Il MANZONI SUGLI ALTRI?

Il MANZONI SUGLI ALTRI? Il MANZONI SUGLI ALTRI? Lettera al prof, don Cojazzi l ! r o i a i o i a e i i , a e i i l l i à o, o i li eo idi di ro a), ul e a i. ooa d mni ti ilto rj, omci ma el nie, sai rsa o. alhe un lto le alre he o Nessuno più di Lei ha ragione di proporre e sperare che sulle virtù cristiane d'Alessandro Manzoni si apra canonicamente il processo informativo, e questo gli schiuda la via al sommo fra gli onori. Il colloquio che Ella ha avuto con La Stampa conferma quanto in Lei siano antiche e radicate queste proposte e speranze. Ella infatti già da tempo ha contribuito per conto proprio ad adunare buona parte del materiale di tale processo, col suo volume Manzoni apologista, raccogliendo con diligenza e ordinando con sagacia tutte le testimonianze che il Manzoni rese nei suoi scritti alla nostra Religione, . dacché venticinquenne ritornò da lontano ad essa, e, checché se ne dica, lavorò fino agli ottantotto anni, quando gli mancarono la lena e la vita. Ricordo che un mio compianto e intelligentissimo amico, l'on. Luigi Bazoli di Brescia, letto quel Suo libro mi disse: « Il Manzoni sarà o non sarà un Santo, ma, certo, ha scritto come pochi Santi ». . Ed io sono nella stessa condizione del Bazoli. Non ho sufficiente notizia delle cause di canonizzazione, per sapere quale sia in pratica il grado d'eroicità che si richiede alle virtù d'alcuno per elevarlo agli altari, né se le varie virtù di Manzoni uomo abbiano raggiunto l'eccellenza di quelle che esercitò come scrittore. Posso oltanto notare che quanti ebbero d avvicinarlo sentirono verso di ui ciò che raramente si sente erso i poeti anche grandi, ossia enerazione - prima ancora che mmirazione. E quando in quet'ultima 1 loro giudizi critici contennero qualche riserva, nulla li dissuase dal venerarlo'; ciò che include il riconoscimento pubblico d'una vita in tutto esemplare. Ad ogni modo, il processo .Informativo lo invoco anch'Io, attenendomi alle parole.di Lei, le quali chiariscono che da sé solo. « esso non implica nessuna dichiarazione di santità o meno; è un'istruttoria, la quale è sempre ùtile almeno come documentazione ». E sarà utilissimo anche per la retta penetrante interpretazione di tutta l'opera manzoniana. Mi valgo d'un esempio. Le istruzioni che il Manzoni, giovanissimo e non ancor ritornato alla Fede, si fece dare dall'ombra di Carlo Imbonati nel celebre carme, da lui non voluto ripublicar mai e'ripublicatogli di frode, se siano isolate da tutto il contesto di quella lirica, appari scono.cosi belle e giuste da aver recentemente meritato che la più alta autorità spirituale le citasse ad insegnamento. Ma quei critici che volevano toglier valore della posteriore conversione religiosa del Nostro, presentarono le dette istruzioni come un codice morale cosi pieno e perfetto, da potersi dire che vi mancava bensì il coronamento religioso, ma che fin d'allora l'autore era già tanto moralmente maturo, che non aveva bisogno, nè come uomo, nè come artista,' d'aggiogarsi a nessun credo, E non s'accorsero che la rinnovata fede gli apportò invece un'aperta ribellione religiosa al motivi che gli aveano ispirato quel carme. Che cosa egli aveva domandato al fantasma notturno dell'Ini Donati ? I mezzi per poter soddisfare la propria passione della gloria; passione prevalente e direi unica della sua giovinezza. Che se, pur munito dei suggerimenti datigli dal.defunto precettore, non gli fosse riuscito di toccar le cime; s'io cadrò sull'erta dicasi almen « sull'orma propria [ei giace ». Superbia di caduta, maggiore della superbia d'un trionfo! Ora, rifattosi cristiano, senti che il Cristianesimo non solo recava un mutamento radicale nei modi con cui la gloria vera si conquista: «gloria vinta in più belle.pròve », ma si trattasse pure di gloria onesta, se non sacra, il Cristianesimo esigeva la rinunzia.assoluta a ciò per cui le glorie ci appariscono desiderabili e gustose; ossia alla compiacenza intima del possederle, o dello sperarle, al rimuginare dentro di noi le nostre felici doti naturali, e 11 felice esercizio che da noi se ne sia fatto. La qual rinunzia deve poi conciliarsi coll'obbligo evangelico di non lasciare inoperosi i propri talenti: deve anzi risolvere il contrasto tra una lode che gli uomini ci devono se operiamo bene, e il nostro obbligatorio chiudere gli orecchi ad una tal lode. Cosa difficile per tutti i cristiani; difficilissima per il Manzoni, che volendo gittar via la sua suprema aspirazione nativa, non aveva in aiuto un ardore mistico, voglio dire la gioia del contemplare la gloria di Dio, e conseguentemente del sentirsi minore anche degli altri uomini, la quale, dalla soprannaturale altezza, lo avrebbe condotto alla naturale indifferenza d'ogni gloria propria, ad un tranquillo ed ilare disdegno di essa, come in figura ci accade sulla terra verso i nostri genitori e i nostri cari, dinanzi ai quali il poter noi esser considerati dippiù di loro, non solo ci dispiace, ma ci offende. Il Manzoni non era un mistico, ma un ragionatore. Quindi, se nelle celebri lettere alla Saluzzo Roero ed al Coen mostrò con originale dottrina acutissima l'irragioncvolezza dell'amor della gloria, nella pratica della sua vita dovette difend-rc l'p^quistata umiltà dalle contrarie tentazioni, per mezzo d'un viluppo di cautele, talvolta in apparenza eccessivo, ma sempre con uno spirito di sacrificio davvero eroico. Il giovane, che prima di ridiventar cattolico non aveva parlato nelle sue liriche se non di se stesso, rifiutatele in blocco, nascose il proprio io. Una sola volta gli scappò detto nel 5 maggio una preposizione superba, con quelle parole . . .- un cantico che forse non morrà. Ma a chi gli esaltava un tal cantico aveva pronta la risposta:cvbfstleostsrdcdcetatutldtdemdrdqrpbmcnlCssulnldcscticdMp cera il morto che portava il vivo». E non solo gli dava visibile fastidio l'udirsi lodato, ma rifuggiva- dal leggere quel che si scrivesse di lui, perchè le lodi potevano minacciare di lusingarlo-e le critiche di suscitargli reazioni, orgogliose. Nei Promessi sposi poi, ove forse non sceneggiò casi propri, ma tante volte personificò propri sentimenti, la lotta contro le varie specie d'orgoglio, da lui studiato come una delie principali cause delle violenze e delle viltà di. quel tempo, furono da lui incarnate ih personaggi fantastici e vivi. Ma non si è abbastanza notato il modo particolare con cui trattò i rappresentanti di quella unica specie d'orgoglio, in cui poteva ricader lui; l'orgoglio dell'ingegno, mentre stava a riparo dall'orgoglio di potenza,.rifuggente com'era da attività pubbliche; dall'orgoglio, di nobiltà, essendo egli nobile e abbastanza- ricco, ma non in proporzione coi grandi di Milano, e avendo tratto dalla rivoluzione francese, come una delle poche cose buone di essa, e quindi in ciò non rinnegata, lo spirito egualitario e là negazione dei privilegi di nascita, egli trattò bensì questi orgogli severissimamente, ma in tono serio e con un certo rispetto verso alcune magnar nimità, a cui essi potevano dar luogo o rivelarle,*— vedi fl suo Canto su Napoleóne, e ciò che scrisse dell'Innominato della stessa prima marnerà — mentre, dico, usò questo trattamento verso tali orgogli che non lo riguardavano, condannò al- ridicolo lutti coloro che cèdessero all'unica specie d'orgoglio possibile in lui, tutti coloro cioè che si vantassero di scienza e di sapienza. Incarnò la soddisfazione del credersi dotto in uh don Ferrante; del credersi abile diplomatico in un « politicone di quel calibro » cioè nel conte zio. Quando fi padre guardiano del convento di Monza si compiace del proprio saper fare: « sarà contènto 1 quel buon. Cristoforo, e s'accorgerà che, anche noi qui, slam buoni a qualche cosa », glielo fa dire proprio nel momento in cui quegli prese un granchio -madornale, affidando Lucia alla. Signora, ossia mettendola in bocca al lupo. Anche nel popolo, appena Agnese e Renzo si ' compiacciono d'una propria scaltrezza si può esser certi che hanno detto o fatto una sciocchezza. Perfino 11 sarto del villaggio, ossia la coscienza religiosa più alta tra i popolani che apparisca nei P. S..— Lucia è fuori classe — ha la debolezza di credere che se avesse potuto studiare avrebbe fatto parlare di sé, e il Manzoni lo punisce subito d'una tal.debolezza, mettendogli in bocca il disgraziato: «si figuri». Ma quante lettere,, oltre questa già troppo lunga mi sarebbero necessarie per esporLe come, a modesto parer mio, le virtù cristiane del Manzoni, quando siano, studiate a fondo — e con Lei sarebbe un portar vasi a Samo — possono essere una .chiave per aprire molte delle segrete porte manzoniane. Al processo informativo che autorevolmente fissi quali e in qual misura e con quanta efficacia furono tali virtù, non sarà un vero beneficio per 10 studio approfondito e salutare del Nostro, se anche l'intento Suo finale non fosse -raggiunto ? Con ossequio cordiale Filippo Crispolti

Luoghi citati: Brescia, Milano, Monza, Samo