Col generale Yague nelle prime linee di Giovanni Artieri

Col generale Yague nelle prime linee Col generale Yague nelle prime linee \ (Da uno dei nostri inviati) Candashos, 28 marzo. Sulla splendida strada di Francia, che parte da Madrid e passa per Barcellona,. le Divisioni. del Corpo d'Esercito marocchino hanno percorso ieri venti chilometri: da Candasnos, ultimo villaggio conquistato sabato, fino atte rive del fiume Cinca. Sulla sponda opposta c'è Fraga, e a meno di trentacinque chilometri Lerida. Alle cinque del pomeriggio, le banderas del colonnello Muiioz Grandi, scendendo per balze quasi a picco-sul fiume, si Sono'annidate nella profonda valle ove il Cinca si apre la strada, tumultuoso e selvaggio. La città di Fraga è di fronte nascosta in un bosco di fichi centenari; che le dà per i suoi frutti fama nazionale. Dai fogliami si erge la torre a tre piani della chiesa di San Pietro, uno dei campanili più belli dell'Aragona, che è il paese dove anche il più meschino villaggio si ingioiella di un meraviglioso vecchio campanile. II! ponte demolito Fraga è silenziosa: nemmeno un colpo di fucile. Eravamo col generale Yague e il suo Siato Maggiore su una delle alture calcinate che dominano la valle del Cinca a guardare la città. Dietro noi, sul filo d'asfalto lucido della strada, venivano chilometri di colonne motorizzate, decine di migliaia di uomini,- batterie, autocarri, intendenze; ambulanze vuote. Sulle praterie che si stendono ai lati della strada e si chiamano, quelle di destra Cardiel, e quelle di sinistra Las Menoarcas, in ordine di combattimento camminavano le avanguardie e lontano, più a nord, la cavalleria. Tutta l'indescrivibile folla di marocchini, di soldati del Tercio, di artiglieri, di conducenti, ohe lentamente si spostava verso la nuova conquista della giornata, non ci aveva raggiunti. Si sagomava sulla rilucente prospettiva della strada di Francia : annunziandosi per un vago brusìo. Cosi sugli strapiombi che precipitano sul selvaggio Cinca eravamo un complesso silenzioso a guardare col binoccolo, se mai si vedesse alcunché di interessante nella cittadina ancora nemica. Alle cinque meno qualche minuto, una vampata è fiorita, breve e sanguinosa, sul fiume. Una silenziosa nube si è lentamente gonfiata prima che il fragore traversasse la distanza per arrivare a noi. Il generale Yague ha tolto gli occhi dal binoccolo e ha detto brevemente: « Hanno fatto saltare il typonte ». Quando l'esplosione si è cancellata dal quadro, a fissare bene si potevano vedere uomini passare a guado la corrente e risalire rapidamente la sponda opposta. Erano i dinamitardi rossi che si mettevano.in salvo. Qualche tiro si è udito fra gli echi dei calanchi: evidentemente le nostre pattuglie cercavano di fermare qualcuno dei fuggiaschi. Ma niente di più. L'artiglieria media e pesante, che era dietro, non ancora poteva inseguire a cannonate le ultime colonne nemiche, che indubbiamente in quel momento si preparavano a uscire da Fraga. Il passaggio del fiume potevano effettuarlo le pattuglie di cavalleria, le batterie non ancora. L'artiglieria legionaria Fra poche ore andremo a ritrovare la 150.a Divisione per le vie della città, prossima a muoversi per co'ntinuare verso Lerida. Ormai questi soldati non riposano più. Alcuni spossati li ho visti sui margini della strada accanto ai morti di ieri, addormentati -in un sonno quasi altrettanto irremovibile. Erano venerdi a Bujaraloz, sabato a Pehalba e a Candasnos, e ieri mattina nella prateria di La Menorca, nel pomeriggio nelle gole del Cinca: domani saranno per i monti della Mezquita, sempre seguendo, come un filo d'Arianna, la serpeggiante strada di Francia, fino a Barcellona. I soldati camminano instancabili: forse in fondo al loro sforzo c'è l'allucinazione della Catalogna prossima, di Barcellona non remota. Questa marcia di Yague, appoggiata dalla penetrazione che i Corpi d'Esercito di Solchoaga e di Moscardo, ha uno scopo ben preciso: impadronirsi dei nodi idroelettrici del Seros e del bacino del Sègre, che' alimentano di energia elettrica quasi tutta là Catalogna. Pèrdita irreparabile,, come.è logico, che metterà un punto fermo alle possibilità di resistenza delle retrovi" rosse. Nè, a quanto appare, l'esercito nemico può reagire efficacemente alla minaccia. Le sole unità che ancora tengono, per quanto d'ora in ora meno energicamente, sono quelle concentrate dinanzi .a Mirablancfta, sul Matarrana, nel settore legionario. Ièri mattina hanno tentato con un intensissimo fuoco di fucileria di. ostacolare alcuni spostamenti delle,«Frecce-» e stamattina tiravano cannonate di interdizione alle' nostre batterie. Fiacco fuoco presto' taciuto.. In venti minuti di preparazione, dalle undici alle undici e. vènti le batterie legionarie hanno polverizzato con scariche di 1800'cólpi ogni tre-mi nuti le.trincee stabilite su monte Lìrio e sul Mas del Labrador, assalite e presto dominate da àlcu ni reparti «azzurri » e- « neri ». Tuttavia .il nemico disputa il terreno a palmo, a palmo, cercadi impedire- l'arrivo dei -Legionari ai nodi di Cretas' e Calaeeita e l'aggiramento della sterra di Mónténegrelo, attaccata anche da Aranda che .procede da Monrojo La resistenza-in questo settore è altrettanto disperata - quanto inutile. Il fronte, crolla^ pezzo a pezzo. Una volta bucata-questa crosta d'uòmini che combattono sotto la minaccia di essere fucilati al primo segno di fuga, entreranno in azione le colonne celeri motorizzate ita]iane della « Littorio » e della « 23 Marzo» e la'battaglia sarà compiuta. -Giovanni Artieri

Persone citate: Aranda, Fraga, Moscardo, Muiioz Grandi

Luoghi citati: Barcellona, Catalogna, Labrador, Madrid