L'ITALIA IN ARMI NELLA POSSENTE PAROLA DEL DUCE

L'ITALIA IN ARMI NELLA POSSENTE PAROLA DEL DUCE L'ITALIA IN ARMI NELLA POSSENTE PAROLA DEL DUCE Forze terrestri - Chiusi alcuni passi le Alpi sono invalicabili - Le fabbricazioni belliche lavorano in pieno: 580 mila operai militarizzati in 876 stabilimenti Forze navali • Tra due anni: otto unità di linea per 240 mila tonnellate - Abbiamo già uomini, basi, nafta e munizioni - La flotta sottomarina è la più potente del mondo Forze aeree • La nostra aviazione è una delle prime del mondo - Abbiamo migliaia di apparecchi e contiamo su 20-30 mila piloti - 58 mila operai fabbricano aeroplani Nove milioni di mommi mobilitabili, sulla terra sul mare nel cielo, per una guerra rapida, integrale, implacabile, diretta dal Capo del Governo Ecco il testo del discorso pronunciato dal Duce al Senato: Camerati Senatori, Signori! Sono esattamente passati 13 anni dal giorno in cui, — 2 aprile del 1925, — Io ebbi l'onore di parlare dinanzi a voi su problemi di carattere militare. In quell'ormai lontano, ma forse non del tutto dimenticato discorso, Io inquadrai nei suoi aspetti essenziali il problema della nostra difesa e quello dei nostri ordinamenti. Dopo tredici anni Oso dire che da quel giorno ci fu una bussola che guidò il nostro cammino, una mèta verso la quale indirizzammo quotidianamente le nostre energie, mèta che si sintetizza in questo enunciato: rendere sempre più efficienti e sempre più temibili le Forze Armate della Nazione. Dopo 13 anni io desidero ragguagliarvi, nella maniera più riassuntiva ed esauriente possibile e con la indispensabile riservatezza per taluni lati, su quanto si è fatto per l'Esercito, per la Marina, per l'Aviazione. Comincierò dall' Esercito al quale spetta il compito della difesa delle frontiere terrestri. Aggiungo subito che la « difesa » non deve essere interpretata in senso limitativo; spesso la migliore difesa è l'offesa. Ora, in fatto di frontiere terrestri la natura ha provveduto a garantire all'Italia considerevoli coefficenti di sicurezza. Quando siano resi ermetici alcuni passi, il che si sta facendo, per tutto il rimanente della grande cerchia le Alpi sono invalicabili, e non soltan to nei mesi invernali. Al riparo di questa gigan fesca fortificazione segnata da Dio per i millenni, vive e si sviluppa un popolo la cui massa numerica lo pone già, esclusa la Russia, al terzo posto in Europa, mentre è uno tra i più omogenei della terra. Entro l'anno solare corrente l'Italia supererà i 44 milioni di abitanti, tra dieci anni attingerà nel solo territorio della Madre Pa tria i 50. Di questo dato fon damentale bisogna tener con to, quando si parla di armi e di armati. Senza gli uo mini non si fanno i battaglioni e ci vogliono molti uomi ni per formare i « Grossi » battaglioni. Le forze mobilitabili Chiamando gii uomini dai 21 ai 55 anni l'Italia può arrivare a 8 milioni di mobilitati; ag< giungendovi i giovani di 18, 19, 20 anni si oltrepassano i 9 milioni. Calcolando che il 50 per cento di questa massa sia destinata ai servizi delle retrovie, importanti specie per i caratteri che va assumendo la guerra moderna, restano sempre da 4 a 5 milioni di combattenti di prima linea. Non potete non convenire, onorevoli camerati, che è una massa imponente. e e o ndp PARLA IL CAPO DEL GOVERNO (Telefoto). Alla data del V marzo dell'anno corrente noi possiamo mobilitare, al completo e in un breve termine di tempo, un numero di unità superiore a quello che fu impegnato nella battaglia di Vittorio Veneto. Questo vi dimostra quanto sia ridicola la polemica di taluni ambienti d'oltr'Alpe, secondo la quale la guèrra africana ci avrebbe indebolito, così come l'istituriop.e di due Corpi d'Armat? a. kibia o la partecipazior . «si Svolontari alla guerra vii Spagha. Tutto ciò ci ha, invece, formidabilmente rafforzato ; e non soltanto dal punto di vista morale come avviene quando si vince, ma nei mez^i che abbiamo man mano sostituito e, quindi, aggiornajto e perfezionato; liei quadri e negli uomini che hanno potuto — unico esercito dalla guerra mondiale in poi — fare la grande esperienza, di una guerra vissuta e vinta. Accanto ai grandi capi che si chiamano Badoglio, De Bono, Graziani vi sono decine di generali che hanno fatto o rifatto la guerra, si sono cioè ancora una volta cimentati in questo evento supremo nella vita dei popoli; vi sono migliaia di ufficiali di ogni grado che hanno guidato gli uomini al combattimento — contro un nemico guerriero e crudele come l'abissino — o in una guerra a carattere ormai classicamente europeo come la spagnola; vi sono, infine, centinaia di migliaia di soldati che hanno marciato, combattuto, sofferto fa cendo una guerra che — an¬ che nel caso dell'Etiopia — presentò difficoltà eccezionali e assunse carattere continentale. Reduci di tre guerre E' mio intendimento che tutti questi uomini i quali hanno l'esperienza di una, due, talora tre guerre, costituiscano, al momento opportuno, una o più armate di manovra e d'assalto. Non insisterò sul « morale » di queste truppe, nè di quelle di leva : esso è semplicemente superbo ed è destinato a migliorare ancora man mano che là GIL, da me voluta, preparerà moralmente, fisicamente, politicamente le nuove generazioni per i nuovi, sempre più ardui compiti Così, mentre declinano i gloriosi veterani della guerra mondiale, che si misurarono vittoriosamente con razze tradizionalmente guerriere, quali l'austriaca e la magia ra, sorgono i figli e i nipoti capaci di raccogliere l'esem pio dei maggiori con l'ansia palese di superarli. Gli ufficiali dell' esercito italiano — di tutte le Armi e Corpi — per il loro alto senso del dovere, per il loro coraggio fisico e morale, per la loro dirittura e cavalleria, per il cameratismo e lo spirito di sacrificio, costituiscono veramente una gerarchia di valori nazionali degna del più incondizionato rispetto. I problemi che li riguardano si tende a risolverli in modo che le giuste esigenze dei singoli si conciliino con le superiori esigenze collettive dell'Esercito e della Nazione. Non meno degni di elogio so¬ i o a 3 e LA FOLLA SI ADDENSA IN PIAZZA VENEZIA ACCLAMANDO MUSSOLINI (Telefoto), litica e quella militare della guerra: nell'Italia del Littorio questo pericolo non esiste; in Italia la guerra come fu in Africa, sarà guidata agli ordini del Re da uno sólo, da Chi vi parla, se — ancora una volta — questo grave compito Gli sarà riservato dal destino. Il dominio del mare srvtdcnzdLa guerra terrestre è facilitata o meno dal dominio maggiore o minore del mare. Che cosa rappresenti il dominio del mare nello svilup po della potenza dei popoli vi è manifesto attraverso i lumi della storia e le nostre stesse esperienze nazionali. L'Italia, sopratutto l'Italia, ha il dovere più che il diritto di possedere una marina da guerra degna di questo nome. La stiamo facendo. Anche qui il problema ha dei termini semplici: costruzioni, quadri, basi. Le discussioni del dopo-j guerra, fra i sostenitori del-1 le navi da battaglia e gli altri favorevoli a un innumerevole naviglio minore, sii sono esaurite, come tutte lej discussioni a carattere teoretico. E' positivo che non; bastano le navi da battaglia a formare una marina, ma è più positivo ancora che con il famoso « pulviscolo navale » non si fa una Marina. Anche senza la facoltà che ci era stata concessa dalla Conferenza di Washington, noi avremmo finito per costruire delle corazzate. Decidemmo nel primo tempo di rinnovare le vecchie. Ciò accadde durante la gestione Sirianni. La cosa fu attentamente esaminata, anche perchè — bisogna riconoscerlo — i precedenti del genere nella nostra Marina non erano stati felici. In realtà, il nostro Genio navale ha risolto il problema nel più brillante dei modi: le vecchie unità sono state, più che ringiovanite, rifatte. Due di esse, la Cavour e la Cesare, sono già entrate in squadra; le altre due, Duilio e Dorìa, sono in cantiere. Per le altre quattro navi di linea abbiamo utilizzato il tonnellaggio massimo di Washington: 35 mila tonnellate. La Vittorio Veneto e la Littorio sono state varate; le altre due, Roma e Impero, si lavora a impostarle. j 1 i j ; Tra il 1940 e il 1941, e anche prima se possibile, il nerbo della nostra flotta sarà costituito da otto navi di linea di complessive 240 mila ton nel late circa. Dopo le navi di linea segue il minor naviglio di superfi eie il cui tonnellaggio va dalle 10 mila tonnellate dei Trento alle 600 delle torpediniere. E' una massa notevole di unità bene armate, veloci, manovrabili, tutte o quasi costruite durante la nostra èra. Viene, quindi, il naviglio subacqueo. Confermo al Senato che l'Italia ha oggi la flotta sottomarina più potente del mondo. Abbiamo distanziato tutti e in modo tale che sarà molto difficile, se non impossibile, raggiungerci e toglierci questo primato. Offensiva navale I quadri della Marina sono all'altezza del loro compito. La preparazione morale e professionale nella Accademia di Livorno si fa sempre più accurata. In questi ultimi anni, così ricchi di avvenimenti, la Marina ha potuto dare la prova della sua solidità e della sua forza. Il suo contributo alla Campagna per la conquista dell'Impero è stato essenziale. Gli ufficiali dello Stato Maggiore, dagli ammiragli ai guardiamarina, hanno tutti la coscienza della loro missione e sono pronti a qualsiasi cimento. an A coloro i quali, dissertando di strategia navale, avanzano l'ipotesi che anche nelle guerre future le navi da battaglia rimarranno vigilanti nei porti, come durante la grande guerra, io rispondo che, per l'Italia, ciò non avverrà. Non,è questione del costo delle navi, è questione della tempra degli uomini e degli ordini che riceveranno. Come gli ufficiali di vascello, altrettanto degni di menzione sono gli ufficiali del Genio navale e quelli delle armi navali e degli altri corpi. Nella vita di una moderna unità di guerra il compito dei sottufficiali e degli specialisti è sempre più importante. Le scuole . per preparare tali specialisti funzionano ottimamente. La GIL vi ha la sua parte. La disciplina degli equipaggi è ammirevole. Non mai come salendo a bordo di una delle nostre navi da guerra si ha l'impressione della profonda trasformazione fisica e morale che il Regime ha operato nel nostro popolo. Tutte le volte che nei porti stranieri si mancò di rispetto all'Italia o al Fascismo i nostri marinai non lo tollerarono ! Fondamentale per l'efficienza della Marina è l'esistenza di numerose e munite « basi ». Tutte le nostre basi nel Mediterraneo centrale e orientale sono particolarmenI te rafforzate. Insieme con le ; basi sono stati compiuti [grandi lavori per i depositi ,'di combustibili liquidi, depositi costruiti secondo le più i aggiornate indicazioni delìl'ingegneria in materia. Comunico che abbiamo in ' casa nafta per il consumo previsto di un abbastanza lungo I periodo di operazioni. Altrettanto dicasi per il muniziona* cdvfnzcttmento di superficie e per i si- luri. Sopra un altro dato della si- tuazione desidero richiamare Senato; e, l'attenzione del cioè sull'effettuata riduzione dei servizi a terra che una volta erano disimpegnati da forze della Marina e oggi sono disimpegnati da formazioni della Milizia. La difésa costiera, salvo in taluni settori di importanza capitale, è affidata alle Camicie Nere che assolvono al loro compito nel modo più commendévole. ' " ' Così, quella che una volta poteva definirsi deplorevole tendenza all'insabbiamento nei posti a terra è ormai scomparsa, anche perchè ripugna al costume delle nuove generazioni. Attraverso la dura lezione dei fatti e la progredita educazione politica sta sorgendo in Italia una « coscienza » che chiamerò, più che marinara, « navalistica », nel senso imperiale della parola. Gli uomini del mare sono abituati al silenzio, alla pazienza, alla precisione, al rischio. L'Italia può contare sul loro coraggio, sulla loro capacità e sulla loro abnegazione! Le forze aeree Vi è noto, onorevoli senatori, che negli anni dal 1919 al 1922 fu deliberatamente perpetrato il letterale massacro della nostra aviazione. E' solo dopo l'avvento del Fascismo al potere che l'aviazione ricomincia a vivere. Le tappe di questa rinascita sono consacrate nelle leggi e nei provvedimenti che ridavano un'ala alla Patria. Nel decennio 1924-34 l'aviazione italiana si organizza e si afferma brillantemente con le memorabili crociere mediterranee ed oceaniche: le basi sono gettate per il grande edificio la cui costruzione comincia nel luglio del 1934; con una prima assegnazione straordinaria di 1200 milio i ni. Sono passati quattro an ni: oggi l'aviazione italiana ì è una delle pr:*^e del mondo, i Accanto alle 'aliquote auisiliarie dell'Esercito e della n e a o e i a o i o o r a l I i o . ¬ no i sottufficiali della cui condizione il Ministero si sta particolarmente occupando. Il «Cogefag» Per mobilitare milioni di uomini occorrono mezzi materiali ingenti, il cui ordine di grandezza va dal milione al miliardo (come per le cartucce per armi portatili). Il « cogefag », o più intelligibilmente: « Commissariato generale per le fabbricazioni di guerra », istituito nel 1935 e diretto con superiore competenza dal senatore Dallolio, è l'organo che coordina, controlla, sospinge tutti gli stabilimenti che lavorano ininterrottamente per le Forze Armate: tali stabilimenti che si chiamano appunto ausiliari — sono 876, con una massa di operai di 580.033 sottopósti alla disciplina militare: aggiungo subito che la disciplina degli operai negli stabilimenti ausiliari è perfetta. Non è questa la sede più adatta per esporvi la nostra dottrina di guerra, così come l'abbiamo elaborata ed aggiornata alla luce delle esperienze antiche e recenti, nostre ed altrui. Vi dirò solo che noi tendiamo a preparare uomini e mezzi per una guerra di rapido corso: per questo non sarà mai abbastanza curato l'addestramento individuale del soldato e collettivo dei reparti nell'ordine chiuso e nell' ordine sparso; non sarà mai abbastanza appoggiata dai cannoni e dotata di cannoni la fanteria che fu e sarà sempre la regina delle battaglie; non sarà mai abbastanza iperalimentato l'attacco con riserve innumeri, onde il successo tattico si tramuti in quello che è lo scopo della battaglia: il successo strategico. La motorizzazione non deve essere spinta oltre un certo limite sotto pena di comprometterne i van taggi. La divisione, se divi' sione deve chiamarsi, non può avere meno di nove bat taglioni. Comando unico I quadri superiori e inferiori debbono possedere in sommo grado il senso di responsabilità e lo spirito di iniziativa e di decisione. Non sarà mai abbastanza coordinato il lavoro delle diverse Armi e l'apprestamento dei mezzi logistici, nonché — sulla scala globale — l'armonizzazione dell'azione dell'Esercito, della Marina, dell'Aria, per attuare quella che 10 chiamo la condotta unitaria della guerra integrale, cioè rapida e implacabile. Nell'Italia fascista il problema del comando unico — che tormenta altri Paesi — è risolto: le direttive politico-strategiche della guerra vengono stabilite dal Capo del Governo ; la loro applicazione è affidata al Capo di Stato Maggiore generale e agli organi dipendenti. La storia — anche la nostra — ci dimostra che fu sempre fatale 11 dissidio fra la condotta po-

Persone citate: Badoglio, Dallolio, De Bono, Duce, Graziani, Mussolini, Sirianni