Vicini domina nel Giro di Toscana

Vicini domina nel Giro di Toscana // ritorno di un campione e la resa degli "assi 99 Vicini domina nel Giro di Toscana Il vincitore giunge al traguardo con undici minuti di vantaggio --Guerra se» condo dopo una gara ammirevole « Bartali, sfortunato e poco accorto, subisce un grave ritardo -- Il ritiro di Olmo « Freddo e vento avversano la corsa (DAL NOSTRO INVIATO) Firenze, 11 aprile. Questo Giro di Toscana ha- voluto essere molto diverso da quello che ci si era immaginato, non solo e non tanto perchè ci ha dato un vincitore che, francamente, non ci aspettavamo, ma più specialmente perchè ha avuto un aspetto inatteso, uno svolgimento tutto stranezze, una sostituzione ed eliminazione strana di protagonisti, un quadro che nessuno poteva supporre. Da un certo punto di vista, esso è risultato migliore, più vivace, più sportivo; da un altro è staio una delusione perchè ha evitato la soluzione dei temi che teneva sul tappeto e perchè ha messo fuori causa, un po' per forza, anche fortuita, un po' per tattica imposta o sbagliata, quasi tutti gli uomini che avevamo il diritto tifò considerare come le figure prénXnenti della corsa. Per cui la gara la si potrebbe de-finire sorprendente e sconcertante, avvincente e urtante allo stesso tempo. Son mancati gli spunti di lotta che si prevedevano — e non perchè le previsioni fossero errate — e se ne sono avuti altri impensati e imprevedibili; sono scomparsi uomini di prima linea e il loro posto è stato preso da altri che, per classe e condizioni di forma, si ritenevano di seconda: così che, tutto è stato sconvolto e non si può dire che quello che è venuto a galla abbia compensato quello che è andato a fondo. Vento contrario Eppure la corsa è stata sportivamente, direi- quasi, spettacolarmente vivace, tutta ben nutrito, estremamente interessante, anche se tecnicamente meno piena e convincente. Le ragioni di questa trasformazione, di questa sorpresa, sono parecchie e di diverso ordine e ve le esporrò man mano che le vicende della gara me lo suggeriranno. Non si cominciò troppo bene. 'Anzitutto la sveglia ci aveva fatto piombare dal soleggiato tepore primaverile di sabato in un grigiore gelato e ventoso che sapeva di autunno imbronciato e turbolento; se il freddo, che in alcune ore e sui monti era pungente, andò mitigandosi, ed il velo di nuvole fu poi squarciato qua e là dal vento, questo non diede tregua e spesso infuriò e pazzeggiò, avvolgendo i corridori in spire di polvere, sferzandoli così uiolentemente e prendendoli di petto così rabbiosamente da obbligarli a giuochi di forza e d'equilibrio per non esser fermati o buttati a .terra. Non ho malvisto gara contro la quale il vento si sia così insistentemente accanito. In partenza la raffica era favorevole, perchè veniva- alle spalle e un po' <if fianco. Ciò nonostante l'inizio non fu velocissimo, e due tentativi di Zucchini, Rossi e di Bianchi e Tozzi, presto sventati, non valsero a portare la media della prima mezz'ora sopra i 33. La gara si svelti, quando, dopo una caduta in fascio, in cui rimase vittima Bavutti, Querra diede il primo segno delle sue eccezionali disposizioni andandosene via di galoppo, inseguito dappresso da Bergamaschi, con il quale passò a Monsummano (km. 42) 35" prima di Rossi e Simonini, V prima di Cecchi, Guidi, Cimatti e Chiappini e, -a maggiore intervallo, gli altri, già seminati. In questo momento di confusione, creato proprio dal suo compagno, Bartali forò. Rimasero con lui Mealli, Gios, Albani e Landi, con i quali iniziò l'inseguimento risalendo man mano verso la testa che s'andò formando con gli otto uomini che ho nominato e dietro » quali proseguivano Olmo e Bini, insieme ad un'altra decina. Btli h v peso sino a Bartali che aveva perso sino a tre minuti, a Pontedera (km. 78) era solo più ad l'35" dall'avanguardia, dalla quale il gruppetto dei « bianco celesti » non distava che 10". E' chiaro che, pur forando, se Bartali non si fosse lasciato scappare di mano i primi, non avrebbe dovuto prolungare più oltre la fatica dell'insegui mento; invece il suo solito difetto di non dar peso alle scappate, lo obbligò a remare ancora parecchio, anzi, lo mise in condizioni di non riprendere più il comando della corsa. Così egli ha secondato ancora una volta questo suo viziacelo, dal quale bisogna che si corregga se non vuole aver gravissime conseguenze nel Giro di Francia. Nello scompiglio provocato da una più violenta folata di vento, Olmo. Chiappini, Valetti, Servadei, Rogora, Bergamaschi, Bini e Guerra tornavano a'formare un nucleo di testa dal quale, sulla salita della Palaia, partirono Valetti e Olmo, lasciando gli altri in cima a 10" e il gruppo di Bartali a 2'10". Il campione, dunque, che già aveva spremuto i suoi compagni e si era anche prodigato personalmente, tornava a perdere terreno. Nella discesa Olmo forò e Valetti continuò per conto suo la fuga, riuscendo a prendere sino a tre minuti a Castelfiorentino (km. 133), a Bini, Bizzi, Chiappini, Servadei, Guerra, Vicini, Bailo, Succi, Scacchetti, Cecchi e Olmo, die era riuscito ad aggregarsi a loro. Ma qui Bartali passava con quattro minuti e 15" di ritardo. Con un'altra azione compatta di squadra Bartali ridusse nuovamente il distacco con gli uomini che dovevano preoccuparlo e continuò insieme a Del Concia, che nella discesa di Palaia aveva rotto una ruota in una caduta. A Certaldo (km. 142) Valetti conduceva con 3'55" di attivo. Vicini se ne va Fu nel pressi di Poggibonsi che la corsa ebbe un netto colpo di timone. Ad inseguire Valetti si gettarono Guerra, Olmo, Vicini, Camusso, Rogora, Balli e Chiappini, che prima di Siena riacciuffarono Valetti, il quale, convinto dell'inutilità di prolungare il tentativo — tanto più che il ventoper il cambiamento di direzione di marcia, stava per esser contrario — aveva rallentato e fu poi fiaccato al rijornimento di Siena, Bartali, invece, andava paurosamente arretrando; a Fornacelle (km. 197) era in ritardo di 7'20", a Ponte a Stiette (km. 203) di 9'30". In realtà i suoi compagni non potevano dargli più niente, Bini pensava a Olmo che era avanti, Biezi e Del Concia e relativi gregari stavano in attesa, calcolando che il più interessato ad inseguire era Bartali. E questi lavorava un po' con impegno, un po' come scoraggiato, e intanto il distacco cresceva e già appariva incolmabile. Tanto più che Vicini, che cominciava a sentirsi padrone della situazione, metteva fuori le unghie. Sulla salita di Gaiole mollò prima Chiappini, poi Rogora, quindi Camusso, infine Guerra, rimanendo solo con Olmo e Balli. Dietro costoro Bartali ridusse la sua compagnia a Del Concio, Mollo, Canavesi, Si-, monini, Bervadei, Cecchi, Bini, Macchi, Bizzi, Magni e con essi passò a Gaiole otto minuti dopo i ire di testa. Nella discesa Guerra potè tornare al comando e il quartetto precedeva, a Montevarchi, Camusso e Rogora di 4'30" e il gruppo di Bartali di 7'30". Qui altro colpo di scena. Bartali cadde insieme a Bini e Bizzi, questi avariò la macchina e dovette ritirarsi dopo aver dato una ruota a Bartali che aveva rotto la sua. Sembrò, questo, il crollo del campione che, invece, ebbe ancora un gesto di riscossa riprendendo i compagni che aveva dovuto lasciare prima di Reggello. Nel frattempo Olmo aveva forato e fulmineamente ripreso. Ma questo sforzo fù fatale a «Gepin* che, prima di Rernello, piegò sulle ginocchia e abbandonò. Si era al punto capitale della corsa, la salita di Vallombrosa. Qui Vicini, Balli e Guerra precedevano di 5'50" Camusso e Rogora, di 10'55" Bartali, Mollo, Canavesi, Del Concia e Simonini. Si attendeva di vedere Bartali- tentare l'ultima difficile carta. Invece si vide subito che chi la tentava e con successo era Vicini il quale, lasciate prima Guerra e poi Balli, volò verso la vittoria. Dietro di lui. il comando di Bartali fece la sua vittima in Canavesi; ma si vedeva che il grande arrampicatóre non poteva fare miracoli; il lavoro già fatto, lo scoraggiamento e il freddo lo rendevano incapace di staccare i compagni, finché, anzi, Mollo gli fece subire l'umiliazione del distacco, insieme a Simonini. Allora volai in cima per prendere i distacchi ed in questo frattempo, a detta di Pavesi, Bartali forò di nuovo. Questa volta non c'era proprio più niente da fare. Vicini aveva corsa vinta con quei 3'55' di .vantaggio che aveva, in cima alla salita, su Balli, i 5'5" su Guerra e 10'48" su Del Cancia e Mollo, 10'59" su Camusso, 13'15" su Simonini, 13'20" su Bartali. Il finale si ridusse ad una caccia brillantissima di Guerra che potè raggiungere Balli e batterlo sul traguardo, e àd un'altra non meno brillante, ma non meno vana, di Bartali, che potè risalire fino a Mollo, con il quale dispute la volata con il bel risultato di cadere su Mollo, ruzzolato in curva, e di guastarsi leggermente i connotati. Mollo, svelto a risalire, lo precedette e prese il quinto posto. Confronto mancato E' mancato, quindi, il confronto diretto fra gli specialisti della salita, che costituiva il tema principale della corsa. Ed è mancato per l'abitudine che vi ho già illustrata di Bartali di tener brutta posizione nel gruppo, di non vigilare abbastanza e di non pren¬ dere sul serio i tentativi. Se egli pensasse che è il bersaglio principale degli avversari, non si fiderebbe su alcune collaborazioni estranee alla sua squadra per parare i colpi pericolosi e reagirebbe-subito ed energicamente. Inoltre la fortuna non l'ha assistito. Si aggiunga che Bini, Bizzi, Del Cancia hanno giuocato sul suo ritardo e non lo hanno aiutato nella certezza di essere da Ini chiusi in salita. E così tutti costoro sono stati tagliati fuori dalla zona in cui operavano uomini della decisione di Vicini e Guerra. Francamente non avrei osato sperare che Vicini (alcuni romagnoli, all'arrivo, mi sono venuti incontro ■pregandomi di dare al loro pupillo l'appellativo di « leone di ' Romagna », ed eccoli accontentati) raggiungesse in due settimane cosi splendente forma. 7evi egli era davvero l'uomo del « Tour », e non solo fisicamente, ma in quel suo spirito, ardente, pronto, battagliero che l'ha rivelato in Francia. Se al sup naturale temperamento, molto diverso da anello di altri « assi », aggiungete l'esperienza che egli ha fatto nel «.Tour-», capirete che razza di combattente sia oggi Vicini. E la sua è stata davvéro una grande corsa, in cui non so se più ammirare l'intelligenza o la forza, la classe o la forma, i muscoli o lo spirito. Bisogna fare un fascio di tutte queste sue doti e dire che esse ci ridanno all'improvviso un campione niagnifico per il Giro d'Italia e. speriamolo, anche per quello di Francia. Gli applausi frenetici che hanno accolto Guerra all'arrivo dicono- la simpatia che questo atleta gode ancora fra le folle, ma, quel che più conta, dicono che la sua resurrezione è apparsa in tutto lo splendore del suo significato. Guerra è stato ieri il combattente di cinque anni fa; lo è stato sin dall'inizio, nel corso della gara, nel finale che ce lo ha mostrato inesauribile di energie, acceso da sacro fuoco giovanile, di inestinguìbile sete di rinnovate affermazioni. Non lo credevamo più audace, ed è stato temerario; non lo ritenevamo più resistente, ed è stato di ferro contro gli avversari e le avversità; non pensavamo più che potesse vincere e oggi... siamo di parere contrario. E mi auguro che questo sia giusto. Del Cancia e Mollo si sono equivalsi, e questo è stato più attivo di quello, che, però, ha avuto contro anche la sfortuna. Ammirevole la prova di Camusso e Rogora, non meno di quella di Simonini. Olmo ha ceduto alla distanza. Bini è stato vittima... degli errori di Bartali. Bìzti pure, ma 'a sorte lo ha eliminato. I colleghi de La Nazione si vossono vantare di aver dato alla quattordioesima edizione del loro Giro il segno della loro maestrìa organizzativa e il quadro caldo e colorito di una passione popolare ardente ed inestinguibile. Giuseppe Ambrosini L'ORDINE DI ARRIVO 1. vicini Mario (l.o cut.) di Cesena, alle oro 17,41'. che impiega ore lo,S a compiere i 307 chilometri del pcrvorao, alla media di km. 30,445; 2. Guerra Leureo (l.a) di Mantova, a 11'22"; 3. Balli II. (l.n) di Prato; 4. Del Cancia, (l.a) ai Buti, a 12'56" ; 5. Mollo E. (l.a) di Moncalieri, a 18'; 6. Bartali G. U.a) di Firenze, a 18'20"; 7. Camusso 1". (l.a) a 20'15"; 8. Macchi L. (2.a) a 24'26"; 9. Magni S. (2.a); IO. Cecchi E. (l.a); 11. Guaihcrti (2.a); 12. Simonini (l.a); 13. Ferlin (2.a); 14. Savelli (2.a); 15. Zuccotti (2.O.); 16. Fantini (l.a): 17. Paganucci (2.a); 18. Bini Alvaro (2.a); 19. Cerasa (2.a). La Coppa del Comune di Firenze è stata aggiudicata alla Casa Lygle per merito di Mario Vicini. / . .