Ha vinto il candidato del Re
Ha vinto il candidato del Re Le elezioni in Egitto Ha vinto il candidato del Re a , i e e a r i l o o I i ò i è , a e a i e a d è m m - e d i m a Il Cairo, 4 aprile. Le elezioni generali politiche del 31 marzo in Alto Egitto e del 2 aprile al Cairo ad Alessandria nella zona del Canale e in tutto il Basso Egitto hanno segnato la fine del Wafd di Mustafa el Nahas pascià e del copto William Makram, il primo strumento non intelligente e in buona fede dell'astuto e interessato secondo personaggio. Makram, avvocato degli interessi inglesi in Egitto, che ha manovrato negli ultimi anni governanti e popolo, oggi dal popolo è vilipeso e dai governanti dipinto come uno che vendeva la patria allo straniero. Il crollo delle posizioni wafdiste nahassiste è completo, quando si pensi alla solidità e allo strapotere di prima. Il fattore religioso L'attuale esito elettorale sancisce, attraverso il voto popolare, la condanna del Wafd del 30 dicembre scorso quando il Governo Nahas-Makram, ostinantesi a rimanere al potere contro la volontà del Re, fu dal Re revocato di autorità. Poi è venuto lo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni sono state indette, ma già l'ultrapossente partito wafdista doveva considerarsi elettoralmente sconfitto dal giorno in cui Sua Eminenza Scek el Maraghi Rettore dell'Azhar, il grande manovratore dell'attuale complesso e risolutivo periodo della politica dell'Egitto, aveva posto in azione col suo peso schiacciante il fattore religioso, che nella massa dei musulmani è quello che oltre tutto conta, schierandosi a fianco dell'attivo ed energico Ali Maher pascla, Capo dì Gabinetto del giovane Re Faruk. Il popolo musulmano obbedisce al volere di Allah e al Re che considera tale per volontà di Allah. Il popolo musulmano non poteva quindi che votare per il « candidato del Re », divenendone sostenitore ardente, tanto più che il « candidato del Re » era il candidato voluto dagli Scek dell'Azhar. Così quella stessa massa che non più lontano di sei mesi fa giurava nel nome di Nahas come nel successore di Saad Zaglul, ha votato ora contro Nahas. Già gli influenti wafdisti dissidenti, con a capo Nocrasci e Ahmed Maher, formanti 11 nuovo partito wafdista saadista, avevano recisamente incolpato Nahas di tradimento degli ideali del grande Zaglul. Non è mancato persino il ridicolo della corruzione nel crollo del Wafd. Basti citare 11 caso del candidato wafdista d'una circoscrizione presso Luxor, Taher Kalil el Meimar, il quale s'è ritirato abbandonando senza lotta il seggio al rivale perchè — come si è poi saputo — lo zio gli aveva posto tale condizione per pagargli i debiti. Trionfo, dunque, del Re e dell'Azhar nelle avvenute elezioni dei deputati della coalizione governativa comprendente liberal' costituzionali di Mahmud, sciabisti di Sidkl, saadìsti di Ahmed Mailer, ittehadisti, nazionalisti e moltissimi cosiddetti indipendenti. Faruk regna e governa Tutti i deputati non wafdisti, eletti quali candidati dei Re, esprimeranno la volontà entusiasta del paese di secondare la politica del Sovrano. Non mancheranno le necessarie e naturali sfumature divergenti, ma nessun gruppo della coalizione governativa oserà mettersi contro la volontà di Palazzo, dopo la eloquente lezione offerta dalla visione di un Wafd, il più potente dei movimenti popolari dell'Egitto moderno, polverizzato nel tentativo di lotta contro la Corona sostenuta dall'Azhar, da questo cervello e cuore dell'Islam. Abbiamo detto « politica del Re » piuttosto che « politica del Governo del Re » per sottolineare la posizione conduttrice e risolutrice che Palazzo ha oggi nella politica interna ed estera egiziana. Si deve dire che il Re, questo nobilissimo Re Faruk che gli Azharisti non si stancano di «saltare quale Principe dei Credenti prossimo Califfo, non soltanto regna ma effettivamente governa. E ciò rientra appunto nella ortodossia islamica, troppo Inquinata dalle concezioni dottrinarie democratiche dell'occidente, in quella ortodossia che Scek el Maraghi con tutta la sua autorità mira oggi a ripristinare per fare dell'Egitto la nazione principe delle nazioni musulmane. E appupto la nuova Camera — nella quale sledono degli Scek che avranno il compito di far udire la loro parola in difesa degli interessi generali (quindi anche fuori dell'Egitto) dell'Islam — dedicherà la sua fatica a secondare il programma azharista di unione dei paesi musulmani e di federazione, in un primo tempo, degli Stati arabi. Ma l'opera della nuova Camera sarà soprattutto volta ad applicare ed attuare il programma del Re per il potenziamento militare. Oggi l'Egitto, a giusta ragione, sente l'orgoglio di dedicare tutta la sua attenzione e le sue risorse alla creazione del tanto invocato esercito, la più precisa espressione dell'indipendenza: Dall'esercito di 12 mila uomini senza armi dell'anno scorso si dovrà arrivare, in base ai programmi, ai 40 mila uomini potentemente e modernamente armati dell'anno prossimo. Già i milioni di sterline per le spese militari scorrono nel bilancio dello Stato. Dare all'Egitto un forte esercito ed avere il coraggio di trovare i fondi occorrenti: ecco il primo compito cui è chiamata la nuova Camera del Re. Antonio Lovato
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