Gandesa conquistata dalla "23 Marzo" di Giovanni Artieri

Gandesa conquistata dalla "23 Marzo" le " Frecce hanno vinto la grande battaglia Gandesa conquistata dalla "23 Marzo" Le ultime accanite resistenze travolte dall'impeto dei Legionari italiani - Tre brigate rosse accerchiate - La manovra di avvolgimento prosegue intorno a Lerìda (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Gandesa, 2 aprile. Darò la longitudine e la latitudine della conquista di Gandesa, prima città importante della Catalogna, da parte dei Legionari «aZioni della Divisione ««« Marno », sforzandomi di raccogliere con la massima obiettività le mie impressioni e i miei appunti di testimone dei fatti. Gandesa è stata investita alle 12,30 dalle truppe navarrèsi del gen. Garda Vaialo, che procedendo sul fianco sinistro delle nostre colonne in progressione sulla rotabile nazionale Alcaniz-Tortosa, sono arrivate in vista di certe dolci colline della periferia, costellati! qua e là di casette coloniche, di baite e di villette. La linea Vorosciloff Non posso precisare il nome di quelle quote, ma sta di fatto che se un nuovo nome dovesse essere imposto a questi poggi verdeggianti fra pascoli e oliveti, giusto sarebbe quello di nido delle allodole e delle mitragliatrici, Dirò poi il perchè. A quest'ora, mezzogiorno e mezzo, la Divisione « B3 Marzo » era interamente attestata sulla rotabile, da Caseras fino al bivio del Moro. In una «paridera» di sassi rossi, il comandante generale Frusci aveva stabilito il suo osservatorio. Il generale e lo Stato Maggiore erano l\, attorno al goniometro e al canocchiale ricercatore, a osservare i costoni della Sierra di Montenegrelo ove, evacuata la città, i rossi avrebbero dato filo da torcere. E l'hanno dato. Si attendeva che venissero su le artiglierie medie e pesanti per battere e sbloccare la montagna, dove il nemico sin dal principio della guerra, un anno e mezzo fa, aveva stabilito ciò che chiamava la « infrangibile linea Vorosciloff », un sistema di fortificazioni in cemento e in.mattoni, incavernamenti e bocche di artiglieria a raso di terra, destinate a rendere insorpassabile la strada verso il mare. I battaglioni dovevano sostare per il rancio, ma la massa di autocarri e di veicoli di ogni genere premeva alle loro spalle. La folla dei carri armati sferragliava, svicolava per gli interstizi delle colonne di munizioni, di viveri, di soldati. I pezzi anticarro, sospinti a braccia, passavano davanti a tutti. Si sapeva che sarebbo stati attaccati da alcuni carri russi. La Divisione saliva per la strada erta che da Valdealgorfa, in costa di montagna porta a Calaceite, a Caseras e a Gandesa. L'ultima sua posizione, stamattina, era su un monticalo detto la Punta, propaggine di alture che ad anfiteatro degradano da Montenegrelo, raccogliendosi in una valle fertile e ridente, ove giace la città. La Sierra di fronte è capricciosamente disegnata: corre con una certa uniformità per un tratto, poi si inarca, si abbassa, sgroppa fin dinanzi a Gandesa, ove assume il vago profilo di una testa equina, prolungata dall'incavo di una sella. E' il così detto Puig del Caballo, che il nemico aveva scelto per concentrarvi l'artiglieria media e pesante. Sui campi intorno a Gandesa erano disseminati e occulti alcuni carri armati, e sulle colline a sinistra, quella dei casolari, crepitavano le mitragliatrici. Si tidivano dal bivio del Moro ora fiacche, ora rabbiose, battere contro i requetès di Volino. In effetti Gandesa era investita, ma non occupata. Una città «investita» come si dice in termine militare, è quella posta sotto il tiro del cannone. Si può quindi investire una città essendone lontani tanti chilometri quanti ne possono superare i proiettili delia propria artiglieria. L'« Implacabile » A mezzogiorno e mèzzo, dunque, superando il traffico della Divisione in movimento sulla discesa che porta a Gandesa, il centurione Iorio, l'aiutante Prestiacopo e io ci siamo avviati per la rotabile. Dinanzi a noi era uno squadrone di carri armati dell'aggruppamento Bandini, e il colonnello stesso che dall'alto di una costà gaurdava il monte dirimpetto. I carri erano fermi. Bandini ci ha fermati per chiederci ove mai andassimo. « A Gandesa », abbiamo risposto. « Andate pure », ma c'era alcunché di ironico nel risolino con cui ci ha accommiatati. In verità l'entrata a Gandesa, che pareva la cosa più facile del mondo — nulla inganna tanto come certo silenzio della guerra dinanzi a una città vuota, — è ap' parsa poco dopo assai difficile per una Balilla carica di tre passeggeri e un autista. Di là dalla punta il nemico, che scrutava la strada, ha visto le colonne sull'alto, ha visto t motociclisti e il piccolo nostro veicolo che si staccava netto sulla pagina bianca della Strada. Ha ritenuto giunto il momento di aprire il fuoco di sbarramento sul facile bersaglio della rotabile. Siamo rimasti così in un bprcraficsmrscvllscotrttlz o o à I n , l r , o a n bosco di ulivi, aderenti alla terra per due ore e mezza, facendo l'orecchio ai fischi e al fracasso delle cannonate che arrivavano in serie da tre batterie. Alla fine anche questo di stare ad attendere sotto il cannone che finisca, o che l'artiglieria si cerchi un altro bersaglio, è una questione di pazienza e di accorgimento. Si scoprono fischi e rumori nuovi, perfino nuove note musicali. Alcune schegge dei grossi calibri passavano con un rumore veloce e ronzante 'di motocicletta lontana, altri frullavano come calabroni, altri sibilavano secchi e si schiacciavano contro la corteccia degli ulivi o sul terreno. Le buche si aprivano ora qua ora là come eruzioni della pelle tra i solchi rossicci. E data la loro vicinanza, occorreva seriamente pensare che non scegliessero il terreno su cui, sdraiati e immobili senza nulla potere che aver pazienza, ce ne stavamo a fumare o a guardare l'orologio. Tratto tratto dal ciglio della trincea profonda che era il nostro rifugio, si dava uno sguardo intorno. Le cannonate cadevano a intervalli di una quarantina di secondi nel crac polveroso e sconnesso delle esplosioni o si affondavano inèrti senza scoppiare. Sulla strada si era fatto il deserto. Steso nei campi, il battaglione « implacabile » dèlia « 83 Marzo » col suo comandante seniore Zuliani era rimasto alla nostra destra. Si organizzava già l'attacco della selletta del Cobalto. Ma occorreva prima circondare Gandesa. Allora le Camicie Nere della a 2S Marzo », in un ordine da piazza d'armi sono passate sotto la grandine di cannonate senza rompere una sola volta le file. II. miliziano ubriaco Quel che si dice: « gettare l'anima al di là della trincea », era proprio ciò che in quel momento i ragazzi della « 23 Marzo » realizzavano. Un bombardamento di tre batterie da 105 dà appena due chilometri su una strada perfettamente illuminata, è qualcosa di serio. Ma nulla pareva che potesse fermare la marcia di quei fanti. Scendevano oltre, per ancora un chilometro battuto, andavano poi ai lati per avvolgere silenziosamente le difese vicine della città. Noi, a qualche trenta metri dalla strada, vedevamo tutto fra il fumo degli scoppi. .Dalla sinistra il fuoco delle mitragliatrici era diventato infernale. La resistenza ha avuto il massimo verso le tre e mezza, quando l'artiglieria del Puig del Cobalto ha cercato di scovare con una trentina di cannonate i requetès nel bosco dove noi erava mo ed essi non c'erano. Dalla Collina delle Casette, dove si combatteva accanitamente, col rullìo delle mitragliatrici veniva tra una pausa e l'altra il dolce canto di una famiglia di allodole. La guerra accende l'estro degli uccelli canori. Sono inflre passati, per sfondare le resistenze nell'interno di Gandesa, gli squadroni dei carri del colonnello Bandini e lo stesso comandante. Tra l'ultimo chilometro della rotabile e l'ingresso alle case di Gandesa c'è un trat» to in terrapieno di circa duecento metri allo scoperto. Fino alla porta si è accanita la resistenza del nemico. Quattro carri russi distanti dal ciglio della carretera solo mezzo chilometro hanno cominciato a sparare i loro colpi dalla fiamma vermiglia. Ma le batterie nostre attaccavano con gli anticarro. E pareva un duétlo\ di enormi rivoltelle. A Gandesa deserta ho trovato i lerfupddcacqEllsdHmqvdmddnbsnGlsclrnpavaspdMqngI i carristi. Tra muro e muro, per le strade e i negozi ancora aperti rimbombavano e fioccavano la fucileria e la mitraglia. Sulla piazza della Delegazione dell'ordine pubblico si dava un concerto di fischi di ogni tonalità. Nella calle di Valencia tuonavano le armi pesanti e gli anticarro a corpo perduto. Dietro di noi, a quaranta metri,, si combatteva. Eravamo dinanzi al. bar Maya, lasciato spalancato e.intatto nella fuga; sulla soglia un uomo senza scarpe, ubriaco fradicio, si dondola, socchiudendo ■ gli occhi. Ha bevuto senza risparmio. E' un miliziano della brigata Lister, al quale l'amore del vino aveva salvata la vita. Infatti era rimasto dinanzi alla bottega dove l'abbiamo trovato. Completamente fuori dì sè diceva: « Camaradas, salud, salud », tendendo il pugno. E si abbattevo di nuovo a terra. I carristi gli hanno buttato qualche secchio di acqua sulla testa, ma anche dopo la sbornia, quell'unico presidio nemico di Gandesa diceva: «Camaradas, salud, salud! » con un ritornello roco. La battaglia è finita verso le sei; quindi il battaglione «implacabile » è riuscito a scalare la Belletta, battuta dalle artiglierie in ritirata, ed ha stabilito il dominio pieno, delle posizione nemiche più pericolose, sulla città. L'odore del mare A Gandesa non c'è anima vivo, appartenente alla popolazione ci vile; tre giorni fa questa cercò di arrendersi e qualcuno andò ad issare la bandiera bianca fuori del paese su un cartello pubblicitario di una fabbrica italiana di gomme. Ma la F.A.I. intervenne e si ebbero atrocità di cui nessuno in questo momento può dare la cronaca. Presto saremo a Tortosa. La vittoria dei Legionari sulla divisione « Lister » e sul migliore e più agguerrito esercito rosso è completa I soldati fiutano l'odore del mare nell'aria di questa bella terra catalana. Cercano il Mediterraneo, distante solo una trentina di chilometri dalle cime di qualunque monte che scalano combattendo. E' il premio della loro vittoria. Per il nemico è il principio della fine. Con l'occupazione italiana di Gandesa, il fronte di Madrid non può essere tenuto ancora che qualche giorno. I capi e le milizie debbono correre molto sulla strada litoranea di Valencia, per non incontrarsi in uno sbarramento insormontabile che fra qualche giorno ver- rà da noi stabilito sull'estuario del l'Ebro. La grande vittoria legionaria ha determinato l'isolamento e l'accerchiamento di almeno tre brigate rosse, fra la colonna Volino ed nostri. Domani sapremo fino a qual punto è arrivato il dissolvimento del nemico e la portata della vittoria. Giovanni Artieri. •Sampedar Calat o Ceruera/Cf==s%^a/fresa Ih Terra ssa Cervia >MontUanch Jfr//X -o BfiRCELLÓM Tal5st Reus, rldcrnqml

Luoghi citati: Catalogna, Gandesa, Lerìda, Madrid