Sullo schermo: Madame Bovay. di G. Lamprecht - La fuga di B. Drammond, di J. Hogan.

Sullo schermo: Madame Bovay. di G. Lamprecht - La fuga di B. Drammond, di J. Hogan. Sullo schermo: Madame Bovay. di G. Lamprecht - La fuga di B. Drammond, di J. Hogan. Afadame Bovary,s,romanzo di Flaubert, tre anni or sono tentò un regista come Renoir; e fu uno del più grossi smacchi che il recente cinema francese ebbe a subire. SI dice e giustamente si ripete che il pretesto per un film — letterario, o storico, o teatrale, o cronistico — è e deve essere soltanto un pretesto; ciò che conta, cinematograficamente, è il film. Ma quando si disturba (è la parola) l'ombra d'un grande artista scegliendone a pretesto d'un film un'opera d'arte, è anche inevitabile che, allo spettatore non incolto, o ricordi precisi, o vaghe reminiscenze d'atmosfera, tessano d'attorno come un alone, entro 11 quale il povero film va o a urtarsi o a perdersi. Se Emma Bovary fosse stata soltanto un'adultera, con in più l'acceso e ingenuo desiderio di qualche bella veste, Flaubert non sarebbe stato e non sarebbe Flaubert. ,In questa modesta e accurata « riduzione » di Lamprecht, Emma Bovary non è nulla di più; e non ci si venga a dire che altro il cinema non potrebbe esprimere.(si pensi al difficilissimo, al quasi ineffabile, espresso' nel prologo di Carnet di ballo, nella prima parte di Estasi, nell'ultima di . Margherita Gauthier). n film di Lamprecht, cosi come è congegnato, in più di un istante potrebbe chiamarsi « Monsieur Bovary»: che qualche tocco quasi inedito di povera umanità è talvolta più evidente nel povero Carlo (vi ricordate? « Charbovari ») che non nella sventura ta Emma. Nulla o nessuno può impedire a uno sceneggiatore e a un regista di prendere come vicenda di un loro film alcuni « fatti » contenuti in questo o quel romanzo; ma poiché, in un romanzo che sia davvero un romanzo, (e in questo caso, poi! ) il « fatto » o i « fatti », come materia bruta, cronistica, come « soggetto », non hanno che una relativa importanza, tanto varrebbe, allora, Impadronirsi tranquillamente di quel fatto o di quel fatti, ridurli e manipolarli a piacimento, e dare onestamente a ciò tutt'altro titolo. Se il film d'oggi apparisse sui cartelloni come « Madame Dupont » o «Madame Pelllssier», sarebbe certo meglio: si' avrebbe un film accuratamente - inscenato, con interni ottocenteschi assai gustosi, con una recitazione diligente e volonterosa, capeggiata dalla decana Pola Negri; e non si disturberebbe nessun ricordo di Flaubert Tutto è possibile, sullo schermo; e nulla ce ne deve sorprendere a priori. Vi si potrà magari vedere, un giorno o l'altro, anche un Orlando Furioso; ma per suscitare consensi dovrà essere un Ariosto cinematografico, a narrarci in tremila metri di pellicola, e naturalmente alla sua maniera, le fantasie di quel messere che fu ed è Messer Ludovico Ariosto. Quando l'eroina del bovarismo la si vorrebbe ridurre'a una qualunque moglie d'un qualunque grosso medico di campagna; e questa moglie si uccide perchè, di nascosto del marito, ha firmato alcune cambiali venute ormai a scadenza; scherziamo, scherziamo con i fanti, e lasciamo stare in pace quegli altri signori. (Lo spettatore, invece, che nulla sappia del romanzo, e di Flaubert si ehieda tutt'al più un suo: chi era costui?, si troverà allora dinanzi a un film che ha un interesse nella, regia calibrata e sorvegliata d'un Lamprecht, oltre ai meriti che già si son detti). La fuga di Bulldog Drummond, tratto da un dramma più che giallo di McNeile e G. Fairlie, è davvero un giallisslmo a oltranza; tutti gli ingredienti del caso vi sono profusi a piene mani, fino a rasentarne qua e là la parodia. Ray Milland, Guy Standing, Keather An^el, Reginald Denny. O ». g-