Nostra sorella non è più con noi

Nostra sorella non è più con noi Nostra sorella non è più con noi Trilli III mi 11 il Itimi in un min niun il III " "'" I Ululimi III—pnpDa fidanzati, in tilt imo, pochi giorni prima del matrimonio, glie l'aveva detto: —; Tu sai che nostra sorella non è più con noi... Lia l'aveva guardalo stupita c anche intimidita dal suo accento. 1 — Ala., Roberto, io non sapevo; neppure che tu avessi una sorella, j .Egli teneva il capo chino, e più j che fumare, sembrava che masticasse la sigaretta: si vedeva! che orgoglioso com'era, gli costa-1 va fare quella confessione. ptevlugpstI ase— Infatti .e come se non ci fos- vse più. Capiseli... taLia aveva arrossito: capiva «|snnon capiva, e non osava dir nulla — Kra una buona ragazza Ciò- seVanna; almeno lo sembrava, pBabbo e mamma l'avevano alle- rvata come i tuoi han l'atto con bte: severamente, ila poi. quan- do non ci furono più. lei comin- vciò a cambiare. Ce l'aveva coti gnoi, specie con Nicola e Ignazio, Pi fratelli maggiori: diceva che vnon era possibile sopportarli. In srealtà era innamorata e per ginn-Mta di un uomo eli, non l'avrebbe esposata mai, perchè era già am- mogliato. Volle avere la sua par-lgte, andarsene; per noi fu come dmorta.. Te l'ho voluto dire, per- che, venendo a sapere qualcosa,|j tu sia già avvisala e non coni-; dffsgi l metta l'imprudenza di parlarne in casa, e nemmeno di nominarla; guai se ciò accadesse!... Nicola e Ignazio non te lo perdonerebbero mai. E' già stato mira-1 coloso che abbiano acconsentito j tal mio matrimonio: è anche ve- ro che loro sono anziani, e a spo-'gsarsi non pensano più, mentre gd'altra parte in casa c'è bisognosdi una donna... Non, nego che cii voglia pazienza a vivere con loro,1 tma tu sei buona, docile e ben j allevata, e presto ti abituerai... fInfatti si era abituata, ma non ctanto presto, e nessuno aveva sa- cputo. Roberto meno degli altri, egli sforzi che le ci era n voluti, le dacrime che aveva sparso segreta- Nmente, nell'ombra e nella soliti!- tdine della sua stanza. Umbra e isolitudine non erano soltanto anella sua stanza, ma in tutta la jicasa, e così costanti, così irrime-j ddiabili, da impressionare. Ella vi|nera preparata certo!... Tutta laseducazione che le avevan data ijtsuoi genitori, tanto severi, sem-jPbrava rivolta all'unico scopo dijtrenderla capace, di piegarsi do- aci'imento a ogni volere del mari- lto, di rinunziare a tutto, di es-ksere pronta a qualunque sacrifi- ! " aa a a i e. si o e n zi a i e a ciò. Eppure ella si era illusa!... Quel calore di tenerezza che sentiva nelle vene e nel cuore, la gioventù che talvolta le dava un puro senso d'ebbrezza, la sua stessa immagine riflessa nello specchio, così rosea e bionda, tutto ciò l'aveva dapprincipio resa sicura di sè, simile a una bimba che intuisce confusamente la potenza della sua grazia. Povera potenza!... Era caduta come uno si raccio davanti al sorriso"'sarca-1stico dei vecchi cognati. Sempre;essi sorridevano così a ogni sua:parola, a ogni sua espressione di, allegrezza, a ogni suo tentativoidi confidenza, e pareva quello, a! Lia, il sorriso schernitore, ama-|ol™ e squallido della vecchiaia o! ^ g p ^ de. va terreno, e si faceva più muta, più seria, sempre meno sicura di|sè. Infine, quando aveva creduto ! "Innoaihile t"»)-A nella casa rosi'- P°^D.lle .tal.6 nella <»»«f. cosl:- veiviia e buia e gremita di vec- - omlche c .mbiimento in ' e cimimi, quakhe cambiami- ino in j 'meglio — un vasello qui, una' tendina là. qualcosa che' rischia-■!rasse e rallegrasse l'ambiente — e! • .foc»"" '. "?U avevano sorriso -i"."1' - ;U" a,''1K"1- <'»- i rl" ,1,1;,s, >'' ~ C ,e, °KIU cosa, rimanga, al suo posto!... Anche Bpberto aveva confermato l'ordine: — Rimetti tutto com'era prima, sarà meglio!... Egli non vedeva le sue lacrime e l i a p,'a pesava quasi tutto sulle sue spalIle : distrattamente, le faceva una 'carezza sui capelli • le diceva: iiiiii.iHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiliiiiiiiiii niun non aveva tempo di ascoltare le sue lamentele, ingolfato come nel lavoro dell'azienda che Scosse telluriche in Albania Lievissimi danni III IMIIIMIIIIIIIIIIIllMIIIIIMiniMIIrl III II1III1IIIIIMII1II — Te l'avevo dotto che ci voleva pazienza... Ma ti abituerai... Così che quando Gian Carlo nacque, ella si sentiva da un pezzo definitivamente vinta. Ma poiché il piccino piangeva la notte e dava noia ai vecchi, ella aveva ottenuto di trasportarsi con lui nella stanza più remota del grande appartamento e là le era parso di respirare meslio. Era stato allora che aveva fatto amicizia con Martina, la vecchia servente, rimasta, fino allora se veraj tetra. s{ienzjosaj burbera, tanto che ella l'aveva creduta sempre ostile a lei, addirittura nemica. Invece ora scopriva che semmai ella era. ostile e nemica ai padroni, quantunque fosse al io ro servizio da tempo immemora bile. — l'omini I... — esclamava la vecchia domestica alzando il ma grò pugno al soffitto. Quando si P detto uomini si è eletto tutto, vi può essere una genìa più. espi st,a< Bisognerebbe fare una lega Mj noi donne contro gli uomini, ecco quel che. bisognerebbe, fare! — Che cosa hanno fatto a voi gi; uomini?... — le chiese Lia, dolcemente. — Me ne hanno fatte di tutti |j colori!... Una volta Lia trovò nel libro da messa della vecchia donna la fotografia di una- bella ragazza fiorente; credettte che si trattasse di lei stessa, al tempo in cui gli uomini « glie ne facevano di 1 j tutti ì colori n. — Ma no — disse- Martina 'guardando supplichevolmente la giovane padrona. — E' Giovansa, la signorina... i Le lacrime le grondarono subi1 to dagli occhi, al pensiero di lei. j — Le volevo bene come a una figliola!... Povera bambina... E' con lei che ho tanto sofferto per colpa degli uomini!... Cosi bella e. buona com'era, cosi gentile e dolce, vederla piangere tanto... Non la lasciavano respirare i fra telli, la volevano soffocare.qui; s impedirle ogni luce, voi sapete, adesso, che cosa vuol dire... Si jinnamorò di quel tale solo a vej derlo passare sotto la finestra, a |non sapeva allora che avesse intislie. Lo seppe dopo, quando era jtroppo tardi, e la passione era jPiù forte di lei, più forte di tutjto... La, cacciarono via, e se ne andò, da sola... E anche lui poi la tradì, 1 abbandono, era fatale, kra un uomo forse peggiore di ! questi. Ma la colpa prima fu di a n a o a a a o Vedeste com'è E' stata ma- loro, dei fratelli ridotta, adesso., lata... — Voi la vedete sempre?... — Sempre... Di nascosto!... Se non avesse me, chi avrebbe?... Si asciugò gli occhi col grembiule e dopo un poco disse : — Sa che è nato il bambino e vuol sempre sue notizie. Se ne interessa tanto... To le ho detto che siete tanto buona voi... E le ho lascia-1to sperare che chissà, un giorno e;0 1 altro, usando molta prudena:™, potrebbe venire qui a veder: i, l°- ^ "on C1 aiutiamo fra noi oi"onTne--. , a! , giorno, usando molta pru-|denza- triovanna venne trafelata a a vedere il nipotino. Quella che . era stata una bella giovane fio- , rente, era adesso una donna, prei|cocemente invecchiata, con le goo ! te. segnate da innumerevoli la- '01'11"6 6 K!l O^hl mesti e lucidi l:Come per febbre Le due ™. leuu'p- J'e uue ' "llato 81 guardarono con j , • t^ ar,rendo le brac ' !|,IU. J". ld e< aprendo le nra-c. ■!?*>.,? ?r.r!n£ro come per un pat— o e care- a e cu]ia> to di amicizia, mentre dietro di loro, alzando il pugno, la vecchia Martina diceva: — Povere donne!... Una lega contro gli uomini, ecco quel che ci vorrebbe !... Ma in quel momento il piccolo Gian Carlo, che le stava a guardare a bocca aperta, fece intendere un suo dolce riso e le due ognate accorsero intorno alla sua e e Rido1, l'angioletto, ride!... Subito la stanza fu piena di trilli, di sorgheggi, di parolette carezzevoli e di tripudio e la vecchia Martina, lasciato cadere il pugno levato, sorrise contenta anche lei, dimenticando del tutto che anche il piccolo Gian Carlo era un uomo. Carola Prosperi. iiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiininii Seicento ebrei in rivolta per H negato sbarco a Smirne Smirne, 11 agosto. Contrariamente alla notizia pubblicata da alcuni giornali circa la partenza di un piroscafo carico di |600 ebrei profughi dalla Cecoslovacchia che vagabondano nel mare da circa due mesi e che nessun porto vuole accogliere, sta di fatto che, invece, il piroscafo non è partito. I 600 ebrei Insistono nel voler sbarcare a Smirne, e quando il comandante ha tentato di levare l'ancora i passeggeri si sono gettati su di lui e sulle quarantacinque persone formanti requipaggio. I giudei hanno poi devastato la sala delle macchine. Soltanto all'alba il comandante ha potuto avvertire la polizia che ha inviato a bordo numerosi agenti i quali hanno preso le necessarie disposizioni poiché sembra che i passeggeri abbiano intenzione di incendiare la nave. Le autorità hanno ordinato di scortare il piroscafo col posamine « Uyanik > qualora oggi non abbia ancora levato le àncore. In sostanza, i passeggieri vogliono sbarcare e per conseguire lo scopo ricorrono a 'pianti, preghiere, minacce e violenze. Una delegazione si è recata:dal direttore di polizia che si è 11mitato a rivolgere loro buone parole. Funzionari della Banca centrale sono saliti a bordo per eseguire le operazioni di cambio rese necessarie dalla prolungata per» manenza del piroscafo. Tirana, 11 agosto. Due Iìpv: scosse di terremoto so» no state avvertite ieri nell'Albania centrale e meridionale. A Valona sono rimaste lesionate alcune vecchie costruzioni, ed a Balce, presso Fieri, si deplorano lievi dapr-

Persone citate: Carola Prosperi, Gian Carlo

Luoghi citati: Albania, Cecoslovacchia, Smirne, Smirne Smirne, Tirana, Valona