Prezzi equi e remunerativi

Prezzi equi e remunerativi Prezzi equi e remunerativi a garanzia del viticoltore La felice risoluzione di Un nrnhlpma rriA si imnn.A IC1ICe "fusione »" prODiema Cne SI impO-neva : trovare Un equivalente al Sistema deelli . j „ „ 7"™ „, S "ammassi, ma Che SI adattasse alla Coltura delluva Una annosa aspirazione dei vi-1 ticoltori è divenuta finalmente Jtrealtà. Ottenere dalla coltivazione i ddella vite, che ha caratteri di pre-inminenza nell'attività agricola ita-Idliana, un ricavo che compensi dal-jzle tante spese e dal molteplice va-1 qno lavoro e che tenga conto della jngrandissima variabilità di prodot-1 nto che questa coltura ha in sè co-jdme marchio di origine. j dII Governo fascista si è provvi-jedamente messo sulla più efficace [dvia di aiuto e di stimolo della produzione agricola: assicurare la giusta rimunerazione al duro lavoro dei coltivatori e sottrarli il più che sia possibile alla speculazione ingorda. E' noto che uno degli strumenti apparsi come migliori per conseguire il duplice risultato è il sistema degli ammassi, Lo si è applicato pel grano, per 1 bozzoli, per la lana, per lo zafferano, la manna, l'essenza di bergamotto ecc. Ma evidentemente non si poteva applicare per l'uva o pel vino. Ammassare l'uva sarebbe fare una frittata, disse un giorno a Milano, l'on. Rossoni. Ed aveva perfettamente ragione. Sarebbe, anzi, rovinare, con la deturpazione di caratteri organolettici, la reputazione enologica italiana, Ma pure era necessario provvedere. Avevano avuto tranquilli tà i granicoltori, i bachicoltori, e altre classi agricole; dovevano avérla i viticoltori che sono milioni e milioni, che hanno nelle loro mani una delle coltivazioni più caratteristiche ed essenziali del nostro paese mediterraneo, che nfdvedmpcvsuppecSsmnoffrono lavoro alla mano d'opera ; la più varia per mezzo miliardo di giornate all'anno. E se con il sistema degli am- massi non si poteva provvedere data la straordinaria variabilità della produzione e i suoi caratteri di alcatorietà, restava però aperta la via delle intese corporative, altra provvida e non mai abbastanza lodata conquista dovuta al Regime fascista. Cosi è avvenuto. E dalla imminente vendemmia, come frutto di leali intese fra le categorie interessate, luogo per luogo, i viticoltori hanno la certezza di ottenere il prezzo equo e rimunerativo da tanti anni invano richiesto. Spetterà ad essi far sì che realmente gli accordi giochino in pieno, anche a prescindere dall'opera delle commissioni di vigilanza e di controllo. La dabbenaggine, la falsa astuzia, la mancanza agli impegni, la latente riottosità, potranno ancora manifestarsi purtroppo. Ma allora si riconoscerà che la colpa non ricade certo sugli organi dello Stato fascista, il quale, nel mostrarsi premuroso delle sorti viticole, ha dato anche le armi efficaci per raggiungere lo scopo della giusta remunerazione. Il testo dell'accordo raggiunto il 10 luglio dagli agricoltori, dai mezzadri e coloni, dai commer cianti e industriali in vino, e dalle cooperative vinicole, crea innanzitutto dei contratti tipo per la com pravendita di uve, mosti e vini, e per la lavorazione e conservazione di tali prodotti per conto di terzi. Questo è già un buon primo passo. Va ricordato che quindici anni or sono vi si era premurosamente provata l'Unione italiana Vini di Milano che ne aveva intuita l'importanza, ma non vi riusci perchè allora non c'era l'accordo corporativo che oggi domina la vita economica italiana. L'accordo del 1C luglio stabilisce poi i criteri e le modalità per la fissazione dei prezzi base, cosa di essenziale importanza. Una commissione presso il Ministero corporazioni, formata di rappresentanti di tutte le parti interessate concorderà e fisserà tali prezzi base, e le direttive per applicare praticamente ed efficacemente l'accordo nel suo insieme, risolvendo anche le questioni che localmente si presentino non risol vibili. F' naturale che i «rezzi baseE naturale che 1 piezzi base debbano essere fissati zona per zo¬ na di produzione. Siamo ben lonta. ni dal caso del grano o dei bozzoli! Solo por la quantità prodotta per ettaro si passa dai 38-45 quintali d'uva nei bassi vigneti di Cerlgnola. ai 100 e 120 del Monferrato, ai 115-120 del Polesine, ai 200 e anche 250 di vigneti allevati a raggi in alcune piane del Trevigiano e del Padovano. Poi v'è l'influenza della coltura specializzata o promiscua. Per ogni cento olmi cui e maritata la vite nel modenese, ad esempio, si hanno mediamente 20-21 quintali di uva; nella Romagna 17-18, nel Polesine 5052; nell'Aversano ove la vite è maritata agli alti pioppi si hanno 1218 quintali d'uva all'ettaro nell'anno della pota in chiaro e 60-78 nell'anno della ripota! Nè bastano i dati di un'annata. Giustamente l'accordo impone si tenga conto della media produzione d'un quinquennio, e. data la variabilità del prodotto viticolo, non sarebbe sta-to male risalire addirittura ad undecennio. La produzione della vite fa tremendi salti, da uno a cin-que, da uno a dieci talora! Benis-simo è che si tenga conto inoltre del ricavo reale che il viticoltore ha avuto in recenti annate di pro-duzione normale. Si vuole, insomma, che il prezzo concordato significhi realmente giusta rinumera-zinne delle spese e del lavoro datodal viticoltore attorno alla vite.Spese e lavoro anche questi variabilissimi perchè in dipendenza desistema di allevamento, della su-"scettibilità agli attacchi crittoga-mici e alle avversità, ecc. Esempia compiere la potatura secca e re-lativa raccolta sarmenti bastano22 giornate per ettaro in vigneti a spalliera a filo di ferro con 3 mila Viti; ne occorrono 32 nel sistemabronese o dell'oltrepò pavese e45 nelle viti in alberate. Di irrorazioni anticrittogamiche bastano 2o 3 in parecchi luoghi del meridionaie e anche meno; ne occorronootto o dieci o più in molte plaghe de! settentrione. II prezzo base dovrà tener conto anche della percentuale del prodotto da destinarsi alla distillazione secondo quanto stabili la legge dei giugno 1937 andata in esecuzione la prima volta quest'anno, e quindi del valore delle materie vinose destinate alla distillazione, nonché della capacità di acquisto del consumò.interno (questo è uno degli elementi più difficili da ac- eertarsi in campo preventivo) e delle conseguenze della dislocazlo- ne dei mercati. Per ciascuna zona i prezzi si riferiranno a uve da vino comune, da pasto, da taglio, ai mosti, e ai vini relativi. E naturalmente qui entra in gioco un altro elemento di variabilità, il vitigno, causa prima di giudizio sulla qualità del prodotto. Da tempo antico sui mer¬ cati vinicoli maggiori si distingue-1 Cvano e barbere, e dolcetti, e mo-l lscati, ecc., dal cosiddetti uvaggi o|uve comuni. Il prezzo sarà netto'1pel venditore; modificazioni neij gprezzi di trasporto, o imposizioni! e oneri fiscali verificatisi dopo ili gcontratto non toccano il venditore. PSi intende che il prezzo è per uva I msana e mercantile, cioè di unifòr-, dme perfetta maturazione, immune P-i„ _.„_n „ „„„ ji ,.<„„ ai o-„ 1 da guasti, e per il vino, di vino ge- nuino, sano, mercantile, legale. [AStabilito il prezzo base, qualsiasi Evendita fatta al disotto di tale ! prezzo non è valida. Di più è le-''Ito; di meno no. Va. la pena di ! ^osservare quanto sia utile intio-vdurre un simile criterio anche nei aprezzi di vendita del vino al mi-, cD'ordinario ci s; j cgfmabmtntrmnuto consumo. ; preoccupa che questo o quel gè- ; p nere necessario o abitudinario non i abbia un prezzo superiore ad un A dato livello. Ma pel vino preme ln-1 Invdvece che nnn si scenda sotto a li w?lli i quali dimostrano con evidenza, palmare che quel vino è stato battezzato abbondantemente o è sofisticato o è rappattumato da guasto che era. In troppe città italiane si verifica lo sconcio di veder offrire al consumo minuto del vino, magari anche di nome lusinghiero (vedi tutti i Chianti, i Barbera, i Valpolicella come tali chiamati, ma del tutto impropriamente!) a prezzi tali che assolutamente non-sono possibili perchè quei vini co-l_,ezzT'tali che assolutamente non i„„ r,„cciv,iu nrvniiò mini vini rn .,uno PPSSWI] pei che ^uc'vinlc°- stand pm alla produzione e han-no addosso trasporto spese in pò- ista. Se s, vuole che cessi, disdoro di spudorate oft\;rte di vini evi-identemente adulterati per lo meno.con molta acqua, occorre fissare|un prezzo minimo di vendila. La imminente campagna vinicola (la quale, secondo è risultato alla Commissione centrale corporativa, darebbe sui 65 milioni di quintali di uva e cioè circa -13 milioni di ettolitri di vino) oltre che buona o nomale resterà nella storia viticola italiana, storia per troppi anni agitata e spesso dolente, come la prima nella quale 1 viticoltori vedono finalmente tutelate le loro giuste aspirazioni e compensate le fatiche e le spese troppo a lungo misconosciute. Dare la tranquillità alla viticoltura che ogni giorno più, e nelle conquiste e nelle bonifiche e nelle trusformazioni, opere mirabili del Fascismo, si rivela come l'attività che più avvince alla terra il contadino. e ne stimola ed esalta i fatti de- mografici, significa operare bene- floamente in uno dei campi più im- portanti e decisamente più carat-lferistici dell'attività agricola ita-1liana. Arturo Marescalchi Il pellegrinaggio triveneto davanti alla tomba di Pio X Roma, 17 agosto Folti gruppi di fedeli, giunti a, Roma In pellegrinaggio dalle prò vincie delle Tre Venezie per rendere l'omaggio della devozione e della preghiera alla tomba venera- ta di Pio X, nel 25" anniversario della sua mrrte si sono reeati RtH illnL^^mL^^La^^ì lmane in San Pietro scendendo nel-la le Grotte Vaticane dove si 'sono prostrati sulla tomba del Santd Protettore.

Persone citate: Arturo Marescalchi, Aversano, Barbera, Pio X, Viti

Luoghi citati: Milano, Monferrato, Roma, Romagna