Egiziani Fenici Ebrei

Egiziani Fenici Ebrei Egiziani Fenici Ebrei nella civiltà mndilerranna II semita ebrev non inventò il denaro: trovò comodo usare e tesaurizzare quello fatto dagli altri -Quanto all'attaccamento al suolo, l'ebreo lo sentiva soltanto come difesa del proprio patrimonio I E| n'dè pervenuto ziano. Il Greco — come d'altronde ogni Mediterraneo — quale individuo! libero, lavorava liberamente, effondendo la sua intelligenza, il suoi dinamismo nei propri lavori, nelle | proprie creazioni: il denaro guadagnava rappresentava la tra-1 cSe vogliamo ora riprendere il confronto fra l'Egiziano ed il Greco possiamo osservare che il sentimento della « libertà » nel Greco si è esplicato anche coll'introdu-lpzione della moneta, alla quale non 1 semitizzato Egl- j tdM—■epielcduzione in valore potenziale di,mtutto ciò, e questo mezzo poten-lnziale permetteva a lui di manife-;nstare liberamente le proprie ten denze, di appagare le proprie aspi-! razioni, i propri gusti. Cosicché si può dire che l'attività del Mediterraneo è racchiusa nel seguente ciclo: lavoro libero per il conse-' guimento di un mezzo che ha in' potenzialità la rimunerazione del lavoro compiuto; disposizione ini seguito di questo mezzo per l'estrinsecazione dei liberi desideri individuali. Il Greco, nei propri splendidi : coni monetari, senti profondamen- j te la dignità della moneta, segui-; to in ciò dal Romano dell'epoca, tanto repubblicana quanto impe-j riale. E mi piace di osservare, peri incidenza, che anche il nostro pie- colo antico Piemonte ambì di ave- re belle monete, secondo il gusto)dile nostre genti antiche: per esempio, in una memoria di un ; certo Ferraud risalente al 1714. . ir-»» i_j - j. nL conservata nel R. Archivio di Sta- to di Tonno, ho letto che < con- viene alla gloria e magnificenza di,un Sovrano, che le di lui monete ' siano stampate colla maggior'proprietà?. ; L' Egiziano, invece, pagava natura: nel papiro del Museo Torino della XX dinastia de «Giornale della necropoli di Te- .be» — nel quale si parla anche di paghe e di scioperi — la retri- buzione agli operai risulta consi- istere in varie qualità di cibi da • consumarsi nella e-iornata Non1 ZZ^i^^tJSA ^r-nto^t^^^^^ vidui di una medesima collett'vi- ~jt ',tà. Lo scambio dei prodotti in na tura, la mercede del lavoro in na tura si appalesano come un fatto- jre di livellamento; e la proprietà terriera, consentita in Egitto, non (distaccava veramente molto gli! Egiziani gli uni dagli altri, ser-|vlva anzi a mantenere un vassal-!laggio morale verso il faraone, pa- dione di tutto. USi può giungere ad affermare. l'apparente paradosso che il Se- '< mita Ebreo, nel quale noi ricono-! sciamo tanta marcata tendenza a.) ' nn„.„„n ri„, fiPI,Rrn j.m. nv...hhp. possesso del denaro, non avrebbe mai inventato probabilmente il', denaro. Tanto è vero che la coniazione ■di monete è sopravvenuta assai !tardivamente presso gli Ebrei. Vediamo passare tutto il regno di Israele, tutto il regno di Giuda i senza traccia di monetazione ebraica; e anche dopo il ritornodall'esilio in Babilonia gli Ebrei si valsero semplicemente, per lun-go tempo ancora, della moneta deisuccessivi dominatori; la coniazio-ne di vere e proprie monete giù- daiche.ha il /u/inizio durante 1 episodio storico ( ncor- dato nella Bibbia) cosi detto dei Maccabei, già dopo Alessandro Magno, quando cioè gli Ebrei giunsero a ricostituire lo Stato. assoggettando anche alcune città crecne della Siria Le Drime ma- nof ebraiche furono m-ecisamen-riete ebraiche furono piecisamen- te coniate da Simone Maccabeo.eletto principe dei Giudei nel 141 a. C. I Fenici stessi furono tributari dei Greci anche nell'introduzione ni quale data per dellc monete, ,,„„„„„.„ AaUa fi„Q v1 appunto dalla fine del secolo V C; ed in grazia dei loro coni a. e; ed m grazia dei loro coniImonetari ci pervenne il nome di alcuni re di Biblo, una delle quat-tro principali città della Fenicia, In realtà. l'Ebreo — sempre in di cautelata difesa nei di cautelata difesa nel del gruppo etnico in posizione ui laukcmL» uucaa nei confronti del gruppo etnico inmezzo a cui vive — ama il de- naro e lo tesaurizza avidamente, sia perchè riconosce in esso un elemento di dominio sopra gli al- tri sia perchè è celabile e mobile,rivestendo perciò maggior pregio di ogni altra espressione di rie- chezza per lui, diffidente e nfug- gente per istinto da checche distabile e di stabilizzante. Il Me-diterraneo, all'incontro, vede neldenaro la sintesi potenziale del la- voro e lo desidera come mezzo diappagamento di ciò che abbisognajì -:a „u„ .„.„!„ „ „„.^ia /i„ .1 e di ciò che vuole, e perciò da ri- marrane in Pir^nb7inno mettersi in circolazione. Colui che inventa o adotta lamoneta parte certamente anche dal pensiero che essa abbia va-loie e serva essenzialmente entro il territorio di propria pertinenza.a „.i-..i. \„ „,,„ii„ j_ii- ed eventualmente in quello della propria espansione, la moneta sirisolve cosi in elemento di vincolo con questo territorio. In tale con- siderazione si può trovare, noi ere- diamo, uno dei principali motivi della assai tardiva monetazione L'attaccamento al suolo — don-de procede, come espressione piùRomano non ha mai fatto gran presa suiIl Greco ed il Romanopresso gli Ebrei. Invero, dove si è differenziato fortemente, fin dall'antichità, il Semita ed anche il Semitizzato — o Ebreo o Assiro o Egiziano o Arabo — dal Greco e poi dal Romano è nei confronti dell'attaccamento al suolo. elevata, il sentimento vero e prò-prio di patria — profondamentesentito dal Greco dal Semita, hanno sempre combattuto per la patria e volentieri, anzi con entusiasmo, hanno sovente incontrato per essa la morte: « dulce et decorum est prò patria mori »; e (fi sono anche altrimenti sempre adoperati per il suo ulteriore potenziamento. Il Semita, allincon-tro. ha combattuto o si è immolatoeclamente per la gloria di un diood in obbedienza a precetti divini. lotte, le insurrezioni deglsono sempre state detennisoprattuttode Le Ebrei nate, prima di tutto dalla tenace conservazione che proprio patrimonio di tradizion religiose e dalla fedeltà scrupo-tosa nei propri riti. Tipicamentedimostrativo troviamo l'episodioricordato nei famosi Libri deMaccabei dell'Antico Testamento— del supplizio della madre ebreae dei suoi sette figli, detti impropriamente ci sette fratelli Mac-cabei», e del vecchio Eleazaroaffrontano stoicamente lamorte per non voler cibarsi di carne di maiale: episodio impressionantc della resistenza puramente assiva opposta in un primo tem- o dagli Ehrei contro gli ordini ; i Antioco IV Epifane che, miran-; o ad ellenizzare la Giudea, volle ostituire le pratiche dei riti ebrai- j ci con quelle dei Greci e offri penjla prima volta, nel tempio di Gc-' rusalemme, un sacrifizio alle di- vinità pagane nel 168 a. C. Il prò-Ifeta e grande censore Geremia —'che domina il periodo del tramon-!to del regno di Giuda coll'esilio degli Ebrei in Babilonia e che fu imprigionato dal re Gioachino per l'asprezza delle rampogne mosse agli Ebrei, cedenti davanti agli I Assiri — lamenta non già la per- '"'a della patria bensì l'abbandono eia parte di Dio. | L'attaccamento al suolo, se da 'juna parte disciplina e vincola la1 liberta dell'individuo e ne limita,! Tino ad .un certo punto (o quanto * meno ne orienta in direttive parti-. molari) l'adattabilità, dall'altra co- Istituisce uno dei principali fattori jper lo sviluppo del senso di pos- lsesso dell'ambiente naturale e del- Ilo spirito di nazionalità, con tutto il conseguente incremento nel prò- lgresso: promuove, inoltre, nello ',stesso individuo una più salda co-' 1scienza nella propria forza ed a I|lui conferisce una maggiore sicu-|r 111111m r 11111 r m ■ i : ■ i ; i ■ 111 n ! r ni 1111 u 11 i [ m 11 u il i : 111 rezza nell'azione pel in opni ardi- v mento, come per l'appunto si è ve- s rificato nel Greco e pivi ancora nel'i Romano. Id Osserva il Ducati che Giulio Ce- lsare intuiva negli Ebrei una forza a disgregatrice, contiaria alle ten- 1 denze ed agli sviluppi del sislc- ima politico dell'Impero. Per il "Mommsen l'Ebreo è cssenzialmcn- atc indifferente di fronte allo Sta' to: tanto egli è duro nel rinun ciare alle sue caratteristiche spi rituali, altrettanto egli e pronto ; trasvestirsi con una qualsiasi na I zionalità; anche nel mondo nnli co, secondo questo autore, l'ebrai-lt smo fu fermento attivo di rosmo politismo e di decomposizione na- 'zionale. Qqcenei1 Come è noto, la storia politicaitdei Fenici non presenta carattere e di autonomia ed è dipesa da quel- v. la delle regioni circostanti, spe- m cialmente dell'Egitto e della Me- l sopotamla. In realtà pare che essi k non avessero il sentimento vero e f proprio di patria, sebbene aves- a sero fondato città improntate a p grande sfarzo, soprattutto Tiro e S Sidone. j b In sostanza, il Semita ed il Se- cmitizzato non sa stabilire relazio-| nl di equilibrata interdipendenza! vera e propria col suolo: o ne re sta estraneo o vi soggiace. Restanilo ad esso estraneo, come il più deile volte succede, viene a nu- l'ire diffidenza, se non invidia ed avversione, verso il gruppo etni 111 mezzo a cui vive, riconoscen ilolo effettivo padrone del suolo, ""de la sua posizione di continua, abbiamo detto, cautelata difesa, tivamente Quando, invece, per una ragione qualsiasi contrae legami stretti coll'ambiente naturale, e tali daessere portato a non più ahbando-narlo, vi soggiace, continuando adesserne cocrcito anche in fasi rela-avanzate di — come noi stessi nhbiamo messoin evidenza per l'Egiziano antico.Nè devesi dimenticare che rat-evoluzionetaccamento al suolo coopera pureefficacemente ad apportare la di- visione nel lavoro, limitata nel Se mjta ed in modo particolare nel l'Ebreo, che -- per tanti altri mo-kivi strettamente connessi col fondamentali peculiarità del 1.,,, abito mentale — tendono a non partecipare, in effetto, a tante at- Svita produttiveche sono alla base di un'organizzazione sociale■ ■ wìlfc completa, Giovanni Marro

Luoghi citati: Babilonia, Ebrei, Egitto, Israele, Piemonte, Siria, Torino