VITA PRODIGIOSA DI NOSTRADAMUS

VITA PRODIGIOSA DI NOSTRADAMUS IN TERRA DI PROVENZA SULLA PISTA DEL GRANDE PROFETA VITA PRODIGIOSA DI NOSTRADAMUS Nacque sullo scoccare di mezzogiorno dei giovedì 14 dicembre 1503, visse nel secolo decimosesto e vide tutto ciò che nel suo secolo età degno di essete veduto e per di più vide tutto ciò che vedranno i nostri figli nell'anno duemila Erano fioriti i campi di Provenza. Aguzzando lo sguardo e distraendosl dal .presente, non era difficile intravvedere Francesco Petrarca, vestito di robbone rosso e la fronte coronata di lauro capitolino, che un po' sospirava Laura, un po' si chinava sulle vestigia dorate della romanità; per decifrare il verbo degli antichi. Venivamo da Parigi ed eravamo diretti ad Avignone. Un mistral senza cattiveria rincorreva le nubi bianche, che come ninfe fuggenti si laceravano le vesti alle creste aguzze delle Alpille. Entrammo strombazzando a Saint-Rémy. che giace in fondo alla valle del Glanum, vigilata da un arco trionfale e da un mausoleo altissimo. Questa cittadina mena gran vanto perchè a poca distanza dalle sue mura dimorò Federico Mistral, poeta felibro, e in una delle sue case, Carlo Gounod, che aveva la testa a uovo pasquale e ha steso una melodia edulcorante sul preludio in do maggiore del Clavicembalo ben Temperato, diede la prima audizione di Mirella. Ma quale nome più illustre, più « segreto » soprattutto, è legato alla storia di queste mura, di questi selci, di questi giardini? La casa dell'ebreo battezzato Renato Trintzius, il maestro d'occultismo che nel viaggio attraverso la Francia'aveva levato l'automobile a volo, facendomi dubitare che egli pure, a imitazione di Malagigi, comandasse agli spiriti dell'aria, frenò la bestia d'acciaio in mezzo alla piazza lou Planat, e levando la mano guantata dal volante, m'indicò un palazzotto che recava sulla faccia le rughe dei secoli, e sull'architrave della porta questa iscrizione: Soli Deo. — Solideo — obiettai chiamano da noi quel berrettuc'eio che il prete non si toglie se non davanti a Dio. Trintzius mi guardò senza capire, e a sua volta disse : —In questa casa è nato Nostradamus. Dopo tale dichiarazione, non rimaneva che levarsi in piedi, e compiere gli atti rituali che la Cabala suggerisce in simili casi. L'Italia, che fra tanto buon sangue ha dato alla Francia Mazarino, il cardinale di Retz e Luigi declmoquarto, come sanno coloro che guardano la Storia nonché dalla platea, ma anche dalle quinte, le ha dato per soprammercato il dottor Nostraslgnora, che come fabbricatore di marmellate ha precorso la ditta Cirio, come artista della cosmetica ha precorso Helena Rubinstein, e per quello che è di profetare, leggeva nel futuro con la stessa facilità con la quale tu, o lettore, leggi queste righe. Gli ascendenti di Michele Nostradamo erano passati dall'Italia in Francia, perchè gli uomini nelle loro migrazioni seguono il cammino del sole, come per non perderne la luce. La Provenza, per parte sua, aveva fama di essere ospitale ai figli d'Israele, e può darsi che la ragione vera di quel trasferimento fosse soltanto questa. Gli ebrei sono girovaghi, e, come disse Apollinare, ils s'agitent agréablement. E' la terra con i suoi frutti che ferma il passo ansioso dell'uomo, gli dice : « Qui tu avrai la tua casa, la tua patria, la tua nazione ». Ma Cerere è nemica d'Israele. Non è rivelatore d'altra parte che l'alimentazione in scatola vada determinando negli americani del nord un crescente nomadir smo? Sui connazionali di Roosevelt pendono due minacce: una di tingersi del colore dei figli di Can, e l'altra di ebraizzarsi. Gli ebrei sono pastori ma non contadini. Celso 11 chiama « i senza casa », « coloro che vivono sui carri », « coloro che dormono sotto la tenda per nutrire l'armento ». E' l'assenza di ruralità che li ha resi invisi? La vita rurale è elementare e innocente. E' la vita esemplare. E' la vita che tutti dovremmo vivere. Perchè ce ne siamo staccati? L'antisemitismo non è una conseguenza del cristianesimo, come credono molti, ma è autonomo e ben più antico di-esso. Diffidiamo di chi vive diversamente da noi. Colui fa ciò che io non fo, conosce ciò che io non conosco; dunque, mi giudica. Infatti, gli ebrei rappresentano la presenza estranea, e nel medio evo erano chiamati « i testimoni ». Mentre i villani faticavano sull'aratro e i cavalieri, malinconici e ottusi, se ne andavano carichi di ferro verso il combattimento e la morte, loro, i «senza casa», occupavano le città, praticavano 1 commerci, si circondavano del profumo delle spezie, accumulavano l'oro, e soprattutto penetravano i misteri, In fondo, l'antisemitismo è il vecchio, insanabile dissidio tra fisica e metafisica. Ma Renato d'Angiò non temeva la metafisica. Nel suo reame autorizzava.gli ebrei a praticare la medicina, le arti, e persino la procura fiscale, e quanto a persecuzioni si limitava e estrarre da questi metafisici la maggior quantità di zecchini d'oro. Si aggiunga di passaggio che chi dice medicina, dice a un tempo cabala e magia. Gli ebrei accorrevano in Provenza come alla sede della loro felicità, e le rive della Duranza brulicavano di Salomonl e di Rebecche, nei cui occhi a poco a poco la febbre dell'odio e del terrore si spegneva, la cui pelle da gialla diventava rosa, le cui ossa sotto le zimarre variegate si rimpolpavano a vista d'occhio. Emergeva dalla moltitudine circoncisa Giovanni di San Remigio, astròlogo, medico ordinario e consigliere del re, vissuto molti anni alla corte di Renato, nell'amicizia e nella stima di questo buon principe. • Nascita e primi passi In omaggio al suo regale protettore, l'astrologo diede nome Renata alla sua figliola prediletta, e questa, venuta in età di prendere marito, andò sposa a un notaro Giacomo o Gialmo, il quale si cognominava di Nostra Signora, perchè dimorava nel rione di Notre-Dame, e più tardi, secondo l'uso del tempo, latinizzò il proprio nome in Nostradamus. Dagli amori talmudicamente legali di maestro Giacomo e Renata, nacque sullo accecare di mez¬ zogiorno del giovedì 14 dicembre 1503 Michele di Nostradamo, il quale visse nel secolo decimosesto e vide tutto ciò che nel suo secolo era degno di essere veduto, e per di più vide tutto ciò che è degno di essere veduto nel nostro, e ciò che vedranno i nostri figli nell'anno duemila. Ora tu vorresti, o lettore, la minuziosa dipintura della circoncisione del piccolo Michele, ma noi non te la daremo; perchè il piccolo Michele non fu circonciso, ma battezzato.. Morto il buon Renato, la Provenza passò per testamento alla corona di Francia, che in quel tempo cingeva la testa di Luigi XII. Questo re, che al riguardo del figli d'Israele non nutriva sentimenti altrettanto liberali e paterni, impose a costoro, con editto In data 26 settembre 1501, o di farsi battezzare, o di sgombrare senza indugio la « Sua » Provenza. Alte lamentazioni si levarono da quelle medesime rive della Duranza, che poco prima brillavano di un pispiglio festoso. La febbre riaccese, gli sguardi, la pelle da rosa tornò gialla, la polpa si dissugò sulle ossa. In segno di lutto, Giacobbi e Salomon! si lacerarono l'abito in diagonale, e la diaspora ricominciò. Per meglio dire, la diaspora ricominciò per coloro che non avevano provveduto a farsi un patrimonio e ad acquistare terre. E quando i tapini, i miserelli, i disperati se ne furono andati In colonna, con gli stracci dietro, i tegami bucati e i cani famelici, verso la Spagna gli uni, verso •1 paesi del Levante gli altri; i possidenti, cioè a dire i più, si schierarono in bell'ordine davanti ai fonti battesimali e vi s'immersero a turno, dopo di che, forniti di nuovi diritti, acquistarono feudi, castelli e titoli di nobiltà, e fondarono fra altre dinastie quelle dei La Tour, dei Puy-Michel, dei Cadenat, degli Arlatan-Lauris, che oggi costituiscono il fiore del patriziato provei zale. Tra gli accorsi ai battisteri, c'era anche Giacomo di Nostra Signora. Eppure chi più israelita di lui? Giacomo discendeva in linea diretta dallacelebre tribù di Issahàr, di cui nel libro I dei Paralipomeni è detto : « Duecento principi della tribù di Issahàr, uomini savi e che conoscono tutti.i tempi, comanderanno a Israele, e gli altri seguiranno i loro consigli »'. Avete capito? « I principi della tribù di Issahàr conoscono tutti i tempi ». Il che vuol dire in parole povere, che a quelli della tribù di Issahàr, il Signore ha concesso il dono di profezia. Michele Nostradamo « scendeva per 11 rami ». Benché Ramazzini abbia dato fin dai primi del Settecento una idea di psicologia applicata alla professione, e Campanella vi accenni nella Città del Sole, la psicotecnica è un'arte ancor bambina, e i suoi primi vagiti echeggiano alla soglia del nostro secolo. Nel Cinquecento la ricerca dell'individualità era un problema di cui nessuno sentiva l'urgenza, e il principio di eredità non essendo ristretto alle sole famiglie reali, ma estendendosi a tutte, si formavano lunghe generazioni di pittori, speziali, beccai. Miracolile mostri Nella famiglia dei Nostra Signora, là medicina era tradizionale. Il padre di Giacomo, Pietro di Nostra Signora, era stato medico ad Àrles. 1 suoi clienti li curava con specifici di sua composizione, e però i farmacopoli danneggiati e irritati, lo denunciarono come falsificatore ai consoli della città. Destituito dalle sue funzioni, Pietro di Nostra Signora entrò al servizio del duca di Calabria, poi a quello di re Renato, che lo prese come suo medico principale. Piaceva al re appartarsi di notte col vecchio sapiente, e udirlo parlare davanti al firmamento spiegato, delle cose celesti. Per non rompere tradizione cosi bella, Michele fu destinato .agli studi. In un meriggiò gorgogliante di sole, Michele di Nostradonna fece il suo ingresso nel Paese dei balocchi. Portava un casacchino a fiori, e nei suoi occhi esorbitati ruotavano due pupille enormi e nere. . L'Identificazione di Avignone con la straordinaria città nella quale Lucignolo e Pinocchio fu' rono convertiti in ciuchini, è meno arbitraria di quanto può sembrare. Un secolo e mezzo prima, Gregorio XI si era posto il triregno in testa, e aveva riportato la sede pontificale dalle rive del . Rodano a quelle del Tevere. Un vento di follia soffiava su Avignone, ove tutti i malfattori e i bancarottieri di Francia, attratti dalla liberalità del legato papaia, assassini, briganti, manutengoli, borsaioli, grassatori, trovavano pronta e festosa accoglienza. In tema di identificazioni, aggiungeremo che lo stesso • Michele era una fedele prefigurazione di Pinocchio, perchè i giovani, quando sono veramente presi dagli studi, hanno il passo rigido e la serietà dei burattini. La città era agitata e frastuonosa. Un denso scampanìo fumava dalle torri, e giù, per comunicarsi i più modesti pensieri, cittadini e cittadine si dovevano spolmonare come in mezzo alla bufera. Nelle fetide stradicciole, il popolo s'inginocchiava al passaggio dei penitenti. Come colombe in mezzo ai corvi, la calca nera era luminosamente' traversata dalle « cameriste di palazzo », che, a testimonianza di Garganello, « danno 1 baci più dolci del mondo ». Nostradamo passava e non vedeva. Non vedeva le belle avignonesi, che a detta di Pantagruelo « jouent volontiers du serrecroupière »; non vedeva i soldati papali che si pavoneggiavano nei sai variegati, non vedeva gli officianti sulle mule tinnanti di bùbboli, nè i prelati che, come fragili tesori, passavano sospesi nelle lettighe grondanti nappine d'oro. Non vedeva nemmeno i miracoli di cui è piena questa città di campane e di follia. Non vide all'incrocio di due' strade Sant'Agricola, vestito da statua ma sciolto nei movimenti, che chiamava con una mano le cicogne dall'Alsazia, e con l'altra le spediva in Africa. Non vide nella via dei Forbitori la Vergine miracolosa con la guancia ancora tinta di sangue, dallo schiaffo che due anni prima le aveva tirato un giocatore deluso. Non udì dalla fogna di via della Berretteria salire il latrato della fante convertita in cagna, perchè un giorno aveva gettato ai cani il pane dei poveri (1).- Non vide nella via San Didiero il gallo di pietra, ritto sugli speroni e coi bargigli frementi, e pronto ad annunciare la fine del mondo col suo fatidico cocoricò. Nulla vide nè allora nè di poi il giovane metafisico, il quale non aveva occhi se non per i « segreti della vita ». I suoi compagni dividevano la giornata tra lo studio delle arti liberali, che sono la grammatica, la retorica e la filosofia, e cèrti studi più libérali ancora che si praticavano nella via della « Maddalena coricata». In questa via nomata cosi bene, Michele di Nostradonna non mise mai piede. Gli domandarono perchè, rispose- che preferiva posare lo sguardo su qualche bel fenomeno naturale. Quasi la donna non fosse un bel fenomeno naturale! ■ Come tutti 1 predestinati, Nostradamo era misògino e casto. La sua memoria era così prodigiosa —memo- ria pene divina proeditus erat — che non trova l'eguale se non in quella di Arturo Toscanini, il quale un giorno, noi presenti, prese una pagina rigata di trentadue pentagrammi e nera di notine come una carta moschicida, se la pose orizzontale davanti al naso, la « spazzò » con lo sguardo radente, e di colpo se la mandò a memoria. Tra lusco e brusco, quando i suoi compagni carichi di pentimenti se ne venivano fuori dalla via della « Maddalena coricata », Nostradamo li metteva per due, e 11 conduceva fuori le mura, sotto il cielo astrologico e vertiginoso. Il cadavere conteso La luce vesperale era traversata da quei fuochi che i filosofi chiamano « astri erranti», e che i compagni di Nostradamo credevano stelle staccate dal cielo. Nostradamo li traeva d'inganno e insegnava che quei fuochi sono esalazioni solforose, che il vento accende come accende il carbone. Insegnava pure che le nubi non attingono nel mare, ma sono composte dai vapori che si vedono levarsi da terra quando l'atmosfera è nebbiosa. Insegnava che la terra è rotonda e che il sole che vediamo all'orizzonte ne rischiara l'altro emisfero. Insegnava i movimenti dei pianeti e le(1) L'inverno passato, in un ristorante di Broadvray, vedemmo una giovane americana fumare durante il pa*to e schiacciare lo sigarette sur un panino, orrendamente convertito In ' portacenere, Toccherà a quella americana del XX Eecolo, una punizione eguaio a quella toccata, nel decimosesto, alla Xante di Avignone? rivoluzioni annuali della terra intorno al sole. Parlava con tanta piacevolezza delle meteore e degli astri, che lo avevano soprannominato « il giovane astrologo ». Dove sarebbe arrivata la scienza di Nostradamo? E' facile arguirlo : avrebbe raggiunto Galilei, Keplero, Newton, Schiapparelli, Einstein, e tutti li avrebbe superati, se il suo notaro di padre, pensando che la scoperta delle verità celesti spesso converte l'uomo in bistecca, non lo avesse fermato, si può dire, sull'orlo della graticola. E dà quel giorno, a chi gli domandava che cos'è la terra e che'cosa il sole, Nostradamo rispondeva, che la terra è una superficie- piana allietata di molli collinette e di alberelli verdi, e il sole un disco di fuoco che per volontà di Dio le gira attorno. Per maggior prudenza, Nostradamo passò a Montpellier a studiare medicina. Quivi, il « giovane astrologo » capitò in un altro Paese del Balocchi. Varcata la soglia della Scuola, il neofita o «becco giallo», fu preso in consegna da un anziano, e iniziato ai misteri della «città degli scolari». A Montpellier, gli aspiranti dottori godevano privilegi e impunità. Contraevano debiti, ma non l'obbligo di pagarli; avevano facoltà di far espellere i vicini troppo rumorosi che li distraevano dagli studi, come fabbri, falegnami e simili; erano esenti da tasse, e per nessun reato dovevano comparire davanti ai giudici ordinari. E sì che in quella città, i giudici ti pigliavano un forastiero e te lo schiaffavano in fondo alla cella più umida e tetra, a semplice richiesta di un cittadino leso nel propri interessi. Chi osa negare la maestà della Scienza? Una campana squillò l'ora della lezione, e i due studenti, forniti di càlamo e di scrittoio, si avviarono verso l'aula. In quel momento medesimo, un tumulto scoppiò nell'androne, e una stridente voce di vecchio gridò : « Cadaver meum ! cadaver meum ! ». Nostradamo.fece appena in tempo a scansarsi: una mano verdastra e grondante sangue descrisse una sinistra parabola, sbattè sul. muro ove l'impronta rimase come un marchio di maledizione, cadde a terra con un orrendo « plof ». Due vecchioni uscivano.a urtonl da una porta, in robbone rosso entrambi e berretta nera con fiocco crèmisi, e tiravano questo per- le braccia e quello per i piedi un cadavere decapitato e in avanzata putrefazione, mentre un terzo vegliardo, vestito egli pure con abiti dottorali e munito di scalpello, andava sezionando il morto, fra gli acutissimi stridi propri e dei suoi colleghi. Il sinistro corteo si allontanò fra i tira e l molla, circondato da uno sciame schiamazzante di scolari, e spargendo dietro a sé' sangue e pezzi di cadavere. Una livida luce traversava le vetrate e spazzava dai muri le negre tracce ' dei sogni. E poiché le lezioni della Scuola cominciavano al finire della notte, agli stridi dei vecchioni morticldl, quelli si aggiungevano dei galli che cantavano l'aurora. Spassi notturni * — Che succede? — domandò Nostradamo, col raspo in gola. — La nostra Scuola — rispose l'anziano con visibile compiacimento — è più avanzata delle altre e pratica la dissezione fin dal 1376, ossia da quando 11 duca d'Angiò ci autorizzò a richiedere ogni anno il corpo di un giustiziato. Ma con un cadavere all'anno, che ci fai? E però 11 morto annuale è atteso con viva impazienza, e disputato al suo arrivo come un tesoro dai pirati. — E la lezione? — Poiché il morto, prima di rivelarci il suo segreto, è ridotto a spezzatino, la lezione è rimandata ogni anno all'anno successivo. La sera, gii anziani portarono il « becco giallo » in giro per la città. Non era rumore che di persiane serrate, di porte sprangate. All'avvicinarsi degli scolari, i borghesi si asseragliavano nelle Case, come all'arrivo dei lanzichenecchi. — Aprite alla Scienza — gridò l'istruttore di Nostradamo — voi che avete pulchras uxores: è arrivato uno scolaro nuovo! Il casto Nostradamo avrebbe voluto trovarsi sotto terra, e la notte celò 11 suo rossore. Nel silenzio sepolcrale, dall'abbaino supremo di una casa altissima, una voce rispose: — Passate via, maiali schiumanti, petulanti torelli, che appestate l'aria col vostro fetore di caproni! — Non ti fidare— ammoniva l'anziano — miti apparentemente e timorosi, questi borghesi d'un tratto si rivelano belve, come quel giorno che assaltarono 1 commissari del duca d'Angiò, U sbranarono e si cibarono di carne battezzata. — E tu — aggiunse indi a poco lo scolaro — sei battezzato? .— Ih nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo — susurrò ' il figlio di Giacomo Nostrasignora, chinando la testa e ricamando con la mano sul petto. Splendeva la luna sulla città cieca e rinchiusa in sé. Gli scolari se ne andavano tenendosi a catena, e pattinando sulle viscide lordure, che componevano per terra un lubrico skating-ring.Dopo tre anni di raccoglimento e di studi, Nostradamo, nella cappella di San Michele di Nostra Signora delle Tavole, fu sottoposto, come il peggiore delinquente, all'Interrogatorio più stringente e insidioso. Così voleva la tecnica degli esami. Infine, gli misero in testa la berretta quadra con la nappina crèmisi, ^l'Infilarono al dito l'anello d'oro, gli cinsero la cintura, gli consegnarono solennemente il libro d'Ippocrate, lo fecero sedere In cattedra, lo baciarono, lo benedissero e gli gridarono tutti assieme : Vade et occide Caini!Questa formula, nessuno ha mai capito che cosa volesse dire, ma era necessaria perchè uno, da uomo qualunque, diventasse «dottore». (Continua). Alberto Savìnio Nostradamus in una stampa del XVII secolo. Nostradamus in una stampa del secolo XVIII.