Il nuovo "Tristano,, di Ferdinando Neri

Il nuovo "Tristano,, Il nuovo "Tristano,, Le linee primitive della leggenda di Tristano e Isotta sono oggi universalmente note attraverso la ricostruzione del Bédier, , che pubblicò il suo libro nel 1900, mentre, già attendeva all'edizione del T ristati di Tommaso, il poeta anglonormanno del secolo XII. L'opera ^i Riccardo Wagner aveva trasfij^Bato quella storia d'amore e d^morte in un'espressione passionale e disperata dello .spirito moderno ; il Bédier, con la perizia di un filologo, che' si rivelava nello stesso tempo un artista, volle rifarsi agli antichi documenti -letterari, distinse i singoli episodi secondo le varie redazioni giunte sino a noi, e li ricompose in uno squisito racconto, ch'ebbe un'immensa fortuna. Questo racconto è parso breve e « un po' gracile » ad.André Mary, che ritenta la prova col suo Tristati: egli si è proposto di ricavare dai testi medievali un romanzo,, vasto e ricco, il quale serbasse il colore ed il tono, più che dei poeti, dei novellatori, dei giullari che propagavano la fa. vola di Tristano e Isotta 'dall'uno all'altro castello, nelle, feste o nelle veglie dei signori. Il Bédier mirava all'essenza, e al fascino immediato, dell'antica poesia ; il Mary, più dimesso, atteggia la sua prosa più facile, più abbondante, appena velata da un'esile corteccia .d'arcaismo, sul tipo dei romanzi d'avventura.allo scadere del Medio Evo. Per quanto si risalga.— e non possiamo oltre il secolo XII — ci stanno dinanzi due filoni dèlia leggenda : l'uno, ch'è detto « cortese i (cioè s'ispira ad un gusto e a una maniera'di corte), appare nell'ampio frammento -di Tommaso d'Inghilterra e nella versione tedesca di Goffredo di Strasburgo — forse il maggiore fra tutti i cantori di Tristano, per il vigore e la finezza onde interpreto il suo modello —; l'altro, ch'è detto « comune » e ritiene d'un accento più rude! più sca. bro, è rappresentato dai frammenti del poema francese di Béroul e dal Tristrant, germanico, di Eilhart'von Obergk che derivano certamente dallo stesso esemplare. D'intorno, qualche episodio sparso, come il -gentile poemetto del Caprifoglio di Ma,ria di Francia, e la Follia di Tristano... Il poema più antico! da cui si dipartivano questi rivi, è perduto. L'autore s; chiamava « La . Chèvre » ? Non- ne resta che il nome.- Altri vogliono che sia stato Chrétien de Troyes, che negli altri suoi poemi, da cui muove la fortuna, letteraria delle favole di Artù, del ciclo brettone, si mostra ossessionato dalle vicende di Tristano e Isotta e sotto nomi diversi, ne ricalca ta lora qualcuna : non bene, ed è ciò che (alméno per me) fa dubitare ch'egli possa aver dato vita a quella storia meravigliosa. Ma, insomma, q-uel primo poema non lo conosciamo: non ci è dato di rispecchiare nell'animo nostro l'apparizione di quel canto, di quel dramma d'amore, nella sua impronta diretta, nella sua espressione creatrice; ed accade cosi che noi siamo sempre di froute al tema, àgli episodi e, per dir tutto, alla leggenda, più cHte alla poesia, o all opera concreta di—poesia, che ci sarebbe più cara. . La leggènda offre alcuni tratti primordiali e selvaggi ; soprav- ■ vissuti nei poemi di corte, se anche attenuati, ammorbiditi.'essi lasciano intravvedere un'età ed un costume assai remoti : Tri stano invia per segnale ad Isotta le schegge di legno su di'un ruscello clie 'scorre nella camera della regina; e il re "Marco ab bandona ai lebbrosi la bella-mo glie infedele; Tristano imita il canto degli uccelli, non per giuoco, ma per un impulso e una destrezza nativa: e quel richiamo' avido, imperioso, quel limpido gorgheggio risuoria come da un mattino aperto, alle origini del mondo. Il mitologo discerne, al principio e alla fine del racconto, le somiglianze con le avventure di Teseo (dall'impresa del Minotauro all'inganno della vela nera) ; ne il filtro amoroso, ch'è il tema eentrale della leggenda, potrebbe spiegarsi senza una concezione pagana del fato :'• esso rappresenta una forza esterna ed estranea che aggioga gli amanti; contro il loro volere, contro la loro coscienza, e li sospinge e li incarcera in una passione commista di voluttà e di dolore, Il Mary ha accolto, dal poema di Béroul una variante dèlia leggenda, che il Bédier aveva respinto: Il filtro, preparato dalla madre d'Isotta, non aveva effetto ■ che per tre àntìi. I. due amanti •sono fuggiti, vivono soli nella foresta, pallidi; macerati dall'ardore e dalle privazioni. tJn giorno, Tristano si levav va a caccia, • ferisce un cervo, l'insegué... : e d'un'tratto (al punto dei tre anni .finiti, dacché aveva bevuto il filtro sulla nave) si ferma, s'appoggia pensieroso sul grande arco; Sente una pena profonda: che cosa fa in quel bosco? lontano dai compagni, dai suoi cavalieri, dalle'belle avventure; e ha tradito lo zio, ed è stato la causa della misèria e dell'onta d'Isotta: è tempo ch'egli se ne distacchi, ed essa ritorni presso il re.. Dal canto suo, Isotta s'è desta sola, nella povera capanna di fo gliame, e si lamenta: Come per de la sua giovinezza I se potessf trarsi da quella selva, ed essere ancora regina, a corte, servita dalle sue damigelle... E tutto per l'errore di Brangania, che scarn biò la bevanda... quale disgrazia Chi, scorrendo il poema di Béroul, s'imbatte per la prima voi ta in questa scena — mentre e già assorto nell'immagine dei due amanti leggendari, avvinti da un nodo indissolubile —■■ si chiede se possano mai pensare così, se pos' sano parlare così Tristano e Isotta. S'intende che il Bédier ne fos¬ cficot se quasi sdegnato, e fra le dotte pagine, iiel confronto rigoroso dei testi, gli venisse spontanea l'ironia: Isotta-tornerà a filare la lana presso il marito, Tristano si accaserà borghesemente per conto suo; e. dei tre il più ridicolo non sarà Re Marco, il quale dà prova di^ tanta comprensione, di una virtù di compianto e di perdono così difficile (e dovuta anch'essa al sacro sgomentò che incute una .Tprza fatale e irresistibile). E' evidente che il tema primitivo non si può concepire senza il nodo fatale, simboleggiato dal filtro : elle c'osa resterebbe di quella favola, se Tristano e Isotta non fossero stati soggiogati da un destino ferreo, inevitabile, se il loro amore non fosse a prezzo della loro vita? Dove prenderebbe radice tutto il dolore che li opprime fin' dal ■ principio, tutta l'angoscia e la_ pena di amare, che distingue quell'avventura da ogni altra del ciclo brettone, che pure ne è così ricco? E d'altra parte, come ha potuto nascere quell'idea di un li¬ mite di tempo all'azione del -filtro, idea che si ritrova tanto in Béroul quanto in Eilhart, e dunque esisteva nel loro modello comune, cioè proprio agl'inizi della « storia poetica » di Tristano? Esisteva, ma non per chiudere l'avventura e il romanzo: poiché, quando Tristano e Isotta consentono di separarsi, il loro addio non è un addio di nemici; oscuramente, ciascuno di essi intuisce che il filtro ha terminato l'opera sua. ma l'amore no. Il narratore, il poeta,- che immaginò di ridurre la durata del sortilegio, sapeva bene che i due amanti avrebbero continuato a soffrire, l'uno dell'altro, e sarebbero morti insieme; ma liberi, p.er un'intima necessità, vittime di se stessi, e iiou di un caso fortuito. Le due. figure di passione risorgevano illuminate,'più umane, combattute nell'animo loro, consapevoli della colpa : erano ormai due « caratteri ». Nasceva il tormento psicologico del romanzò, e con esso tutti i presagi di un'arte nuova. La stessa versione « cortese », se ha mantenuto al filtro il suo potere infinito, s'accorda poi nel racconto con quella mutazione di spiriti, che Béroul ha determinato, con l'episodio della selva, in un momento di abbandono, di pietà, di squallore. Dopo il commiato degli amanti al « Guado avventuroso », non solo il filtro, ma ogni elemento magico cede alla viva realtà della passione : per un dono di Tristano, Isotta dispone del sonaglio incantato, che nel suo tinnire « così gaio e così chiaro » placa i rimpianti, le tristezze del cuore, od immerge chi l'ascolta in un'illusione felice; ma non è che un'illusione, una magia....e Isotta distacca il sonaglio, e lo getta nel mare. Poiché Isotta la bionda vuole piuttosto soffrire nel dubbio, nella gelosia per Isotta dalle bianche' mani, nell'ansia delle vendette imminenti, e del la mòrte, pur di essere nel vero, pur di sentire il destino del suo amore, in ogni fibra", sino all'estremo, come cosa sua. Ferdinando Neri

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Strasburgo