« Proserpina » di Sem Benelli e Renzo Bianchi
« Proserpina » di Sem Benelli e Renzo Bianchi Una prima alla Scala « Proserpina » di Sem Benelli e Renzo Bianchi Mano,marzo. Nell'isola che Proserpina e Polifemo dominano con la protervia del male e della lascivia Orfeo giunge, avendo con il suo canto ammaliato e ucciso le sirene. Anche Euridice vi giunge, costretta dal naufragio, mentre navigava verso la Grecia. Sola e indifesa, ella chiede soccorso a Orfeo. Questi si propone di instaurare nell'isola il regno dell'amore puro, solare. Stabilisce 1 riti, aduna i fedeli. Presa dalla bellezza e dall'incanto di lui, Proserpina lo desidera avidamente. Per strapparlo a Euridice, istiga Polifemo a cimentare la fede amorosa di Orfeo, ponendo in dubbio la purezza di Euridice. Affinché la bellezza trionfi, Orfeo non esita a imporre all'amata di mostrarsi nuda al sole. Trepida e pudica, ella gli ubbidisce, si svela, e s'accorge che Polifemo l'ha vista di nascosto. Crede perfido Orfeo, e indignata invoca dagli del tremenda punizione: si trasformino le orecchie di Orfeo in quelle dell'asino. Avvenuta istantaneamente la metamorfosi con atroce vergogna del cantore, Proserpina spera di averlo conquistato, ma Euridice, fedele amante e già pentita, scaccia Proserpina e offre agli dei la sua vita. Orfeo riacquista le umane sembianze. Ella subito spira. Desolato, Orfeo scende nell'inferno per riaverla. Laggiù trova Proserpina, che sempre lo desidera lussuriosamente, e per vincerlo le mostra Euridice, che ormai è soltanto un'ombra. Svanita la pura amante, Orfeo cede all'impura, e a lei chiede l'oblio e il piacere. Ma i] disgusto l'assale. Ferita e disperata, Proserpina ordina alle baccanti di straziare e uccìdere Orfeo. Il martirio purifica il cantore c dio, 11 quale, sul crollo del male, può ergere un nuovo altare e un ideale buono a tutta l'umanità. Il ricordo di Euridice risuona intanto nel suo cuore, come eterna deità. Questo il poema, che, conciliando varii miti, Sem Benelii ha tratto dalla sua giovanile favola Orfeo e Proserpina, per la musica di Renzo Bianchi. Non giudico 11 libretto. Certo è fra i più degni ed elevati, di cui un operista possa giovarsi. Le allegorie lasciano intatte la verità umana, la trattazione scenica favorisce la varietà e l'interesse, le passioni hanno svolgimento e cui mini. Proserpina, cui l'opera s'intitola, ne è la protagonista. Si sa che la decantazione del l'ideologia etica o d'altra sorta neir opera d' arte è necessaria, quanto difficile. Il musicista può errare o affidandosi troppo all' efficacia del poema, o vanamente tentando una astratta rappresentazione, o scendendo al realistico. Questi errori sono stati evitati dal Bianchi, non abilmente direi, ma intuitivamente. 11 suo modo d'intendere il dramma, quale s'intravvede nella realizzazione, é soprattutto artistico. Una comprensione, una convinzione, una emozione drammatica stanno certamente all'origine della sua musica, e l'hanno scortata nello svolgimento. Comprensione, che in realtà vuol dire propria visione di personaggi. E' notevole che con il diverso eloquio musicale Proserpina si distingua da Polifemo ed entrambi si distinguano da Orfeo e da Euridice. Distinzione che è caratterizzazione, non diciamo profonda o scultorea, no, ma ben rilevata. Tale eloquio non è soltanto quello vocalistico, ma della composizione intiera, cioè di tutti i mezzi dell'arte, dal ritmo alla melodia, dall' armonia all' istrumentazione. La musica dunque rappresenta Proserpina per lo più eccitata, impulsiva, impetuosa, fantasiosa, demoniaca, e talvolta tortuosa, torbida, perfida. Questi caratteri emergono in singoli episodi e si collegano, si che può riconoscersi uno svolgimento patetico, occasionato dalle vicende e a sua volta generatore di vicende. Dramma, nella sostanza. La musica rappresenta altrimenti Polifemo, con cupezza, pesantezza, violenza, brutalità. La musica di Proserpina esprime una brama acuta, capace di soddisfazione, di distensione in un altro accento bramoso, e quella di Polifemo esprime una tensione, che non diventa mal positiva, che si acuisce e si infrange, impotente a risolversi. Le musiche per 1 drammi di Euridice e d'Orfeo sono assai meno caratteristiche; qua e là recano riflessi di momentanei sentimenti, come quello d'Orfeo dolente per la morte di lei; si nota altrove un fallito tentativo di divinizzazione o di estasi, che si risolve in mediocre, enfatica romanza, come nel canto di Orfeo nel secondo quadro. Musica, ho detto, che esprime, che rappresenta. Come? Quanto? In confronto con molte opere di questi uì^aTU^^^"plu*.tor^mate da un recitativo sillabico con rare zone melodiche alternato a rari pezzi più o meno ariosi, e da una compagine strumentale o accompagnante o autonoma e contrappuntante, questa del Bianchi è eminentemente melodica nelle 7001 umane e nelle strumentali. Non tematica, salvo poche allusioni. Consta non soltanto di spunti melodici, anche di frasi larghe, estese, con svolgimenti nascenti dall'intirrlp delle melodie, sorgenti da strumenti singoli o da masse timbriche, opn espansioni patetiche, spesso enfatiche. Composizione per lo più aderente al dramma, alla scena, e con essa evolventesi. Il trapasso da un episodio all'altro è sempre evidente, sia per contrasto, sia per contiguità. Eccessiva è spesso la concitazione e la sonorità. La melodie e gli altri mezzi dell'arte non recano reminiscenze precise e neppure originalità spiccata. Sono indubbiamente di gusto italiano, non ottocentescamente invecchiato, ma aggiornato, senza precipitare in certo internazionalismo d'oggidì. Maniera italiana, abbondante, eloquente, quasi propagine di quella, che da Mercatante arriva al Mascagni attraverso Ponchlelli, ma non stucche vole, non banale, certamente rivissuta e contemperata con tendenze varie (Wagner, Strauss, Debus sy); neppure, in ciò, ibridismo. Un modo fervido, convinto, e musicale. Ma la musica, si sa, non è da considerare come cosa a sé. Essa deve essere espressione d'un dramma. Per questo aspetto l'opera del Bianchi mi sembra degna di notaPagine ben modellate nella costru zione e nell'ascesa del dramma, culminanti con l'azione, sono L danza di Agave incitata dal canto di Proserpina; l'interludio fra il primo e il secondo quadro, che trapassa dall'inneggiante al pastorale, e seconda cosi l'animo di Or feo e la visione scenica; la pie Id'oinalrimiba.lraitana; il.duetto didizione del sagrinolo di Orfeo, chemestamente risuona sullo squilloH'.IITIP rvnmWa l„r,to„o . Il J,.„,)V„ Polifemo e Proserpina e que.Uo di Orfeo e Polifemo nel secondo Vito; l casto duetto. In quest'istesso atto, di Orfeo con Euridice, ben Riverso da quello sensuale di Orfeo con Proserpina al terzo. Per qu«sta espressione drammatica, non sempre pura, del resto, nè elevata, ma convinta e schietta, l'opera tlen desta l'attenzione, e pia di una volta perviene ad1 eccitare quell'illusione in cui si risolve la finzione artistica. A. Della Corte
Persone citate: A. Della, Debus, Mascagni, Renzo Bianchi, Renzo Bianchi Mano, Sem Benelli, Strauss
Luoghi citati: Grecia
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