Dietro lo schermo

Dietro lo schermo Dietro lo schermo Per il documentario « 11 programma dell'Ufa == Come « parlano » le api =» Miserie di Hollywood »■ Premi in America e in Francia « Una que= rela « Televisione a colori -'= Dove vanno a finire i vecchi film Perchè nei nostri spettacoli non si vedono documentari f Altrove, il normale programma è sempre costituito da un giornale, da un disegno animato, da un po' di pubblicità, da un bel documentario e dal film spettacolare, dal « super-capolavoro », per intenderci. E poiché i super-capolavori non sono sempre troppo capolavori, e il giornale dà ciò che la settimana può dare, e la pubblicità non conta, e il disegno animato, anche lui, non è sempre l'ottava meraviglia, accade allora che l'interesse di un programma si polarizzi su di un do- cumentario di venti, trenta minuti davvero interessanti, e tali da procacciare a quel programma isuccesso desideratOi Da noi, il documentario è un rarissimo ospitee, anche in quei pochi casi, è perlo più considerato un intruso dall'esercente che vuol stipare la sua giornata del maggior numero possibile di proiezioni. Esiste ormatutto un repertorio, variato, ricchissimo, di ottimi film brevi, che magistralmente illustrano aspettscientifici, o artistici, o turistici, o coloristici, o industriali, o sportividella vita d'oggi. A Venezia, l'agosto scorso, il Raggi X dell'Ufa fu certo uno dei più vibranti successi di tutta la Mostra; dodici mi¬ nuti di proiesione (per i quali erano stati impiegati quasi due anni di lavoro) erano ritisciti a fare il piccolo miracolo, più e meglio di tante dive e super-dive. Quando lo vedremo in Italia? Citare altri titoli su titoli sarebbe facilissimo. Se il cinema è strumento di cultura, ha nel documentario intéllir gente la sua arma più forte. Se il cinema è un formidabile problema di cassetta, ha nel buon documentario un alleato sicuro. Se il cinema è spettacolo, ha nel documentario risorse avvincenti e persino clamorose. Se.per la nostra produzione, infine, il cinema è problema di quadri, l'abitudine graduale del nostro pubblico al bel documentario potrà permettere a giovani registi, giovani operatori, eccetera, di cimentarsi in prove non meno difficili 7)ia meno costose del film vero e proprio. E allora? Che cosa si aspetta? Chi vuol vedere alcune delle conquiste più interessanti e convincenti del cinema recente, dovrà proprio prendere il treno e andarsene almeno a Venezia, quando queste conquiste sono a disposizione di tutti, a portata di proiettore, e si risolverebbero in balocconi ? Il problema del documentario non è soltanto quello di una nostra produzione specializzata (come qui è già stato delineato altre volte, e Luciano De Feo esaurientemente prospetta in Cinema;; è soprattutto un problema di diffusione. Ogni tanto appare all'orizzonte dll't il ril dl ivvAsWgTIScicdlnedcg detto « doppio programma »: il pubblico che vuole, e poi s'abitua ad avere, due film per spettacolo. Da noi la presentazione costante di buoni documentari sarebbe di per sè una tale novità, e graditada allontanare, e per parecchio, il pericolo del doppio programma, e con una apesa infinitamente minore, e con redditi ben più sicuri. Naturalmente, sta al fiuto del noleggiatore e dell' esercente il saper scegliere. Un documentario sulla fecondazione delle piante può essere, a ragion veduta, molto più interessante di un documentario che per vénti minuti, con il pretesto del folclore ostrogoto, presenti danze e nenie della Patagonia, una «lagna» da ammazzare qualsiasi programma. E anche per questo gli esempi potrebbero .moltiplicarsi. In fin dei conti gli articoli di viaggio, le inchieste, le cose viste, e abbondantemente illustrate, che appaiono su giornali e riviste, appartengono con ogni diritto alla famiglia del documentario; e giornali e riviste li pubblicano perchè richiesti dai lettori, i quali devono però ancora fare la lieve o non lieve fatica di leggerli. Al cinema, basta tenére gli occhi aperti; e lo schermo può condurvi per mano, acutamente, esaurientemente, là dove, in tutta la vostra vita, non giungerete mai nemmeno per un istante. Particolarmente importante appare l'attuale programma di produzione dell'Ufa. Del trentacinque film posti In cantiere, ventisei sono finiti, cinque sono quasi ultimati, e degli altri quattro ferve la preparazione. Sono da segnalare: Melodia lontana, diretto dal Tourjansky, con Brigitte Horney e Willy Birgel, molti esterni girati nell'oasi di Biskra e nel Sahara; L'allarme, diretto dal Jacoby, un film poliziesco con Ursula Grabley, Hilde Kòrber e Paul Klin- ger; Capriccio, di Karl Rltter, con Lilian Harvey, Viktor Staal, Paul Kemp; Patria, da Sudermann, di Cari Froelich, con Zarah Leander, Heinrich George e Paul Hòrbiger, su di uno sfondo di musiche di Bach e di Gluck; Notti andaluse, un libero rifacimento della vicenda di Carmen, diretto da Herbert Maisch per la versione tedesca e da Florian Rey per la versione spagnuola, con Imperio Argentina; ed Erich Waschneck sta dirigendo gli esterni, nelle Dolomiti e a Saint Moritz, di Anna Grandiflora, da un romanzo di Walter von Hollander, con Brigitte Horney e Mathias Wieman. Tra i nuovi film scientifici spicca Il popolo delle api, dovuto al dott. Schultz e a Wolfram Junghans, che sono riusciti, in difficilissime indagini con l'obiettivo e con il microfono, a individuare alcuni modi di vera e propria espressione che le api, durante il loro lavoro, usano per comunicare fra di loro; ad esempio con un accentuato volo di rotazione su se stessa, l'ape richiama l'attenzione delle compagne sull'esistenza di fiori opimi; e ii polline ritrovato lo annuncia con ripetute flessioni d°H'addom<>; nfchsrrcqcc/fCccamfmvfllcppcqgpc (Insomma, le «bandiere a lampo di colore», avanti lettera).- Gli stessi autori sono riusciti a co gliere per lo schermo la vita delle libellule. #*•» Costa caro, guadagnare molto a Hollywood. Sull'ammontare lordo del suo favoloso stipendio il divo o la diva si vede decurtare il dieci per cento dal suo agente, che veglia su contratti ed esecuzione dei medesimi, nonché sui rinnovi degli stessi; il dieci per cento da ritenute varie per la Casa editrice, per l'agente «perso naie » di pubblicità, per gli agenti più che personali di custodia; un altro cinque per cento dai premi d'assicurazione, con tassi incredibilmente elevati nei confronti della fragile e preziosissima sorte della « star »; e un'aliquota non indifferente dalle cosidette spese di rappresentanza, che molti attori risparmierebbero volentieri e che non sempre possono essere contenute in determinati limiti. Afa il colpo di grazia lo dà il fisco. Nel 1936 il.più alto compenso è stato toccato da Oary 'Cooper, con circa dieci milioni di lire: di questi, sette sono. andati a finire in tasse federali e dello Stato della California. E' soltanto fino a uno stipendio annuo di un milione di lire, che i vari! /ischi americani s'accontentano del venticinque per cento; ma che cos'è, a Hollywood, un miserabile milioncinot Ce davvero da rabbrividire, al pensare a quei poveretti. Premi su premi. Ih America, l'Accademia di Hollywood ha premiato, fra i registi: Leo Me Carey, per Awful Truth, Sidney Franklin per La buona terra, WiK liam Dieterle per La vita di Zola e William Wellman per E' nata una stella; fra le attrici: Irene Dunne, Greta Garbo, Janet Gaynor, Luise Rainer e Barbara Stanwyek; fra gli attori: Charles Boyer, Fredrich March, Paul Munì,. Spencer Tracy e Robert Montgomery; fra gli operatòri: Toland, Cari Freund e Jpe Valentine. Fra gli interpreti di secondo piano sono stati segnalati: Ralph Bellamy, RolsjRd Young, Alice Brandy, Anne Shirley e Claire Trevor; e cosi, tutti "contenti. Un po' meno heontenti in Francia, dove il Gran Premio di Stato è attribuito a Legione d'honneur, di Maurizio Gleize, e il Premio Delluc a II puritano, di Jeff - Musso, suscitando le due assegnazioni non poche discussioni e non pochi malcontenti, che vedono dai due massimi preimi francesi dimenticati tanto Carnet di ballo quanto La grande illusione. Il giornalista Cari Clemmesen è stato querelato dalla regista danese Alice O'Fredericka. Ha scritto che in un ricevimento dato in onore di Bob Taylor la signora aveva talmente assediato il giovane divo con interminabili discorsi sul cinema scandinavo, che quello, volgendosi a un amico, ebbe a chiedere ohi mai fosse quella signora che tanto e tanto e sempre parlava. Tutto qui. Con quale facondia, nel pretorio, dimostrerà la signora di non mai, e poi mai, e poi mai parlare.» La londinese « Baird Television Company » ha compiuto la scorsa settimana un primo esperimento di trasmissione televisiva a colori, con una lunghezza d'onda di metri 8,3, su schermi di ricezione di 3 per 4 metri. L'esperimento ha dato risultati meno soddisfacenti, come nitidezza, delle trasmissioni in bianco e nero, ma sono state impiegate soltanto 120 linee invece delle normali 400; mentre invece le varie tonalità cromatiche sono apparse assai convincenti. Minime. — Le cinque sorelline Dionne appariranno in un altro film della Fox; l'inseparabile dottor Dafoe sarà un'altra volta interpretato da Jean Hersholt. — Anna Neagle sarà Lady Hamilton. — Rosso e nero, il romanzo di Stendhal, sarà narrato sullo schermo da Raymond Bernard. ■— A Berna è stata costituita la « Centrale Cinematografica Didattica», che raccoglierà in una vasta e razionale filmoteca tutto il materiale scolastico che dovrà apparire su gli schermi delle scuole svizzere. — In Germania è stato creato !'« Archivio Centrale del Film », dove verranno con ogni cura conservati i negativi, cioè le matrici, e a cominciare dalle origini della produzione cinematografica tedesca: così come intense ricerche permetteranno. La notizia ha destato altrove giuste invidie, specialmente in Francia; dove pare che vecchi film siano andati irreparabilmente distrutti, e se ne conservi in qualche caso soltanto qualche positivo, perchè la vecchia pellicola è particolarmente richiesta, come materia prima, da /abbricanti... d'esplosivi. — La febbre dell'oro, il capolavoro di Chaplin, sarà nuovamente « lanciato » in una riedizione sonora, curata 'dall'autore stesso. — Gli affari sono affari, la celebre commedia di Mirbeau, diventerà un film di Marcel Pagnol. — Nel primo film a colori di Korda, Il divorzio di Lady X, si annuncia che finalmente, è stata ripresa a colori la tradizionale, celeberrima, casalinga nebbia di Londra. Pare che ciò sia stato molto difficile. Anche perchè il competente ufficio-stampa dichiara, con molta gravità, che il colore esatto, esattissimo, di quella nebbia, è « il grigiastro cangiante in verdino della purea di piselli ». (Copia autentica di quel comunicato a Vostra disposizione). m. g. Isa Miranda « made in Hollywood ». di ti tt ih éti iti Al concorso bandito dall'* EraFilm », fra migliaia d'aspiranti è riuscita vincitrice Oretta Scrobogna, di Fiume; tra i secondi premi, Angele Van Lamsweerde, di Torino (a destra).