Storia e spirito di un popolo

Storia e spirito di un popolo VIAGGIO IN LITUANIA Storia e spirito di un popolo Dalle conquiste di re Vitàntas nel secolo XIV all'indipendenza conquistata nel 1919, dopo il servaggio imposto dagli Zar -- Orgoglio e fierezza -- Un elemento comune con la Polonia : il cattolicesimo (Dal nostro inviato speciale) kaunas, marzo. TI miglior modo per comprendere la questione polacco-lituana consiste nell'entrare in Lituania partendo da Wilno. La cosa, a prima vista, può sembrare facile e breve. Esaminando una carta geografica si constata come l'asse Wilno-Kaunas sia lungo non più di un centinaio di chilometri. Meno di due ore di treno. Esiste infatti una linea ferroviaria, tra WiJno e la capitale della Lituania. Senonchè i binari di questa ferrovia appaiono, al di qua e al di là della frontiera, arrugginiti e coperti d'erbe, per la cessazione quasi ventennale d'ogni traffico, in seguito alla rottura di rapporti fra Lituania e Polonia. Un vero stato di guerra, pur senza ^guerra vera e propria. Ciò ha significato anche l'annullamento delle relazioni telegrafiche, telefoniche e postali, nonché di quelle commerciali, industriali ed economiche in genere. Non soltanto i Governi dei due Paesi si ignoravano e non comunicavano tra loro; ma polacchi e lituani non potevano telegrafarsi, telefonarsi, scrivervi e quindi non scambiare i loro prodotti nè aver comunque rapporti vicendevoli. Due Paesi confinanti che si ignoravano, o fingevano d'igriorarsi! E alla base di questa situazione èra Za questione di Wilno e del suo territorio, che i Polacchi avevano occupato nel 19t0 e che i .Lituani .non avevano cessato, durante quasi un ventennio, di rivendicare. E' facile comprendere quali danni reciproci arrecasse, sul terreno pratico, questo stato di cose! V'erano perfino terreni di uno stesso proprietario posti a cavalcioni del confine. Questi proprietari non potevano accudire alle loro rispettive terre, e venivano a trovarsi — per fare un'immagine — neHa condizione di coltivare l'orto e non poter curare il giardino, e viceversa. Ho visto, a questo propo- sito, una gustosa caricatura, che rappresenta un contadino in atto di arare la propria terra; ma egli deve arrestarsi nella sua opera, davanti al gesto comminatorio di una guardia di frontiera... Un giro non vizioso Ancor oggi che scrivo, nonostante le recentissime conseguenze dell'* ultimatum » polacco e l'accettazione della Lituania; nonostante l'arrivo del Ministro di Polonia a Kaunaa e l'avvenuta pre tentazione delle credenziali al Pre fidente della Repubblica lituana (ciò che costituisce un avvenirne» to storico pei due Paesi) le co municazioni normali tra Polonia e Lituania non sono «tate effettivamente riprese. Si tratta, è vero, ormai di formalità. Non bisogna sempre dar tempo ai protocolli di esaurire le loro minuzie T Ma non e meno vero che, ancora in questo momento, per andare da Wilno a Kaunas bisogna compiere un lungo giro, che quasi può chiamarsi vizioso, in ferrovia, attraversando un terzo Paese: la Lettonia. Sono ancora giunto in tempo a compiere questo viaggio a lungo metraggio e che; per'un inviato speciale, conserva sempre il gu sto dell'eccezione! Oltre a ciò que sto viaggio ha anche il merito di farci entrar nel cuore della que stione polacco-lituana e di rive larcene, per così dire, tutta la geografia politica. (I giornalisti che, forse troppo frettolosamente, han no voluto raggiungere subito Kau nas per la via occidentale, seguendo cioè la parabola ferroviaria Varsavia-Koeniaberg hanno perduto quindi due buone occasioni...^ Compiere il tragitto odierno Wil no-Kaunas significa in/atti girare intorno a tutto il problema polacco-lituano, e vederlo illuminato come un prisma su tutte le sue facce. Chi segue questo tragitto, mentre si rende conto della enorme lunghezza del viaggio fra due città, come Wilno e Kaunas, tanto vicine, comprende anche tutta la paradossale situazione determinatasi tra Polonia e Lituania. Il tragitto si può compiere per due vie: 1) la più lunga (un giorno e mezzo circa di tempo) consiste nel di-, rigersi a nord; toccare Biga, capitale della Lettonia e quindi, facendo quasi un dietro-front, verso sud, raggiungere Kaunas; S) la più breve, che, toccando Daugapils (la Dwinsk dell'anteguerra) arriva a Kaunaa, tracciando un vasto semicerchio. Questa linea, per così dire la più breve, comporta lk ore di viaggio; un paio di trasbordi, oltre le laboriose operazioni doganali e per il controllo dei passaporti. .Ho seguito questo secondo itinerario, per far più presto. Partito alle 8 del mattino da Wilno, sono giunto alle 10 di sera nella Capitale della Lituania... Sono comprensibili le irritazioni, le invettive e le alte grida degli uomini d'affari e dei commercianti durante questi ultimi 18 anni. Era, in sostanza, lo stato d'animo della Polonia, dinamica, espansionista e in cerca di nuovi sbocchi verso il Baltico, per la sua crescente popolazione. Quanto ai Lituani, essi partivano da un vecchio risentimento di frontiera, alla base del quale c'era uno stato d'animo tra conservatore e nazionalista, incarnato in un sogno quasi febbrile: riavere Wilno. Treni, gente, paesaggi Quando a me, questo lunga itinerario —■ che costituiva la colonna vertebrale della questione — mi ha dato modo di raccogliere un campionario d'impressioni e d'informazioni, che mi hanno praticamente iniziato al problema che fu connesso al dissidio tra i due Paesi. Cinque or» di treno in un va goddezpsmcbcntileuleapsleouqdqdscestlVbnttrsdfigsaggdsmcldscldc—gtpsmnrrfp o i , a e o e , e o a : -, o a ) n a e r , a o i , i a i — n e e gone polacco significano cinque ore di distrazioni umane: voglio dire che il convoglio è straccarico di viaggiatori, d'ogni ceto e d'ogni età. Discussioni accese, rivendicazioni! Treno veloce! Si sente il paese dal polso tumultuoso, dal sangue denso; un paese intensamente demografico. Ma quattro ore dopo, sono al confine della Lettonia e devo cambiar treno. In Lettonia esiste ancora il vasto scartamento dei binari russi, uno scartamento per treni mastodontici e piuttosto lenii. Per salire sul mio vagone devo letteralmente alzare la gamba di un metro, quindi afferrarmi e sollevarmi, come un acrobata, fino al corridoio. Sono vetture sesquipedali, a mezzi scompartimenti, simili alle cabine d'un vagoneletto. (Come in queste cabine, ogni scompartimento dispone di uria bacinella con rubinetto ad acqua calda e fredda, nonché d'un divano di velluto lussuoso, tronfio, quasi pletorico). Sono le vetture dell'ex-Impero Busso, costruite senza risparmio da un regime che comandava a milioni di « mugjk » e'abbracciava Asia ed Europa insieme. Senoncttè in questo vagone lèttone non & è anima viva, salvo l'ufficiale di polizia e i doganieri Vestono uniformi, di panno superbo, da Ufficiali della Guardia: sono correttissimi e assai cortesi: Alle distrazioni umane del tratto polacco, succedono, in questo tragitto lèttone, distrazioni di carattere paesistico-naturaìe. Clima spirituale più lindo, ma più fred do. Non mi resta che guardare dal finestrino. Paesaggi immensi, va gamente illuminati da un pallido sole nordico; foreste di pini e di abeti, interrotte qua e .là da laghetti glaciali e da casette in legnò dipinto; orizzonti a perdita d'occhio. Negli « alt » davanti a stazionane che risalgono certamente all'anteguerra, i costumi dei contadini riportano ancora a quell'epoca favolosa che sta al di là del 19H, Vedo uomini con la testa coperta dal « kalpak » di pelo, casacche di pelle, stivaloni oltre le ginocchia. Uno di questi contadini — che mi fissa con gli occhi cerulei, obliquamente tagliati — mi fa pensare, con la sua lunga barba divisa, a Nicola II, l'ultimo czar massacrato dai rossi presso gli Urali. Strana, impressionante rassomiglianza! Storia lituana Nuovo alt; nuovo trasbordo. Sia mo al confine lituano. Qui il treno si. riaffolla; si toma a una certa densità umana. Esaurite le operazioni doganali, il treno s'avvia, regolarmente ma senza eccessiva fretta. E' uri convoglio bonario, dall'aspetto di treno interno, un treno di provincia. Ma le vetture, pur non essendo eccessivamente nuove, sono solide, proprie, pulite. Un viaggiatore, che si è mostrato gentile e quasi premuroso con me, attacca discorso. Le prime battute sono approssimative, d'identificazione. Udendo che sono Italiano, pronuncia subito il nome del Duce, con un « oh! » ammirativo. Egli è lituano e cattolico ■ Vengo da Wilno! — gli spiego. Il volto del Lituano si rabbuia, malinconicamente. — Noi diciamo Wilnus, signo re! r— egli sillaba. — E' il nome lituano della città, il suo nome- I sentimenti nazionalistici di un uomo o di un popolo non si capiscono soltanto attraverso lunghe conferenze... Il mio compagno di viaggio parla ora ininterrottamente, quasi febbrilmente. Io lo ascolto con molta attenzione, astenendomi dai commenti. Il mio in terlocutore ha quasi la continua preoccupazione di scusarsi, perchè la Lituania non è molto estesa qualcosa più che due milioni mezzo d'abitanti... — Ma fu un impero assai vasto, un tempo — egli soggiunge. — .Nei secoli XIV e XV % confini di questo impero giungevano a Nijni Novgorod e a Kiew, e da Kiew alle sponde del Mar Nero! Il nostro grande sovrano Vitautas spinse, come racconta la storia, il suo destriero nelle acque di questo mare meridionale ad affermare la propria grande conquista. Poi la Lituania, assalita da diversi nemici, dal nord, dall'ovest, dall'est, dal sud, si restrinse gradualmente e decadde; finendo per essere asservita all'Impero russo. Napoleone le ridiede per breve tempo l'indipendenza, afa l'Aquila cadde e tornarono gli Czar, ohe ci assoggettarono e ci oppressero Per essi la Lituania era una trascurabile regione, la * provincia del nord-est ». Infine venne il gior no della liberazione, quando, nel 1911', il colosso russo crollò «pfto i colpi d'ariete della Germania, U Intesa nel 1919 riconsacrò la nostra indipendenza. Credevamo che il nostro sogno si fosse alfine realizzato. Ma i Polacchi occuparono Wilnus e il suo distretto; e l'Intesa ci diede tòrto. Tuttavia la Lituania ha continuato a vivere, fidsrsbl'ntpmtaahqPudrsSPbn—bpmepamaeg i a riorganizzarsi, a volere. Vedete quelle foreste, quei campi, quei mulini a vento, quelle nuove fabbriche f Essi vivono e producono. La nostra situazione economica è buona. Siamo un popolo laborioso e sobrio. La nostra bilancia commerciale è pressoché in pareggio. Non potendo avere Wilnus... (e qui la voce del Lituano torna alla malinconia) ... abbiamo fatto di Kaunas la capitale; d'una città che aveva forse 10.000 abitanti nel 1918, rie abbiamo fatta una che ne conta ora più di 150.000, raddoppiandone l'estensione. Sopratutto siamo patrioti. Abbiamo un profondo attaccamento al nostro Paese. Chi attentasse alla sua indipendenza, si accorgerebbe che noi siamo pronti a morire tutti fino all'ultimo uomo, all'ultima donna, all'ultimo fanciullo, piuttosto che lasciarci asservire ancora! Siamo un popolo che ha il senso della lealtà e dell'onore: Abbiamo una sola parola, e quando l'abbiamo data, sappiamo mantenerla a ogni costo! Chiediamo che tutti i Paesi i quali hanno rapporto con noi, sappiano anch'essi mantenere la propria. Allora po tremo andare d'accordo... Quasi parenti ! Kaunas è vicina e io comincio a preparare i miei bagagli. — / giornali esteri — osservo al mio compagno di viaggio — hanno quasi tutti osservato, in questi giorni, che la questione tra Polonia e Lituania, è in fondo, una questione tra parenti... Jl mio compagno di viaggio tarda a rispondere; si vede che vuol rispettare un riserbo. • Bisogna precisare — egli ri sponde quindi, con minuzia da Scolastico, quasi sillabando. — I Polacchi sono slavi e noi siamo baltici. Abbiamo la stessa religione: la cattolica. ' — E' già molto! — rispondo. —. E poi vi sono anche nuovi problemi. Le questioni, nei secolo XX, partono talvolta da piccoli motivi, ma possono presto ingigantire! ■ Certo, certo!... — risponde evasivamente il Lituano, preso da profonde riflessioni. Il treno fischia lungamente: è al disco, alle soglie di Kaunas. Il mio compagno di viaggio, dopo avermi cordialmente salutato, si eclissa nel corridoio. Da queste poche battute di viàggio ho cominciato già a sentire il clima di Kaunas e della Lituania.Curio Mortarì

Persone citate: Biga, Duce, Nijni Novgorod, Polacchi, Scolastico, Strana, Treni