L'OCCHIO DEL CIECO di Antonio Antonucci

L'OCCHIO DEL CIECO Cani che si guadagnano la vita L'OCCHIO DEL CIECO Un "corso di bontà,, che dura tre anni seleziona i cani candidati a diventare la guida inseparabile di chi è privo del dono della vista - Con quattromila lire il cieco può comperarsi il più fedele degli amici raglio ospitale e m'invita ad en trare senza timore. Non basta nemmeno la quieta serenità con la quale una cagna mi annusa e. chiama Anny. Grazie, Anny. Scolari rumorosi \ ridente apre, nel cancello^, uno spi ~ a , e ? i , di di e ò, i i a a a e, a a i FIRENZE, agosto, \pVia del Gignoro 27. \e Villa con un cancello a lamiera-cztepmbnc_ cnerò™ si saldano in un'espressione'2di ostilità collettiva. Né il fracas-l'iso si attenua quando un volto sor- \che ne vieta l'interno alla curiosità dei passanti. Un mio dito, cosciente della misura a cui sono tenuti i seccatori di professione, si è appena appena poggiato sul bottoncino del campanello elettrico che, invece del solito trillo, risponde un abbaiare a più gole, dai toni diversi che zsrdnivolgendosi ripetutamente verso il*compagni trattenuti da rete me-\—fallica, esprime un parere favore-i Fiale sul nuovo giunto. Essa è ne-<rra, robusta, piena di autorità e si'adagIdLa massa aggressiva strepita \Nsempre, accalcandosi dietro la reAgte e solleva un nuvolo di polvere\Vche la eccita ancora di più. Si di- rebbe decisa a sfondare l'ostacolo, Se non ci riesce, è perchè divisa | in due gruppi e perchè Anny si | accosta, parla, ottenendo infine unisilenzio parziale. Grazie, Anny. La villa è contornata da «n,giardino che emana odor di rose' <,d, magnolie di alloro e di fiori ■ imprecisati Come mai queste be-,stie preferiscono la collera alla dolcezza* Ve lo dico subito: non, avendo ancora ultimato il loro ancora ultimato il loro corso di bontà, ne approfittano. \Allievi — a«2i, allieve, trattali- cdosi esclusivamente di femmine— sdella scuola di guida per i ciechi, j ve a promozione avvenuta, vivranno e a a nel clima missionario del sacrificio ' ge della devozione. La loro perso- mnalità eccezionale non permetterà gpiù di abbandonarsi con disinvol-'stura alla qualità ordinaria di cani.IrQuindi, i migliori si sfogano fin- e-1 che possono. I peggiori non san-d,ino fare altro. jma] Anny è sdegnata. Se capisco d- bene, dice che quelli non sono mo- S- di civili e che la dignità aggrazia \ z-\anclie i cani, essi specialmente che dà-hanno stretto con l'uomo un pat-[d. ui , o. ne n- o- o at- o- a- a a n o, re grto di collaborazione e debbono. dargli ii buon esempio, sì, così., come lei. Sdraiata ai miei piedi. mentre attendo in una saletta il direttore della scuola, sembra tut-\ta intenta a ricavare dalle mot- tonelle un refrigerio contro l'asma ma, in realta, fa la guardia d'ano- re. Cosciente della propria forza, la gusta attraverso una delibera- ta rinunzia. Volendo, potrebbe sai- tarmi alla gola e umiliare l'orgo-'glìo di Adamo cosi certo, in teo--ria. che tutti gli altri animali deb-:capricci. ijIl direttore della scuola si chia-'ma Giorgio Gabriel. E' svinerò,igiovane ed emana dolcezza. Mwldi quella propagandistica creata dalla volontà e mirante a uno sco-] po, ma una dolcezza natio alenfrutto accumulato di un equili-\brio tra l'intelligenza e l'avvenuta\civilizzazione dell'uomo. Svegliato'da uno sconosciuto durante il son-\no pomeridiano, egli sorride al/aibano sottostare ai suoi Ma non vuole. Grazie, Anny. Tonnellate di pazienza piccola disavventura, senza posa|de lenza ipocrisia: forse è lieto, ini pc"or s"°' di esercitare la pazien-'gza, egli che ne consuma tonnella-]ste, impegnato com'è in un com-\tpito di educazione non già di am-j tomaestramento. Per ammaestrare, ibastano la frusta e il terrore che] tne deriva. Per educare occorre screare o trasmettere un'anima. L'Unione Italiana Ciechi fa edu-\ d care da lui, ogni anno, da 20 a-d2'' cani Per fornirli a coloro i qua-\n'i.s*.*™}™}0 .™. P"!'!'r^'"S}.^"a'\ÌFzzioni, come i ciechi di guerra, i semiciecni che più o meno lavorano ancora ed hanno la necessità di spostarsi molto, a coloro, in genere, che, afflitti da questa triste infermità, sono giudicati werite- l*0'! di particolare aiuto. «I ciechi1\— dirò con le parole di Donna]i Fernanda. Ojetti, presidente ono- <rarul de,la »euola — meritano di>'avere la g'°'a di questa indipen-i denza, e di dovere riconoscenzai ad un cane, non ad un accompa-|gnatore-uomo che a me sembra,Idebba essere un vero supplizio ».| \Ne fa fede una lettera del cieco di, Aguerra Toniolo Corsino (Seghe di,\Velo, Vicenza) in aii è detto: | « Non è facile trovare la persona! affettuosa e sicura che ai dedichi |a | al mio accompagnamento e 11 do-i | ver stare in. attesa di quel giorno nicìie qualche amico mi donasseun'ora di compagnia era per me n,un'angoscia tale che avret prefe-' rito i peggiori momenti di trln- i ■ cea Oggi, invece, sono felice e -,contento, avendo sempre pronta la fedele guida che impaziente , aspetta la passeggiata giornalie- ra ». Egli, naturalmente, l'adora ra ». Egli, \e si domanda, angosciato: * Che cosa sarebbe di me un giorno, senza la mia bestiola? Non lo j vorrei nemmeno sognare...». t Stralcio da una lettera di Lui- ' gi Salvador (Sondrio, Via dei Si- moni 381: «Annette mi dà delle grandi soddisfazioni. Essa mi è 'sempre accanto e non mi trascu- Ira mai. è oggetto cii ammirazione e di stupore degli abitanti di Son- drio, i quali non sanno in che jmodo accaparrarsi la simpatia della mia bella e brava Annette ».j Seguono « i più sentiti ringra- \ ziamenti » alla scuola per la gioia di potersene «andar solo, senza [dipendere dall'altrui aiuto». . w , «insuperabile compagno» Franco Mercunti, massaggiato- re ,san Remo, via Francia 11,), -\piange in una lettera — e come si trattasse di creatura umana — la morte di Dony, suo « caro compa gn0i l'insuperabile mio cane guida, , Dony non c'è più e un gran vuoto- si è" formato a me d'intorno. Ne - ho curato il seppellimento nel -'giardino di un mio conoscente, --così potro spesso ricordare il caro -:amico suna pr0pria tomba. Il mio . d0iore| è grande... Tutti conosce- ivano Dony, tutti lo ammiravano quando, svelto ed attento, mi gui- jdava attraverso la città. Ora sono -'nuovamente solo e privo di accom- ,ipagnamento: il mio lavoro si ren-wlderà, estremamente difficile e quasi a nullo... -] La bestiola di cui parla il Cor-enino non merita il diminutivo che -\eome carezza; in realtà è un gros- a\so e solido esemplare di cane da o'pastore tedesco, razza « Shep--\pards>, fratello di altri adoperati aiinrece come guardia personale o della casa, per ausilio militare o di polizia. Anzi, sorella, per il fatto. già accennato, che sono educabili soltanto le femmine. Questo particolare è simpatico e di confor tolte equilibrio, ove si ricordi che in un altro settore zoologico, esat tornente in quello delle zanzare, soltanto le femmine pungono, Il comandamento autarchico, diretto a ottenere l'indipendenza dall'estero anche nei settori minimi, ha suggerito un allevamento Ìiretto di questa razza al conte Franco Marzotto, in collaborazione con Donna Anna Corsini. Urgeva pure la necessità di fornire alla scuola elementi, in certo quai senso, già preparati al loro compito da un ambiente gentile e 1,;,, una selezione procreativa.I cani ]per j ciechi debbono essere molto sensibili e calmi, né troppo pall>TOSj nè sfrontati, il che si può at¬ i tenere sorvegliando gli incroci. i Mentre gli allevatori ordinari si |affidano al caso, quelli specializ,zati possono accoppiare l'impeto | con la timidità, indiistrialissando , la media. Inoltre, i soggetti si abi,tuano fin da piccoli a una più vi | cjml ed affettuosa compagnia deia! il(OMlo; ltno wjto grandi, restituii | ranno> con moltiplicata generosità, -|/o gioia dell'infanzia. I cuccioli o ! c/le ho tuto veiere sul posto, ejdopo avere fatto un mucchio di fe¬ ste all'allevatore, mi si sono ag- e -1grappi'aTriwolii'dèl pantaloni - }irando „ qran forza per incit„rmi e „ raccontare che Vesperimento va a attento imitatori, e -, . f, -j ' a] el ,! o tale nobile scopo è abbastanza retcente, se considerato in linea scien- 57 promossi L'utilizzazione del cane a un tifica. Ciechi guidati da un cane qualunque se ne incontrano parec chi. ma si tratta di cani — dirò cosi — empirici, la cui bontà è più, abitudine che opera d'arte. Fu nel 1928 che la signora americana Eustis fondò in Svizzera, a Vevey, uno scuola di cani, intitolata «L'occhio che vede», con l'aiuto di j un professore di psicologia ani male, fatto venire dagli Stati toniti. li professore se ne tornò via con il proprio cane e fondò una scuola in America, la più sviluppata del tnondo, dato gli aiuti che riceve e che una buona propaganda potrebbe accrescere anche da noi. Un cane guida completamente educato viene a costare sulle quattromila lire e il numero dei richiedenti è notevolissimo. In Italia, la scuola ebbe inizio -* , i a' , i o, >iel 193!,-XII. sotto'la guida del e Gabriel, con tre corsi annuali, dal rnnfe i quali si esperimentano da , 20 a 2.', cani. Fino a tutto il o ; 1931-XV ne turono promossi 57, o dei quali 2!) andarono a ciechi di - guerra e 28 a civili. o Non tutti i soggetti riescono - bene perchè è fatale che in ogni o «cwola ci siamo anche i bocciati, e - perchè una vita di sacrificio non si -1può chiedere a chicchessia, i Taluni sono anche refrattari. Se \coli lì, i reprobi, separati dai buo-ini. quelli che abbaiano più rabbiae samente e che, con il loro cattivo - esempio, inducono a urlare anche a gli altri. Inquieti, litigiosi, pronti -\u mordersi tra loro, forse finiranno i o nevrastenici presso qualche pagliaio, confidando all'insensibile, luna il troppo tardo rimpianto di avere frequentato da discoli una scuola eccezionale. Anche Anny non fu bravissima. Ma neppure insopportabile. A metà strada tra il successo e la mediocrità, riuscì a meritarsi un posto di guardia nella casa del maestro. E', insomma, una cagna borghese. No, Anny, non guardarmi così. Lo so, il tuo padrone, destato nel sonno pomeridiano, ha diritto di vedere esposta la propria fatica. Ne parleremo con maggior respiro nel prossimo articolo, vuoif No, non occorre abbracciarmi in tutta la tua altezza. I tuoi denti, al livello del mio naso hanno un brillio \cosi strano... Lo so, tu hai appreso ile buone maniere... ma... vedi... io icredo multo al «richiamo della foresta ». Antonio Antonucci

Persone citate: Corsino, Donna Anna Corsini, Franco Marzotto, Franco Mercunti, Giorgio Gabriel, Ojetti, Shep, Toniolo, Velo

Luoghi citati: America, Firenze, Italia, San Remo, Sondrio, Svizzera, Vevey, Vicenza