LE ULTIME ORE DI BLUM

LE ULTIME ORE DI BLUM XrA Francia in crisi LE ULTIME ORE DI BLUM Le dimissioni inevitabili dopo il voto ostile della Commissione del Senato - 11 problema della successione : formazione di una nuova maggioranza ? Parigi, 7 aprile. La brusca chiusura della discussione di ieri alla Camera sui progetti finanziari del governo dopo le gravi requisitorie pronunziate da Flandln, da Paul Reynaud e da Pietri, prima ancora che la delegazione delle sinistre avesse potuto tenere la sua riunione destinata a riunire in extremis la maggioranza è stata considerata come il segno di una esecuzione imminente del gabinetto e dei suoi progetti, ì La causa è giudicata Non bisogna dimenticare infatti che il Presidente della Camera per le alte funzioni che esercita si trova in condizione di vedere e giudicare le cose secondo una prospettiva più estesa e più sicura. Il gesto di Herriot che permetteva di finirla con un dibattito divenuto inutile è stato interpretato come una netta conclusione. La causa infatti era giudicata e lo scrutinio che l'ha sanzionata non poteva lasciare più dubbio alcuno sulla sorte dei progetti e del Ministero. Soltanto l'indecisione dei radicali ha ritardato di quarantotto ore una crisi virtualmente aperta. 59 radicali compresi i 13 ministri e sottosegretari» di Stato (ciò che riduce in realtà i voti a 46) si sono pronunziati a favore dei progetti del Governo, mentre 25 hanno votato contro e 27 si sono astenuti,. cioè un totale di 52; e il gruppo più vicino, quello dell'unione socialista repubblicana, dava a sua volta 16 voti al Governo contro 10 astenuti. Il disgregamento del fronte popolare è cosi apparso evidente ma i Ministri radicali hanno pensato soltanto a guadagnar . tempo. La loro riunione che doveva aver luogo stamane e nel corso della quale Daladier doveva comunicare ufficialmente ai suoi colleghi che nella riunione della presidenza del partito di ieri sera vari membri si erano pronunziati .a favore delle dimissioni immediate dei ministri radicali, non si è tenuta; ma il Ministro della Difesa Nazionale, presidente del partito, ha avuto stamane delle conversazioni coi suoi amici radicali, fra gli altri il Mi' nistro della Marina Campinchi, nonché col segretario generale del partito radicale Mazè. Nei circoli radicali non si nasconde che le opinioni rimangono divise. L/aladier, a quanto risulta, fino a questo momento sarebbe d'avviso che il Ministero deve presentarsi al Senato. Ma altri ministri, quelli che erano partigiani delle dimissioni del Governo dopo il consiglio di gabinetto di lunedì, ritengono ora che l'ostilità dimostrata ai progetti dalla Commissione delle finanze del Senato presenta una nuova occasione per la ritirata. Blum voleva dimettersi subito D'altra parte, dopo una discussione vivacissima e oltremodo animata, i ministri socialisti decidevano stamane che Blum doveva presentare oggi davanti all'alta assemblea i provvedimenti che avevano raccolto alla Camera la maggioranza più ridotta che Blum abbia mai avuto. Il 6 giugno 1936 la dichiarazione del primo Ministero di fronte popolare aveva infatti raccolto 384 voti contro 210; un anno dopo — il 16 giugno 1937 — i pieni poteri chiesti da Blum e respinti dal Senato, erano stati approvati dalla Camera con 346 voti contro 247; il 17 marzo 1938 la dichiarazione del nuovo Ministero Blum era stata votata con 369 voti favorevoli contro 196 contrari, ed il 23 marzo u. s. la richiesta di 9 miliardi di anticipi (ridotta dal Senato a 5) aveva riunito alla Camera 343 voti contro 243. Ieri, la maggioranza sui pieni poteri è caduta a 311 voti contro 250. Come vi abbiamo già segnalato, nella riunione dei ministri e sottosegretari socialisti, tenuta a palazzo Matignon nel pomeriggio di ieri, subito dopo il voto della Camera, quattro tesi si erano trovate in presenza: quella di Blum e di Dormoy, partigiani delle dimissioni immediate del Gabinetto; quella del segretario generale Paul Faure, che preconizzava nell'interesse del partito (con la intensificazione della campagna sferrata dal Populaire contro la alta assemblea) la presentazione al Senato dei progetti annunciati; una terza tesi era quella di coloro che si dimostravano desiderosi di dimettersi per facilitare la costituzione di un governo a direzione radicalsocialista e con la partecipazione socialista, analogo all'ultimo Gabinetto Chautemps; infine la tesi di quelli che chiedevano una dimissione immediata che precedesse l'entrata del gruppo socialista nell'opposizione. La tesi del segretario generale del partito ha avuto stamane il sopravvento, ed oggi pomeriggio, all'inizio della seduta, il progetto sulla delega dei poteri è stato presentato al Senato dal Ministro degli Interni Dormoy. Il colpo decisivo La commissione senatoriale delle finanze si è riunita immediatamente (mentre al di fuori del palazzo del Lussemburgo, socialisti e comunisti, convocati dalla federazione socialista della Senna, trattenuti da importanti forze di polizia sbraitavano con- tro i padri coscritti) e dopo un breve esame, senza neppure udire il Ministro del bilancio Spinasse, inviato da Blum per fornirle tutte le spiegazioni necessarie, respingeva i progetti di pieni poteri con 26 voti contro 6 e 2 astenuti. Le sorti del Ministero sono cosi definitivamente fissate: domani, al più tardi, Blum porterà a Lebrun le dimissioni di un Gabinetto che non ha potuto rimanere al potere neppure un mese. Esso è stato infatti costituito il 13 marzo u. s. La soluzione della nuova crisi sarà laboriosa, presentandosi il dilemma posto ieri da Flandin: o la maggioranza attuale col programma di fronte popolare, o una nuova maggioranza con un nuovo programma. E' verso questa seconda soluzione che sembra orientarsi l'opinione pubblica. Ma data la composizione attuale della Camera, un rovesciamento della maggioranza è cosa possibile? O non sarà essa possibile che tra qualche tempo? Non appena ricevute le dimissioni di Blum e dei suoi colleghi, il Presidente della Repubblica procederebbe rapidamente ai consulti rituali e, dopo avere avuto il parere dei Presidenti del Senato e della Camera, farebbe appello a Daladier per affidargli l'incarico di costituire il nuovo Gabinetto. Tanto a palazzo Borbone che al Lussemburgo, si reclama ora un Governo di salute pubblica che non conti più di 10 o 12 Ministri e 6 Sottosegretari di Stato. Si proverebbe una disillusione se si vedesse arrivare al potere una squadra comprendente, come quella di Blum, 23 Ministri e 12 Sottosegretari di Stato. Il futuro Presidente del Consiglio, ritenendo necessaria una transazione prima della costituzione di un Governo di unione antimarxista, si sforzerebbe di ottenere la collaborazione di Blum e quella del partito socialista. La solidarietà ministeriale praticata da Daladier e dai Ministri e Sottosegretari di Stato radicali, spintasi fino a votare un progetto finanziario di cui disapprovavano le disposizioni essenziali, non avrebbe altro scopo che di evitare di dare ai socialisti il minimo pretesto per rifiutare la loro collaborazione a un eventuale Ministero di salute pubblica e di ritirarsi nell'opposizione. Alle molte lettere pervenute al Presidente della Repubblica in favore della costituzione di un Ministero di Salute pubblica, si è aggiunta oggi quella recante le firme di venti membri dell'Accademia francese e di numerosi membri dell'Istituto di Francia, e portante rispettosamente a sua conoscenza il loro sentimento che, nelle diffl colta e nei pericoli dell'ora presente, potrebbe essere utile ammettere nella scelta che il Capo dello Stato dovrà fare, uomini presi al di fuori dei partiti politici e altamente qualificati per il loro caràttere, per il loro talento o per/ Servigi resi. ■ :: v Ma le voci che corrono nel circoli politici, e che vi abbiamo segnalate, non permettono di suffragarne l'ipotesi che il voto espresso dalle personalità più illustri dell'intelligenza francese, possa esaere esaudito.

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