Il significato politico dell'eccidio di Biserta

Il significato politico dell'eccidio di Biserta Il significato politico dell'eccidio di Biserta La crisi del prestigio francese -Il Residente GuiN lon chiamato a Parigi ad « audiendum yerbum » Tunisi, 10 gennaio. I particolari che ora si hanno sui sanguinosi, incidenti di Biserta, gettano una luce sinistra sul Governo del fronte popolare francese e sul metodi del suo rappresentante in Tunisia, Guitton, il quale dopo .avere per un anno e mezzo blandito i capi nazionalisti tunisini con promesse mai realizzate e con la concessione di una sfrenata libertà, si è mutato Improvvisamente in un feroce reazionarlo, obbedendo agli ordini del nuovo coordinatore del Nord Africa, Sarraut. L'espulsione di «asseti Nuri Gli effetti di questo brusco cambiamento di metodi, si sono fatti presto sentire. I nazionalisti arabi, spinti dalla pressione delle masse che si trovano in disperate condì zioni economiche, hanno assunto un atteggiamento minaccioso concretatosi nelle direttive da essi date alla massa dei' loro parti' giani. L'episodio di Biserta, pur essen do particolarmente grave anche per il fatto di essere accaduto!neti' importantissima piazzaforte |i francese, non é che uno dei tanti episodi; ma é certo che esso ha prodotto profonda impressione in Francia ed una nuova ondata di malcontento antifrancese nel Nord Africa. Sarraut ha ordinato una severissima inchiesta e . presto Guillon, che l'estate scorsa aveva dato le sue dimissioni, non accettate da Sarraut, dovrà essere a Parigi per rendere conto del suo operato. E non crediamo che vi si recherà con il cuore tranquillo. Intanto il prestigio della Francia in Tunisia subisce un altro rude colpo. La cronaca della sollevazione di Biserta mostra chiaramente come l'autorità francese nel protettorato, sia ormai caduta in discredito e sopportata con crescente ostilità. La espulsione di Hassen Nuri aveva suscitato vivo malcontento fra la popolazione araba di Biserta. Delle pressioni sarebbero state fatte alla Residenza generale da qualche esponente del mondo mussulmano affinché il decreto di espulsione fosse annullato, ma inutilmente. L'espulso godeva però di una grande influenza, e ciò spiega la manifestazione araba che era stata perfino preannunciata con manifesti affissi sui muri delle strade. Uno dei detti manifesti era redatto nei seguen ti termini: « Mussulmani! Sciopero e manifestazione. Chi contravviene all'ordine, pena la vita! ». Verso le ore 8 del mattino si notava già nei quartieri arabi un movimento insolito: molte botteghe erano chiuse mentre altre presentavano gli usci socchiusi. Lasciavano supporre che all'interno si trovasse della gente riunita in attesa forse di qualche segnale o ordine per uscire in strada. Verso le 10 una massa di circa duemila arabi si dirigeva verso la Piazza di Francia malgrado che ii municipio di Biserta avesse vietato la manifestazione. Ma agli sbocchi si trovavano già pronte la polizia e la truppa che, sbarrando il passo ai manifestanti, li costringevano a ritornare indietro. Tuttavia quella immensa folla araba non intendeva rinunciare alla progettata manifestazione e tentava di raggiungere il palazzo del controllo civile..Essa marciava preceduta da diversi alfieri che portavano le bandiere tunisine. All'Incrocio della Via d'Algeri con il boulevard du Basion, i manifestanti venivano nuovamente fermati da un cordone formato da un gruppo di poliziotti agli ordini del commissario Filippi e di un plotone di fucilieri. Gli arabi chiedevano inslstenemente ai rappresentanti della forza pubblica il passo libero che veniva- loro rifiutato categoricamente. Essi allora urlavano l'Internazionale e, fatto alquanto. strano, gli stessi individui cantavano pure gli inni nazionali -tunisini continuando a sparare rivoltellate in aria. La situazione incominciava a divenire critica per i rappresentanti della forza pubblica minacciati di essere sopraffatti da quella massa di indigeni. I più scalmanati tentavano di oltrepassare 1 cordoni, ma venivano respinti. Uno di essi allora puntava una rivoltella contro il commissario Filippi sparàn- do due colpi che andavano a vuoto grazie alla prontezza di spirito e al sangue freddo del caporale del fucilieri, Bartoli, il quale con 11 calcio del proprio fucile assestava un colpo sulla mano dell'energumeno che veniva disarmato. Nel contempo la folla dei mussulmani iniziava una fitta sassaiola e veniva in colluttazione con i poliziotti e con i soldati i quali sparavano nella massa degli esaltati che dovevano indietreggiare anche per l'intervento della cavalleria. Ne seguiva una scena raccapricciante fra il rantolo dei colpiti a morte, le grida dei feriti e le urla di terrore dei fuggitivi. Sul terreno rimanevano cinque cadaveri ed una trentina di feriti. Qualche ora dopo uno dei feriti più gravi soccombeva portando la cifra dei morti a sei. I manifestanti superstiti si rifugiavano nella città araba dove tuttora continua a regnare una certa effervescenza che lascia temere nuovi atti di ribellione da parte della popolazione ■ indigena. Habib Buchetta, per sfuggire all'arresto, !si sarebbe rifugiato in una mo|schea insieme ad altri dirigenti della sezione biaertina del Neo Destur. Drammatica mattinata Durante tutto il resto della giornata, per impedire le riunioni degli arabi, alcuni idrovolanti dell'aeronautica militare hanno continuato a sorvolare a bassa quota i quartieri arabi, mentre la truppa organizzava una dimostrazione di forza facendo sfilare per le vie della città numerosi carri armati. Biserta presenta un aspetto eccezionale. La città è stata posta sotto un fascio abbagliante di luci proiettate da potenti riflettori per agevolare la sorveglianza dell'aviazione. Anche a Tunisi, per prevenire possibili ripercussioni, é stato organizzato in città un servizio di pattugliamento. Gli europei vivono, specie a Biserta, in forte inquietudine, poiché temono per la loro vita. Il pericolo é pure grave per .1 coloni che vivono isolati nel Bled. Fra questi, vi sono 15 mila italiani.

Persone citate: Bartoli, Filippi, Guillon, Guitton, Habib Buchetta, Hassen Nuri