CRONACHE del TEATRO e della RADIO

CRONACHE del TEATRO e della RADIO CRONACHE del TEATRO e della RADIO d'accordo. Egli dice: « è necessaria l'istituzione del prezzo fisso, e del prezzo fisso rispettato sopra).■ tutto dai rivenditori, i quali devo no sentire il dovere di farlo ri spettare dai clienti, come si fa in Germania, ove 1 prezzi dei singoli tipi di apparecchi radiofonici sono stabiliti e statuiti e imposti e osservati con precisione e senza deroghe. Chi manca, e chi è colto, è punito come si merita. In Regime corporativo spetta agli organi sindacali studiare la questiono e proporne le soluzioni! Segnaliamola agli organi competenti ». E' quello che facciamo volentieri. Quanto alla tassa .di fabbricazione devoluta all'E.I.A.R., ci lasd dire il sig. Ambrosione che noi non abbinino elementi per giudicare della necessità della sua abolizione. Se la questione è stata studiata dai competenti organi industriali, essi hanno certamente il mezzo di far conoscere i risultati dei loro studi. Ad ogni modo, siamo tutti d'accordo nel riconoscere che quel che interessa è rinsaldare la fiducia del pubblico nel commerdo radio, offrendogli apparecchi efficienti a prezzi ragionevoli, senza intronargli le orecchie con mirabolanti promesse a cui segue presto e spesso il disinganno, perchè, tra l'altro, il troppo promettere accresce le esigenze, e basta un piccolo inconveniente,, facilmente eliminabile, perchè il compratore gridi alla turlupinatura e senta cocente, magari a torto, l'assillo del raggiro. Cosi si è creato quello stato d'animo di prevenzione e di sospetto di cui altra Volta abbiamo parlato, e che minacda di perpetuare una situazione certo dannosa allo sviluppo delle radioaudizioni. Noi tutti che amiamo la radio, rivenditori compresi, cerchiamo di esaminare i problemi della sua diffusione, che in Italia ha aspetti particolari, col solo e unico desiderio di vincere e di raggiungere le mète fatali che, nonostante le difficoltà, non potremo non raggiungere. A tal fine creda pure il sig. Ambrosione, che con tanta comprensione difende la sua fatica, e lo creda la grandissima maggioranza dei suoi colleghi che rettamente esercitano lor negozi, l'opera dei rivenditori è essenziale. Essi debbono avere l'orgoglio di assolverla, avranno cosi la soddisfazione di aver contribuito al più alto potenziamento della radiofonia italiana e fascista, che è condizione essenziale del primato, senza dire che, così facendo, fanno anche i loro interessi. Il commercio-radio e la necessità di fissare i prezzi -- Una novità radiofonica. La nostra nota del giorno di Natale sul costo e sul prezzo degli apparecchi-radio ha suscitato nel campo del rivenditori una qualche reazione. Il più impermalito, e perciò il più vivace nella controffensiva, è U sig. Amedeo Ambrosiane, rivenditore dì Chdtillon, il quale ci ha scritto ben sei fittissime pagine protocollo in difesa, legittima difesa, del suo commercio. Cerchiamo di riassumere le ragioni, del sig. Ambrosiane. Stabiliamo intanto, perchè le posizioni siano chiare, che i fabbricanti concedono ai commercianti, sui prezzi di listino, il 35 %. Il signor Ambrosiane dice: il SS-l/S per cento, al netto delle tasse governative. Sullo sconto accordato dal fabbricante al rivenditore pesano i seguenti oneri: 3 % per marche di fattura, L. 8 di imballaggio, il porto dell'apparecchio, perchè la merce è franca alla stazione di Milano, la tassazione fiscale di ricchezza mobile, le spese di negozio (affitto, assicurazioni, ecc.), spese di rappresentanza, esposizione di capitale per la vendita a rate, eventuali perdite a causa di morosità, le spese per far valere il riservato dominio, le ore ■ o le giornate perdute presso i clienti incerti, le mance, i compensi ai procacciatori e agli informatori, t contributi, ecc. Si aggiungano le pretese dei compratori, i quali vogliono uno sconto, talvolta l'installazione con aereo e terra, e persino il pagamento dell'abbonamento alle radioaudizioni. E il povero rivenditore è costretto — come dice il sig. Ambrosione — a tagliare nella sua carne viva. A questo si aggiunga — è sempre il sig. Ambrosione che parla — la disonesta concorrenza di certi rivenditori che, avendo altri commerci più redditizi (quali, se non vendono altro che apparecchi radio f ) non rispettano in modo decente i prezzi di listino, accontentandosi dì guadagnare infime percentuali, e stabilendo, precedenti tutf altro che encomiabili per il commercio degli apparecchi radiofonici. C'è ancora la questione degli interessi sulle cambiali, e il nostro contraddittore afferma che si tratta di un 5 % pi" 2 % per spese sconto e incasso: »n tutto il 1 per cento. Facciamo i conti secondo le cifre dei sig. Ambrosione. Il 35 % di sconto, più il 7 % di interessi, fanno il 42 %■ Resta stabilito che un apparecchio radio per vendersi deve spendere il 4S % del suo prezzo. Che margine di guadagno vuol assegnare il sig. Ambrosione al fabbricante f Mettiamo, per semplificare, il 28 %, 4% pia 28 uguale 70. Perchè dunque si scandalizza il sig. Ambrosione quando affermiamo che quel che costa 30 si vende a 1001 Possiamo, se vuole,' diminuire ancora i costi, perchè, probabilmente, qualche margine si può ancora trovare. E veniamo... allo scandalo. Il sig. Ambrosione fa le sue più alte meraviglie perchè abbiamo detto che gualche negoziante pretende sulle rate un interesse che si aggira intorno al 13 %. E afferma che non è vero. Ma si procuri un listino qualunque il nostro contraddittore, oppure chieda informazioni in proposito a qualche rivenditore, si accorgerà ben presto che non abbiamo esagerato. Ci son ditte che fanno pagare il 7 %; ma ce ne sono che fanno l'8, il 9, il 10 e più. Quel che avviene però col Radiobalilla è incredibile. In contanti, si vende 430 lire. Quando si comincia a parlare di rate si perde la bussola. Un negoziante, a cui ci siamo rivolti per informazioni, ci ha risposto: 80 lire in contanti, e le rate di 35 lire-ciascuna. Sulle restanti 350 lire cioè, da pagare in 12 mesi, avremmo dovuto sborsare 70 lire di interessi. Ci vuol dire il sig. Ambrosione a che tasso corrispondono quelle 70 lire di soprapprezzo? E ascolti, ascolti... In un listino che teniamo a sua disposizione si legge che l'apparecchio Radiobalilla costa: 430 lire in contanti; e, a rate: 60 lire subito, e poi 13 mensilità di 40 lire ciascuna!... Centocinquanta lire di interesse su trecentosettanta!... Noi crediamo — almeno vogliamo credere — che in quel listino ci debba essere, per lo meno, un errore di stampa — dovrebbe forse dire 12 mensilità invece di 13; — comunque son sempre 110 lire di interessi su 310. E ne vuol sapere ancora una il sig. Ambrosione? Abbiamo telefonato a un altro negoziante — di un'altra città d'Italia — seni pre per un apparecchio Radiobalilla. Ci ha risposto: 460 in contanti — il prezzo, se non erriamo, è fisso e non può essere maggiorato — e 520 a rate. C'è indubbiamente intorno all'apparecchio popolare una tal quale antipatia, altrimenti non si spiegherebbe un simile trattamento di... favore; c'è in tutto il commercio radio un andamento caotico, confusionario, sbalzante, fatto di col' pi di scena, che non persuade il pubblico serio, e genera quella diffusissima diffidenza che ritarda lo sviluppo della nostra radiofonia e ne rallenta la necessaria ascesa. C'è chi offre casse di sciampagna, chi penne stilografiche, chi dischi, chi manutenzione e cambi, chi installazione di aerei, chi premi connessi con l'estrazione del Regio Lotto, chi questo e chi quello, tutta una congerie di lusinghe che sanno di fregatura — anche se non sono che espedienti per allettare il pubblico — lontano un miglio; tutte forme pubblicitarie coll insistenti, e petulanti che potranno giovare al singolo, ma die nocciono indubbiamente alla cosa. Per quanto il desiderio di posse aere una radio sia così assillante da costringere la gente a far qualsiasi sacrificio, ci son sempre vaste, vastissime categorie di persone che rimandano a miglior tempo, nella speranza di poter avere un buon apparecchio a prezzo più ragionevole. E poi, molti, ai prezzi odierni, non possono. Bisogna ancora incidere, con qualche sacrifizio da parte di tutti; ma soprattutto bisogna urgentemente moralizzare il commercio radio. Il sig. Ambrosione, il quale riconosce che di profittatori ce ne possono essere in tutte le branche del commercio, e vorrebbe, però, che fossero i clienti a identificarli (oh, come si fa? iian forse un cartellino sulla fronte i profittatori?) è certo rettamente ispirato, e onestamente compenetrato dei nostri giusti rilievi, anche se li nega, e della importanza soprattutto morale che il rivenditore ha nel commercio radio, e perciò egli fa una proposta che merita la più attenta considerazione, e che noi approviamo pienamente. Vede che il diavolo poi non ■ è cosi brutto come ai dipinge, e possiamo andare tstssrèggnltzsnclsdmdmrdcpnccgpztittèptmzdrefpdldgsccgtpEasandsntcpdapltgnatdtsmlfquvrdst6Ii ». s. E' stato inaugurato a Borni il «Teatro Eliseo », completamente rinnovato, che vuol essere soprattutto teatro di prosa. L'«Eliseo» fu il primo teatro d'Italia, in tempi ormai lontani (1922) a sperimentare il cosidetto prezzo popolare. Allora fu uno scandalo, e sollevò le ire del vari proprietari di teatro e le diffidenze delle etesse compagnie. Ma c'è evidentemente un destino nelle cose, e il «Teatro Eliseo», dopo alterne vicende, pentimenti e tentativi di vario genere, in questi ultimi due anni aveva ripreso in pieno a praticare il prezzo popolare, e aveva visto in breve affollarsi la sua sala in modo impressionante, b1 da eonvincere le coinpagnie a sollecitare 1 contratti, facendovi poi incassi da vacche grasse, quali non vedevano da tempo! Allora un gruppo di accorte persone ha rilevato il teatro e,, in eei mesi, lo ha rifatto quasi completamente, riuscendo a ricavare ben 1300 posti, tutti a sedere, e dotando il palcoscenico di tutte le risorse della moderna tecnica: 6 questo difatti il primo teatro in Italia che ha una piattaforma gireole e un impianto di luce quale solò il «Teatro Reale dell'Opera» può vantare. L'« Eliseo », cosi come è stato trasformato, risponde in pieno alle esigenze teatrali della vita moderna, cosi efficacemente propugnate dal Ministero per la Cultura Popolare: dare ottimi spettacoli a prezzo facilmente accessibile a tutte le borse. E' questo il mezzo migliore, l'unico mezzo, come abbiamo sempre sostenuto, per richiamare il pubblico al teatro. Le vecchie sale non rispondono alle necessità della nostra vita di oggi: il cinemato grafo ha raffinato i gusti di vastissime categorie di pubblico; l'occhio vuole la sua parte; l'uomo si abitua facilmente alle comodità e difficilmente ci rinunzia; il tono stesso della nostra vita spirituale già cosi elevato mal si adatta all'odor di muffa che hanno le vecchissime sale dei nostri teatri di prosa. Soma ha oggi un teatro degno dei nuovi tempi. Sappiano seguirne l'esempio le altre città d'Italia, Abbiamo, dunque, un nuovo Tito Sciupa? Pare di si. E il merito della scoperta è del teatro di avviamento di Alessandria. Abbiamo già dato notizia della scoperta e del successo del giovane tenore Galbiati. Dopo di aver cantato nell'*Ellxir d'amore», all'ultima recita, il pubblico non si decideva a sfollare il teatro, e il giovane tenore ha dovuto cantare «Il lamento di Fedrico», dell'i Artesiana », di Cile a, e il « Sogno » della «Manon ». Repertorio caratteristico del famoso tenore leccese. Il teatro di avviamento di Alessandria ha messo in evidenza finora quattro elementi, due tenori e due .baritoni: il Galbiati e il Georgevie, che è jugoslavo, lo Stocco e il Beretta, quattro giovani ai quali basterà un breve periodo di perfezionamento per affrontare il gran pubblico, e aprirsi una via nel mondo. Successo non indifferente ohe consacra l'utilità del teatro di Alessandria e gli assegna funzioni di non poca importanza nella vita del teatro lirico.

Luoghi citati: Alessandria, Cile, Germania, Italia, Milano