Diciannove mesi d'assedio soffocano la città di Giovanni Artieri

Diciannove mesi d'assedio soffocano la città Diciannove mesi d'assedio soffocano la città (Dal nostro inviato speciale) Huesca, 22 marzo. Col peggior tempo possibile, impetuoso vento, pioggia gelida, nebbia, la battaglia si è spostata stamattina verso il nord dell'Ebro. E' stato rotto il cerchio che stringeva Huesca da diciannove mesi, liberando la città dallo strangolamento dell'assedio perpetuo. Si è già detto in quale paradossale situazione il cristallizzarsi dei fronti avesse messo la capitale dell'Aragona settentrionale. Come a Oviedo, -come a Temei, a Huesca le trincee rosse si approssimavano all'abitato a meno di un chilometro. Di fronte al manicomio i fucilieri repubblicani facevano la guardia da duecento metri nel luogo detto Alene, che è una specie di collinetta all'ingresso della città. Una pista, difesa dal breve poggio, permetteva di entrare, non sempre senza sfidare il vena di divertirsi. ^'f_*""^SUore milisiano in L'« abbraccio » al nemico Come a Oviedo, anche su Huesca sono stati tirati dai rossi centinaia di migliaia di cannonate. Il suo teatro, l'Olimpia, bell'esempio di architettura barocca, è distrutto; la chiesa di San Giovanni, la Cattedrale in piazza, la chiesa' di San Michele, quella di San Pietro, il santuario della Madonna di Salas, con i campanili e le torri poliediiche, sono se7iiidistrutte e perforate. In tanti mesi di assedio la 7>iitraglia ha innaffiato quotidianamente le facce degli edifici, ha disperso il ricordo dei vetri di qualsiasi genere. Nei caffè, che sono rimasti sempre aperti, nelle botteghe da barbiere, si difendevano gli specchi, inchiodandoli dietro a grosse tavole. I pazienti ed eroici cittadini di Huesca, ■ specialmente le donne, si miravano dalle scónnessure. Una volta fatta l'abitudine al bombardamento, alla fucileria, agli attacchi e ai contrattacchi, questa gente paziente — parlo dei civili — è rimasta al suo posto. Ha cercato una cantina sotto la propria casa,' vi ha trapiantato il tetto, gli arnesi da lavoro, la sarta gli attrezzi per cucire, il calzolaio il suo panchetto, l'impiegato il su-o tavolo, ed ha atteso che l'assedio finisse. E' finito oggi, o meglio stamattina, quando le scorte della lùO.a Divisione si sono accorte che nelle trincee del manicomio, in quelle della Madonna di Salas, non si vedeva più /'andirii/'ient dei caschi d'acciaio dei « eai-abineros ». Le mitragliatrici erano state tolte dalle loro piazzuole, i mortai pure, e l'artiglieria dopo qualche colpo perduto, taceva. Che cosa era avvenuto? All'improvviso, approfittando del tempo pessimo e della visibilità quasi -nulla, a nord di Huesca sono state assalite le posizioni-chiave dell'accerchiamento alla città. E' stato dato ciò che gli spagnoli chiamano con un eufemismodi guerra, l'« abrazo », l'abbraccio alla divisione che premeva da tanto tempo alle porte della città. Gli obbiettivi raggiunti Se l'operazione di oggi non fosse stata prevista e non costituisse un necessario movimento, nel complesso della grande battaglia dell'Ebro se ne sarebbe presentata lo stesso la necessità. Occorreva allontanare un possibile disperato sforzo rosso per tagliare fuori Huesca, possibilità già molto ridotta tuttavia dalla grande operazione di rettifica del settembre scorso, eseguita dalla divisione « Frecce » c/te liberò il traffico ferroviario tra Saragozza e. Ha yerbe e rese tranquillo il traffico sulla strada che costeggia il fiume Gallego fino a Almudèvar. Stamattina le truppe del generale Solchoaga, hanno attaccato lo fortificazioni rosse sulla Siena di Guarà e sulla Pena Gratal, a nord. Le divisioni del generale Moscardo hanno investito la Sierra de La Pedrosa, un sistema di cima che prolunga le montagne di Galocha in direzione sud.. La difesa rossa era costituita da un certo numero di trincee e di casematte costruite da tempo sui roccioni a mezza costa, di queste alture. Era facile, per essi, dominare i villaggi a valle e tenere con poca forza il controllo delle vie di comunicazione. Alle 10,30 l'artiglieria di medio calibro del Corpo d'Esercito d'Aragona aveva già ridotto la meschina resistenza nemica sulla Pena Gratal e sulla Sierra di Guarà. Protetti, dall'incalzante grandine di alcune batterie di mortai, due battaglioni di navarresi hanno preso facilmente i villaggi di Lierta, Arascuès è Nueno. Questo avveniva nel settore settentrionale. Più in bassft le truppe di Moscardo, che l'artiglieria rossa aveva messo sotto mira all'uscita di Almudèvar, costeggiando il canale Monegros, si sono attestate al piede della Sierra di Galocha. Hanno assalito e distrutto quelle poche posizioni, due o tre, fra cui importante Radiva, appoggiate dal fuoco della posizione nazionale 'di Santa Quiteria, a cavallo del canale, ed hanno occupato Tardientaì un caposaldo dello strangolamento di Huesca. Un'altra colonna ha camminato fino a notte ed è arrivata a Vicien sulla ferrovia, assestando nelle spalle dello schieramento nemico un poderoso colpo. La lotta, tra pioggia e vento rabbioso, Si svolgeva verso le tre del pomeriggio nel settore di Tardient.a per la conquista di un monte, il Pararrayos, che domina la catena di villaggetti stesi lungo il fiume Acequia. Insomma, la giornata di oggi, undicesima della grande battaglia dall'ovest all'est, e che porterà le bandiere di Franco in Catalogna, è servita insieme a decongestionare Huesca e ad eliminare ogni minaccia possibile sul bacino idrico del Tormosl imponente opera idraulica che dà luce ed energìa all'Aragona e alla Navarra.- Giovanni Artieri

Luoghi citati: Aragona, Catalogna, Guarà