Le canzoni popolari del buon tempo antico di Amerigo Ruggiero

Le canzoni popolari del buon tempo antico America romantica e sconosciuta Le canzoni popolari del buon tempo antico La domenica del villaggio * La méssa e la festa della sera I fattori che contribuirono alla sopravvivenza di una razza (dal nostro inviato) . QUEBEC. E' una mattinata di domenica fresca e lìmpida e sulla strada maestra che conduce al paese' c'è un movimento insolito. E' una sfilata interminabile di carretti di tutte le forme su cui stanno appollaiate famiglie intiere. Le donne anziane sono vestite immancabilmente di nero con sottane che coprono le caviglie e certi cappelli pure neri che sembrano piuttosto cuffie di quelle con i nastri che s'annodavano sotto il mento Gli uomini portano abiti di stoffa doppia tessuta in casa, con giacchettino corte e cappelli tondi non molto dissimili da quelli che si vedevano molti anni addietro nei nostri paesi di campagna. 1 benestanti Si riconoscono subito dai veicoli più pretenziosi e nuovi, calessi e carrozze, tirati da cavalli ben nutriti e lucidi. Le dònne di questa classe sfoggiano acconciature di eleganza antiquata e provinciale, con grossi fermagli d'oro sul petto e lunghe vistose collane che scendono alla vita. Passano anche numerose automobili alquanto sgangherate, ma che hanno la funzione di dimostrare come la modernità abbia raggiunto il Gaspé. Fede e letizia Tutta questa gente va in paese per la funzione religiosa domeni cale. Bono agricoltori che giungono dalle parti più remote ed isolate del contado, molti dei quali vivono tutto l'anno nella bosco glia, segregali dal consorzio umano. La domenica è per loro il gran giorno in cui prendono contatto con i proprii simili, scambiano conversazioni nella lingua dei loro padri, si rituffano nelle consuetudini della propria razza, assistono con fede ardente alle cerimonie solenni della loro religione. E... stanno allegri perchè molti non torneranno ai loro casolari che la sera tardi, forse non ben fermi sulle gambe, ma è un compenso ai giorni di solitudine nella campagna spopolata e silenziosa. Anche la « farm » di madame Bauchard presenta una certa animazione. Mentre si recano in paese, parenti e amici vi fanno una capatina- per salutare Yvonne, la madre, il giovanotto Raoul, do mandar loro se vanno a Messa e offrire di prenderli nel carrozzino o nell'automobile. Ma le due donne rifiutano: non andranno alla Messa mattutina, ma a quella più solenne delle undici. Madame Bouchard ha bisogno di tempo .per compiere una toilette piuttosto complicata in onore della figlino la venuta dalla città, e Yvonne deve andarsi a tuffare nel mare. La piccola Monique è vestita a festa e vuol essere ammirata da « monsieur »; « Bush », il cane adottato lungo il Gaspé, saltella e corre in qua e in là per tutta la « /arm.» come per prenderne possesso. La notte avanti ha già dato prova della sua valentìa mettendo in fuga alcuni ladri di mele, e Raoul gli ha comprato dal beccaio vicino tutta una testa di vacca su cui « Bush » esercita le zanne con grande ardore. Madame Bouchard e Yvonne sono assai religiose. Fanno ogni anno il pellegrinaggio a Sant'Anna di Beaupré, la gran Santd miracolosa dell'America del Nord. Anche quest'anno ci debbono andare, e avendo sentito che io intendo di visitare il Santuario, si decide senz'altro di fare il viaggio assieme. Si parla dei celebrati miracoli della « Bonne Sainte ». — Ci sono molti che non ci credono ai miracoli. Io ci credo — mi dice Yvonne —. Mia madre ha assistito a qualcuno'.' E madame Bouchard si mette a raccontare con grande semplicità e senza l'ombra del dubbio come un anno nel giorno della ri correnza della Santa, migliaia e migliaia di persone erano andate in pellegrinaggio. Una donna pa ralizzata da anni, era stata por tata a braccia per assistere alla processione. E lei che, sospinta dalla folla, le era capitata vicina, l'aveva vista con i proprii occhi alzarsi al passaggio della statua della Santa, respingere gli aiuti e camminare da sola. E un'altra volta una giovane donna sofferente di gravi malattie interne, era andata in pellegrinaggio a Beaupré. I medici l'avevano spacciata, un ' scio tentativo restava: una gravissima operazione di cui non garentivano l'esito. Ed anche questa giovane, Madame Bouchard aveva visto portare quasi in fin di vita al Santuario e ritornarsene completamente guarita. Io ammiravo la loro fede semplice ed intensa e molte cose mi cominciarono ad apparir chiare. Le ragioni della persistenza ètnica di un popolo separato da secoli dal ceppo originario nella sterminata vastità di un elemento alieno ed ostile. L'ancora di salvezza E giunse l'ora di andare alla Messa solenne con madame Bouchard nella sua più bella veste di gala a fiorami, e Yvonne in abito cittadino di ultimo taglio che attirava gli sguardi invidiosi di tutte le ragazzetto del villaggio, la piccola Monique tutta orgogliosa del vestitino nuovo e Raoul che con uno spaventoso costume azzurro cielo, una cravatta rossa a piselli 6ianc/ii e scarpe color canario gettava alle sue ntovani conoscenti occhiate assassine. La piazzetta brulicava di campagnuoli tanto da sembrare una piccola fiera. E nella bella chiesetta già cosi zeppa di fedeli da riuscir difficile trovare un posto, c'era profusione di candele, di fiori e d'in? censo, e la funzione era accompa¬ gnata dall'organo e dal canto di un coro di fanciulli. Quanta fede in quella gente! Sentivo che si aggrappavano alla loro religione còme ad un'ancora di salvezza che ne avrebbe impedito la dispersione é l'annientamento. Quando riuscimmo all'aperto passammo per là vecchia chiesa di legno che serve attualmente da sala di riunioni pubbliche di vario genere. C'è un gruppetto di persone davanti alla porta alla quale è attaccato un manifesto. Esso annunzia l'arrivo di una compagnia di comici. — E' tanto tempo che non ne vedevo una! — esclama Yvonne con soddisfazione sincera. — Bisogna condurci! Cantano i guitti E la sera siamo là, pigiati nella calca di contadini del Gaspé venuti anche dai paesi vicini, in mezzo alla quale bisogna lavorare di gomiti per raggiungere i nostri posti costituiti da sedie messe in fila. Bi tratta di una compagnia di guitti che fa periodicamente il girò delle campagne. Prima che il Gaspé fosse stato aperto alla circolazione ci arrivavano una volta all'anno, adesso ci vengono una volta al mese. Ma sento che i buoni villici intendono fare una petizione collettiva per averli più di frequente. Ed anche questo è un fenomeno rivelatore. L'avidità, cioè, di questa gente di sentir recitare e cantare nella propria lingua, non ostante il cinematografo, non ostante l'infinita superiorità dei programmi teatrali americani. Lo spettacolo che offrono questi poveri guitti girovaghi è una cosa pietosa: scenette comiche imbastardite da caratteri teatrali americani, il solito clown dai capelli rossi, e da lazzi che se pur pronunziati in francese non. sono di pura marca francese. Ma che importa! Gli spettatori si divertono un mondo, si rovesciano sulle sedie dal gran ridere, applaudono fragorosamente i motti più salienti in cui si mettono in evidenza, con contrasti comici, le buone qualità dei francesi paragonandole alle deficienze e ai lati buffi degl'inglesi. Ma un numero del programma ha attirato la mia attenzione e lo attendo con una certa impazienza. E' annunziato come: « Chansons populaires du bon vieux temps ». A scene comiche terminate si presenta sul palcoscenico Mademoiselle Madeleine Normand in costume coloniale. E' una ragazza piuttosto belloccia, dalle forme tondeggianti e dalla voce calda e un po' velata. Annunzia la canzone che si appresta a cantare: « C'est la belle francjoise». Applausi interminabili. E mademoiselle Normand intona: C'est la belle Franc-oiae; lon, gai, C'est la belle Frani olao Qui vent s'y marier, ma luron, lurette. Cado in una specie di rèverie: che cosa sarà il Gaspé tra pochi anni quando le sue ricchezze avranno attirata l'avidità dei capitalisti inglesi e americani f Che cosa diverrà quando l'interno sarà stato aperto e grandi vie automo* bilistiche lo percorreranno in lungo e in largo e schiere di gente di altra razza, capitalisti, agricoltori, operai, commercianti vi si saranno permanentemente fissaUt Che ne diverrà dei discendenti degli antichi colonizzatori tran cesi? Riusciranno essi come son riusciti finora, a conservare la propria lingua, i propri costumi, la propria religione e l'inconfondibile personalità etnica f O ■ entreranno a far parte del « melting pot» saranno fusi, cioè, nel gran crogiuolo delle razze ch'è il continente Nord-americano t Mademoiselle Normand continua con la sua voce calda: On m'a dlt hler au soli-, lon, gai, On m'a dlt hier au eoir Qu'a la guerre vous allicz, ma luron, [lurette. Tre formidabili pilastri Non assisto io forse alle ultime manifestazioni di una razza morente, di una razza destinata a scomparire tra breve? Questo spettacolo in un villaggio del Gaspé non si può rassomigliare forse alle danze delle ultime tribù indiane in via di estinguersi che ricordano con esse la loro passata esistenza di popolo numeroso e potente? Tra poche decine d'anni sarà ancora possibile di assistere a una rievocazione di ritmi e melodie « du bon vieux temps » nel Gaspé? Alla voce pastosa di mademoiselle Normand è succeduta una voce acuta e birichina. E' La Madei on che canta «La petite vache noire »: C'etait un' p'tit vach' noire Tout' rnoustachee de blanc Mouman Elle avait le corn's derriòre E la quelle par devant. E penso alla strana sorte di questa immensa provincia di Quebec di circa 1.S00.000 chilometri quadrati che la Francia dei Luigi abbandonò a se stessa come cosa di cui non valesse la pena occuparsi. Non aveva solennemente dichiarato il profeta Voltaire ch'era ridicolo profondere uomini e denaro per le solitudini gelate del Canada? Mi tornano alla mente gli sforzi eroici del Marchese di Frontenac e del generale Montsalm che si provavano a tenere la Provincia con le poche forze locali disponibili. Spedivano febbrilmente messi sopra messi alla corte di Francia per chiedere rinforzi c questi stanchi, laceri, con la visione della guarnigione attaccata per cui ogni giorno, ogni momento contava, venivano scansati dai cortigiani e dalle damine incipriate che arricciavano il naso al loro passaggio. Erano ricevuti con impazienza o derisione dallo stesso sovrano che aveva ben altre cose a cui pensare. Che cosa era per lui questa terra lontana di cui non sapeva che farsi? Il comico Le beau Nicolas succeduto a La Madelon tra una piroetta e l'altra bela con voce montonina: • Quand l'ai été voìt le flllea Pour la première fola J'avals une p'tit ch'mls'ftne Et un beau p'tit collet Mondou q'avais l'air bète Tant, que J'étais gène. E quando la catastrofe venne questa gente si rinchiuse in se stessa e si tenne stretta per non sbandarsi. E' lo spirito d'inassimilabilità e di clanismo che gli anglo-sassoni le rimprovera. Benr za di queste armi di difesa, di queste qualità protettive non esisterebbero più francesi del Canadà. Si aggrapparono a tre formidabili pilastri che divennero il fondamento e la ragione d'essere della loro esistenza: la religione, la lingua, la famiglia. La religione, come avviene nei paesi dove due elementi etnici avversi e dissimili sono in contrasto, s'è identificata con lo spirito stesso della razza. La religione è diventata lo stendardo intorno a cui i francesi superstiti si raccolgono nella suprema lotta della sopravvivenza. La lingua è la divisa per mezzo della quale riconoscersi e mantenersi compatti. Il tenace sentimento familiare ha promosso la prolificità per cui i francesi del Canada hanno potuto tener testa all'invadenza anglosassone. Ma sarà sempre cosi? Si notano già delle brecce nella muraglia compatta. Le stesse canzoni che canta le gigueur Zephyrin sono infarcite di parole inglesi: Quanti j'étaia chez non pére Yes, very well, taplchonne. E un'altra intitolata « Le Raf t Man»: Le voyagenrs aont arrivo» Dana le chantiers b'en eont allea Bing sur la. ring, bang sur la rara" Laisaez paaaer le raf iman. La leggenda delle nazioni Perchè la Francia li ha abbandonati. Colpita dalla paralisi demografica è stata imponente a rafforzare lo « stock » originario con apporti di sangue nuovo. Se ciò si fosse verificato, con molta più ragione l'immensa provincia di Quebec avrebbe potuto chiedere ■ quell'autonomia di cui l giornali francesi di Montreal affacciano di tanto in tanto timidamente l'idea. Il pubblico va in visibilio all'apparizione di ogni nuovo attore e accompagna a pieno coro il ritornello cantato da mademoiselle Gemutine: Taup! yaup! sur- la rivière Vous ne m'entendez guère ToupI youp! sur la rivière... E ride maliziosamente quando attacca: Le cure de notre vlllage Diaait aux flll'sdans' sessermons Almer convient bien au jeune ago Almer convient bien aux garcona. E chiude lo spettacolo il capocomico, Le pére Nazalre, con «La ' Legende de Natlons ». Quando il Signore si decise a formare le Nazioni — è il'succo della canzone — prese a manate delle buone qualità e dei difetti ridicoli distribuendoli in maggiori o minori proporzioni. Solo alla Francia toccò un massimo di prerogative ec-, celse senza che alcuna macchia ne offuscasse lo splendore. Ma ai doni meravigliosi prodigati alla Francia e a cui ti Canada partecipa, occorre aggiungerne altri particolarmente ad esso destinati. Della faccenda si occupò personalmente la douce Vierge: La douce Vierge dit: Prenda ces ••• [étoiles d'or Dans l'ecrln de mon Fila, jolna-lea à (ton trésor L'Archange radieux tout auasitòt [s'ècrie | Voile, le CANADA protégé par Marie 1 E gl'ingenui spettatori si affrettano all'uscita commossi e raggianti di queste ore di comunione spirituale con la loro razza, di questa rievocazione, sia pur umile, di memorie sopite e di legami invisibili con la terra della loro lontana origine. Amerigo Ruggiero

Persone citate: Bouchard, Bush, Canadà, Mouman Elle, Raf

Luoghi citati: America Del Nord, Canada, Francia