Misura e valore della "reconquista"

Misura e valore della "reconquista" e nuova Spagna antica Misura e valore della "reconquista" Dalla Spagna martoriata e inHnei strionfante ci è spesso rimbalzato gdurante e dopo la lotta triennale & a sss ibsE eu conc,ot- Pla a termine da Franco un nomp «n,>Qai rfim„t,f!„„f„ J,rii„ »... . «quasi dimenticato nella sua gloriaIsvecchia di secoli: reconquista! Eri è certo che per molteplici aspetti la crociata della Spagna nazionale e cristiana di oggi ricorda l'antica, e la Bpada di Franco ha diritto di prender posto nei musei di Castiglia tra quelle del Cld Campeador, di Alfonso ottavo e di San Fernando. Eguale la minaccia di totale sovversione della fede, dei costumi, dell'integrità morale della razza e della libertà civile e politica del popolo, a riprova, nel novello episodio storico, dell'eterna lotta tra l'Occidente e l'Oriente; slmili le vecchie complicità spinte alla guerra in campo aperto del giudaismo internazionale, dell'antiromanità che oggi prende nome di antifascismo, del protestantesimo anglosassone e antilatino e delle potenze rivali dell'occidente europeo che, memori del retaggio di gloria e di splendore che aveva recato alla Spagna la cacciata del mori e lo sterminio di tutte le influenze straniere, si adoperano ancora e sempre a tenere divisa, soggetta, immiserita la penisola; simili ancora le simpatie e i consensi, portati per la difesa dei piti alti princlpil di vita europea a ributtare questa volta il sopraffattore della coltura mediterranea, di Roma papale o italiana ma eternamente cattolica e del mondo italogermanico simbolo perenne nel mondo della tradizione dell'antico impero civilizzatore. Ritorni secolari Per la comprensione della stona e dell'anima del popolo spagnolo e degli avvenimenti che hanno condotto alla rivolta e alla vittoria di Franco occorre sempre tener di vi sta l'epica gesta secolare della reconquista e il bilancio attivo e passivo dell'eredità spirituale che agli iberici hanno lasciato i secoli della dominazione islamica e della controffensiva cristiana. Durissima e lunga fu l'opera paziente di guerra che nell'Evo Medio la Spagna romana e visigotica, ariana e cristiana iniziò e condusse a compimento vittorioso per liberare la patria dagli invasori semiti e dalla contaminazione musulmana. Da quando Tarik che doveva dare 11 suo nome alla futura usurpazione britannica saltò lo stretto e distrusse tra Algeciras e Jerez l'esercito gotico uccidendo in battaglia il re Roderico sino al giorno In cui 1 re Cattolici spazzarono da Granada gli ultimi mori di quel Boabdll che doveva essere troppo compianto dal lagrimogeno Chateaubriand intercorrono poco meno di otto secoli. Fulminea era stata — sconfitto il biondo e giovine re germano della leggenda toledana — la conquista dei primi emiri arabi che imposero a tutta la penisola la legge del Califfo di Damasco: solo un ultimo nucleo di visigoti, addossati alle montagne riuscirono a salvare a Covadonga l'onore del nome cristiano e a fondare quel piccolo regno delle Asturie che fu la cellula della Spagna futura e potè serrare i ranghi dei fedeli della Croce nel nome dell'apostolo Santiago. La grande epopea della Spagna comincia allora; si solleva la Navarra; la Catalogna è salvata dai Franchi di Aqultania, ma è soggiogata dal famoso Almansor; il Leon e la Galizia redenti dagli asturianl sono di nuovo occupati dagli infedeli; ancora una volta i vescovi e i nobili di Leon alzano le bandiere crociate sino al confine di Castlglia; Alfonso VI occupa Toledo e ne fà la capitale cristiana del suo regno castigliano e manda 11 gran Cid alla conquista di Valencia, ma è sconfitto a Zalaca; Alfonso Vili lo vendica alla battaglia campale e definitiva delle Navas di Tolosa dov'è rotto il potere degli Almohadi si che il nipote San Fernando può impadronirsi dopo pochi anni di Cordova e di Siviglia, mentre Giacomo d'Aragona il Conquistatore occupa Maiorca, Valencia e Alicante. Fernando III il Santo, re di Castiglia, suo figlio Alfonso X è Giacomo I re di Aragona sono i grandi monarchi che nel giro di trenta anni circa a mezzo il secolo decimoterzo raccolgono il frutto dell'immane fatica di oltre cinque secoli e confinano al regno di Granada tributario e quasi vassallo il territorio musulmano della penisola. vfcecrcfpsrQleisaddpeendnnttctcscnlcrmalgtdmcildseRCoincidenza simbolica Aragona e Castiglia, grandi nomi! Due secoli e mezzo ancora e con Isabella e Ferdinando le due corone sono riunite e anche gli ultimi semiti di Granada saranno ricacciati oltre lo stretto, mentre quasi contemporaneamente il Cattolico spazza via i francesi dalla Navarra realizzando le ultime due condizioni per la totale liberazio ne della Spagna. Coincidenza slm bolica e non necessaria riprova dell'eterna solidarietà della politi ca francese con la barbarie orientale che sarà poi eretta a sistema da Francesco I e che ritroviamo nella storia sino alle recentissime pagine. Come ha osservato giustamente uno storico moderno — il quale, caso più unico che raro tra gli storiografi d'oltre Pirenei, prete-risce i principi cristiani del cep-po romano-visigotico degli Ariiagli Abd-er-Rhaman e agli El-Mansur — l'invasione araba e lareconquista sono il fatto centraledella storia spagnola, il fatto checontiene in sè tutta la Spagna ela spiega compiutamente, meglioancora che il « secolo d'oro » chene è la stupenda conclusione e alquale, sotto le monarchie assolu-te del discendenti absburgici deire Cattolici dobbiamo tuttavia duealtri avvenimenti capitali dellastoria universale: la conquista delNuovo Mondo che ha dilatato iconfini del'» terra e la lotta con-no la Riforma che salvò la ch'il-tà latina, ivi compresa la trance- se riluttante allora e divisa tra gli Ugonotti e la Lega ncm™ .t„i,iii«. „,,„ • P " «' "™ * tli- «-is .j. • . «. ; , «ci) di cui ha sempre sofferto la spagna sino ad e o o a a i a i o e a i i o à o è i e a o i e e e X i i o o e l sino ad ieri e. che parevano congeniti alla razza: la refrattarietà all'unità politica e alla centralizzazione, il regionalismo e l'anarchia che ne è il pericolo conseguente, lo spirito particolarista, la tendenza alla proprietà collettiva e al comunismo manifestatasi sopratutto nelle terre più fortemente islamizzate del sud e dell'est — sono il pessimo retaggio dell'invasione moresca. Qualcuno ha preteso che partieo-.' larismo e regionalismo erano già entrati nel sangue spagnolo con il feudalesimo germanico dei Visigoti, ma dimentica che Ataulfo aveva passato i Pirenei in nome dell'imperatore romano ricaccian do Alani, Svevi e Vandali, che presto i Visigoti si latinizzarono e il clero, specie quello regolare, era sommesso al Papa e disciplinato da Roma, che per tre secoli, dal 410 al 711 i loro re regnarono su tutta la Spagna — ciò che non avverrà più sino a Carlo quln to — affermando 11 principio unitario della monarchia ereditaria, che Toledo e Siviglia erano centri di coltura ecclesiastica e lai ca e v'era fiorita la scuola filo sofìca e storica di Sant'Isidoro e con la Lex Visiyothorum era già nato il codice fondamentale della Spagna cristiana. L'arabo di Spagna, invece, anche con certi raffinamenti esteriori d'arte, di poesia, di coltura medica matematica e filosofica assorbiti del resto al contatto del le civiltà mediterranee e opera in gran parte degli spagnoli soggetti, rimase sempre il cavaliere del deserto e l'uomo della tribù primordiale, mentre i berberi d'Africa accanto a lui avevano portato in Andalusia lo spirito rudimentale e barbarico dell'indivisibilità della proprietà terriera del clan, sterile prodotto della loro economia di pastori erranti. Gli apgrsfdlsrcgzcgocisvLbqaatcczaSesori della Spagna insomma erano quelli che sempre sono stati e saranno, l'antitesi vivente dello spirito costruttivo romano. Di Roma antica essi furono gli eversori spietati quando nel secolo ottavo la loro talassocrazia devastò nel Mediterraneo le contrade che la civiltà dei romani e dei bizantini aveva fatto il centro fiorente del mondo. Il periodo più oscuro del Medio Evo comincia con la loro irruzione nelle terre mediterranee del vecchio Impero, ben tre secoli dopo il primo straripamento oltre i confini nordici delle tribù germaniche sovvertitrici certo anch'esse del mondo antico, ma non così radicalmente distruttrici della civiltà con la quale vennero a contatto poi che la comunanza dell'origine ariana le portò rapidamente a farsi romane e cristiane. Distorsioni protestanti inva-ji a e i o e a e a e, i Questo non hanno visto o non hanno voluto vedere gli arabofili incancreniti che nella grande moschea di Cordova, nell'Alcazar di Siviglia e nell'Alhambra di Granada vedono riassunte la storia, la civiltà e la cultura iberiche, vittoriose contro la povera, conchiusa e decadente vita della Spagna romano-visigotica. Tutta la filosofia e la storiografia di nostra conoscenza si è messa da secoli all'opera per vituperare la civilissima crociata della reconquista spagnola, tutta la pseudo-scienza antiromana e anticattolica dei protestanti d'Olanda e d'Inghilterra, degli enciclopedisti e degli anticlericali di Francia e dei giudei e massoni universi che ha tenuto cattedra per tanto tristo tempo nel mondo e continua a tenerla in trop- pi disgraziati paesi. Costoro hanno visto concordemente nella crociata spagnola un fenomeno esclusivo d'intolleranza religiosa dimenticando che quando e dove vi fu intolleranza essa nacque dalla reazione contro la più feroce intolleranza musulmana e negando l'evidenza della storia stessa degli otto secoli in cui cristiani e musulmani convissero nella penisola e che non furono sempre di guerra guerreggiata e basta riferirsi ai trattati e alle convenzioni intercorsi tra i principi delle opposte fedi sino all'ultimo dei re Cattolici con Boabdil per la capitolazione di Granada. Per chiunque invece non sia prevenuto e non s'ingombri di pregiudizi settari, è evidente che la cacciata dell'invasore arabo e quanto ne segui e cioè le misure di Ferdinando e d'Isabella contro gli ebrei, l'espulsione dei moriscos ovvero degli islamizzati passati sotto il governo cristiano dopo la reconqulsta, per opera di Filippo II e infine l'azione contro i protestanti perseguita dai monarchi absburghesi a cominciare da Carlo quinto, non sono altro che aspetti di uno stesso imperativo nazionale: liberare il suolo della patria dagli stranieri o dalle influenze straniere. Per quanto riguarda gli arabi che calcavano la terra spagnola e ne avevano fatto un loro dominio politico, la cosa è troppo evidente e nella guerra rivendicatrìce il movente religioso anche in quei secoli d'intrepida fede appare secondario. Ma non bisogna dimenticare che gli ebrei erano stati quasi sempre gli alleati più o meno-1 aperti degli arabi e avevano fatto-l causa comune con loro sin dallaii prima Invasione del secolo VIII- schierandosi contro l'ultimo re via sigoto, cospirando, anzi, con 1 loro e correligionari africani per Invoe care e affrettare questa invasione e,e sempre patteggiando in seguito o ; col musulmano sino a fornire guare nigioni per tenere soggette le città al cristiane. Ma non bisogna dimentiu- care che i moriscos, dopo l'unifiei I cazione della penisola sotto i re e Cattolici, mantenevano rapporti a segreti con barbareschi, egiziani e el j turchi, si consideravano ribelli e i nemici, chiedevano 1' intervento n- straniero dei potentati musulmal-; ni. Consigliavano a costoro rappree-i saghe contro i cristiani di Oriente ed erano giunti al tradimento aperto proponendo al nemico del paese che li ospitava — Enrico IV di Francia — un esercito ausiliario di ottantamila uomini per combattere la Spagna. Nè dimenticare infine che più tardi i protestanti non erano altro in Spagna che gli agenti segreti e provocatori delle potenze rivali e nemiche, la Francia, l'Olanda, l'Inghilterra, e dalle due avevano rispettivamente intelli-1 stfinaidnrccfprovlncie dove l'eresia aveva preso Impiede, l'Aragona e l'Andalusia, essi',sgenze con gli Ugonotti d'oltre Pi-jgrenei e con I berberi al di là dello dstretto, mentre in tutto il paese e pfuori_godevano della complicità de-| li ebrei e dei moriscos, Ecco a che cosa si riduce la sedicente mostruosa intolleranza religiosa degli spagnoli: alla necessità di conquistare l'unità territoriale' e la libertà politica. Non fu colpa loro certamente se il raggiungimento di questi scopi essenziali per la vita nazionale dovette coincidere con l'unificazione religiosa, che anzi è loro merito ed sonore europeo di avere impedito che con la permanenza di elementi {inassimilabili si radicasse nel no- stro continente, come in Asia è av. : venuto, una progenie bastarda di bLevantini e di aver compiuto la 11- j berazione d'Europa ad occidente ; quando i Turchi intraprendevano t ad oriente la loro conquista. | La crociata che salvò la Spagna alla civiltà latina ed è conchiusa tra il nome del leggendario Pelayo che sui Picos de Europa resiste con un pugno dì uomini all'avan- zata di Muza, e i nomi dei re Cat- aiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMuiiiiii iiiiiii vrrnl'dinqspsdtà sua fede e nel suo orgoglio e il suo I stolicl che dormono nel bel sepolcro fiorentino della cattedrale di Granada, il loro eterno sonno di gloria, apre alla fine il volo delle aquile imperiali di Carlo Quinto. La grande Spagna è nata dalla sanguinosa arena. Materialmente e moralmente unita, essa afferma e proclama nel mondo un'incoercibile coscienza razziale. Cauterizzate col fuoco le piaghe della lunga conta- minazione organica e purificat ,sino all'osso, essa si chiude nell jgenio nazionale, tra i più originali deUa storia, ripiegato su se stesso prende sviluppo e vigore. La sua | forza militare lungi dall'essersi esaurita nella epica gesta rinver- disco e si moltiplica mettendosi a servizio di un'improvvisa potenza di espansione di cui non v'era stato esemplo dopo Roma, e prima della marcia inglese nel mondo. La penisola per centocinquanta anni diventa il centro e il motore della storia, mondiale e il campo di una immensa fioritura spirituale. Il Cinquecento è 11 suo secolo. La fe- de cristiana e il principio dell'uni {versalismo cattolico, la forza della tradizione cavalleresca e della hi : dalguìa, il sentimento geloso della b-azza che si trapianterà oltre A j tiantico e resisterà alle rivoluzioni ; contro la madrepatria e ai rivolgi t mentj politici, sono le armi del suo | spinto, la triplice armatura che hanno forgiato e temprato i secoli della lotta. E' questo il bilancio attivo della reconqulsta, condizio ne e ragione dell'espansione impe rlale. L'altro, il bilancio passivo, il frutto maligno del secolare ser- dcblcspcddepqdscrlrrfssspfiasiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii vaggio sembra inaridirsi alla luce rovente di tanta gloria: la sua opera sottile di distruzione s'inizicrà nei giorni della decadenza, dell'indebolimento del potere centrale, del ritorno aperto o subdolo delle influenze straniere. Ma allora quanta grandezza di monarchi e di santi, di letterati e di artisti, di politici e di conquistatori! Quando si pensa alla gloria della SpagnH del Cinquecento e della prima metà del Seicento fiorita dall'eroica semenza dei campi insanguinati Stdi Zalaca e delle Navas e a quella che fu la vita decadente e rimbarbarita dell'invasore nelle terre dell'Africa mediterranea appena fu costretto a rivalicare il mare per sempre, il famoso processo che si perpetua per riconoscere chi tra i cavalieri cristiani degli Alfonsi e| dei Ferdinand!, o tra i guerrieri i degli Almora.vidi, degli Almohadi; e del Merenirii fossero 1 veri rap- presentanti della, civiltà umana, j questo famoso processo è già giù- [ dicato in anticipo. | L'ultimo feroce e glorioso epl-!sodio della storia di Spagna rac- chiude in scorcio il quadro secnla-! re della vita di quel grande popolo: gli stessi mali e le stesse miserie, le stesse virtù e gif stessi valori ideali della razza che li sopraffanno. Se 1 fati non mentiranno, se 11 mònito non sarà perduto o di¬ sperso, se l'insegnamento del pas- ; sato conserverà la sua efficacia, il popolo latino che è tornato a purificarsi in un lavacro di sangue ha aperta ancora una volta dinanzi a sè la via della grandezza. Gubello Màmmoli iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiim illuminili ninnili