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LIBRERIA LIBRERIA Vìa col vento Oh! Interminabili discussioni sul romanzo storico... Chi se ne ricorda più. Ma se ancor oggi un romanzo del genere è azzeccato, ecco che i lettori vi si lanciano sopra come le cavallette. Cosi- è accaduto e anche accade per il Gone cith the wind di Margaret Mitchell tradotto col titolo Via col vento da Ada Salvatore e Enrico Piceni per la collezione « Omnibus » Mondadori. Pubblicato l'anno scorso da una grande casa editrice di New York, ha raggiunto e 600.000 copie in quattro mesi, e Amerigo Ruggiero dette ampia notizia del grandioso successo librario su queste stesse colonne. Non ricorderemo quindi come la Mitchell, costretta all'immobilità per parecchi anni grazie a un incidente d'automobile, abbia profittato di questa sua infermità per gettare sulla carta le impressioni vive della sua fanciullezza, i racconti uditi dai vecchi sulla guerra di secessione. Da questa evasione dalle angustie della malattia è uscito 11 romanzo. Grande opera d'arte? Non diremmo. Racconto d'un interesse vivo e continuo per e oltre 1000 pagine del volume? Questo sì. Interesse, non solo per a varietà e la drammaticità degli avvenimenti narrati o per la robustezza dell'analisi psicologica, dei dramatis personae, ma per la rappresentazione d'un mondo a noi lontano e che attraverso una guerra civile ha avuto una. trasformazione profonda. Ha ragione un penetrantissimo critico, Edmondo Jaloux, quando osserva che 'umanesimo moderno è fatto di conoscenza dell' antiohità, degli scrittori della Rinascenza, del nostro XVII e XVm secolo, come dei grandi romanzi contemporanei «vera enciclopedia della natura umana, che sono per i tempi nuovi l'equivalente del poemi epici e della tragedia per gli antichi». Il Via col vento, terribile vento che ha spazzato la Confederazione americana del sud, è appunto uno di questi poemi. Che cosa ha sacrificato la vittoria del Nord? La Mitchell nel suo romanzo rende tutto il patetico della scomparsa violenta di sentimenti, costumi, formazioni economiche e familiari che specie nella Georgia avevano un loro particolare assetto fatto di gentilezza e di forza. La lotta disperata con la quale il Sud si difese non fu alimentata dalla cupidigia e neppure dal desiderio di conservare il proprio denaro. «No — dice un personaggio del romanzo — gli uomini combàttevano per campi solcati dall'aratro, per i prati verdi di vita tenera per i fiumi gialli e sonnolenti, e per le case bianche e fresche fra le magnolie. Queste erano le sole' cose per cui valeva la pena di combattere; la terra rossa che era-loro e che sarebbe dei loro figliuoli, la terra rossa che produrrebbe il cotone per i loro figli e per i figli dei oro figli ». E il problema dei neri? I yankees « ignorano che 1 negri devono essere trattati gentilmente, come dei bambini; diretti, odati, accarezzati, sgridati. Eppure coloro hanno fatto la guerra per liberarli. E dopo averli liberati non vogliono aver rapporti con loro: non li amano, non li comprendono, non se ne fidano; eppure non hanno fatto altro che dire che ì meridionali non sapevano trattarli ». E la crudele logica insita nelle guerre ? « Questa non è la prima volta che il mondo è stato messo a soqquadro e non sarà l'ultima. E quando accadrà nuovamente, ciascuno perderà ogni cosa, e tutti saranno eguali: allora tutti ricominceranno dal principio senza aver nulla se non la loro scaltrezza e la forza delle loro mani... Chi non ha astuzia nè forza, va a fondo ». Ma quel che è più vivo in questo romanzo americano è la figura delle donne « le donne dolci e mansuete, ma con l'animo di acciaio temprato, a cui il Sud aveva affidato le sue case durante la guerra e alle cui braccia fiere e amanti era tornato dopo la disfatta». Melania Wilker e Rosetta* O' Hara sono due figure di donna — dolcissima, l'una; impetuosa violenta istintiva, l'altra — che rimarranno indelebili nella mente del lettore come quelle in cui s'è ripercosso un tragico destino che nella guerra e dalla guerra ha avuto la sua origine fatale. Eclissi patetica di un mondo, e nascita tormentosa di un altro... La-città e le montagne Antonio de Guevara, cronista ufficiale di Carlo V e Vescovo di Mondofiedo, è ricordato dagli specialisti di studi iberici per l'opera « Del dispregio della Capitale e dell'elogio della Campagna »; tema, questo, assai caro agli scrittori ispano-portoghesi e che è stato ripreso da José Maria Ega de Queiroz nel suo A. Cidade e as Serras pubblicato nel 1900 e tradotto ora per la collezione « I grandi scrittori stranieri » sotto il titolo La città e le montagne (Ed. Utet, Torino - L. 15) da Camillo Berrà. Il Berrà è un conoscitore approfondito e addestratissimo della letteratura iberica e non contento di darci una traduzione forbita ci ha dato altresì ,una informatissima prefazione nella quale ci presenta la figura e l'opera di Eca de Queiroz, il rinnovatore del moderno romanzo portoghese. Temperamento pudico e raccolto di sensitivo, incline più alla meditazione che alla azione, amante delle compagnie aristocratiche, egli non partecipò ai disordinati movimenti politici che turbarono il suo paese: ma, ciò non ostante, risentì vivamente dell'inquietudine del suo tempo e la espresse in un'arte colorita ed arguta. Ne La città e le montagne si può trovare la prima critica sottile e tormentata di quella che poi fu chiamata la « civiltà meccanica... La prima parte del romanzo si svolge a Parigi, e se la capitale francese ci fa una pessima figura (e qui si può avvertire il vecchio motivo dei « dispregio della capitale»), non diremmo che il proposito dello scrittore sia di ironizzare Parigi: no, Parigi gli si presta magnificamente per irridere a quello che vorrebbe essere il paradiso della meccanica. L'irrisione ai complicati strumenti entro i quali la modernità ha imprigionato la vita dell'uomo, è tutto un susseguirsi di trovate e di arguzie scoppiettanti dietro le quali si intravede una noia e un'amarezza profonda: fino a che Jacintho, il protagonista del romanzo, evade da questa prigionia e torna alla nativa montagna dove l'amore e la vita coniugale illuminano la sua vita d'una luce sicura e dolcissima. Ritorno alla natura, secondo il modello di Gian Giacomo ? Il Berrà nella sua acuta monografia, propenderebbe per questa interpretazione: ma la reazione di Eca de Queiroz alla « città > non ha alla sua origine una ripugnanza dottrinale ma precisamente una ripugnanza d'ordine estetico. Comunque sia La città e le montagne è uno dei documenti poetici e morali più squisiti della moderna letteratura portoghese. I» a. aa»

Luoghi citati: Georgia, New York, Parigi, Torino