"Come abbiamo vinto la guerra etiopica,,

"Come abbiamo vinto la guerra etiopica,,Nel Salone de "LA STAMPA, "Come abbiamo vinto la guerra etiopica,, L'acclamata documentaria parola del generale Giacomo Appiotti Come annunciato, ieri, alle 11, nel salone del nostro giornale, S. E. Appiotti, generale di Corpo d'Armata, ha tenuto l'attesissima sua conferenza. Salutato con nobili,-esaltanti parole di ringraziamento dal -nostro direttore, dottor Alfredo Signoretti, e con uno scrosciante, lunghissimo applauso dall'eletto uditorio che in quantità imponente, attirato. oltreché dalla bellezza dèi tema oratorio, dal naturale desiderio di tributare al fascista torinese Giacomo Appiotti, al glorioso condottiero della a XXI Aprile », una calda dimostrazione di riconoscente affetto e di alta ammirazione, gremiva la sala, già molto prima delle ore 17, l'oratore ha iniziato il suo dire con un sobrio richiamo, tinto di ricor-. di autobiografici, ai precedenti storici, politici e militari nonché alle intrinseche necessità della grande impresa africana voluta e diretta dal genio del Duce; dopodiché ha fissato il suo assunto nella risposta a questa domanda: « perchè, per quali ragioni si condusse a termine e si vinse la grande impresa t ». Posto che « tutte le vittorie sono la logica conseguenza di superiorità nell'azione di comando, negli ordinamenti, procedimenti bellici, nell'attrezzatura inateriale dei mezzi, nel funzionamento dei servizi logistici e, più che non lo si creda, dì superiorità morali psicologiche di capi, gregari, di popoli, di razze », egli è passato a considerare', con un'eloquenza tanto efficace quanto semplice, tanto precisa e documentata quanto pervasa da un grande soffio di memore commozione di soldato, l'accertata efficenza di tutti quei fattori nella campagna tolta a descrivere, e, primo fra tutti, di quello dell'azione di comando, la cui unità direttiva rimase sempre inalterata; * condotta' di guerra e condotta politica, impersonate nel Duce, si svolsero sempre nel modo più armonico, deciso, costante ». Quindi, nel ricordare quelle fasi culminanti della campagna etiopica che segnarono il fallimento del piano • strategico nemico e il risoluto, definitivo passaggio dell' iniziativa delle operazioni dalla nostra parte, è tornata alla commossa at t'enzione degli astanti, stupenda ménte incisiva e ìnossa e dram matica, la visione della battaglia di Natale impegnata Contro le truppe di Ras Immirù, al chiudersi della quale l'uditorio è scattato in una ardente ovazione all'indirizzo di colui che aveva potuto cosi bene rievocarla perchè col suo sapiente valore seppe impegnarla e vincerla. Poi altre grandi vittoriose tappe della conquista, cosi lucidamente e potentemente condotta dalla geniale chiaroveggenza del Maresciallo Badoglio e dai sapienti e prodi Marescialli De Bono e Graziani sempre sotto la diretta guida di Mussolini: la prima battaglia del Tembien e, folgoranti, irresistibili, le tre battaglie successive di Amba Aradam, del Tembien e dello Scirè, con le quali furono annientate con azioni offensive, avvolgenti, a massa, le tre armate nemiche di Ras Mulughiétà, Cassa, Immirù. « Battaglia dello Scirè! — ha soggiunto l'oratore. — Non posso passar oltre senza commozione dinnanzi a questo nome vittorioso. Esso mi evoca vivo, luminoso quello della terza divisione CC. NN. XXI Aprile. Il valoroso camerata volontario di guerra.Avenati che prese parte a tutte le azioni della Divisione, ne descrisse più tardi in un bellissimo libro le vicende. E' giusto, doveroso, che qui dica, sia pur fuggevolmente, le gesta di quella battaglia, che fu tra le più cruente del settore nord ». E S. E. Appiotti, della divisione comandante, e del valore, dello spirito di essa, esatto e vivente simbolo, ha scandito, sul ritmo eroico che le CC. NN. della « XX/ Aprile » seppero imprimergli, l'andamento glorioso della memorabile battaglia, e citando a cagione d'onore i prodi comandanti delle Legioni: Bottari, Doro e Passerone e il capo dei magnifici cannonnieri, Muciacciaro. Dopo aver quindi ricordato le più importanti operazioni del fronte sud] e passato in rassegna al■ tri, molteplici fattori di successo, venuto a parlare di quello psico. logico e descritte le condizioni di morale inferiorità in cui trovavasi la popolazione etiopica di fronte all'Italia rigenerata dall'etica fascista, guidata dal grande Condottiero, animata dallo spirito volontaristico, l'oratore ha richiamato al reverente amore di tutti gli italiani, nomi e figure di eroi che quelle superiorità tradussero in fulgidi esempi di valore personale: .nomi é figure delle Medaglie d'Oro, ten. Morgantini, cap. Grippa, ten. alpino Reatto, ten. Menicucci, centurione Barany Bindard, capo manipolo Iridio Mantovani, Attilio Bagnolini, e adi quei due valorosissimi di cui posso dire di aver testimoniato atti e morte eroica»: la Camicia nera détta XXI Aprile Francesco Battista e la medaglia d'oro Francesco Azzi- del quale sono presenti il padre e il valoroso comandante ten. col. Aimone-Cat. « Le virtù del popolo nostro ravvivate,, esaltate e indirizzate fiat FcnmgtnctaprsdphpztvaeesrdMctmsgrttpgRlcpmrsnidcztr i i l e — a , i a e a Fascismo — ha soggiunto Sua Eccellenza — a quegli ideali che sono gloria della sua romana civiltà millenaria, rifulgono tuttora nelle guerre di Spagna, nella lotta con. tro la barbarie, contro la negazione, contro la distruzione ». E così conclude: «Alto il grido di fedeltà, di devozione al Re Imperatore, al Duce nostro! Viva, viva il popolo dei Fanti, delle Camicie Nere, dei lavoratori! ». L'uditorio che, si può dire, ha sottolineato di caldi consensi tutto il corso della stupenda orazione, alla fine di essa ha tributato a S. E. Giacomo Appiotti una intensa 'fervorosa ovazione, con la quale ha inteso salutare ed esaltare così l'evocatore vivido e amoroso, come il valoroso artefice di molte fra le più belle e memorabili pagine dell'eroica epopea imperiale dell'Italia mussoliniana. Erano preeenti il Procuratore Generale S. E. Ricci, S. E. Ferri Presidente delia Corte d'Appello, il E. Avvocato Militare Guasco, il vice-Prefetto, il vice- Federale Boria, il Podestà ing. Sartirana, il Preside avv. Quaglia, il commissario capo Di Guglielmo in rappresentanza del Questore Murino, il Magnifico Settore Azzo Azzi padre dell'eroico Caduto, il conte Giriodi presidente della Sez. torinese dell'ass. Combattenti, il presidente dei Volontari, il presidente degli alpini, il dott. Eosta» gno, il gr. uff. Fanti, Golia, i nostri Redattori, ecc. Tra il folto stuolo di ufficiali erano il gen. Gamaleri comandante la Divisione anche in rappresentanza di S. E. Vercellino, il comandante l'Istituto Superiore di Guerra gen. Barbasetti di Prum, il gen. Basso comandante la Scuola d'applicazione d'Artiglieria e Genio e la R. Acca' demia, il gen. Odetti di Marcorengo co mandante la. l.a Brigata Carabinieri di Torino, i generali Boscardi, Fasolis, Savoia, Valerio Papa, Redini e Merlo, il console generale Tallinucci coman< dante la l.a Zona Camicie Xere e il console generale Morgantini ■ e Romezioli, il col. Bouchct comandante la Legione territoriale dei Reali Carabinieri, il col Guglielmotti, il col. Pietro Avenati e il col. Luigi Rossini, il console Meneghetti, il grande invalido Ghersi. Attorno al glorioso comandan: te della XXI Aprile — ch'era accompagnato dal suo fedele ufficiale addetto caip. Gavino Masia — erano poi numerosissimi suoi valorosi ufficiali giunti quasi tutti per la circostanza a Torino, il luogotenente generale Ivan Doro, i tenenti colonnelli Aimone Cat c Prinzivalll, ì primi seniori Caprile, Ferrerò, Pcrella e Petti, i magg.. Solaio e Malusardi, i seniori Ferraio e Brunelli, i capitani Veccia, Tarehi, Cassini, Marghinotti e Perrone, i centuno ni Avenati, Mineo, Sechi, Achino. Vae caro, Camuri e Valzellì, i tenenti Vaciago, Catanese, Gabriele, Giannubilo, l'atruno, Caliari, Colonna, i capi-manipolo Mauro, Menichini, Negri, Cor,anova, il sottotenente Virando, il brigadiere dei RR. CC. Varino e il capo-squadra Celano., Impossibilitati a venire a Torino avevano mandato la loro entusiastica adesione altri ufficia li già appartenenti alla Divisione XXI Aprile, fra i quali i luogotenenti generali Mischi o Passerone, il console generale Tomaso Bottari, il col. Muciacciaro, il console Martini, il ten. noi. Magliano, il ten. col. Anglanl, il maggiore Ugo Clavenzani, il magg. Chiarloni, il maggiore Messore, il maggiore Giacomo Sechi, il seniore PaTisct, il cap. Passanisi, il cap. Gri gnani, il ten. D'Au dia. A sera, al « Principi di Piemonte ». il nostro Giornale ha riunito autorità, gerarchi, commilitoni attorno a S. E. Appiotti col quale era la gentile consorte. Il Podestà Sartira«a, capitano degli alpini, volontario in A. O., ha porto con nobilissima parola un 'caldo, deferente, vivido saluto al concittadino generale Appiotti; il iluog. generale Ivan Doro, eroico comandante i leggendari «Falchi» della XXI Aprile, con eloquenza scintillante e' toccante ha celebrato in modo superbo le glorie dei Legionari e le virtù del generale, ed ha ringraziato, a nome di tutta la famiglia della XXI Aprile il nostro Giornale. Il Hettor Magnifico console Azzi, padre dell'eroico Francesco caduto nella battaglia di Natale, ha detto- al Comandante la sua commossa ammirazione. A tutti ha risposto, acclaxnatissimo, S. E. Giacomo Appiottiche ha concluso con un ardente omaggio al Re Imperatore e al Duce. S. E. GIACOMO APPIOTTI dopo la conferenza nel salone de «La Stampa» insieme con gli ufficiali già appartenenti alle formazioni di guerra della eroica «XXI Aprile», accorsi per festeggiare' il loro vittorioso comandante.

Luoghi citati: A. O., Amba Aradam, Italia, Piemonte, Spagna, Torino