Il passaggio dei fiume nel silenzio della notte di Giovanni Artieri

Il passaggio dei fiume nel silenzio della notte Il passaggio dei fiume nel silenzio della notte (Da uno DtXINOBTW-INVIATI) Quinta, 23 mano. Le Divisioni del Corpo di Esercito comandato dal generale Yague al tramonto di oggi sono passate con itomi,i; 'irtiglierie, cavalli, intendenze ni di là dell'Ebro, tanno.rotto il jronu nemico che tuttavia teneva la linea del gran fiume, e si sono addentrate nel territorio della sponda sinistra, per una profondità di circa dieci chilometri. Verso l'oscurità nemica Un altro tempo della grande battaglia si è concluso con questa imponente operazione militare sull'Èbro. Il fronte rosso, tagliato in monconi di scarsa vitalità dalle colonne nazionali in cammino verso la Catalogna, può considerarsi prossimo al crollo decisivo su una estensione che va da' Huesca a Teruel; attraverso gli enormi varchi aperti con le armi alla mano, l'Esercito vittorioso dilaga ormai irresistibilmente verso la Catalogna e il mare. L'Ebro è stato forzato all'altezza di Quinto, a circa trentacinque chilometri a sud di Saragozza, dove U fiume descrive una profonda curva, l'acqua perde velocita e le sponde si abbassano fino alla corrente con giuncheti e sterpate. /I luogo è un antico traghetto che ha conservato il nome di < La barca de Quinto ». Le rive distano 180 metri, l'acqua è profonda dagli otto -ai dieci metri. Maestosamente qui il paesaggio, spoglio e triste di pallidi poggi lunari, si specchia nel fiume tranquillo. Il castello di Quinto e le case rossicce deformate per la fabbrica di mattoni e di calce, accompagnano la strada che costeggia l'Ebro fedelmente e che era rimasta in questi giorni sotto la minaccia delle mitragliatrici rosse dall'altra sponda. Uscendo da Fuentes, il cammino della rotabile asfaltata era interdetto: più di un convoglio automobilistico era stato fermato dal nemicò con uno scambio di mitraglia. Del vecchio fronte era rimasto intatto questo pezzo, da Fuentes de- Ebro fino ad Azaila, delimitato appunto dal fiume. I nazionali e i rossi erano divisi soltanto dall'acqua dell'Ebro, impas-sibile e diffìcile frontiera. Ieri sera alle 9,30 le colonne di autocarri che attendevano nascoste nelle pieghe delle colline presso Quinto, carichi dei tozzi pontoni di ferro, si sono accostati a fari spenti alla riva destra. Silenziosamente i grossi battelli sono scivolati dalle sponde fangose nell'acqua. Una timida luna velata da nubi di temporali non ha gettato una luce indiscreta sulla strana manovra notturna. I lunghi remi dei pontoni carichi di soldati hanno tagliato ' la debole forza della corrente e tacitamente si sono avviati di là verso la sponda nemica., Ognuna di queste barche naviganti su centottanta metri d'acqua, che poteva da un istante all'altro ribollire di scoppi, era attrezzata come una piccola nave da guerra. Una mitragliatrice pronta al fuoco su una delle prue, due ai lati, sui larghi fianchi, protese verso la sponda e nell'interno } soldati a capo basso dietro le murate fra i rematori, jcol fucile imbracciato e l'occhio fisso sulla nemica oscurità. Nessun fuoco, nessuna parola. La gettata del ponte A tre per volta i pontoni si sono ■ allontanati da Quinto, disperdendosi sul filo della corrente, approdando ognuno in un punto aiverso. Tornavano indietro e rifacevano il carico e così di sèguito fino a quando tremila uomini, primi che calpestassero la sponda opposta, non si erano'già perduti nella boscaglia di sterpi, al di là, in traccia del nemico e per evitare che un subito risveglio di questi disturbasse le operazioni di lancio dei ponti già cominciate. A Quinto, in/atti, dagli autocarri erano stati scaricati ventotto battellini e si lavorava alla costruzione di una passerella leggera da due tonnellate e mezza Parallelamente, a una distanza di dieci metri, si configgevano nella eabbia del fondo gli otto cavalietti di testata di un secondo ponte ca cinque tonnellate per il passaggio delle artiglierie mefite e del grosso Mentre sulla riva nemica i tremila, soldati passati sui pontoni stabilivano la.difesa per la notte, di qua si lavorava. I magli azionati a mano da cordate di' uomini, battevano colpi sordi sui pali get- , i e e tati nel fondo del fiume. Le po derose mazze martellanti,, ravvolte in stracci e coperte, cadevano con tonfi soffooati. I pontieri alle còrde in file di dieci e di venti, faticavano senza parlare, febbrilmente. La poderosa opera per la quale sono state scaricate a braccia duecento tonnellate. di mate riale,' doveva terminare presto, occorreva non farsi sorprendere dalla- luce o dal nemico. In .quattro ore e mezza il grande ponte era finito. L'esodo delle forze di Yague da Quinto alla sponda opposta si iniziava. ■ Una immensa migrazione notturna per un gigantesco agguato è continuata cosi fino all'alba, quando il nemico,'ancora una volta sorpreso nel sonno, si è reso conto che occorreva combattere non più dietro la.trincea mobile dell'Ebro, ma sul terreno suo. Drammatico risveglio La J/.a bandera della 13.a divi^ sione, comandata dal colonnello Arredondo, esplorando il terreno di un chilometro al di là della riva sinistra, era giunto sul far dell'alba a una nuda collina dominante la pianura del fiume. Tre case, disposte a triangolo, guardavano l'Ebro -e la strada diretta a Bajarloz. Parevano fatte apposta per difender* a tiro di mitragliatrici sia il traghetto che il transito del la rotabile. Sulla prima, più a sinistra, era issata una bandiera rosso e nera con la sigla della F. A. I., il posto di comando dei fortini. Tutto attorno trincee e reticolati. Il risveglio dei difensori è stato drammatico. Hannoyisto l'enorme esercito in movimento sul fiume, hanno sentito imminente la .morsa di un combattimento disperato e le mitragliatrici hanno tirato sulle-lontane masse brulicanti sull'acqua, ma da vicino, tròppo da vicino, i Legionari del colonnello Arredondo hanno risposto. Erano occultati nel fondo della steppa di sterpi presso le casette. Vedevano dalle finestre i nemici spiare qua e là, sventagliare qua e là le loro armi. La manovra di -accerchiamento a tutti e tre i fortini, era già compiuta. Il combattimento senza tregua è durato tre ore. Pigliate d'assalto una per una le tre file.di trincee, gli ultimi difensori si sono ridotti nelle camere del fortino di sinistra. Là dentro, penetrando dalle finestre, i soldati di Arredondo hanno fatto giustizia con le bombe a mano.,Questo combattimento ha segnato la fine della resistenza rossa sull'Ebro. Era un nucleo ai circa cinquecento uotnini che guardava il passaggio. La caccia legionaria Durante tutta la giornata la migrazione delle truppe di Yague è continuata senza disturbo. Oliinfaticabili soldati deH'Agrupacion de Pontoneros si sono spostati più a sud, per lanciare un altro ponte all'altezza di Gelsa. Le vie di comunicazione sull'Ebro sono assicurate dalla protezione delie artiglierie, in vista di una quasi impossibile reazione nemi ca. Alla vista della grandiosa marcia verso Bajarloz delle divisioni di Yague, non più in ordine' di combattimento, ma in compatte masse di penetrazione, non si può più supporre una volontà avversaria dégna di considerazione. Un solo segno di vita ha dato il nemico, precisamente oggi verso le 15,30 con una incursione di dodici caccia. Hanno tentato ed effettuato qualche mitragliamento sui ponti, ma non sono scesi al di sotto -dei mille metri. La caccia legionaria e la difesa antiaerea hanno fatto presto- a far scomparire gli aviatori nemici entro le colossali nuvole bianche che facevano sfondo al formidabile quadro bellico e aUa maestà dell'Ebro tranquillo. Giovanni Artieri

Persone citate: Fuentes, Huesca, Quinta

Luoghi citati: Azaila, Catalogna, Teruel