LA MADONNA DELLA SEGGIOLA

LA MADONNA DELLA SEGGIOLA LA MADONNA DELLA SEGGIOLA "llllMIIIIIIIIIHIIIIIIIIIlllHMIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIlllllllllQuando le vetture tranviarieinesse in disuso nelle grandi cit- tà arrivavano a A. per rinnova-, Jl <.„..;„1„ -„f „K;|. ridilore il materiale rotabile della tranvia locale, erano accolte con entusiasmo dalla popolazione che si pavoneggiava coi resti tranviari di Milano, di Roma, di Torino e magari di Firenze o Bologna; talché, secondo un inveterato istinto locale, quelle sgangherate carrozze erano senz'altro Battezzate : e chi preferiva la Torinese, e chi lasciava passale la Torinese per attendere la Romana standosene impalato mezz'ora davanti al palazzo podestarile, e chi, piuttosto di rinunciare alla prediletta Milanese, trattenuta in rimessa per riparazioni, si asteneva addirittura dal salire in tranvai. Una delle poche persone che in città non mostravano preferenze era il segretario capo del Comune, il non più giovane ma sempre arzillo avvocato Del Cambio. Avevano appioppato anche a lui il dovuto soprannome, da Claudio Del Cambio traendo un Gaudio Dello Scambio, che nella sua pittoresca mistificazione aveva preciso significato allusivo e forte gusto satirico. L'avvocato Del Cambio — ancora qualche riga prima di chiamarlo anche per voi, con cognizione di causa, avvocato Dello Scambio — nutriva pure lui una passione, tranviaria sì, ma di natura del tutto tecnica e topografica. In primo luogo era avversario irreducibile di innovazioni che, al modo dell'agognata filovia, sostituissero la trazione elettrica; secondariamente non voleva sentir parlare di raddoppiamento del binario in quel tratto della linea che da Piazza delle Fontane metteva, seguendo la breve Via dei Mercanti, in uno slargo chiamato Campo Marzio. Questo Campo Marzio, già piazza d'armi, era una spianata bislunga delimitata a levante da ville seminascoste da boschetti di mirto, da piante di oleandri e gelsomini, da alberi fronzuti, e chiuse, rigorosamente chiuse e separate fra loro, da alti muriccioli e cancellate. Giunte al Campo Marzio le vetture tranviarie dovevano sostare nei binari di scambio in attesa che le vetture risalenti in senso opposto dessero loro n via libera » ; e durante quelle soste, prolungate talvolta oltre ogni limite di sopportazione, chiunque avrebbe potuto convincersi della necessità del doppio binario, nonché della singolare attitudine dei cittadini di A. ad appioppare nomignoli al prossimo. Ma tutti sanno che i segretari comunali sono molto autorevoli nelle piccole città, e pertanto l'avvocato Del Cambio non ci sentiva sull'affare dello scambio al Campo Marzio, meno di quanto non facesse il sordo agli allettamenti e ai propositi filoviari della cittadinanza e delle ditte interessate che soffiavano nel- fuoco di quella provinciale vanità. Escogitava sempre nuove argomentazioni da opporre ai fautori delle novità, i quali lo insidiavano attraverso la Consulta, il Podestà, la Vigilanza urbana, e persiuo l'Ufficio tecnico, dove un certo ragionier Metilli, creatura sua, ora gli sfuggiva di mano e gli si atteggiava ad avversario ; ma, stringi stringi, in realtà gli argomenti si riducevano a uno solo ; a quello che l'avvocato Del Cambio teneva rigorosamente per sè: te Chi mi toglie lo scambio mi uccide », e che però non era un segreto per nessuno. * * Lo scambio del Campo Marzio fronteggiava la cancellata di una villetta esagonale, alta e stretta, che i fantasiosi abitanti di A. chiamavano Confessionale, così come la villa accanto, dell'architettura che alla lontana poteva dar nel gotico, era detta Chiesa; e le due ville vivevano ormai legate in •umoristico binomio:, la Chiesa e il Confessionale. Dietro una finestrella del Confessionale, alla quale mancava soltanto la grata per sembrare davvero qualcosa di molto simile allo sportellino bucherellato dove, negli angoli dello cattedrali, si soffiano i peccatacci : dietro la finestrella sedeva nel pomeriggio sino all'ora del passeggio una formosa signora dagli occhi chiari e tondi, pienotta in viso e languida, un languore freddo e immoto da statua che al muoversi delle pupille promanava riverberi di cera. La signora — candida camicetta di pizzi, collana di perle adagiata sul seno opulento — teneva le dita intrecciate sul grembo ; e anche quelle dita lievemente salsicciose, inanellate e lunghissime, si potevano vedere dalia strada, perchè la finestrella del Confessionale era tagliata a feritoia, e chi, transitando a piedi o in tranvai dal Campo Marzio alzava gli occhi verso la finestrella, vedeva la signora più che a mezzo busto : dalle ginocchia possenti alle mani raccolte nel grembo, poteva spaziare sino al generoso seno e alla testa ornata di mistiche pettinature. Agli effetti dello Stato civile colei era moglie dell'ingegner Battaglia, direttore delle Officine ferroviarie ; per gli scanzonati abitanti di A. si chiamava invece la Madonna della Seggiola. Giungeva sferragliando il tranvai: e Milanese, Torinese o Fiorentina, la vecchia carrozza si arrestava con trafiggente stridore di freni proprio davanti al Confessionale, improvviso silenzio sotto i platani ; dall'opposta e stremità dello scambio deve arri vare un'altra Fiorentina o Bolognese ; i due manovratori si salutano alla muta, le vetture ripartono in senso inverso e nuovaniente lo scambio, per un buon quarto d'ora, rimane deserto. Ma durante la sosta c'è qualcuno sulla piattaforma della Bolognese o della Torinese per il quale la fermata è sempre troppo breve, e «ìm vomìbbu non muoversi più di lì, e che supplica la Madonna della Seggiola, lassù, dietro la nicchia della feritoia, di fargli la t.*> 1> l' t-\_i r'om. grazia. E' l'avvocato Del Cam bio, che adesso anche noi, come quelli di A., potremo chiamare Gaudio Dello Scambio. L'ometto sta addossato al parapetto della piattaforma e guarda ali insù coi suoi occhi che. sforacchiano ì cespugli rossicci delle sopracciglia; con una mano palpa l'orologio nel taschino del panciotto e con l'altra si soffrega le labbra che sbavano saliva, quei suoi labbroni bonari e dischiusi a una parola mai profferita, ma che ogni giorno, otto o dieci volte ogni giorno, si scioglie in saliva, si volatilizza in soffio ideale che dal tranvai spicca, un volo di colombo e va a posarsi ai piedi della Madonna della Seggiola; la quale ogni giorno, otto o dieci volte ogni giorno, non si capisce se lo gradisca o lo respinga nella sua nicchia inespugnabile e gelida. L'avvocato si soffrega i labbroni coi polpastrelli a spatola, e la sua mano lentigginosa vibra per la parola inespressa-, o magari troppo audacemente espressa, perche la Madonna della Seggiola si decida a sciogliere anche lei dal grembo le dita inanellate per sollevarle in un gesto da idolo idolatrato. Ma ecco la Bolognese che sferraglia all'estremità dello scambio, ecco la Torinese che si scuote e per lo scossone l'avvocato trabalza sulla piattaforma: ma la sua mano non smette di soffregare l'orologio nel taschino e l'altra mano non si stacca dai labbroni bavosi e li strofina tra l'indice e pollice e le efeli diventano lustre di saliva; e gli occhi fra le grondaie rossiccie delle sopracciglia non si staccano dalla nicchia del Confessionale e disperatamente implorano una grazia che. la Madonna della Seggiola, ogni giorno, ogni giorno, non si decide nè a concedere nè a negare. Così, tra Chiesa e Confessionale, da dieci anni lo scambio tranviario si concede pronubo, ma non serve a nulla. Girando alla voltata l'avvocato Gaudio dello Scambio pensa persino che proprio hanno ragione quelli del doppio binario e quelli della filovia ; ma poi, mentre la Torinese o la Fiorentina scatenacciando risalgono verso lo scambio, allora no, proprio no, Madonnina della Seggiola, per te lo scambio re sterà. * * Adesso che il segretario è stato messo a riposo non ha perduto il beneficio della tessera di libera circolazione tranviaria; ma quelli della filovia si sono buttati allo sbaraglio, e adesso, con l'aiuto di quel Metilli dell'Ufficio tecnico, la spunteranno. Avanti e indie tro, dunque, tutto il giorno, ora sulla Milanese, ora sulla Roma na, e persino su quella decrepita giardiniera che prima ancora di giungere da Verona è stata battezzata il Balcone di Giulietta ; innanzi e indietro e fermata allo scambio davanti a colei che tiene ancora le mani sul grembo e adesso s'incipria le gote e si tinge le labbra, e regge in bilico un torrione di capelli neri sopra la fronte di statua. Lui tocca la sessantina, e lei... lei è ancora la Madonna della Seggiola, assorta nella sua posa ieratica, sorda allo strofinio dell'orologio nel taschino, impassibile alle soffregate di labbroni sempre più cadenti e sempre più bavosi del fedelis simo. Ma un giorno il segretario apprende che la Madonna della Seggiola se ne va; se ne va a posare dietro la finestra di un'altra villa accanto ad altra officina ferroviaria, e forse anche a Castellammare di Stabia ci sarà qualcuno che passerà davanti alla sua finestra e guarderà all'insù senza profferire parola e lei fingerà di non vedere, o vedrà e sarà la stessa cosa; e qui ad A. l'avvocato Dello Scambio continuerà ugualmente a salire sul terrazzino del Balcone di Giulietta, e dopo avere mostrato la tessera di libera circolazione tranviaria si addosserà al parapetto, e il cuore gli si gonfierà a mano a mano che s'avvicina lo spiazzo del Campo Marzio coi platani allineati davanti alle ville, la Chiesa, il Confessionale senza più Madonna della Seggiola... * * Finalmente il ragionier Metilli l'ha spuntata; e in premio gli scanzonati di A. hanno perfezionato l'ortografia del suo cognome: adesso il ragioniere Mettili fa divellere le rotaie e ordina: cMetti lì quell'antenna, metti lì quel cavo, metti lì quell'isolatore»: è l'impianto filoviario. Probabilmente toglieranno la tessera all'ex-segretario capo; ma ormai — pensa la maliziosa gente — non gli serve più. Invece l'avvocato Dello Scambio non manca a una còrsa; innanzi e indietro, passa e ripassa davanti al Confessionale e guarda la feritoia: c'è un servotta che scuote tappeti e canta, che fuma sigarette e canta, che gli fa cenno e sorride; ma adesso è lui, come un tempo la Madonna della Seggiola, a non sentire e a non vedere ; e la servotta si stanca di strizzare l'occhio e canta senza più badargli. E quando sabato tre giugno il Balcone di Giulietta fece l'ultima corsa della tranvia elettrica, a mezzanotte, in punto sul terrazzino c'era l'avvocato Gaudio dello Scambio che si strofinava i labbroni bavosi, e dietro alla cancellata del Confessionale la servotta non potevapiù cantare perchè il ragionier Met¬ MiiiiiiiiiNMiiiiiiuHiiiiiiHiiiiniMiniiiiiiiniiiiiHiMii tili, nuovo abitatore della Chiesa, aveva un figliuolo che impediva alla ragazza di muovere le labbra. Da quel fatale sabato tre giugno, a cagione della serva e del giovane Mettili, un nuovo motto circolò per le vie di A. : «Il padre in Chiesa il figlio in Sagrestia»; ma a mezzanotte sul terrazzino del Balcone, di Giulietta l'uomo dello scambio non vide nulla: nè la serva, uè il giovane Mettili, nè la feritoia buia dove non troneggiava più la sua impassibile dea; nulla udì, nè lo stridere dei freni, nè l'ultimo invito del controllore: nFavorite i biglietti! (lui aveva la tessera, valida anche per la corsa di chiusura) : non vide e non sentì ; solo pensò: «Ti vorrò bene sempre», e per la prima volta in vita sua pensò ad alta voce. Ma ormai la Madonna della Seggiola, impettita dietro una finestra di Castellammare di Stabia, non poteva più udirlo, Ezio Camuncoli. iHiHiiMiiiiiiniiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiHiiiiiiiii

Luoghi citati: A., Bologna, Castellammare Di Stabia, Firenze, Milano, Roma, Torino, Verona