Marcia irresistibile di Riccardo Forte

Marcia irresistibile Marcia irresistibile (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) ■ Alcafiiz, 31 marzo. Oggi, per la breccia aperta dai Legionari alla fine détta giornata di ieri, è continuata la marcia in avanti. I combattimenti sono ricominciati all'alba, [La divisione « Lister », schierata nei paraggi di Yaldeltormo e che ha stentatamente cedute a a a e e ieri il terreno di fronte all'assalto delle truppe volontarie, decise a marciare verso il mare, ha mostrato anch'essa una risoluta volontà di dare scacco al piano del Comando dette truppe volontarie e arginare la lenta manovra di investimento delle ultime difese rosse davanti a Tortosa con una serie di mosse, che avrebbero dovuto prendere di sorpresa i nostri Legionari. Queste velleità di reazione non hanno però modificato l'andamento détta battaglia. Gli eventi seguono il loro corso. Dopo la disfatta di ieri sulla riva del Matarrana, l'esercito nemico non ha potuto che frenare momentaneamente qua e là laavanzata, senza riuscire a impedirla. Ma alla fine della giornata, travolte tutte le resistenze, la battaglia ha mutato fisonomia; di nuovo la breccia che s'era tentato di tappare era aperta; le truppe avanzavano rapidamente sulla strada di Gandesa, dopo aver vinto il nemico. L'avanzata è stata netta 'giornata di oggi di venti chilometri. Si è giunti a quattordici chilometri da Gandesa e a poco più di ventotto da Tortosa. 4 ore di combattimento Quattro ore di combattimen to, fra i più aspri, hanno pre ceduto questa nuova vittoria détte Forze Legionarie. Fin dalla mattinata negli uliveti che si arrampicano per gli aridi colli ai due lati della strada da Alcafiiz a Gandesa, numerosi gruppi nemici, appoggiati da una massa di artiglieria hanno tentato di insidiare l'avanzata e hanno tentato anche di mettere in pericolo le ultime posizioni raggiunte ieri dalle « Frecce ». Il ponte su Matarrana è crollato stanotte in mezzo ad una fragorosa esplosione. Non vi è stato nessun danno agli uomini, ma la strada del levante era spezzata. Il Genio si è messo febbrilmente all'opera. Si è potuto improvvisare una passerella. Più avanti c'era un altro monumentale viadotto: intatto. Non si comprendeva perchè il nemico avesse rispettato questa ladsTsfltqadgattCdaagavcspfs i a e e i a è a o o . l a opera d'arte e ne permettesse ancora l'utilizzazione. Si è avuta pochi momenti dopo la spiegazione: i dinamitardi, che speravano che i nostri volontari fossero ancora meno vicini, accorrevano a gruppetti verso il grandioso ponte con i pacchetti di esplosivi pronti all'accensione. Vi è stata allora una rapida gara. Gli uomini, preceduti dai carri legionari, si sono messi in marcia per raggiungere il viar dotto prima che saltasse in aria. Guadagnando in velocità sulle pattuglie nemiche che avanzavano, i Legionari hanno raggiunto il viadotto, i carri sono passati sull'altra sponda e hanno- aperto un fuoco a ventaglio sui reparti nemici-. Il combattimento si è ridotto ad una breve schermaglia; minacciati da girino, i dinamitardi si sono ritirati rapidamente; e così si è evitata la distruzione del ponte. La truppa disfatta Gli stessi carri sono andati avanti. Era la punta avanzata della Divisione « Frecce » che si spostava sulla carrozzabile di Tortosa. Le reazioni rosse non sono tardate. Le truppe di rinforzo, giunte nella notte a Calaceite, ultimo villaggio occupato ancora dai repubblicani su quella strada, si erano schierate accanto agli uomini détta prima, della nona e détta centesima brigata detta Divisione « Lister » e alla quindicesima divisione internazionale che difendevano trinceramenti intorno al monte Casos, a strapiombò sulla strada. Per quasi cinque ore i carri armati hanno dovuto lottare aspramente contro nidi di mitragliatrici che sbarravano il passo ad ogni metro che si spostavano via via più lontano senza nulla cedere dell'aggressività della resistenza. La artiglieria rossa, pressoché assente dagli altri fronti, cercava di sbarrare la strada. Gli osservatori rossi avevano ricevuto l'ordine di spiare le emissioni di cortine di fumo da parte delle batterìe legionarie piazzate sulle colline intorno a Mas del Labrador. L'artiglieria nemica ha sparato su queste batterie. La replica ha rintuzzato il proposito dei róssi e l'attacco si è infranto. Man mano che le truppe andavano avanti, il fuoco nemico, efficacemente controbattuto, si affievoliva. Alla fine della mattinata le linee si spostavano verso Calaceite. I carri agganciavano un po' più tardi le posizioni avanzate dei difensori del villaggio. Ormai la truppa vera e propria era disfatta. Resistevano i militi che presidiavano il paesello, quelli che avevano già ormai compromessa la propria vita e senza più scampo cercavano di difendersi. Di nuovo la battaglia negli uliveti, tutf intorno al paese. Il nemico era ora rappresentato da gruppetti sparsi senza collegamento fra loro. Non c'era più nulla davanti. L'avanzata era usg un rastrellamento di posizioni. Il terreno era conquistato. Alle prime ore del pomeriggio le truppe entravano a Calaceite. Il grosso delle forze repubblicane si ritirava verso la valle dell'Aigas. Alle cinque del pomerìggio, valicati alcuni monti senza più difesa, le prime pattuglie legionarie hanno raggiunto il fiume. L'inseguimento continua al tramonto verso Gandesa. Le truppe sono a dodici chilometri dalla città; marciano per le strade e le cottine disabitate verso i monti di Mpntènegrelo, a ridosso di Tortosa. Un intero battaglione, comprendente novecento uomini, di una divisione internazionale, è stato fatto prigioniero dai Legionari italiani, dopo la vittoria di stamani. Atte otto di sera i volontari hanno varcato VAi-gas, su ponti di fortuna. Riccardo Forte IL PONTE SUL CINCA FATTO SALTARE DAI ROSSI IN FUGA DI FRONTE ALLE CASE DI FRAGA (Foto Artieri)

Persone citate: Fraga, Lister

Luoghi citati: Labrador