GLORIA E POESIA sole nella vasta Casa di Angelo Nizza

GLORIA E POESIA sole nella vasta Casa GLORIA E POESIA sole nella vasta Casa i a o i e a e o a e i l e o i (da uno dei nostri inviati) Vittoriale degli Italiani, 5 marzo. Da oggi a mezzodì la tomba provvisoria di Gabriele D'Annunzio, nel tempietto semicircolare dell'esedra del Vittoriale, è chiusa. La bara, ricoperta dell'orifiamma purpureo della Serenissima, adorna della corona di rame portata dai Lupi di Toscana, con i vasi della terra d'Abbruzzo e del Carso, con l'ampolla dell'acqua del Timavo, non è più visibile. La larga e pesante pietra tombale, senza scritte nè segni, di puro e terso bargiglio reale, è stata alzata contro la cornice della cripta e fermata, secondo l'ordine lasciato dal grande Morto, con i sette sigilli di significato apocalittico. La semplice, austera e simbolica cerimonia si è svolta in presenza dei familiari e di pochi inumi. La lastra di pietra è stata levata e piazzata sul sepolcro dai marinai del Comandante e dagli operai detta fabbrica del Vittoriale, i quali nella notte scorsa hanno ancora vegliato la salma del Poeta. Come sarà lo Schifamondo Come si è detto, la pietra tombale è per ora disadorna. Dovrebbe ornarla, a quanto afferma Par chitetto Gian Carlo Maroni, un crocefisso modellato a bassorilievo molti anni fa da Leonardo Bistolfi. L'opera, di grande pregio, che doveva essere inviata a Gardone e che all'uopo era stata benedetta da padre Reginaldo Giuliani nella chiesa di San Domenico, è rimasta a Torino. Il legionario Treves, che fu per anni in rapporto col Comandante, ne curerà probabilmente il sollecito invio. Così quest'opera d'arte, nata a Torino, ornerà la tomba provvisoria di Gabriele D'Annunzio, testimonianza della fedeltà e della passione dei legionari torinesi. TI Vittoriale, come già abbiamo comunicato ieri, non è più abitato. Lo « Schifamondo » non è più una casa. E' divenuto ormai la parte centrale e più importante di quel museo vivo di ricordi dannunziani che la Fondazione, sotto la egida del Governo fascista, andrà sistemando. Vi saranno ordinati, secondo il volere e gl'intendimenti manifestati dal Poeta, tutti i cimeli guerreschi. Mentre sulla nave Puglia saranno disposti i cimeli marinari del Comandante insieme col « mas » di Buccari, nel museo della Terra e del Cielo, cioè nella fabbrica circolare centrale che dà sull'esedra, torno torno atte pareti del vasto salone, entro ap positi armadi, saranno riuniti tutti i gagliardetti, le fiamme, i labari, le bandiere della guerra, e di Fiume. Nel fondo sarà collocato un grande organo, poiché il salone servirà per l'esecuzione di concerti e specialmente delle musiche che furono care al Poeta. Infatti l'apparecchio .del volo di Vienna, che normalmente poserà sul pavimen to del salone, in occasione dei concerti sarà, mediante argani elettrici, sollevato in alto al centro della cupola. Nell'ala destra detta parte nuova saranno sistemati gli archivi di tutto il carteggio dannunziano riguardante la guerra e l'impresa fiumana, cui verranno ad aggiungersi i cimeli raccolti nella Mostra della Rivoluzione, nell'ala sinistra, la molteplice importante corrispondenza è i manoscritti di carattere letterario. Specialmente interessante sarà la raccolta definitiva dei documenti riguardanti la gesta fiumana, in vista di quella storta dell'occupazione legionaria e della Reggenza del Cantaro, che è giusto venga redatta col più severo principio. Lo spoglio delle carte Tali carteggi e manoscritti sono però di mole tale che occorrerà un certo tempo per l'ordinamento; e pure non lieve fatica sarà quella di ordinare razionalmente i cimeli d'arte, le memorie, gli oggetti pre eiosi che appartennero al grande e fastoso artefice. Tale lavoro si deve però iniziare, secondo le disposizioni già prese dal conservatore Gian Carlo Maroni, molto presto. Domani è probabile che alla presenza dei membri del consiglio della Fondazione siano rimossi i sigilli che chiudono la biblioteca, la camera del Lebbroso e lo appartamento privato del Poeta. Il lavoro di questa ricognizione avrebbe inizio quindi quasi immediatamente. E vi parteciperebbero. ill'estdCmdvgdddssznnaepcsngsnscsSgrdcnccgnPvslldfr l Ministro Solmi per il Governo, 'avv. Barduzzi e l'arch. Maroni esecutori testamentari, nonché Anonio Bruers che fu bibliotecario del Vittoriale. Stamane, accompagnati da Gian Carlo Maroni, abbiamo minutamente visitato la parte conclusa del Vittoriale ove il Comandante viveva. Entrati per il vialetto lungo la parte del vecchio fabbricato detto « l'oleina », siamo passati davanti al San Francesco di Bardetti. TI Serafico, a braccia aperte, si stagliava contro il sole. Trascorsi presso il pilo della Reggenza e presso il leone di marmo do nato dagli spalatini, siamo giunti nella Loggia del Parente, dedicata a Michelangelo, il parente ideale, e a Omero, il.cieco veggente. La piccola loggia,'adorna dei grandi calchi degli schiavi michelangiole schi e di statue e di motti ammo nitori e caustici, era uno dei luoghi nei quali il Poeta sostava più spesso in meditazione, immerso nel lavoro, e ove consumava spesso anche i pasti. E' toccante, sul capitello di una delle colonne che sorreggono la loggia, la statua di Santa Leprosella, una delle imagini più care al grande abitatore del Vittoriale. Ci è stato dato pure di rivedere l'arengo, il cerchio di seggi di pietra ove il Comandante era uso ricevere gli amici, i commilitoni, i visitatori. Quivi bene spesso venivano dati dei concerti e il boschetto di magnolie che circonda il luogo ne serviva egregiamente l'acustica. Da cinque anni ormai l'arengo era deserto. Il Poeta vi scendeva a volta solo, a volta con uno o due amici più cari. «Sono malato» Il segno di questa ultima ferrea solitudine è per tutto, in questo luogo magico: dall'ingresso ai vialetti dell'orto, dall'arengo al ponte del Soldino. Ne troviamo la conferma poco dopo, nel chiaro, francescano studio di Gian Carlo Maroni, attraverso i numerosissimi e affrettati biglietti che il Comandante faceva pervenire a mezzo di[ Dante, suo cameriere privato, al Maroni stesso. Brevi missive vergate a penna e a matita, firmate « Gabriel ». Ne scriveva frequentemente, dopo i pasti, dopo e prima del sonno, nelle soste del lavoro, Sempre è straordinariamente palese il senso di questo isolamento di questa superiore, schiva e quasi selvatica noncuranza per le cose della vita. E' commovente l'ultima di queste missive, scritta poche ore prima della morte, nella quale è la frase: « Sono malato ». Fu forse l'unica volta che il Principe della Giovinezza riconobbe che la sua fibra cedeva. Come già abbiamo detto, il Vit toriate è chiuso. Nessuno può en trare, nemmeno nei giardini. Fra breve tempo, a ordinamento compiuto, vi entrerà il popolo per vedere i cimeli e le glorie dell'Uomo grande che tanto diede alla Patria, La principessa Maria di Monte nevoso, il principe on. Mario D'An nunzio e la consorte Angela, la moglie di Ugo Veniero, ingegnere di ali italiche, Elena, la giovanissima figlia Anna Maria, Gabriellino e il marito della sorella del Poeta, dott. Luise, abitano alla Mi rabella, la villa annessa al Vittoriale e riservata per gli ospiti. Essi larderanno Gardone forse domani. Ai molti telegrammi jriunti da ogni parte ha risposto oggi Mario D'Annunzio. Le cerimonie, anche quelle più intime, sono finite. Il Comandante che ebbe per motto immotus nec iners — la divisa assunta al Vittoriale — giace disteso nel suo sepolcro. Rifarà tra non molto il cammino fino alle Arche Sante per trovar riposo lassù, a sommo del colle, fra i suoi legionari morti, quelli che Egli, secondo un costume che le Camicie Nere della Rivoluzione adottarono, chiamò a gran voce a Cosala, e poi ogni anno nell'anniversario crudo del natale di sangtie. I suoi legionari caduti lo avranno in mezzo, come ai tempi in cui le Fiamme nere di Fiume vivevano le ore più infocate. E dalla terra, dal mare, dal cielo le ombre degli Eroi accorreranno intorno al cotte, in faccia al Garda, a rendere testimonianza a Gabriele D'Annunzio, a colui che Benito Mussolini chiamò nell'ottobre 1922 « il più grande italiano ». Angelo Nizza mderabeunselocoinlacitamlarisctoGdtotiplalesobCmsdelammMrpotqcg«rMtGsgcmsagoPandivIfit IL TAVOLO DA LAVORO DEL POETA

Luoghi citati: Carso, Fiume, La Loggia, Puglia, Torino, Toscana, Vienna