Il Giro del Gaspè in automobile di Amerigo Ruggiero

Il Giro del Gaspè in automobile Il Giro del Gaspè in automobile L'Eden dei pescatori - La buona sorte di un povero cane randagio: ma soffriva il mal di mare - Un paese dove non avvengono incidenti di strada (Dal nostro inviato speciale) QUEBEC, dicembre. Come tutte le acque di queste latitudini anche le acque del Gaspé sono ricchissime di pesce, tanto che la regione è stata chiamata « la terra del merluzzo ». E' specialmente la pesca del merluzzo che costituisce la principale industria del paese e dà' lavoro alla maggior parte degli abitanti delle sue coste. Il merluzzo è il più importante articolo di valore commerciale, il fattore che determinò, a preferenza di ogni altro, la colonizzazione, il popolamento e lo sviluppo della penisola. Ma non si ricava solo il merluzzo dalle acque del Gaspé: vi si pesca abbondantemente il salmone e grandi quantità di aringhe, di maccarelli, di aragoste di grossezza tanto spropositata da sembrare finte o fabbricate artificialmente allo scopo di collocarle davanti ai mercati del pesce per richiamar l'attenzione dei comprar tori. In nessun'altra parte ricordo di averne visto di così enormi. Il valore del pesce appena tirato fuori dalle acque è stimato a un milione di dollari annuali, ma quando è preparato e pronto per esser spedito al mercato il suo valore aumenta a un milione e mezzo di dollari, inclusi i sottopro dotti della pesca. I fiumi del Gaspé abbondano di trote e di salmoni di qualità finissima, ciò che attira una quantità di visitatori amanti dello sport peseftereccio. Una leccornia 8e per caso mi fossi dimenticato che il Gaspé è. un centro della pesca del merluzzo si sarebbe incaricata di richiamarmelo alla mente Yvonne. Dopo aiver passata la notte al Percé ci rimettiamo in via la mattina presto e, percorso un buon tratto lungo la spiaggia che mena alla Baie de Gaspé, Yvonne si mette a batter le mani e a gridare: — La moni e! La morue! Voi là la morue! Credevo avesse scorto qualche branco di merluzzi a volteggiare nel mare. Invece si trattava di baccalà messo a seccare sui graticci in una spianata della riva. Breve consultazione tra i miei compagni dì viaggio che decidono dì far acquisto di alcuni pezzi di baccalà secco. Scendiamo a parlamentare con i pescatori che troviamo in un casotto di legno, occupati a far colazione con della roba in iscatola. Stanno ad ascoltare là richiesta di Yvonne e del cugino Pierre con aria alquanto divertita e rispondono che potevamo servirci a nostro piacere. Ma aggiungono, povera buona gente, che nel capannone di rimpetto c'era del merluzzo di qualità assai migliore di quello messo a seccare sui graticci. Ci davano facoltà di andarne a prendere. E i grossi rudi pescatori dalle poche parole rifiutano di esser pagati. E nel capannone zeppo di cataste di pesce secco Yvonne e Pierre avvistano nell'angolo ch'era stato loro indicato un gran mucchio di filetti di baccalà bianchissimi, polposi e d'apparenza assai invitante. Ne prendono a volontà e ne scaricano una bracciata nella macchina. Pensavo, come avrebbe pensato ogni altro, che il baccalà sarebbe stato riposto nella cassetta dell'automobile per esser cucinato all'arrivo alle rispettive case. Invece vedo che, con il più gran gusto, mamma Bouchard, Yvonne, il giovanotto Raoul e il cugino Pierre si danno a ingollare filetti di baccalà crudo come se fossero pasticcini. Vedono che me ne sorprendo e ne offrono un pezzetto anche a- me. Lo trovo meno salato di quanto avrei creduto. Ma, Dio mio, mangiarne un filetto intero! — Lo proporrò come « hors d'oeuvre» al cabaret — dice ridendo Yvonne. — Indurrà i clienti a bere. Yvonne, figliuola — le dico — non credi che la morue ti porterà tra poco una sete arrabbiata? Ma non sente niente, come non sentono niente gli altri. Dopo qualche ora la morue fa il suo effetto. Sono presi da una sete diabolica e bisogna fermarsi in tutti i casolari e alberghetti che incontriamo lungo la via per chiedere birra o- acqua fresca. Dove sbarcò Carrier Possiamo per Coin du Banc, per Bamachois, Douglastown e giungiamo alla cittadina di Gaspé da cui la penisola stessa prende il nome. E' situata in una posizione pittoresca in una insenatura chiamata Baie de Gaspé. Ha dei buoni piccoli alberghi di tipo americano, naturalmente, e offre grandi facilitazioni per ogni sorta di sporta. Fu qui che Jacques Vartier con una ciurma di sessantuno seguaci sbarcò nel 1534 prendendo possesso della regione in nome di « Jesus Christ et le Eoi». Ma per uno di quei contrasti che offrono i paesi nuovi per cui Plymouth, il paese sacro dei Pellegrini, si sta riempiendo di italiani e Provincetown, un altro posto venerato della New England dove i Pellegrini toccarono terra prima di fermarsi a Plymouth, è abitato in maggioranza di portoghesi delle Azzorre, cosi Gaspé, dove sbarcò Cartier, è diventato residenza di gente di lingua inglese, discendenti in gran parte di « logalists », ossia di sudditi inglesi che per rimaner fedeli al governo della patria d'origine fuggirono dagli Stati Uniti al tempo della Guerra d'Indipendenza e si rifugiarono in quest'angolo del Canada. Le vicinanze della cittadina sono ricche di ricordi storici, il poca distanza da essa e precisamente a Peninsula Point, il punto estremo cioè della penisola, si possono vedere le rovine di. una casa che il generale Wolfe occupò nel 1758 per un mese 'prima della battaglia dei Piani di Abraham. In questa battaglia, più nota nella storia col nome di Battaglia di Quebec, furono decise le sorti del Canada e vi trovarono la morte i due comandanti supremi degli eserciti nemici: Wolfe per gli inglesi e Montcalm per i francesi. Frequentemente vengono fuori dal terreno monete, armi, pezzi di uniformi militari del settecento. Gaspé è uno dei pochi porti mercantili rimasti al mondo donde si può assistere di tanto in tanto alla partenza di una flotta di grandi velieri che si dirigono verso i mari del Nord. Da Gaspé procediamo verso Pointe-à-la-Frégate che deriva il nome dal naufragio di una nave da guerra avvenuto più di duecento anni addietro sulle rocce della costa. Situato su terreno elevato il villaggio domina la sottostante Anse-aux-Canons dove, quand'è bassa marea, si possono ancora scorgere i vecchi cannoni del vascello naufragato profondamente interrati nella sabbia della spiaggia. Alcuni anni addietro una di queste bocche da fuoco ad avancarica fu potuta estrarre dalla sua tomba marittima e qdesso adorna il cimitero del vicino villaggio di Cloridorme. E' tutta una sfilata di paesetti dai nomi romantici: Rivière-aux-Renards, Cap-de-Rosiers, Petit Cap, Saint Yvon, Grande Vallèe, Madeleine. Passiamo la notte in vicinanza di uno di questi piccoli centri nelle cabine in riva al mare costruite apposta per i turisti di passaggio. La costa atlantica del Gaspé ha aspetti di dolcezza infinita, immersa com'è nel silenzio della notte lunare, in cui le case rustiche, le rocce, i pini assumono forme fantomatiche e il veliero che scorre sull'acqua in distanza fa pensare a un gigantesco uccello giunto da terre misteriose e ignote. « Bush » Sono il primo la mattina a uscire dalla baracca e mi viene incontro un grosso cane che mi posa le zampe sulle spalle e mi fa un mondo di feste. Penso che il cane appartenga a qualche turista delle baracche vicine e attribuisco la sua espansività al fatto che io sono il primo essere vivente ad apparire in quell'ora mattutina. Ma come escono tutti gli altri, il povero animale ripete con ognuno i suoi approcci. Gira attorno ripetutamente ad un uomo che fuma la pipa ed ha l'apparenza di un boscaiuolo dei dintorni e questi gli assesta parecchi calci nelle costole e lo caccia via ogni volta che il cane ritenta l'esperimento. Ma quando appare Yvonne le dimostrazioni di affetto del cane non hanno più limiti. Le si mette attorno e non la lascia più: le lecca le mani, la tocca delicatamente con una zampa per richiamarne l'attenzione, la guarda con due occhi buoni e pietosi implorando protezione, come se conoscesse col profondo inesplicabile intuito degli animali ch'è la sola da cui può aspettarsi aiuto. Yvonne non tarda a conoscere la storia del cane. Apparteneva ad un uomo brutale che lo maltrattava, lo batteva e non gli dava da mangiare. Alla fine andò via abbandonandolo del tutto e ti cane rimase là senza saper dove andare e chiedendo nel suo linguaggio muto un po' di pietà e qualche cosa da mangiare. Perchè tutta quella brava gente che ci raccontava la pietosa storia si guardava bene dal gettare alla disgraziata bestia un boccon di pane. Yvonne è indignata fino at parossismo e in una cateratta di francese misto ad epiteti non riferibili fa conoscere ai presenti quello che pensava di loro. Decide immediatamente di adottare il cane e portarselo alla « farm » a Saint Charles. Mi mette a parte della risoluzione: — Io non sono di quelle che vanno pazze per i cani. A dir il vero non me ne sono mai curata. Ma vedere questo povero animale abbandonato da tutti, maltrattato e a cui nessuno dà da mangiare non lo posso tollerare. Se lo lasciassi qui non dormirei la notte. Lo porterò alla « farm », là avrà da mangiare almeno. — Staremo maluccio nell'automobile — le feci osservare. — Il cane è abbastanza grosso. Perchè non chiamare la Società Protettrice degli Animali e consegnarglielo t Yvonne mi lancia un'occhiataccia. Come potevo lasciarmi scappare una sciocchezza simile t — La Società protettrice degli animali. Da queste partir Che credi di stare a New York? In cerca d'una bistecca Si fa un piccolo consiglio di famiglia per l'adozione del cane. Il giovanotto Raoul guarda la cosa dal lato pratico ed è per l'affermativa. — Il cane potrà servire a guardar le mele che già me le hanno cominciate a rubare. Infatti avevo pensato di provvedermi di un cane da guardia. Mamma Bouchard non sarebbe contraria ma con la voce dell'antica sapienza 'ci fa osservare che i cani che non sono abituati ad andare in automobile soffrono il mal di mare con tutte le conseguenze... Ora quel cane probabilmente non sarà mai stato in automobile. Bisognava quindi esser preparati a ciò che poteva capitare. Oh, profetica anima sua! Non demmo peso all'osservazione e caricammo il cane nella macchina. Raoul se ne costituì ufficialmente padrone e lo chiamò «Bush», ossia cespuglio, come per indicare che l'aveva trovato in un cespuglio. Ma prima bisognò trovargli qualche cosa da mangiare. Yvonne va nella baracca che faceva da ristorante e da negozio e chiede una bistecca. Le rispondono che la carne non è ancora arrivata dal paese. Ricerca affannosa di una bistecca nelle baracche vicine. La gente crede che la bistecca sia per la nostra colazione: sono dolenti, ma... Quando arrivano a comprendere ch'è per il cane ci lanciano occhiate furibonde. L'uomo della pipa che assestava i calci al cane non si potè ^trattenere: — Oh, c'èst pour le chien, eh? C'est pour le chien! Mettendo in queste parole tutto il disprezzo e l'ironia che un francese del suo tipo è capace di farci entrare. Il povero «Bush» deve contentarsi di un po'' di pane in zuppato nel latte, che divora in un momento. Ritorno Bush è di taglia piuttosto gros sa, di razza che non riuscimmo a definire e di fastidì ce ne dà non pochi. Rifiuta di rimanere accucciato nel fondo dell'automobile: vuol stare affacciato ai finestrini. E ogni volta che ci fermiamo si mette a rincorrere i cani che incontra, o le galline delle case rustiche, suscitando le clamorose protesti delle proprietarie che vengono fuori con le mani sui fianchi, o si interna nella boscaglia dietro le peste di un coniglio selvatico. E spaventa le volpi argentate che, come lo vedono, si danno ad eseguire delle'volte pazze nelle, loro gabbie di fil di ferro. Perchè Yvonne si ferma a tutti gli allevamenti di volpi argentate, qui abbastanza numerosi, per vedere se le riesce di comprare una pelle che sul posto sono assai a buon mercato. Ma dappertutto le rispondono che non è stagione: le volpi argentate si ammazzano e si scuoiano in pieno inverno. E viene infine il mal di mare. Bush comincia a beccheggiare e senza darci neanche tempo di scansarci fa nell'automobile quello che solitamente fanno coloro che son presi dal mal di mare. Per fortuna rasentiamo quasi l'oceano e splende un bel sole, ciò che ci dà la possibilità di lavare sulla riva il tappeto dell'automobile, asciugarlo e far sparire le tracce delle malefatte di Bush. Passando, intanto, per Anse Pleureuse, Ruisseau Arbour, Capau-Renard, Ruisseau Castor, Saint Joachim de Tourelle, arriviamo a Sainte Anne des Monts, un centro abbastanza importante di sport e di turismo. Qui terminava l'antica carreggiabile del Gaspé prima che fosse stata completata la magnifica strada automobilistica che abbraccia tutta la penisola. E' una opera ardita nella cui esecuzione dovettero essere superate molte gravi difficoltà. In alcuni punti ha dovuto esser tagliata letteralmente nella roccia che strapiomba a picco sul mare e le automobili quasi lambiscono l'acqua. Il traffico si svolge praticamente in una sola direzione perchè, quelli che fanno il giro del Gaspé lo iniziano dalla Baie de Chaleurs per risalire al Golfo del San Lorenzo. Si debba a questa ragione o al fatto che la strada è mirabilmente Jenuta, gli accidenti automobilistici sono quasi sconosciuti. — Solo pochi anni addietro — mi dice il cugino Pierre mentre attacca l'ultimo e più difficile tratto del Gaspé — per andare da un paese all'altro della costa bisognava arrampicarsi per queste rocce come le capre. Da Sainte Anne des Monts attraverso Matane, Baie de Sables, Metis sur Mer, giungiamo a Mont Joli donde prendiamo la via per il sud. A notte inoltrata siamo alla « farm » di Saint Charles de Caplan. Il giro della Gaspesia è terminato. Amerigo Ruggiero •> f \*Msti ; i-Ks-^im BARROCCINI IN USO NEL GASPE' ..... ■ CARRI PER TRASPORTO Di PRODOTTI AGRICOLI IN USO NEL GASPE' MONELLO DEL GASPE'

Luoghi citati: Azzorre, Canada, New York, Plymouth, Saint Charles, Sainte, Stati Uniti