CALEPINO

CALEPINO CALEPINO * I/ultima strofa della canzone. — Modo semplice semplice di narrare, di evocare episòdi di giovinezza e di guerra; bonarietà allegra, schiettezza confidenziale; là ove tanti hanno gonfiato le gote e le immagini, Domenico Del Prato si attiene a un fare amichevole e modesto. Si potrebbe dire che è narratore senza malizia e senza artificio; e che, cosi ingenuo, con quella immediatezza famigliare,. parlata, è riuscito a darci commozioni anche più dirette e vive. Ricordi di guerra; un ragazzo, un sottotenentino ventenne parte da Roma per raggiungere il 3" Reggimento Artiglieria da montagna, e poi il fronte. Guerra sulle Alpi; quindi nel piano: il Piave, Vittorio Veneto. Cosi a una prima occhiata pare non vi si narrino che fatti personali; un'aneddotica facile, disinvolta, senza gran rilievo; esperienze che son toccate a tanti; ma pòi dalle prime pagine che sono ancora quelle dello studente che prende la penna per scrivere a casa le proprie impressioni, e ci mette il frizzo e un umor comico non troppo schizzinoso ma simpatico e cordiale, si passa a una concitazione interiore sempre più incalzante; e si è presi da un interesse umanissimo, e la cruda realtà dei'fatti e l'idealità del sentimento si intrecciano ed equilibrano, egregiamente. Nella parziale esperienza se non tutta la guerra, entra cosi tutto il sentimento della guerra; la percezione e il sentimento della guerra, della Patria, della vittoria, quali potevano essere in un giovane di quegli anni. A lettura finita si ha la impressione.di aver ritrovato uno dei cari compagni d'allora. L'ultima strofa della canzone (Unione Editoriale d'Italia) è il titolo del libro che, con uno scorcio rapido,'ai ricordi ossia alla canzone di guerra, allaccia l'ultima strofa, ardente e fiera, quella dell'Italia fascista. Non sarà difficile rintracciare nel volume gli episodi più emozionanti: un'azione notturna nella nebbia, duelli d'artiglieria, certi lanci di bombarde, l'elettrizzante passaggio del Piave all'inseguimento del nemico rotto e in fuga; ma sarà gradito ricercarvi certi toni più sommessi, certe delicatezze virili, di buon figliuolo e di buon camerata, che dannò' il prof timo al libro, che ricreano una atmosfera: come là ove si parla del guardiafili, soldato modesto, che passa quasi per imboscato, ma se tarda a rientrare tutti son presi dal nervosismo, e quando finalmente arriva, dopo aver fatto il dover suo, e l'ufficiale lo rimprovera di essersi indugiato troppo, « sorride impacciato perchè capisce che si è trepidato per lui». * Concerto.. — Le facoltà narrative di Alba de Céspedes sono ampie e sicure; piacciono quei suoi tratti-evidenti, quel procedere con agiata disinvoltura: tra i racconti di questo volume {Con' certo. Giuseppe Carabba Ed.) ove. figure, personaggi, situazioni son definiti e rappresentati con vivace cordialità', e certi brani lirici, sogni, mezze confessioni, fantasie, che a quelli si alternano, non esitiamo a preferire 1 primi;, gusto tutto nostro, piacere di lettori, ma insomma quelli ci paiono più divertenti e più veri, anche se in questi certe ricerche di interiorizzazione psicologica e fantastica siano .sottili e preziose. Si vedano in Tre momenti, che è pure un breve trittico impressionista, i tipetti del ragazzo che tiene l'aquilone e dei suoi compagni, e saranno palesi le. qualità bozzettistiche, le possibilità di disegno arguto e vitale della Cèspedes. E i personaggi non rimangono indifferenti, un po' manichini, un po' mostriciattoli, come spesso avviene nei libri d'og-gi, ma si presentano umani, sinceri, e sì accaparrano senz'altro la curiosità, e una cèrta amabile connivenza di affetti. Uno dei racconti migliori in questo senso è Rosso di sera: storia di un gruppetto di operai ai lavori, su, in montagna: e tra loro c'è una ragazza che è l'amante del capomastro, e che fa da massaia a tutti gli altri. Su quel primitivo intreccio di desideri rintuzzati, di gelosie, di solidarietà, aleggia un senso delicato del vivere, dell'onore, una tenerezza, che volgono il racconto a gentile ottimismo sentimentale. Pur notevoli E' caduta una . stella, Concerto a Massenzio, Mi chiamo Regina, e Viaggio di notte, per la penetrazione e per un'effusa traccia di poesia che schiarisce anche gli stati torbidi dell'animo, le oscure tristezze della coscienza. Si direbbe che ove la poeticità istintiva e graziosa della Cèspedes si costringe nell'oggettivazione della novella, del personaggio, acquisti in giustezza di tono, in equilibrio: là ove è tutta soggettiva e introspettiva appare più minacciata e dispersa da un cotal arbitrio o abbandono tra intenzionale e letterario, che stinge pure sullo stile (FavoZe accanto al camino, Non è una notte di marzo, alcuni passi di Intermezzo), ove invece dalla variazione psicologista e immaginosa passa alla tipica narrazione, si fa, per dir cosi, più immediata e realizzatrice. La Cèspedes ha pure doni di acuta percezione: le sue sensazioni naturalistiche sono spesso felici: alba vista dal treno in Viaggio di notte, meriggio e tramonto in riva al mare, al piedi delle Apuane, in Tre momenti, presenza della montagna, corsa da brividi, orlata di fumi densi e bruni, in Rosso di sera. Narratrice che può variare la scrittura con agilità, e con quell'abbondanza di argomenti e quella cordiale àpprensività di fronte all'umano, che son di per sè comunicative. * Traduzioni da Sofocle. — Nella bella Biblioteca Italiana dell'Editore Sansoni, sono uscite altre due tragedie sofoclee tradotte da Ettore Bignone: l'Edipo Re, e Antigone. Opere grandi, momenti tra i più alti dello spirito umano; qui, davvero parlano gli dèi. Il Bignone, cui si devono tra l'altro insigni versioni da Teocrito, da epigrammisti e da filosofi, Empedocle, Epicuro, continua cosi la sua opera di eccellente volgarizzatore della letteratura antica. Ad ogni tragedia ha premesso un amplissimo saggio, interpretativo e critico. alfa

Persone citate: Bignone, Domenico Del, Ettore Bignone, Giuseppe Carabba

Luoghi citati: Alba De Céspedes, Italia, Roma, Vittorio Veneto