MORALISTI e moralità d'oggi di Filippo Burzio

MORALISTI e moralità d'oggi MORALISTI e moralità d'oggi I moralisti sono ai miei occhi la quintessenza dei profeti d'oggi, coloro che devono dare all'umanità contemporanea, così pericolosamente disorientata, delle nuove leggi di vita. L'abisso scavatosi rispetto a un passato nemmeno poi tanto remoto (poiché 10 non lo farei risalir© troppo al di là della fine del secolo scorso, quando cominciarono a manifestarsi i primi influssi nietzschiani) è ormai così profondo, che la maggior parte dei contemporanei non capisce nemmeno più che cosa debba intendersi per « vita morale i. L'intsresse economico — inteso questo, sia nel suo significato ristretto, di volontà di ricchezza, sia^ in quello più vasto, di volontà di potenza — domina ormai quasi esclusivamente l'azione dei singoli, sia nelle élites che nelle masse : tanto più importante e dunque far vedere concretamente in che consista l'attività morale, su cui gli uomini del nostro tempo nutrono con compatimento le più buffe idee, quasi che essa risiedesse tutta negli scrupoli di pudore di qualche residua zitellona, o nelle paure dell'aldilà di qualche residuo banchiere onesto ; ubbìe da deboli, insomma, da sorpassati; pregiudizi di « statici > in una epoca « dinamica » che, tesa nella Bua corsa, infrange allegramente ogni freno. « Quel che manca di più al nostro tempo — notava già, se non erro, Balfour, sullo scorcio dell'Ottocento ■— è 11 senso del peccato » : e, quanto a coloro che un tale a senso» dichiaravano di subire ancora — come gli eroi fogazzariani —■ la I>reziosa fatuità dei loro scrup'oi era l'indice eloquente di una vita morale che, non più creativa, girava a vuoto nel cerchio vano dei bizantinismi. Esistono ancora, a dir vero, dei filosofi della morale; ma dei a moralisti» veri e propri, degli inventori che dicano parole nuove (o, che è quasi lo stesso, rinnovino e aggiornino adeguatamente le antiche), da lunga pezza non se ne son visti più. Quale liberazione, per molti ; ?|uale strana novità, per tutti voglio dire, anche per coloro che non fossero per avventura disposti a seguirlo ) sarebbe l'apparizione di qualche stregone, prestidigitatore o seduttore che dir si voglia, il quale facesse toccar con mano agli uomini che la ricchezza, la «carriera», la potenza non sono l'apice della felicità che una ricca, varia, potente vita è possibile, anche se non si finisca milionari, ne capi di un trust, nè gran cordone di qualche ordine equestre; il quale operasse un nuovo n capovolgimento dei valori» per cui, dopo secoli, l'ossessione economica venisse sbalzata dal suo trono, come al tempo che i monaci, incontrandolo per via, redarguivano l'Imperatore ! Morto Carducci, d'Annunzio gli successa idealmente, a rappresentare un certo indirizzo dominante dell'epoca che, estetizzante o attivistico, era, e rimase, francamente amorale; a al di là (come si diceva) del bene e del male». Morto d'Annunzio, io non credo d'ingannarmi completamente prevedendo che la preoccupazione dei problemi morali e religiosi costituirà uno degli aspetti -essenziali della prossima realtà spirituale : benché domini ancora gli aspetti più appariscenti della vita sociale, l'ondata di amoralismo attivistico è giunta al suo acme, suscita già reazioni oscure, e forse sta per iniziarsi la bassa marea, M. * * All'inizio di questa pagina bianca della nuova storia spirituale, conviene notare subito — a scanso di illusioni e di equivoci — ohe le invenzioni del genio morale hanno sopratutto valore in sé, mentre incidono abbastanza poco sulle grandi masse, e sulle realtà sociali e politiche che le rappresentano. In un tempo, che pur gli era singolarmente favorevole, san Francesco fu, in tutto e per tutto, chiamato ad arbitrare due o tre litigi comunali o feudali, non so nemmeno poi se con esito durevole ; e, vivo ancora, vide la sua Regola, se non tradita, per lo meno smussata, dalla romana Curia e dai suoi stessi compagni : dopo di _ che l'umanità riprese a scannarsi e a truffarsi di santa ragione, come se nemmeno lui fosse esistito. Ma, detto, confermato e ribadito ben bene tutto ciò, sta di fatto però che esiste ugualmente una differenza sostanziale fra le epoche che, pur non praticandola, mettono l'alta moralità in cima della scala dei valori, e le altre che, come l'epoca attuale, credono di essere furbe e realistiche irridendo é negando perfino la possibilità della levatura morale ; e sono talmente isterilite da non produrre più alcun genio in tal campo ; sta di fatto che non sembra lecito persistere a lungo, e oltre certi limiti, neH'fmmoralismo conclamato e trionfante senza gravi perturbazioni nello stesso corpo sociale ; sembra esistere, cioè, una certa (e sia pur minima) dosatura di moralità nella vita politicoeconomico-sociale, indispensabile al suo normale funzionamento, come il tenore di certe secrezioniSlandolari.nel sangue: e compito egli statisti è' intuire quella dosatura, e non scendere al disotto di essa, mentre nostro compito è crear, volta a volta, i vari tipi e modelli morali ; scevri d'illusioni, ma pur consapevoli che senza un minimo di noi non. si vive. '. . , In ogni epoca storica 1 attività morale si trova di fronte a un compito specifico impostole dallecircostanze. Rousseau dovette, adesempio, spalancare le porte della sensibilità e della Natura sul1'arido mondo settecentesco; Nietzsche dovette, a sua volta, reagire al gretto razionalismo e positivismo del secondo Ottocento, mortificatore' dello slancio vitale. Oggi come oggi, credo che compito della invenzione modale, più urgente di tutti gli altri, sia mostrare t come 1 (cioè con quali artifici, e mercè quali compensi) ci si possa sottrarre all'ossessione economica. Mostrare come sottrarsi, e aggiungerò: mostrare perchè sottratisi. Qui la nostra moralità si differenzia da quella antica, o tradizionale, in quanto noi non condanniamo a priori l'impulso economico, anzi crediamo che disporre moderatamente dei beni terrestri favorisca lo sviluppo della personalità umana (istinto della proprietà, in noi così forte) : ma bisogna riabituarsi a capire — e sopra tutto rieducarsi a mettere in pratica — che, in certi casi, tale pur legittimo impulso debba cedere a più imperiose ragioni. Quali queste ragioni? Mah, tutti possono immaginarle : difesa^della dignità e dell'onore, fedeltà alle proprie idee, a ciò che si crede essere giusto ; pietà o amore verso certe persone, che suggerisca di sacrificarsi più o meno ad esse. E' questo un linguaggio che l'umanità contemporanea, pronta a prostituirsi per non perdere dieci lire, non riesce nemmeno più lontanamente ad intendere ; e bisognerà rieducarla faticosamente, non tanto facendo appello al dovere, quanto facendo appello al piacere. Tina volta la cosa era più facile : si diceva a dei credenti: bisogna conservare l'integrità morale, a prezzo anche della ricchezza, per salvare l'anima; oggi invece bisogna far toccare con mano, « umanisticamente » a dei miscredenti che, in certi casi, rinunciare alla ricchezza, al successo,, vuol dire salvare una più alta ricchezza, una capacità di poesia, una produttività spirituale che altrimenti sarebbe, dalla nostra bassezza morale, e dalla conse¬ guente mancanza di stima in noi stessi, inaridita. Bisogna inoltre preparare ampi, aerati rifugi a coloro che saremo riusciti a salvare dai gas asfissianti della frenetica corsa al successo; bisogna che tutti i fascini della vita privata e intima in confronto dell'arsa pubblicità; che tutta la poesia della Natura e dei sentimenti fini vengano offerti in compenso, come un dolce miele, alle diffidenti mosche che vorranno lasciarsi adescare. Ma, si dirà finalmente, la situazione non è poi così grave; anche oggi esistono oscure devozioni, oscuri sacrifici, inesausti tesori morali. Certo, ma i sacrifici più duri (e forse anche i più fecondi e meritori) sono quelli non oscuri. E' più facile a una povera ragazza, a un modesto impiegato sacrificare alcunché sull'altare di un imperativo mo¬ rale, che non a un uomo dotato di grandi possibilità, che abbia davanti a se un grande avvenire. Si aggiunga che non sempre la lotta e la vittoria morale consistono in un sacrificio compiuto una volta per sempre, cui segna immancabilmente la pace della certezza; non sempre, cioè, l'imperativo morale comporta soluzioni univoche. Ci può essere chi, dopo decenni, non sappia ancora se abbia fatto bene o male a sacrificare certi potenti e costruttivi impulsi — poniamo, a fondare una solida famiglia —■ ad altri motivi, ugualmente rispettabili ; e contrari ai primi ; e anche simili dissidii, che magari possono dilaniare un'esistenza (a patto però che non la spezzino nella sua produttività spirituale), sono vita morale. Filippo Burzio

Persone citate: Balfour, Carducci, Nietzsche, Rousseau