La popolazione ritorna nell'abitato di Lerida di Riccardo Forte

La popolazione ritorna nell'abitato di Lerida La popolazione ritorna nell'abitato di Lerida (da uno dei nostri inviati) Saragozza, 4 aprile. A mezzogiorno di oggi, spenta l'ultima resistenza nell'interno della città, Lerida è stata completamente occupata dall'esercito del generale Yague. Lerida è una'città bellissima. Si erge sulle pendici di una collina coronata .dalla cattedrale antica e offre un singolare contrasto fra i quartieri arcaici della parte centrale, dalle strade strette e contorte, con il brillante aspetto nuovissimo degli edifici vicini al fiume. La città, abitualmente animatissimo, è ora deserta. Dei sessantamila abitanti che. la popolano, solo poche centinaia sono venute sabito incontro alle truppe. Quattromila appena hanno seguito i repubblicani nella ritirata verso Tarràgona. Gli altri, più di cinquantamila, sono sparpagliati sulle colline e nei. boschi. Alcuni, che cominciano a tornare, narrano che il generale « Campesino » aveva ordinato lo sgombro totale della città al tramonto, quando giudicò la situazione irrimediabilmente compromessa. Le ultime azioni Aveva dato l'ordine ai suoi militi di non lasciare la piazza se non nel momento in cui avrebbero visto alzarsi nel cielo il razzo verde sparato daìla sua pistola. Ma il « Campesino » dovette essere fra i primi a mettersi in salvo, poiché il grosso delle truppe da lui comandato si ritirò senza avere potuto percepire il segnale convenuto. L'episodio conclusivo della battaglia è avvenuto nella notte di ieri. Alle otto di sera, tre colonne, una comandata dal generale Barràn e che marciava decisamente verso il centro della città, Ijmgo la Mrada chewiene da Saragozza, la seconda comandata dal generale Munoz, e la terza dal generale Sanchez, hanno investito la città al centro e sui fianchi. Il combattimento finale è durato due ore. Un concentramento d'artiglieria è stato eseguito contro il castello, ove si trincerava la parte più numerosa della guarnigione. Poi, per intensificare l'attacco, alcuni apparecchi sorvolarono ripetutamente le trincee rosse e- lasciarono cadere una quantità enorme di esplosivo. Un grigio telone di fumo coprì la massa del castello. Le prime pattuglie andavano all'assalto della roccaforte, fra nembi di polvere e di fumo; si. perdevano lontano, sostituite volta.a volta da nuove ondate d'assalto, che seguivano le prime verso la torre centrale del vastissimo edifizio, costruito su' un bastione di montagna, a gradini. Verso le sette si vide uno spettacolo strano. Un vento violento si era alzato da pochi momenti e. spazzò di colpo il fumo che oscurava la scena. La resistenza dei difensóri del castello stava per crollare'. Un bandierone nazionale, portato dai soldati sulle balze del castello si avvicinava, a salti, verso la torre centrale, dove fu poco dopo issato; era battuto dal vento e fiammeggiava gagliardamente sulla fortezza in parte rovinante. I rossi, che presidiavano ancora la parte settentrionale è orientaledelia città, si accorsero in quel momento di essere minacciati dalia manovra di avvolgimento intrapresa dalie colonne dei generali Munoz e Sanchez, ai due lati del castello, girando intorno ad esso. II timore di cadere in trappola e di essere fatti pripionieri, fece 'crollare istantaneamente le ultime velleità di resistenza. Il grosso della truppa catalana e la brigata internazionale che difendeva Lerida si rifugiarono frettolosamente, utilizzando, il ponte centrale che collega Lerida alla riva sinistra del Segre, in una zona ad alcuni chilo¬ metri fuori del perimetro della città. Quando l'ultimo uomo fu passato i dinamitardi fecero saltare il ponte. Erano le dieci di sera. La caduta di Morella Alcuni nuclei di resistenza sussistevano ancora in certi edifici periferici della città. Erano gruppetti di militi rossi che non erano riusciti a congiungersi col grosso delle truppe, quando cominciò l'investimento della città. Perduta ormai ogni speranza di poter ripiegare in salvo, essi si difendono fino all'ultima goccia di sangue. Queste resistenze sporadiche sono continuate tutta la notte, dando luogo a un in tenso fuoco di fucileria. Alla fine della mattinata gli ultimi focolai repubblicani superstiti erano stati spenti. Le truppe rosse sono in fuga sulla riva sinistra del Segre. Nel pomeriggio di oggi le prime compagnie marocchine hanno attraversato il fiume su una passerella di legno e hanno ripreso l'avanzata sulla grande strada che da Lerida mena a Barcellona, a centosessanta chilometri di distanza. Alle sei di sera una pattuglia giungeva al villaggio di Allalamus, a otto chilometri a occidente di Lerida, mentre un altro reparto di marocchini si insediava più a nord, sulla strada che conduce ad Andorra, nel paesello di Alooletge. La resistenza rossa è debolissima. Nella parte meridionale del fronte, il Corpo di Esercito gali ziano, comandato dal generale Aranda, ha, con scarsa resistenza nemica, occupato oggi tutte le posizioni di montagna ai due lati della strada che va da Alcaiiiz a Morella; alle sei del pomerìggio la cittadina di Morella è stata occupata, I fuggiaschi di Lerida hanno re cato staserà te' prime dolorose notizie del martirio della cittadina»! za patriottica. Il 25 agosto '36 furono fucilati molti affiliati ai partiti cattolici di destra e alcuni sacerdoti. Il vescovo di Lerida, dott. Cilles, che era stato sottoposto in precedenza ad un processo sommario, fu fucilato con altri venti religiosi il 6 agosto 1936. Il prelato morì benedicendo i suoi assassini. Lo stesso giorno furono fucilati tre notabili della città. Ai primi giorni di settembre 1936 i capoccia rossi fecero fucilare i noti aviatòri nazionalisti Urbano e Moreno, catturati pochi giorni prima sul fronte. Fu poi fucilato il deputato cartista Angeles. Il numero totale delle vittime accertate, secondo testimonianze indiscutibili, è di più di mille. Del la famiglia Recasens furono fu diate undici persone. Riccardo Forte

Persone citate: Aranda, Morella, Munoz, Sanchez, Segre

Luoghi citati: Andorra, Barcellona