Novità liriche a San Remo

Novità liriche a San Remo Novità liriche a San Remo « Taormina » di Mule - « Amelia al ballo » di Menotti '• « Fiordi » di Menegazzoli " San Remo, 4 aprile. Ad alcune opere teatrali è stata data la denominazione di « romanzo musicale » quasi per indicarne l'analogia con la romanzisi ica psicologica o veristica degli ultimi decennii letterarii, e distinguerle da altre tendenze del melodramma. Distinzioni generiche, queste, che vogliono quasi avvertire il pubblico del carattere e dell'ambito dell'opera. Questa Taormina di Giuseppe Mule, su libretto di Giuseppe Adami, potrebbe esser designata « novella musicale » per la brevità, per l'argomento, per il modo della narrazione musicale. D'ambiente contemporaneo, essa chiude il trittico siculo del Mule, che con la Monacello della fontana ha evocato la leggenda e con La baronessa di Carini l'epoca feudale. Qui si ascoltano gli addii di una giovane e bizzarra americana a un giovane siciliano, invaghitosi di lei. Preveduto, il distacco era stato dalla loro immaginazione allontanato. Ora anche la straniera sente di essere innamorata, ma non tanto da rinunciare alla partenza o da ritardarla. L'idillio continuerà nei cuori, nei ricordi, come avviene, o si suol sperare che avvenga. Il maestro Mule ha colto il nucleo essenziale di questo addio. Non sdilinquimenti di banale romanticume, ma determinazione di attimi psicologici, tratteggio di personaggi, evocazione dell'atmosfera. Egli ha ormai della 8tunmung siciliana una larga esperienza non di rifacitore, ma di intimo rinnovatore. Già notai in altre sue partiture teatrali e corali come egli trascenda il folclore in una espressione, della quale l'etnicità è soltanto un lontano fermento. Metodizza e armonizza in una maniera che sembra popolaresca ed è, nella sostanza, arte. Nè tanto si distacca da quella maniera dà annullarla. Non è dialettale, nè è un traduttore. Riesce a una lingua musicale in cui le immagini regionali vengono italianamente translate. In questa novella dialogata è notevole da una parte la simpatica ricchezza di melodie sicilianeggianti ampie, espansive, modulanti, cromatiche, appropriate al tenore .Vanni, (e la malinconica, canzone onde è intessuto il prelùdio risulta fra l'altre cantilene piacevole e toccante); dall'altra parte l'assenza di qualsiasi sicilianesimo nei canti rapidi, irrequieti, frivoli, graziosi, della soprano Annie, alla quale qualche commerciante di cattivo gusto avrebbe facilmente dato, chi sa?, qualche ritmo afro-americano. Il dialogo è trattato con sobrietà, chiarezza, efficacia. La strumentazione è colorita, la dinamica incalzante, spesso impetuosa. Ed è da questi elementi che l'atmosfera trae luce, vibrazione, e con essi si fa consona al dramma delle persone sceniche. Gian Carlo Menotti, di cui il nome è recentemente apparso nel campo musicale con le fortunate repliche dell'* opera buffa » Amelia al ballo a Filadelfia, a Baltimora, a New York (il 3 marzo scorso, al Metropolitan, direttore il Panizza) è nato a Cadegliano presso Varese ventisei anni or sono. Ha studiato a Milano col Pozzoli, a Filadelfia dal '28 al '33 nell'istituto Curtis, ha viaggiato molto, composto qualche pezzo orchestrale, lasciate incompiute altre opere teatrali. Una casa borghese. Tempi moderni. La ricca signora Amelia si adorna per andare al ballo, il primo della stagione ed elegantissimo. Le cameriere l'aiutano sollecite. La toletta è laboriosa. Una amica, che attende, è già impaziente. La signora è quasi pronta, allorché sopraggiunge scalmanato e sbuffante il marito. Ha trovato una letterina, dalla quale s'intende chiaro che Amelia ha un amante, e vuole sapere chi sia. Amelia ha pel capo soltanto il ballo; poi si parlerà dell'adulterio. Il marito furioso vuol sapere. Amelia glielo dirà col patto che non si ritardi d'andare al ballo. Sorpreso e curioso, quegli promette. E' il signore ,che abita al piano di sopra. Il marito carica la pistola e va a cercarlo. Amelia corre al balcone, chiama l'amante, lo avverte del pericolo, e il giovanotto scende giù con una corda nel balcone di lei. Sprezzando il pericolo, resterà qui a difendere l'amica. Ma questa è una complicazione, che ritarderà il ballo. Se ne vada, si salvi. No, re sterà a difesa di lei. Ritorna il marito. L'amante si nasconde dietro un paravento. Visto che la caccia è sfuggita, e soltanto rimandata, sì può andare al ballo. Amelia dà gli ultimi tocchi alla veste, quando il marito scopre l'amico. Punta la pistola, preme il grilletto, l'arma fa cilecca. Il giovanotto passa all'offensiva, e il marito, impaurito, lo calma, vuole che ragioni, chi sia l'offeso, quale il modo della riparazione. La discussione cavalleresca e moraleggiante è lunga. Amelia propone di rinviarla a domani, è già tardi. E non le danno retta, discutono. Insiste e il marito la manda al diavolo. Offesa, Amelia scaraventa un vaso sulla testa del coniuge, che cade come morto. Fuori di sè, Amelia va al balcone, grida, invoca aiuto. I passanti si fermano, i vicini si svegliano, in breve la casa, la stanza, è piena di gente. Arriva un Commissario di polizia. Inchiesta. Chi è quel signore? Amelia denuncia ramante come un ladro, che, chiesta la borsa o la vita, aveva colpito il marito. Le credono, malgrado le proteste dell'amante, che vien arrestato. Il marito, stordito solamente, è trasportato all'ospedale. Addio, ballo! Ma il Commissario, galante, si offre di accompagnare al ballo la dama. Un attimo di esitazione. Perchè no? Amelia può finalmente andare al ballo. Una farsetta, come si vede. Alle amene assurdità dell'argomento si congiungono il linguaggio e | l'atteggiamento caricato, carica, turale, buffonesco, dei personaggi. La vicenda e la scena son gran parte di questo spettacolo. Poiché l'azione è tutta nell'at tesa del ballo la musica del Menotti è per lo più irrequieta, spigliata, incalzante, briosa, un po' pettegola, un po' sollazzevole. Vi sono inseriti alcuni pezzi di carattere incerto fra il serio e il faceto, la romanzetta, il dilettino vezzoso, il terzettino a canone, Un accento patetico è sempre seguito da un tocco umoristico. Pel patetico del resto non c'è posto,tdnfqdqssptspgnnnPltdnsgqatMelzdtpIptzpoiché tutto è rivolto in tono can-zonatorio Una scrittura agile,ma non facile, nè banale. Unaparlantina sciolta, senza ricerca-tezze nè sguaiataggini. Non stile. personale, neppure "reminiscenze,iUna simpatica sfrontatezza gio- vanile in forma accorta e colta. Una disinvoltura, per cosi dire, all'americana, ma senza giazz. Ora il ritmo ilare, sorridente, pei tulante, ora la melodietta, che dallo spunto semplicetto va a fi-, nire in un arioso pretensioso, en-' fatico, magari cromatico, come in quelle operette di Lehar e di Canne, che ambiscono di esser classificate opere comiche. Qui il duettino di Amelia con l'amico e quello col marito, la romanza di Amelia « Vola intanto l'ora insonne » e quella del tenore « Fu di notte », il terzettino « Chi può saper », il coretto finale, sono appunto pezzi di buon gusto operettistico, ciò che da molto tempo è raro in Italia, e desiderabile. E' bene che anche per un facile divertimento, come questo offerto da Amelia al ballo, si scriva con correttezza e si richiedano cantanti, strumentisti, ' cori, direttori, efficienti e competenti. Fiordi, leggenda di Luigi Menegazzoli (nato a Verona nel 1880) è una ora e più di musica degnissima, sinfonica e polifonica, straussiana e smaregliana, grave, oscura, senza respiro. A. Della Corte

Persone citate: A. Della, Fiordi, Gian Carlo Menotti, Giuseppe Adami, Giuseppe Mule, Lehar, Luigi Menegazzoli, Panizza, Pozzoli