ne va in giro. Quale notizia avversa lesse il nostro vicino ne La Croix'! Spiegazzò con rabbia il giornale, puntò i pugni sulla tavola, si levò in piedi con fatica. — Chi ci assicura che non è Nostradamo? — mormorò Trintzius. L'irascibile podagroso si aggrappava ai mobili, traversò la sala con molli gambe di caucciù, spari nel corridoio buio. — Chi ci assicura? — ripetè Trintzius. L'ombra s'infoltiva. Attraverso le appassite trine delle vetrate, Espero brillava. Ogni stella ha una sua funzione particolare. Espero, secondo dice Saffo, ha quella di riportare ciascuna cosa al suo luogo : il vino al labbro, la pecora all'ovile, il fanciullo alla madre. Guardai la stella intensamente, domandai : — E me? La voce di una presenza Invisibile, dall'ombra rispose : « All'Italia ». FINE. Alberto Savìnio I precedenti capitoli della • Vita prodigiosa di Xostradamui » sono apparsi il 3, 7, a e 9 aprile. NOSTRADAMUS PASSO' DA TORINO NELL'ANNO 1556. Una lapide ricorda la sua sosta in una modesta casa dell'attuale via Michele Lessona, strada che si trova al centro di uno dei quartieri periferici di Torino, ora «borgata Campidoglio», che nel secolo XVI, come ricordano le vecchie guide, distava una lega e mezza dalla città.