ELOGIO ALL'"AURELIA,,

ELOGIO ALL'"AURELIA,, ELOGIO ALL'"AURELIA,, Ogni volta da Roma a Livorno passo qui per l'Aurelia lucida distesa lungo il 1 irreno, è uno stupore die mi si rinnova: e non soltanto per la bellezza aspra e pànica degli amati luoghi tra mara e collina, tra pinete e spiagge ; non soltanto per come questa via già inferno di polverone (senza aggiungere che a Grosseto l'Ombrone bisognava passarlo a traghetto) se fatta come per miracolo un biliardo, fiancheggiata d'alberi giovani in rapida crescita, assettata in ogni punto quasi con civetteria. Tutte le grandi strade nostre Bono oggi perfette del pari, agevoli, confortanti. Gli è che — me ne ricordo ancor io che pure non sono vecchio — Aurelia nel tratto chu dico significava Maremma: desolazione e malaria. E, poco più addietro nel tempo, briganti addirittura. Viaggiarvi era avventura da testamento. E uno ha un bel sapere il progresso di poi compiuto, il prodigioso cammino d'Italia in vent'anni: la meraviglia non scema per replicarsi di prove, nè la commozione e fierezza che ne derivano; anzi è caro specialmente riconoscere, come specchiato e concentrato in un punto solo particolare, quel gran progresso nazionale di tutti i settori: perchè dal tipico e ristretto meglio si deduce, con più eviden za, una realtà vasta e diffusa che sfugge alla cognizione immediata. Vien giù mentre scrivo una grand 'acqua d'estate. 11 pensiero corre all'epoca — lino a ieri quando una pioggia simile non avrebbe battuto lungo trecento chilometri di costa che su stoppie aride e macchioni selvaggi, non avrebbe che alzato il livello di sfagni mortali ; e mi rallegra oggi, nell'idea che sarà invece feconda ai nuovi campi, strumento anch'essa di ni a. Da quanti secoli durava in abbandono questa. Maremma? Forse dai Romani in poi, che in parte, ne domarono l'indole ; fino a che i loro canali sapienti non tornarono ad ostruirsi e sulle culture vinsero le zanzare. La Maremma è ben strana regione, poetica su tutte, in ima penisola poe. ti rissima. Grossa striscia pianeggiante tra gli ultimi dorsi dell'Appennino e :1 litorale azzurro, nella sua natura misteriosa giocano due elementi contradittori : la gran siccità da una parte, pazzia canicolare esaltata dall'orchestra delle cicale frenetiche, che è l'elemento estivo e classico. Dall'altra parte, che è il suo aspetto etrusco e romantico, le immobili paludi traditrici, la enigmatica e ribelle fantasia ojtremondana. Geograficamente poi, la Maremma si sa dove termina, esattamente su un fiumiciattolo passato Vada, il quale non senza ragione, io credo, si chiama Ime: che dì lì.muta tutto il paesaggio, lo scoglio vivo prende a domi nare la costa, l'aria ai fa salii bre e ventilata, «allegra « verdissima soli poggi la vegetazione Ma al contrario è opinabile, la Maremma,- dove incominci : da' momento che e Ile porte stesse di E.'.ma, Palidoro al mio cuore di vecchio maremmano è patria quanto Grosseto. Talché perso nalmente concluderei — opinione troppo scarsamente scientifica — che Maremma sia dovunque ab bia o potrebbe avere dipinto Giovanni Fattori. (O dove si possa rileggersi, sen za stonatura, il Carducci miglioro. Con codesti due nomi di ieri, mi pittore e un poeta, e col remoto aleggiante ricordo degli infruschi, avrete nei suoi tratti distintivi la fisonomia della Maremma, brusca, torrida e solitaria) sctuivlnmapvamrcatdacqs..... .Ora senza nulla perdere della disperata beltà, della tristezza so- j lare. che insistono a profumarneI l'aria insieme coi fieni, le resine e l'umor salso, questa terra sot- ito ai nostri occhi ha ripreso fiato dai profondo, s'è rinnovata in tino sboccio così incredibilmenteIrapido di gentili e tenaci energie! Ai centri importanti di questa parte delPEtruria preromana, Tarquinia Sovaua Populonia..., nel passato note essenziali della patetica musica maremmana, nonjviene ormai da concedere più che un omaggio letterario, tanto pie-jme d'attorno e fervo e splende una vita geniale, pulsante di attive ragioni umane, impetuosa di succhi in rigoglio. Tarquinia con i suoi neri tumuli gelidi tra il biondo grano ribollente e le sue obese coppie di sposi alabastrini sdraiati a banchetto funebre ; l'erma Sovana con le sue tombe scalpellate nel tufo come vuote occhiaie di teschi ; e la boscosa rada di Populonia dov'erano le fornaci del ferro elbano e le navi d'una gente dal sorriso indecifrabile: come tutto onesto è impallidito, lontano. Che se ancor oggi zanzare ronzano in quel cielo, è lampeggiando d'alluminio, altissime, dentro il sole: ali fasciste: gli idroplani dello stagno redento d'Orbetello, compagni a quelli gloriosi di Balbo che di qui spiccarono il salto. E se fumi si alzano tuttavia qua. e là, non son più di erbacce bruciate ma d'officine sonanti : comignoli ovunque, col loro fiero pennacchio al vento; dicono l'alta operosità industriale, dai cementi al borace alla soda prodotti attualissimi, e sempre lungo i millenni il ferro dell isola. Altre storie e glorie : il promontorio minuscolo di Talamone che fu sosta dei Mille nell'epico viaggio; il profilo dell'Elba napoleonici.; i cipressi di Bolglieri alti r schietti, proprio quelli della poesia celebre: ma non c'è vergogna a dirlo, oggi sguardi e cuore non viene di darli che alle storie e glorie del tempo nostro : dalla basei appunto della trasvolata atlantica alle gesta del primo squadrismo grossetano; da tutto ciò che testimonia — campi opimi, folto bestiame, linde casette coloniche ;— di una stupenda e sagace ripresa terriera, a tutto ciò che parla d'Italia popolosa, sana, amante dell'aperto e riaffezionata al suo mare: vedi l'incredibile sviluppo edilizio dell'intera regione costiera trent'an- "ROMA, agosto. TI diciatto ottobre dell'anno scorso, alcuni malfattori, dopo avere compiuto un'azione delittuosa, tentavano di ecclissarsi a bordo di un'automobile. La polizia romana, immediatamente avverata, provvedeva subito all'insegni ni entri, lanciando alle loro calcagna alcuni agenti autocarrati ed- altri in motocicletta. Questi ultimi, spinti a una velocità eroica, presero rapidamente conlatto con i fuggitivi e li costrinsero a fermarsi con alcune pallottole di rivoltella abilmente inviate nelle gomme posteriori del veicolo. dsCon ciò, l'operazione, lungi dal]zconcludersi, entrava nella /ose acuta. Quei malfattori, rotti a tutte le astuzie dei romanzi gialli ei della delinquenza cinematografica, aprirono il fuoco contro i motociclisti e contro l'autocarro che in quel vwmento sopraggiungeva, sia per sfogare la loro malvagità che per tentare di squagliarsi durante l'agitazione del conflitto. Ma, dall'autocarro tuttora in corsa saltarono giù alcuni cani poliziotti i quali, indifferenti agli spari, si scagliarono contro la macchina e la invasero, costringendo i suoi loschi occupanti a disperdersi. Successivamente, inseguitili, H immobilizzarono permettendone un facile arresto. Grande fu la meraviglia, degli spettatori, e il Duce, dopo avere seguito con interesse questa pie- >""' 1,1111 111,11 ■ iiiiiiiiiiiiiiini ni addietro pressoché deserta, per cui oramai due passi sopra a Roma entri in un'aria di ridente vacanza, in una doppia fascia policroma di case e villette e giardini che non ti lascia più, si può dire, fino a Livorno: Ladispoli, Santa Marinella, Civitavecchia, Port'Ercole e Porto Santo Stefano, Marina di Grosseto, Casti'ione della Pescaia, Follonica, .San Vincenzo, Cecina, Castiglion cello, Quercianella, Antignano, j Ardenza... Rivedo bene, un temI pDi ]a desolazione benché solen ne della via Aurelia. Era come [n Grecia, qualche incontro con mandrie sparute vigilate da fon mobili pastori, il senso d'una ciIviltà stupidamente colpita alle spalle e rimasta lì con gli occhi vitrei sbarrati sull'orlo del fosso ; ore e ore di marcia senza il sorriso d'un casale, la frescura di un rio. E un terribile silen jzio su tutto, a blocchi afosi; un silenzio dentro cui lentamente jmaturava il nulla, lentamente il nulla imputridiva. Riverse e mute in quel silenzio totale, le spiagge d'oro non accoglievano che pomici, ossi di seppia, e vecchi sugheri perduti. E ora a mille le vele candide vi scherzano intorno, tutt'ini riso di bambini le in^ ghirlanda, da cima a fondo: si aprono accoglienti alle mirabili Colonie estive, ai campeggi dell'Esercito e della Milizia, ai lavoratori, agli artisti, ai villeggianti: ciascuno ne trae ristoro, gioia, vantaggio dello spirito e del corpo. E le minori e le grandi bonifiche: a cominciare dalle due massime di Maccarese e Alberese, che bau riscattalo all'Italia estesissime plaghe. l'I le fattorie modello, cura e merito di privati lungimiranti: la Vivarélji Colonna, Donoratico dei Serristori ; prima che opere agricole opere d'arte, nella loro finitezza di gioielli, nell'amore intelligente e squisito che le governa. Cara Maremma più bella di prima, bella come prima. Corrado Pavolini a e r

Persone citate: Aurelia, Balbo, Carducci, Corrado Pavolini, Duce, Giovanni Fattori, Vada