« Mazarino » di Lucio d'Ambra e Luigi Bottelli al « Carignano »

« Mazarino » di Lucio d'Ambra e Luigi Bottelli al « Carignano » « Mazarino » di Lucio d'Ambra e Luigi Bottelli al « Carignano » Si sa che cosa diventa un grande uomo di Stato in commedie storiche di questo genere; essendo necessità di governo agire con prudenza e accortezza, diventerà un tale che tende trappole e inganni da mane a sera; essendo necessità dell'ingannare e trappoleggiare l'amabile dissimulazione diventerà un tale che dalla ribalta vuol divertire tutti quanti. Si vedrà cosi un reggitore di popoli, un costruttore di nazioni, spassarsela a raccogliere pettegolezzi, ventagli, confidenze di donnette deluse, e a ribattere arguzie e ad architettare piacevolezze. Ora è toccata a Mazarino. Quei due eccellenti, avveduti e cordiali uomini di teatro che sono Lucio d'Ambra e Luigi .Bonelli, hanno pensato di fare anche con Mazarino uno di quei giochetti scenici che, su ben note formule, da Scribe a Sardou a noi, hanno innumerevoli volte preso a tu per tu i più insigni e distanti uomini della storia, inducendoli a strane e imprevedibili rassomiglianze non con i signori del mondo ma con gli intriganti e i burloni del teatro. Anche il cardinal Mazarino è trattato, dunque, in queste scene, con molta confidenza, e più che un gran ministro ci è parso una specie di furbacchione, uno di quelli che se la cavano sempre, tra gente che ascolta dietro gli usci, e inge nue congiure di palazzo. E quelli che hanno da fare con lui, sono su per giù della sua statura, da Anna d'Austria al gran Condè; sicché tra tutti, esclusa a priori la verisimiglianza storica e l'alto suono della poesia, sono riusciti a intrecciare tre atti che II pubblico ha ascoltato volentieri ed ap>plaudito. E fermi 11. Naturalmente Lucio d'Ambra e Luigi Bonelli avrebbero potuto fare molto meglio, ma hanno voluto, a quanto appare, accontentarsi e accontentarci con un divertimento, con uno spettacolo alla vecchia maniera domenicale e corriva, e a noi non resta gran che da dire. Le battute spiritose, il pittoresco dell'ambiente, gli intrighi e gli imbrogli destinati ad aguzzare la curiosità, un certo convenzionalismo di frasi che echeggiano bene, e le confessioni, imperigli, l'audacia dei congiurati, la salvezza delle vittime designate, il trionfo del protagonista, tutto ciò riesce a un certo effetto. L'epoca è romanzesca, la Fronda, Condè, la Duchessa di Chevreuse, là Duchessa di Longueville, Retz, la grande figura del Cardinale; nomi e ricordi pieni di fascino. Bisogna dire che gli autori si sono mossi tra gli attraenti fantasmi con molta i facilità; anche troppa. Ma non insisteremo a lamentarcene, se sono riusciti a farsi battere le mani ad ogni atto. Ruggero Ruggeri ha rappresentato il Cardinale con la solita sua aperte e preziosa magnificenza di dizione e di atteggiamento; con impegno hanno collaborato con lui Laura Carli, Carlo Lombardi, Corrado Annicelli, Fanny Marchiò, il Martelli e gli altri tutti. Belli i costumi. Applausi ad ogni chiudersi di velario. f. b. RIRIRRIBIIITI

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