Dal Vittoriale al Colle degli Eroi

Dal Vittoriale al Colle degli Eroi Dal Vittoriale al Colle degli Eroi (DA UNO DEI- NOSTRI INVIATI) > Gardone, 3 marzo. Ieri il lutto dèlia poesia italiana, il compianto del popolo, l'estremo saluto del Duce al grande Compagno di fede e di lotta, d'armi e'di gloria. Oggi le tappe dell'apoteosi, i passi scanditi dai suoni, dai colori, dalle auguste presenze sul cammino dell'immortalità. Non altrimenti si-può dire di questa ascesa stupenda di un- corpo e di uno spirito dalla sua dimora terrena' al limite della nuòva purificata esistenza! L'Italia intera, nella persona del Duce, ha idealmente marciato diètro la Salina che saliva il colle consacrato dalla fantasia.al simbolo e alla memoria di un' epopea patria; l'Italia intera, di fronte al mistero della morte, ha sentito che. quanto di arcano il Poeta aveva voluto- suscitare in concreti aspetti nel. suo Vittoriale diventava 'adesso la realtà- necessaria di un rito preciso, predisposto in. ogni sua fase da una mente le cui straordinarie facoltà allusive sempre tendevano a trasfigurare cose ed azioni in ore recondite e ora limpide verità poètiche, cioè in una più alta verità morale. Attorno alla cassa di mogano ' Già da tempo il testamento spirituale di D'Annunzio era stato affidato' a Mussollnf,' coirne all'Uomo i cui ordini non avrebbero potuto essere discussi 0 lasciar luogo a. dubbi o a interpretazioni' vaghe. Egli, con pietà fraterna e con severità tutelatrice, l'aveva accolto, e anche questo spiega la Sua presenza stamane al Vittoriale, dopo la notte di raccoglimento. Impartite fin da ieri le disposizioni, tutto doveva svolgersi secondo i Suoi comandi attraverso 1 quali ancora parlava la voce del Poeta di Alcione e vibrava la volontà del Legionario di Ronchi. Cosi abbiamo avuto la veglia notturna nel portichetto dello « Schif amondo », la salita al Mastio delle Arche, la deposizione della salma fra i fianchi ferrei della nave Puglia, sotto il torso della Venere d'Oro, là composta per il muto omaggio della folla. Stanotte le stelle avevano vigilato il morto Cantore, mentre la grande mimosa della Piazzetta Dalmatica chiudeva le sue fronde esili al brivido della brezza pungente. Questa mattina una luce dolce e chiara, un sole tepido già primaverile colmavano tutta l'ampia conca del Garda, del virgiliano Benaco dal respiro quasi marino. E ci ritornava, alla mente e .ci ricantava nel cuore il distico del libro terzo delle Laudi, libro della nostra giovinezza lontana : « Questa è la bella foce - che oggi ha il colore, del miele ». Mattina indimenticabile di solenne, austera- commozione. Già fin dal primo schiarirsi dell'alba la folla nereggiava tutto intorno al Vittoriale. Su per le due strade, a passo cadenzato, salivano le squadre fasciste, le rappresentanze militari ; selve di labari, di gagliardetti e bandiere fremevano all'aura lieve che faceva stormire gli ulivi. E il feretro, aperto, sotto il portichetto dello « Schif amond» », attendeva il suo trasporto estremo. Con le spade nude, im mobili sull'attenti, sei ufficiali d'aviazione, coperto il petto dei segni del valore, ne erano le sen tinelle inflessibili: le uniformi di due carabinieri spiccavano come altorilievi colorati contro : pilastri, oltre i quali si ergevano il labaro del Partito e il gagliardetto della Marcia su Gondar, sostenuti dai triarii della scorta d'onore. La pesante cassa di mo gano lucido affondava in una coltre di fiori. Quattro corone immense campeggiavano in mezzo alle altre, che facevano del portico una serra di verzura : la corona d'alloro del Re Impera tore, quella del Duce, quelle di Adalberto di Savoia-Genova e del Governo fascista. E altre di continuo affluivano recate dai valletti: le corone dei Podestà di Torino, di Milano, di Genova, di Venezia, di Trieste, di Fiume, quella del Governatore di Roma accompagnata dai « Fedeli del Campidoglio » col loro gonfalone. Le autorità e la folla Nel feretro, scoperchiato ancora, s'intrawedeva il profilo cereo del Comandante; i colori ldsVlmDnFzlprCtMcn o i della bandiera del Timavo, del pleggendario gagliardétto a cin-' que fiamme di San Marco contrastavano con l'avorio funebre di quelle mani immote, chiuse sul pugnale rozzo dell'ardito del Veliki, quasi a Serrarlo fino all'ultimo sull'eterna pace della morte. Colma era ormai la Piazzetta Dalmatica dai reparti dell'Aeronautica, della Milizia, della Fanteria, e dalla rappresentanza della Regia'' Unione nazionale dell'Aeronautica, da un reparto dell'Associazione, volontari di Ferrara, e la squadra del Carnaro. Dinanzi alla bara, i congiunti: in gramaglie la duchessa Maria D'Annunzio Gallese principessa di Montenevoso, giunta nella notte, e vestiti a lutto i figli. Gabrieli ino, Mario e Renata d'Annunzio, il duca Blasco e la duchessa Elenita di Gallese, quindi i familiari del Vittoriale, da Luisa Baccarà a Giancarlo Maroni. Attórno ad essi le medaglie d'oro, dal gen. Marinelli aiutante di campo'di S. M. il Re Imperatore all'ammiraglio Rizzo, l'eroe affondatore, a Baruzzi e Cabruna; i generali S. E. Porro, S. E. Pricolo, Ranza, Manzutto, già aiutante di volo di d'Annunzio, Ezio Garibaldi, Larker presidente della Legione' trentina, Moizo comandante generale dell'Arma dei Carabinieri; poi gli accademici d'Italia Formichi, Ojetti, Marinetti, Orestano, Benini, Bontempelli, Volpe, Pettazzoni, col Cancelliere prof. Arturo Marpicati; letterati e scrittori da Antonio Bruers a Salvator Gotta in rappresentanza del Sindacato milanese autori e scrittori; : podestà di Pescara, di Trento e di Fiume. Come una salda barriera, legionari fiumani e un reparto dei « Lupi » di Toscana chiudevano l'accesso ai lati del portico. E intanto ancora affluivano le più alte gerarchie : S. E. Luigi Federzoni presidente del Senato, il Quadrumviro maresciallo Emilio De Bono, il capo di Stato Maggiore della Milizia S. E. Russo, gerarchie cui tra breve si sarebbero aggiunte le Loro Eccellenze Solmi, Benni, Cobolli-Gigli, Acerbo, col Go vernatore di Roma principe Colonna; uno stuolo di deputati, dall'on. Giarratana all'on. Bonardi, e il grande mutilato on. Carlo Delcroix giunto a recare il saluto di tutti i mutilati di guerra a Colui che, orgogliosamente, fin dai giorni eroici del Notturno, amava « l'orbo veggente : Attesa grave e compunta Quella di ieri era stata una ansia spasmodica; quella di stamane era un'attesa grave < compunta. Superata la commozione dell'estremo incontro, il Duce oggi si era imposto di compiere un rito religioso. Ave va ordinato che la bara dovesse chiudersi in Sua presenza: il funebre atto si sarebbe compiuto alle 8,30. Scoccò quell'ora, e nel silenzio enorme che teneva impietrato ogni presente, il Ca- psaCcAPclSnsgssdtrtMcqchiamarsi po comparve-/ Come ieri, un'apa l i e l e a - parizione rapida, di quello stile severo con cui Egli da sedici anni ci ha abituati ed educati. Con Lui balzarono'dalle macchine i Ministri Ciano, Bottai, Alfieri, Starace Segretario del Partito. Chiuso nell uniforme di comandante 'generale ' della Milizia, il Duce avanzò fino alla Salma levando alto il braccio nel saluto romano; poi, a capo scoperto, immobile, fissò a lungo le sembianze che stavano per sparire per sempre a ogni sguardo. Quella contemplazione muta, di un'intensità drammatica altissima, teneva sospeso il respiro degli astanti. Un mistero per tutti rimarranno i pensieri di Mussolini in quell'istante; ma certo Egli ricordava, rievocava giorni dèlia vigilia, riandava con la mente l'immenso cammino compiuto per foggiare all'Italia la sua anima nuova, e quel Suo gigantesco vittorioso sforzo per farla grande, rispettata, temuta, sforzo e cammino in cui sempre Gli è stato accanto, con comprensivo affetto, con geniale obbedienza, con profonda fede nei più lontani destini, Questi che ora giaceva con le labbra mute, Questi che amava chiamarlo il suo Fratello Grande, che fin dalle prime ore lo aveva additato come l'Uomo necessario al mondo: Questi che davvero era stato il Vate e il guerriero di una Patria quale nessun altro, se non Lui e il Duce, in tempi increduli aveva osato sognare. Un cenno breve di comando e il coperchio scese sulla bara. Allora s'udì sul selciato uno scalpitar di zoccoli ferrati, e comparve l'affusto di cannone trascinato da sei cavalli. H trasporto eroico cominciava. Sollevato da ufficiali della Aeronautica, vediamo il feretro prender posto sul traino dell'artiglieria; attorno stanno i legionari fiumani che cogli ufficiali e coi militi si alterneranno nel rito: sono S. E. Host-Venturi, Turci, Bonmartini, Manzutto. Lento il carro guerresco si avvia; è la ultima volta che il Comandante attraversa la sua Piazzetta Dalmatica. La principessa di Montenevoso, al braccio dei figli e con a fianco gli altri congiunti, segue immediatamente la salma; subito dopo il Duce, che ha alla destra S. A. R. Adalberto di Savoia Duca di Bergamo, inviato da S. M. il Re Imperatore a rappresentarlo; dietro i mini I stri, gli accademici, le medaglie d'oro, i generali, le alte gerarchie. Ondeggiano gagliardetti e bandiere, militi e soldati s'incolonnano; il corteo è composto e si snoda adagio lungo il viale che mena ai cancelli, mentre, per l'aria, si spandono solenni le note dell'Inno del Piave, e dalla nave Puglia tuonano i primi colpi di cannone. Questo sarà il ritmo che fino alla chiesa accompagnerà il procedere del feretro. Quando esso, coi suoi allori portati a braccia, compara davanti alla piazza, un lungo mormorio sale dall'immensa fol-