I roghi intorno alla nave di Angelo Nizza

I roghi intorno alla nave VERSO LA LUCE DELLA LEGGENDA I roghi intorno alla nave (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Dal Vittoriale degli Italiani, 3 marzo. Il Vittoriale è solo, privo del suo Poeta, del suo Eroe. Egli è nella luce della leggenda, assurto nel cielo della storia*dal momento in cui il Duce d'Italia, l'Amico, il Fratello di tutte le ore, lui accompagnato le sue spoglie mortali nella- stiva prodiera della nave Puglia, ove ora 10 vegliano i fedelissimi. La porta dello « Schifa/mondo » è chiuso. Un marinaio dei mas sta a guardia, con le braccia conserte, per tener lontani i curiosi'. 11 battente ove spicca l'Angelo d'oro donato al Comandante nel settimo annuale di occupazione della città olocausta è ben guardato. Ora che il Duce ha lasciato questo luogo sacro alla Patria, soltanto i familiari di Gabriele d'Annunzio hanno il diritto di .sostarvi. Sull'arco del porticato, infatti, spicca un am- monimento e una invocazione di pace : « Sia pace a questa cosa; spirito di Vittoria; sia pace a questa casa di Uomo prode ». Il Leone di Marco e l'Aquila di Giovanni, in pietra grigia, grifagnamente ne difendono la soglia-, « Nè più fermo, ne più fedele », è il motto che li unisce. Oltre la soglia L'architetto Moroni, nelle cui braccia è spirato il Comandante, pallido per due notti di veglia, fa schiudere per noi il battente dell'Angelo d'oro. Ed eccoci nel piccolo atrio della Prioria pieno di ombra, lungo le pareti del quale antiche imagini di Santi e di Angioli di legno dorato sono disposte come a proteggere la stretta clausura. Due giorni fa il Poeta è ancora salito per la breve scaletta, ha baciato l'impugnatura del bastone pastorale che è infitto sul primo gradino ed è entrato a sinistra, aprendo la porta di noce massiccia .che conduce alle stanze. In questo breve volgere di ore,, uno degli Angioli si,è staccato dalla parete per compiere una grave, tremenda bisogna. L'Angelo della Mòrte, quello stesso che vide Aligi, il pastore di Abruzzi,, è passato' accanto a Gabriele e Gli ha toccato la fronte. Quella fronte bianca, levigata, solenne che ieri abbiamo vista spianata nella sublimità della Morte fra ceri e i lauri, fra le anime e i pugnali. E nella saletta, oltre la porta di noce massiccia, la Vedova del Poeta, principessa di Monte Nevoso, ha ora intorno gli accademici d'Italia che le esprimono il loro cordoglio. I suoi occhi rossi del pianto sgorgato dietro il velo nero durante tutta la sepoltura sono ora pieni di una sicura fierezza. La Vedova dell'Eroe ha ricevuto le parole e ì segni di conforto e di solidarietà di un Uomo, il cui cuore è pari al genio: Mussolini. Il Duce le ha porto il braccio, le è stato di sostegno nelle ore dolorose che sono precedute. Ora Egli è partito ma la Sua presenza è ancora nell'aria, in quest'aria sacra alle smaglianti ricordanze di mille eroismi. Host Venturi, Rizzo, Manzutto, Marpicati, Turci, Bon martini e altri legionari sono nel cortile dello «Schifamondo» attorno al pilone di Dalmazia, silenziosi, l'occhio umido di un pianto che non vuol sgorgare e irrorare le loro maschie sem Manze di combattenti. Tutti fedeli delle ore più belle e più terribili sono accorsi al Vitto riale. Tutti! E si abbracciano in silenzio, in questa piazzetta che vide gli ultimi raccolti anni del Comandante, rimasto fiera/mente solo coi suoi ricordi, con le cose rare e belle del Suo passato. Gli accademici Formichi, Marinetti, Ojetti, Orestano e il cancelliere Marpicati escono dalla casa del Poeta. E sono raggiunti da altri membri del l'Accademia arrivati in quel momento: BontempéUi, Vólpe e Pettazzoni. I sopraggiunti vengono a rendere onore alla salma che è nella camera ardente apprestata nella stiva della nave Puglia. Fiori e bandiere La pesante cassa entro la quale sono le spoglie mortali dell'Eroe di Vienna, di Buccari e di Fiume è avvolta nel tricolore del Timavo; le fa da sfondo un drappo con i colori fiumani e una Venere dorata. Ai piedi delta bara sono le corone del Re Imperatore, del Duce, del Governo fascista e di Adalberto di Savoia-Genova. Sulla cassa, una profusione di mazzi di viole posti dalla Principessa di Monte Nevoso. Ai lati, i gagliardetti degli Arditi d'Italia. E' tutta una profusione di lauri intorno al tumulo, lauri che vestono le pareti di acciaio, della stiva, adorni di nastri dai mille colori. Sono le città italiane, le località di guerra, la terra natale del Poeta, i lauri dei Combattenti, dei Mutilati, dei Soldati di tutte le Armi e di tutte le guerre, degli amici e dei commilitoni di ogni tempo. I nastri recano in oro le scritte di omaggio al Poeta, al Fante, all'Aviere, al Marinaio, al Cavai, liere, all'Ardito, all'animatore di tutte le glorie. Sono le stesse città: Torino, Milano, Genova, Firenze di cui vediamo i nomi ricamati sui gagliardetti inviati a Fiume nel tempo eroico, gagliardetti che il Comandante conservava nei cofani dilegno odoroso e che oggi per là prima volta sono qui, in questa stiva ove si sente il profumo amaro degli allori, ove dorme il primo sonno della morte l'Uomo che ebbe quel che donò. TI Poeta, che in vita ebbe per motto «.Per non dormire » riposa. Si è già incontrato ora nel cielo dèlia gloria con Tomaso Gulì, il capitano della Puglia trucidato a Spalato. E la prua della nave volta alla Dalmazia reca il corpo del Comandante senza vita. Questo si legge negli occhi di coloro che Lo vegliano. Ecco, infatti, le fiamme e i legionari dei reparti d'assalto fiumani, dei bersaglieri, degli arditi,- degli artiglieri. E quelli della compagnia D'Annunzio battezzata « La Disperata », che fu al comando di Elia Rossi Passavanti e di cui fu cappellano padre Reginaldo Giuliani. Sono i legionari di Fiume, i fedeli che fanno la guardia alla Salma. Seguiranno, nel turno, gli Arditi d'Italia, i Combattenti francesi, due allievi del collegio Cicognini e i valletti del comune di Prato, i mutilati milanesi fra i quali Von. Gorini e due ciechi di guerra, i marittimi delle compagnie genovesi giunti col comandante Lo Bianco, gli squadristi della « D'Annunzio ». Quindi a sera di nuovo gli Accademici, come già nella notte di ieri, monteranno di guardia alla Salma fino alle ventiquattro; ora in cui la riconsegneranno ai legionari fiumani che ne avranno custodia fino alle ultime ore precedenti la tumulazione. Un corteo sesnsa sosta Dalle 11 del mattino, poi, la folla passa davanti alla bara. E' un corteo senza sosta. I viali, le strade, le piazzette, i sentieri del Vittoriale nereggiano di popolo. Siamo sulla prua della nave a guardare laggiù lontano, la superficie liscia e perlacea del Garda, su cui si staglia la Torre della Darsena di S. Marco, ove si culla sull'acqua il Mas. U. 96, l'imbarcazione di Buccari. La fólla discende la scalea, passa accanto alla torretta di pietra grigia che sostiene l'albero poppiero e si introduce per la scaletta della stiva. Passa e trascorre in silenzio il buon popolo italiano, tanto accoratamente in silenzio che s'ode il canto del rivo dell'*. Acquapazza » scettì- camente garrula in mezzo a tanta mestizia. Il rivo dell'« Ac quasaggia », dall'altra parte del colle su cui poggia- la nave, par piangere in silenzio, come chi medita nel profondo il suo dolore. La tolda della Puglia non è occupata che dal marinaio di guardia, l'unico rimasto dell'equipaggio, il solo che porti sul nastro del berretto il fatidico nome della nave. E' il catanese Vincenzo Cama da tredici anni custode della Puglia, il cannoniere die sparava le salve di saluto per ordine del Comandante. — E stamane ho sparato — ci dice — cinquanta colpi mentre lo portavano qui; gli ultimi cinquanta colpi... Una profonda commozione ci invade. Stringiamo la manti di quest'uomo del mare che si era condannato volontariamente a srn terra per fedeltà al Comandante. Sullo spiazzo, mentre risaliamo verso la piazzetta dello «Schifamondo» sostiamo davanti all'ex, voto di San Rocco, come era costume del Poeta d'Abruzzo. Leggiamo la scritta sotto la umile statua modellata nella créta: « O Santo delle mie terre lontane, Santo' Rocco piagato dal tuo cane, io che dentro ho il mastino che mi morde, muro due sassi al nostro mal concorde ». L' opera incompiuta senso di dolorosa del passato. L'eroe Questo umanità è ora dorme, Sul suo tavolo sono i fogli della « Buonarroti», l'opera non compiuta; su questo colle, ove già fioriscono le primule e le viole della stagione rìdente, sono rimasti a mezzo i lavori per il Museo della Terra del Mare e dell'Aria. Accanto all'opera incompiuta, la casa non finita. Sólo gli eroismi dell'Uomo, solo le sofferenze della carnè ferita in battaglia- furono condotti e sofferti fino in fondo. Torniamo a sera sul colle. La gente è più rada, l'ombra veste di magìa gli ulivi, i cipressi, le mure, le statue. Nel non vasto ingresso, sótto il loggiato che porta alla statua della Vittoria a l r senz'ali, è uno degli umili strumenti, il più fedele forse, che seguì il Comandante nella gesta di Fiume. Ricordiamo questa macchina rossa che apparve a Ronchi la notte del 19 settembre 1919 : la Fiat 3 ter, targata 14595 che. portò il Liberatore a Fiume, e dopo il Natale di sangue, il 18 gennaio 1921, rifece il cammino da- Fiume a Ronchi. Ora è qui, fedele, con la sua targhetta d'argento, incisa di pugno del Comandante. Questa targhetta è come una medaglia al valore. E' qui con il mas di Buccari, con il motore del vólo sti- Vienna. Tre strumenti: la Terra, il Mare, il Cielo. Tutta la gamma dell'eroismo. Alle 21, mentre continuano a sfilare, in devoto pellegrinaggio, rappresentanze e popolo, vengono accesi sullo spiazzo prospicente la nave Puglia e sul colle delle « Arche Sante » ove riposano gli eroi fiumani, i ròghi. Le fiamme si levano alte, nell'ombra, illuminando fantasticamente il paesaggio suggestivo. Incessante, continuo il passaggio della fólla. Centoquaranta legionari di Fiume trascorreranno l'intera notte in veglia nel recinto del Vittoriale. Nella tarda serata, hanno montato la guardia d'onore alla bara il Cancelliere dell'Accademia d'Italia prof. Marpicati con altri funzionari dell'Accademia che hanno partecipato alla gesta fiumana, Anto nio Bruers e Carli. Sono stati altresì di guardia alcuni dei Sette di Ronchi, fra i quali Granjaquet e Ciatti. Passano ancora corone di lauro e fasci di fiori sulla piazzetta dinanzi alla Prioria. Il fòro di prua della Puglia veglia acceso nella notte alta, come una Fede. Giù nella stiva, alla sola luce dei sei ceri altissimi, la Salma è sotto la guardia dei legionari. Hic ' manebi mus optime. Si ode a tratti, venire dalla casa del Poeta l'uggiolare di uno dei levrieri a lui cari. Sentiamo che questa è una delle ore più tristi della nostra vita di fedeli. Lassù, nel cielo brulicante di stelle, l'Orsa, la costellazione della' Buona Guardia, pur vè glia U Comandante. Veglia co me nelle ore più grandi della vita di quest'Uomo, che seppe in catenare il Destino. Angelo Nizza LE ARCHE DEGLI EROI CHE ATTENDONO LA BARA DEL COMANDANTE LA FOLLA ALL'INGRESSO DEL VITTORIALE