I brindisi di Roma nei commenti tedeschi di Giuseppe Piazza

I brindisi di Roma nei commenti tedeschi I brindisi di Roma nei commenti tedeschi Berlino, 9 marzo. I giornali riportano i brindisi scambiati a Roma fra il conte Ciano e il Ministro Beck, li commentano come una prova nell'attuale momento europeo preziosa della fiducia dei rapporti e della similarità delle concezioni fra due Paesi ciascuno dei quali riconosce all'altro una decisiva importanza nella futura opera di rlcostruzio' ne di Europa e che sono l'uno al l'altro portati da una affinità di cultura e di ideali che non può a meno di ripercuotersi nella determinazione della loro azione politica. Primissima ira queste affinità quella — la quale riposa appunto su una fortunata parentela di coltura e si direbbe di ideali nazionali, che tanto accomuna una Nazione tuttavia slava alla regina della latinità — per cui la Polonia, dal primo momento che fu fondata dalla pace di Versailles sembrò assumere su di sè decisamente e consapevolmente sull'estrema soglia orientale di Europa la missione di baluardo contro la peste asiaticobolscevica, missione che tanto rassomiglia alla funzione che l'Italia ha brandito nel sud del continente, a immunizzazione del vecchio bacino mediterraneo.! giornali notano come queste simiglianze non siano soltanto di idealità ma non possano a meno di tradursi in azione, come ha dimostrato infatti lo atteggiamento della Polonia nella S. d. N. a proposito della crisi abissina, nei riguardi dell'Italia, atteggiamento che portò prestissimo la Polonia a smantellare ogni sua solidarietà di fatto con l'istituto- ginevrino, accomodandosi al fatto compiuto dell'Impero italiano. Il brindisi romano del signor Beck conferma in fine questo atteggiamento della Polonia. La conquista dell'Abissìnia — notano tutti i giornali — non è stata finora formalmente riconosciuta dalla Polonia, ma cosi com'essa ha volto In tempo le spalle alla Lega ginevrina distanziandosi dalle sue sballate imprese, cosi il Ministro Beck non ha esitato a Roma a salutare il Sovrano d'Italia Imperatore d'Etiopia confermando tutto l'atteggiamento della Polonia di fronte a Ginevra. D'altro canto, viene da tutti rilevato come non soltanto nei riguardi societari ma in parecchi e quasi in tutti i suoi rapporti di politica estera la Polonia sia per la sua posizione stessa costretta ad una delicatissima politica, la quale, senza per questo affatto perdere la sua linea in un virtuosismo equilibrista che come tutti gli equilibrismi sarebbe estremamente rischioso, è tuttavia ragionevolmente indotta a tenere in qualche modo tutte le porte aperte. Tutta la stampa del Reich con la Corrispondenza Politico Diplomatica alla testa fa- per altro osservare alla Polonia che una simile politica sarebbe già stata per la Polonia decisamente riconosciuta negativa se la illuminata veduta di un grande Uomo di Stato come Pilsudski non le avesse creato le premesse nella politica di indipendenza che si riassume oggi nell'opera e nel nome di Beck, in confronto a quella precedente di Zalewski e se l'opera di Pilsudski non avesse poi da parte tedesca trovato un'altrettanto alta comprensione e corrispondenza nella illuminata disposizione di Adolfo Hitler alla reciproca intesa. Sono questi due fatti, l'indipendenza di poltica estera e l'intesa con la Germania che hanno reso possibile alla Polonia di gettare, malgrado le intime difficoltà sospensive e riflessive della sua politica tutto intero il suo peso sulla bilancia della politica europea. Le accoglienze romane sono una riprova di questo peso europeo della Polonia. Commentando quindi le espressioni di parte della stampa polacca sul posto immancabile che alla Polonia dovrebbe spettare in caso di negoziazioni a quattro che dovrebbero perciò divenire a cinque, i giornali notano come il ministro Beck sappia bene che gli sviluppi di questo genere sono molto lontani e che lo saranno probabilmente a lungo, fino a che la Francia sia, come è, impedita dall'esistenza del suo Patto sovietico; poiché d'altra parte la Germania non permetterebbe mai che anche solo indirettamente il bolscevismo fosse per contrabbando introdotto in un sistema europeo.E' quindi ancora una volta il Patto sovietico, è ancora e sempre il bolscevismo, è la Russia so vietica il grande malanno d'Europa a cui si urta fatalmente tut ta l'opera della pace. Giuseppe Piazza

Persone citate: Adolfo Hitler, Beck, Ciano, Pilsudski, Zalewski