SANDRO SANDRl di Mario Bassi

SANDRO SANDRl SANDRO SANDRl celebrato nel Salone de "La Stampa» L'orazione di Mario Bassi i. a i i , r e e a a a o o e e\ l e , o Mario Bassi ha rievocato, ieri sera, Sandro Sandri con cuore e con commozione di camerata. Non. .un'orazione ampollosa, ufficiale; una rievocazione amicale, invece, viva, palpitante, di un amico col quale si e arrischiata più d'una ora grave, con cui si è corsa più di un'avventura di quelle che segnano un solco profon. do nella carne come nello spirito. E .l'uditorio, hellissimo; elettissimo, s'è 'con slancio associato alla passione dell'oratore, l'ha fatta sua; ho- seguito la parola di Bassi,con lo stesso cuore e la Btessa commozione, e l'ha applaudito con- quell'applauso di impeto, che sgorga spontaneo e insopprimibile. Hanno presenziato alla rievocazione le autorità cittadine, S. E. il Comandante del Corpo d'Armata, S. K. il Procuratore generale, il Podestà, il Vice-Segretario federale, il Cenerate comandante il lo Gruppo CC. NN. e i rappresentanti delle rimanenti, i senatori Di Bernezzo, Cian e Hrezzi. Fervida adesione avevano mandato, con molti altri, S. K. Il Primo Presidente di Corte d'Appello, e l'on. Monti). Il Prefetto 8. E. Baratono aveva telegrafato: «Dolente non potere per precedente impegno assistere, prego volermi considerare presente in ispU rito alla rievocazione dell'Eroe caduto' nell'adempimento del suo do'. vere». Diamo qui tre brani, tra i salienti, della orazione. • ... Egli era l'autentico figlio della grande guerra e della rivoluzione fascista. La- guerra l'aveva fatto uomo, gli aveva infetto nel. corpo indelebile piaghe, tartassato fisicamente e mutilato; ma ne aveva soprattutto maturato lo spirito, nel suo clima rovente, fuor d'ogni concepibile previsione, l'aveva trasformato e rinnovato prodigiosamente. E la rivoluzione gli aveva conferito un crisma' indelebile e' perfetto. Figlio del secolo nostro, questi avvenimenti capitali dell'età nostra, catastrofi ,e rigenerazioni collettive immani, l'avevano completamente plasmato e temprato. Il dramma delle nostre generazioni, da quell'anteguerra che ci pareva di quiescente appagamento e metodica evoluzione, e agitava invece in. più. laborioso travaglio i fermenti, e nutriva angosciosamente i germi del futuro, e per tanta prova, per tanta audàcia di cimenti e furia e perseveranza e fatalità di lotte, fino al risorgere miracoloso dell'Italia di Mussolini e all'Impero; l'epico dramma egli non aveva attraversato, indistinta comparsa o infinitesimo attore; ma l'aveva vissuto con totalità di passione, gli aveva dato il proprio sangue mortale, e nè aveva ricevuto il sangue spirituale della nuova vita, e come le stimmate di una consacrazione inderogabile. Perciò si ravvisava in lui alcunché di tipico e rappresentativo, e nella sua stessa distinta singolarità, l'autentico fi glio del secolo. E non pareva gli anni dovessero contarsi per lui dal giorno che la madre l'aveva partorito; "ma piuttosto dal maggio del 1915, col primo colpo, di can none dell'Italia in.guerra; ma piuttosto dal 1919, e l'aurora dell'era mussoliniana . ...La guerra fa di Sandrl, e senza ch'egli stesso se n'avvedesse uno scrittore. Una lettera scritta ai genitori dalla trincea è uno sfogo della sua anima ridondante, che s'è finalmente riconosciuta a quella prova violenta e suprema; e vive la sua più intensa vita; e solo perciò la lettera familiare è già una sua pagina di scrittore, spontanea d'ispirazione,- buttata giù di- getto, e colorita suggestivamente. La rivoluzione, fascista lo farà giornalista. Ma non perchè egli ambisca a questa nostra professione, sia attratto da questo nostro mestieraccio; ma per opportunità e necessità di propaganda e di lotta, perchè il foglio di giornale è un'arma rivoluzionaria, perchè prima e più che col manganello o il pugnale dello squadrista, egli comprende che la rivoluzione si fa con la divulgazione delle idee, con l'assalto e la battaglia polemica; e se può valere, a certo momento, la bomba a mano scagliata contro avversari facinorosi, Immensamente più, e più conclusivamente, per il successo della causa, vale insinuare nei crani della massa incerta dell'opinione pubblica un po'- di quell'esplosivo dell'idea rivoluzionaria. Ecco dunque come Sandro Sandrl divenne scrittore, ecco come divenne giornalista... Non a questo ritprno, amico i;?an<iri, commilitone camerata col ì 'e&a, non a questo ti attendeva- msgfsltl mo: ancorché ti accompagnerebbe squillo di fanfare e sventolio di gagliardetti e bandiere, e si profumerebbero per te i fiori di nòstra Italia bella, e gerarchie e milizie e popolo converrebbero in corteo, commossi e reverenti, a renderti onore solenne. L'altro ritorno t'avevamo auspicato, in so.linga semplicità, quello consueto di noi Inviati speciali, corrispondenti di guerra: la corsa, frettolosa al giornale,.il saluto dei colleghi, la parola di lode e di congratulazione, del direttore;.— ebe per te non poteva mancare; — e poi sùbito via, correre a casa, ritrovare la famiglia, la festa dei figli, il calore' il conforto la bontà del proprio nido. E più viva e soddisfatta la sensazione che non s'è lavorato inutilmente, che del nostro lavoro, anche abbandonato al foglio volante, anche consumato e sorpassato nella fuga d'un giorno, pure qualche cosa duri, qualche cosa resterà: poco che sia, qualcuno ricorderà. Ma forse- ciascuno dalla culla ha prescritto il proprio corso mortale; o forse ciascuno, anche involontariamente, anche inavvertitamente, per una sua .inderogàbile inclinazione di-temperamento e di aspirazioni, si elegge la pròpria sorte, il suo dovere e la sua fatalità. E allora .— noi riconosciamo — questo era il tuo. termine prefisso, a questa mèta tu dovevi necessariamente assorgere. Non eri tu, il combattente l'ardito 10 squadrista -il corrispondente di guerra d'una favolosa temerità, cui il pericolo costituiva regola di vita e adeguata misura d'ogni azione ' è gesto; tu, dalla trincea folgorata e sconvolta primo a balzare . nella tempesta delle mitragliatrici, primo all'assalto, impugnata la bomba manesca e il pugnale tra i denti; tu, primo a marciare contro la folla ubriacata d'anarchia, sulle piazze minacciose, ai giorni convulsi della nostra rivoluzione giustiziera e redentrice; tu, attraverso il deserto sahariano, attraverso la boscaglia sòmala, contro ogni insidia e resistenza di ribelli e di selvaggi, per ogni sforzo e patimento e audacia; tu, nella furibonda lòtta che si combatte In terra di Spagna, tra la civiltà latina, eterna e una degenerata follia di barbarie; tu, nel turbinoso conflitto che infiamma il mondo giallo, tra genti diverse, cosi lontano e sperduto,- tu, a ogni sbaràglio; non eri tu che avresti atteso supinamente la catarrosa e imbelle vecchiaia, che avresti assistito a una .tua sonnacchiosa decadenza, che ti saresti spento di malattia in un letto. L'altra era la tua mòrte, la morte del soldato; e in precedenza tu l'avevi accettata, e le sei andato incontro a fronte eretta, come sempre, volontario e risoluto. L'amico che ti fu accanto e fraterno nelle ore estreme, il collega. Luigi Bàrzini junior, in una sua pagina che non si legge senza làgrime, virili lagrime, ha descritto quando fosti ferito a morte, sulla cannoniera americana, dai proietti giapponesi, e lucidamente consciò ,5l morire: < ... Le mitragliatrici,. a pochi metri da noi, sparavano caricatori interi, rabbiosamente, senza fermarsi; e non si sentiva quasi, nel frastuono. La nave cominciava a piegare di lato. «— Che fine! — disse S and ri: — In una nave degli altri, in questo paese... >. E Barzini annota che eri pallido, accigliato, e sembravi adirato. Amico Sandri, mio diletto Sandro, l'accidentalità non conta, non importa il luogo, non importano 11 modo e le casuali circostanze. Questo è; che tu sei morto come ì settecentomila nostri commilitoni della grande guerra, come i tremila nostri ' martiri fascisti, come tutti i nostri morti in Libia, nell'Affrica Orientale, in Ispagna; sei morto nell'adempimento del dovere, in uno slancio d'entusiastico ardore che trascende lo stretto dovere,, e per'la nostra idea fascista e imperiale, che va oltre,'oltre di noi che passiamo; sei morto per questa antica e nuova Italia che ha donato e ridona al mondo la sublime bellez-. za e la sovrana giustizia di Roma. Sandro Sandri, nulla è mai invano nell'olocausto. Calla tua bara, che il tricolore d'Italia consa-. era insieme con la croce di Cristo, s'infutura l'esempio che ci lasci, la fede che ci anima, la riaffermata certezza dell'avvenire | trionfale della Patria.

Luoghi citati: Ispagna, Italia, Libia, Roma, Spagna