Le "Frecce,, avanzate di 50 km. in due giorni di combattimenti di Giovanni Artieri

Le "Frecce,, avanzate di 50 km. in due giorni di combattimenti Im9a tic ns iva. lai Aragona Le "Frecce,, avanzate di 50 km. in due giorni di combattimenti L'azione prosegue* velocemente verso la provincia di Tetragona in Catalogna (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Aiacon, 14 marzo. Superato il rio Martin, le Divisioni Legionarie continuano l'avanaata. Il nemico oppone qua e là disperata resistenza di effimera durata e di violenza epilettica. L'artiglieria di accompagnamento, e in genere tutta l'artiglieria legionaria che in questa grandiosa azione di guerra sta spiegando un metodo e una velocità inusitati alla tradizione, all'impiego e al carattere dell'Arma, riduce rapidamente gli ostacoli, frantuma le opposizioni, spiana le strade alle fanterie, seguendole passo a passo. Non c'è che da rimanere attoniti di ammirazione dinanzi allo spettacolo di queste unità, che il Comando delle Truppe Volontari» fa muovere nel complesso meccanismo della battaglia con precisione fulminea, senza confronti. Episodi eroici l La Divisione delle « Frecce vj. ' che sabato era a Oliete, ieri meivtina ha attaccato e preso, verso/'le otto, Arino, ove già alcuni baiàaglioni erano penetrati nella imi te Quindi la Divisione è andataJf ancora avanti e marciando in'ariterrottamente ha occupato /Uìoza Incalzate dalle unità più frissche, la « 25 Marzo » e la « Littorio », venute sabato dalla zonatfdi Muniesa, le « Frecce Ne/re » e le « Frecce Azzurre » dai d'ius fianchi del settore si sono lane Ulte verso Andorra, nel pomerigi^.o di ieri: precedute da squadro ili di carn veloci. Un capitano mi ha :dilutato, porgendomi la mano gwnfia per una scottatura di iprite. Éiveva per caso aperto una scatola del terribile vescicante di provenienza francese, trovata in un j carro blindato nemico abbandonato. Riferisco senza commentare il fatto. E' il caso di aggiungere che nell'avanzata vet.-so la vittoria finale i carristi ii.aliani si sono coperti di gloria*. La morte eroica d'uno dei loro, più noti e apprezzati ufficiali,, ' nel combattimento per la conqtijsta di Oliete è stata seguita dall+.mposizione della medaglia al viilor militare al caporalmaggioi*} Ernesto Zanardo, pilota del prfimo battaglione, seconda compagnia. Zanardo, ieri l'altro, preclédendo tutti, si buttò col carro siiil ponte di Oliete, fulminando mna pattuglia rossa intenta a scar/cire una mina che doveva farlo saltare. I rossi, scappando, gli aitarono una bomba che gli portò-' via netta la mano destra. Il caporale dà sangue dal braccio, cowjii una fontana. Ma ' continua ad ^inseguire il nemico per cinque chàometri. Si medica. Torna indietro verso i compagni che sai'fono ad occupare il paese e — formidabile bellezza del gesto — agi'ta per salutarli il moncherino, arroventato. Raggiunge il posto di medicazione, esce dal carro, si abbandona al chirurgo e subisce l'amputazione dei brandelli all'ini' piedi. Alla fine chiede una sigaretta ed esclama: «Finalmente' posso fumare! ». L'avanzata dell'insonnia Si può tentare di fare un sommario bilancio dell'avanzata legionaria. In cinquantadue ore di marcia e di combattimenti, sono stati percorsi circa cinquanta chilometri. Partiti dalle vecchie posizioni di Fuenfria, i Legionari sono arrivati sotto ad Andorra, il che vuol dire a ventiquattro chilometri dal primo degli obiettivi finali, che è quello di Àlcaniz. E' una instancabile penetrazione, che spinge il nemico, senza tregua, verso le sue linee arretrate — se ne esistono. Questa velocità di marcia, che d'altronde tengono anche' le truppe nazionali operanti a nord e a sud della nostra direzione, ha obbligato i rossi a sloggiare senea perdere un momento, lasciandosi dietro una indescrivibile scia di disastri. Ieri alle quattordici, Arando è entrato a Montalban già occupata sabato e alle tredici Yagues ha oebupato Hijar, raggiunta sabato sera. A mano a mano, la rete di strade secondarie che congiungono i paesi entro il triangolo Saragozza-Belchite-Pina vengono pulite dalle superstiti resistenze e si può vedere, percorrendole, il panorama muto del disastro militare repubblicano. Per chilometri e chilometri, esse sono ingombre di armi, suppellettili, automezzi, casse di munizioni, di roba. Parchi automobilistici,, colmi di macchine nuove o avariate, cannoni, autoambulanze interrompono le carreteras, dove le infinite colonne di autocarri di soldati marciano da quarantotto ore senza riposo. E' questa l'avanzata della insonnia. Sono arrivato a Hijar con la cavalleria. I ragazzi e il bestiame che sabato mattina vidi verso Muniesa avevano già assaltato e conquistato Urria e Puebla de Hijar e si preparavano alla carica su Hijar, nel caso che il nemico avesse resistito. Quando le pattuglie sono ritornate, avvertendo che il passo era libero e nessuno era rimasto nella cittadina, si sono sparsi per gli uliveti per chiudere la }uga agli ultimi rimasti. Un pezzo dgcei chglonodilegtra gnobarepDP èftaHdaadqgclabscerbnrmnlaaclesppdtc(gvsdLftpndsvrAAnsrtvnlcmcMggtt l da duecentoquaifanta rosso, se-'guendo la solitn ingenua tattica, cercava di colrirli per proteggere' i fuggiaschi, .afa quei proiettili, che arrivavano con uno strepito grossolano. Vacando un fumo gial- lo, non inip fissionavano nessuno.' I cavaliefi di Monasterio si so-.no lanciati/al galoppo sulla strada di Albalat/e nella campagna e sulle quote ^vicine a caccia dei prigionieri. LAI bivio, in attesa di entrare ndla città, mi sono fermato a parline con un sottotenentino giovanissimo, poteva avere diciannove turni, roseo, ingenuo coinè un bamìnmo. Abbiamo fumato discorrendo. Quando è suonata la carica, prima di lasciarci, mi ha detto: --- Il mto avo aveva il nome del Duce; io sono messicano — e si è P assentato: — Sanchez Juarez —; èf il nipote di Benito Juarez, dittatore del Messico. Prima di andarsene i rossi di Hijar hanno detto alla popolazione di seguirli, quelli che non potevano affrontare la giustizia di Franco, aggiungendo che i nazionali uccidono quanti trovano nei paesi conquistati. E' una manovra propagandistica che ho riscontrato efficace in numerosissimi di questi villaggi di contadini ingenui, analfabeti, sperduti nel deserto aragonese. A Hijar e a Puebla de Hijar, centri commerciali più evoluti, gli elementi di destra — Za maggioranza — sono rimasti tutti. Abbracci e lacrime di commozione al nostro arrivo. Per farsi riconoscere fedeli alla causa nazionale, uomini e donne mostravano immagini e crocefissi e Madonne del Filar, tenute nascoste in venti mesi a rischio della fucilazione. Una confessione In genere, il regime locale era comunista libertario: lavoro collettivo della terra, sfruttamento socializzato delle industrie: tutto però si riduceva al parassitismo più totale da parte della moltitudine di ufficiali e funzionari militanti della F.A.I. Curioso particolare: ad Albalate dell'Arzobispo (Arcivescovo), che è un villaggetto sul margine di un uliveto verso Puebla de Hijar, i comunisti cambiarono il nome in quello di Albalate del Luchador (del Lottatore). Del resto, quello che abbiano fatto di male i rossi in questi centri industriali, me lo raccontano parlando ininterrottamente uomi nt, donne e bambini che a Puebla de Hijar mi hanno chiesto di es sere trasportati a Saragozza per'vedere, dopo venti mesi di so//erenze, i loro parenti. Storie solite. A Puebla vi era una brigata Ascaso. Fucilarono il prete, alcuni vecchi che non vollero calpestare il crocefisso, bastonarono i renitenti alla socializzazione della terra e giurarono che avrebbero vinto la guerra. Però confessarono che l'artiglieria e l'aviazione legionaria erano terribili e che i cannoni italiani tiravano « come mitragliatrici ». Ieri sera, intorno a Quinto circondata, c'era qualche resistenza. Ma là strada nazionale di Saragozza era pressocchè libera. La grande manovra ha raggiunto tutti i suoi obiettivi. Caduta Montalban, la linea descritta dal Rio pansfmlmfltcmnngdnznmgtggnsenslissi Martin è superata. Il secondo baizo porterà le Divisioni spagnuole e legionarie sulla linea del fiume Guadalope. Le truppe di Y agile e quelle del Comando volontario avanzano nel desolato deserto aragonese, le 'ime verso Caspe, le altre verso Alcaniz, superando ve- locemente questa zona di orribili monti di calce e di ferro, verso la provincia di Tarragona, paese degli aranci, che è già nella Catalogna. Giovanni Artieri RnltiRmrS

Persone citate: Arino, Benito Juarez, Duce, Ernesto Zanardo, Sanchez Juarez, Zanardo

Luoghi citati: Andorra, Catalogna, Hijar, Messico