Il Campiello di Goldoni di Francesco Bernardelli

Il Campiello di Goldoni Il Campiello di Goldoni Nella suggestiva rappresentazione veneziana -- Realistica e pittoresca messinscena -- // Principe Umberto e il Ministro Alfieri assistono allo spettacolo - Vivo saccesso a o (DAL NOSTRO INVIATO) Venezia, 18 luglio S'accendono i riflettori sulla o ageminilo l lllieiiuil auim i ,azzeUa gorgo - " urì o i bel sole tepido, brioso splende sul campiello, su queBto pittore»™ ar- monfoso c'amDìello scenico, c esco, ar ì mon.oso campiello scenico, che con - ; armature e costruzioni, è stato o - u,atlo da, CampUllo dei Pi0Van, ., alla Bragora, a più immediato, ca-1 ratterist?co senso ed effetto tea- e | trale> QUesto che, con curiosi e vi- - vaci adattamenti di casette, ter- razzc comignoli, Duilio Torres ha n ! ricavato realtà ha sovrap- -1 posto alla reaUa ritoccandola, è il l ,campiello-t'po il campiello-sintesi, - 'settecentesco e per ragion poeti¬ i | ca d.ogm tempo. E' piccolo e ario- r|SOi posero e afguto; v'è la casa di i j Gasparina con poggiolo e quella di e JLucietta con altana, v'è la casa con s a o a bottega di Orsola e quella campagnuoladi Agnese: ogni donna della commedia ha la sua casetta, da cui apparire, in cui sparire, gettando un motto, una risata, un'insolenza, e al centro v'è il pozzo e al fondo la locanda con terrazzo e pergolato. Sulle facciate, dai colori rosei, verdi, giallini, sono i segni della miseria e le striature della languida, trasparente luce veneziana, che è tutto un riflesso d'acque e di cielo; e gli interni, visti e intravvisti, creano nuova delicata intimità allo spettacolo. Per un attimo — l'attimo dell'inizio — il luogo rimane de- l serto, accogliente e ridente: è la a ! presentazione del protagonista, e e ì la messa a fuoco di quel caro canii ' piello goldoniano, or rumoroso, can : priccioso aggressivo, or riparato e i1 chieto in cui, alla fine dello spetta, j colo, Gasparina darà 1 addio con e leggiadra, lieve letizia, -: - ., . . ,. -1 UOiOOIIÌ e la Sila Commedia , o , -. à a a o na e o e senremaaltcue lla chsiastato,ortaniislicre loctoPae sctaè conugela arvivl'upoCaLuqucolodiCaesmnoveununnochneal no a a he fn o e |S^SS^«tóteS ralezza, istinto, piacere vivo di c èveprvie tOt„ toe dofigtecogoziinbovezeprscbimvohurevssFu proprio Goldoni a dirci, di sfuggita, come nasce questa commedia. Nelle Memorie, dopo aver spiegato brevemente che cos'è un campiello, egli illustra quel certo gioco della Venturina, che dà principio alla rappresentazione. Un giovanotto se ne arriva con un cesto pieno di maiolica di poco prezzo, si annuncia con il grido ben noto tra quella gente minuta, e tosto giovani e vecchie appaiono sulle porte e alle finestre. E' una specie di lotteria, e dice Goldoni che le donne così radunate non posso no fare a meno di leticare, sicché da dispute e baruffe il pubblico apprende senz'altro i nomi, le condizioni, i caratteri, gli intrighi di quelle comari chiacchierone. Questo non è un proporre i dati e le circostanze della commedia, è un entrarci in pieno, senza impegni di „ intreccio, senza ricerca di peripe^gozie; è un trasferire direttamente i fatti della realtà sul palcoscenico. Non bravura, ma qualcosa di infinitamente diverso e migliore, un sentire la realtà poeticamente, un sentirla già, nell'atto di coglierla, come teatro e in funzione di teatro. E' la fantasia di Goldoni, che, quando si appressa al piccolo mon odamsd ralezza, istinto piacere vivo cu mni!£™L,diJT^J^.^MS tae, questi merciaiuoli e pesca la r , '..Jqti servi di locanda Gol- ^ *£l se li prende tal e^uaii.^él ^N"* Slust0' con tal Pulsióne* e mr saldezza di presa, che certo non d !SU "fuggiranno più, e li trasporta sulla scena che ancor sono scattan- eliti e fragranti delle loro passioni 1 passionceijei dei capricci, dei di- e- spetti, delle gelosie, e della parla- " ta briosa, icastica, che è loro propria, e dell'estro basso e minuto, a ht u s Il eaio acataaae lainperao ti di si ia e. o- ognt tutta la commedia, perchè come fu osservato, a far qui la commedia non è una trovata, un'invenzione comica, ma una comicità nell'atto stesso di viver di atteggiarsi. Si direbbe beageiàì*aSìf fetehapotantnuflB„ifA S" e 0 =,» to«,'dLamr^f' do)be che Gol- „„cedoni non architetti nulla, ma scopra; e questa genialità di scoperta, questa obbiettività, questo verismo non vanno disgiunti da un cotal compiacimento, dalla lieta coscienza di aver messo le mani su un tesoretto, vivace e curioso di vita inedita. Vogliamo aggiungere che nel Campiello questa compiacenza diventa qualcosa di più, una specie di vezzeggiamento? Diceva Goldoni che la commedia è scritta coi termini più ricercati del basso rango e con le frasi, ordinarissime della plebe. Orbene, ^proprio su queste ricercatezze di gasso rango? egli ha operato:conUinSde,ifdlcetichquvea ài vezzi. rooa- finezza d'artista. Qui, o c'inganniamo, quel suo gusto di malizioso e accorto poeta popolare, si è fatto senz'altro civettuolo, e pieno Il Campiello è in versi, non in martelliani, ma in versi liberi, alternanza di settenari e endecasillabi, un po' a caso, rimati e non rimati a piacere, secondo l'uso dei drammi che si chiamavano musi certa grazia rotta, spezzata, furbesca, di un certo modo di sottolineare, di mettere in vista, di far 3iù agile e cantante e garrulo il inguaggio, i dialoghi, le battute. L'autore sa l'effetto che può trarre da quei modi taglienti e vivi, dal fraseggio pittoresco e crudo, e con quella fretta e sprezzalura di rime, con quei versetti rustici, a volte un po' goffi, a volte deliziosamente plastici, concreti, tra il proverbiale e il drammatico, tesse, yudcali"."Nè si" potrebbe "certo" parlare ddi vero discorso poetico, sostenu- eto, modulato; ma piuttosto di una yildfaco„ e apPoesia e vita viva sope levnchmsitugnannlaQfasulla perenne e incantevole vària-IS™zione comica, un acutissimo dise-\fgno musicale. Va più in là; si falievemente manierato, accentua ^nel senso del divertimento, il suo se^tazion^K g™XgUee eSdvisPa tspressrvt là^ dell'eloquio una raffinatezza di Spiccoli fregi, di fuggenti moine, dijmammiccamenti, nei quali senti la ^sensibilità e la mano di un artista Kavveduto, che non solo tratta la sua materia arguta, ma la sfrutta appena appena, con ingenua malizia, con garbato umore. Perciò questa deliziosa commedia, cosi festevole, cosi chiassosa, può apparire a tratti, nella briosa spontaneità, un po' vezzeggiata, fra i suggerimenti veristici e quelle vaghezze, e « maniere > tipicamente veneziane, che sono come un ricamo, una filigrana sulla forza plebea della rappresentazione. Filigrana dorata da sposa del popolo: la verseggiatura approssimativa, spicciativa, conferisce alla commedia non so che grazia, un in^etmctpctdvspnchd senso antico e casalingo e familiare; par di ritrovare un vecchio almanacco, di quelli che stavano in altri tempi nelle vecchie ampie cucine, con le diciture zoppicanti, e le figurette rozze e buffe, e quella monelleria salace e onesta. Par che le figure di questa commedia siano scappate fuori proprio or ora da quel tempo antico, riportandoci con la loro presenza, reaiist'ca e immaginosa, ruvida e delicata, tutta a sequenze, delle care immagini, altane e altanelle, locande e botteghe, massaie e fritolere, cicalecci e feste del Santo Patrono, e in fondo l'ombra muta e familiare, quasi un po' grottesca, della Morte, come nel gioco dei tarocchi. La commedia, fu detto, è straordinaria perchè non c'è, commedia avveniristica, fatta di nulla, impressioni, tratti, pittura, gesti, parole, la vita inseguita nella sua mobilità: eppure è tutta una armonia, è tutto un organismo vivo, compiuto, autonomo. Perchè l'unità è nelle creature che essa porta alla ribalta. Sono donna Catte e donna Pasqua, Orsola e Lucietta, Agnese e Angioletto, è quella calda, trasudante, un po' corriva, un po' buffa e un po' acre loro umanità, a far della commedia uno specchio di vita, a fare del Campiello un luogo di incontri estremamente vissuti e deliziosamente fantasiosi. Nella commedia non avviene nulla; o meglio avvengono cose ordinarie, comuni, un matrimonio, un fidanzamento, una promessa di nozze future; e non c'è altro; cioè ci sono giochi, chiacchiere, pettegolezzi, risse, cene, balli. Non avviene nulla, ma S i „,c è quella giustezza di toni quellalverità di psicologia calzante, ap-upropnata, cè quel!umanità ben vista e amata, che diventa subito,-e in ogni caso, esattezza di mo-UtO SCeniCO. E' Un popolo VIVO, SOt- t„ 1 ,,~«t«i >w,nhi n.,a. TD.jr,nV,iar>a 1toi vostri occhi. Catte Panchiana e Pasqua Polegana, le due vecchie1 donne, che vorrebbero maritare le figlie in fretta in fretta, per poter far poi le novizze a loro volta, con il linguaggio crudo, e l'ingordigia sorniona, e la malizia pronta, sono capolavori di interezza rappresentativa. Tengon bordone, fanno da sfondo alle civetterie, ai capricci e alle arditezze delle figlie; ma poi l'istintiva probità e ritegno sempre definiscono il tipo di queste putte ghiribizzose. Sul tono che le vecchie comari, che l'età, come avviene nel volgo, fa un po' impudiche, e che hanno la sentenziosità facile, e pur un senso elementare, e perciò irresistibile, di ciò che è più universalmente umano, su quel tono scanzonato e da cui tuttavia traspare una vera e, sia pur nel chias-e n i „ ^go^fferta'èsperienza.Ta musicalei . n n , , ossia spettacolare composizione della commedia trova poi tutti gli altri suoi toni, di scherzo, di sentimento, amore-gelosia, amore-dispetto, amore-povertà, di festa e di leggiadria. La rappresentazione Ranuresentare il Cammello vuolire intonare a àuesto estro d«V£« p ,,n SS^SwSSS»-^u maliziosa, e un po' eccentrica è^M» piacuyolezla, la verità.dei- l e n a - caratteri e il senso che Goldonaveva, ridente e pensoso, della vita e della società. Renato Simonianche qui eccellente regista, s'è attenuto a un'estrema semplicità e naturalezza; ha voluto che parlasse direttamente al pubblico la ingenua, popolaresca umanità dei personaggi; ha persino avuto cura di eliminare tutto ciò che avreb-be potuto dar nel coreografico, oaggravare di variazioni lo spet-ì*a,°0 ?-' °, dl3trarre.ldalla spiritosa felicita di quella vita curiosamen-te ritratta. Concertando le sceneha tenuto d'occhio le festevolezzepolazioni. E ne è venuto uno spet-tacolo incantevole di vivacità CO-ntica, di gusto e d'osservazion mi- nuta, con un gioco di parti, di ac-flB tenuto a occnio le tesievoiezzee la spontaneità: tutto com'è scrit- to, tutto come fu voluto da Gol- doni, senza arbitrii, senza Inter- „„,':„„, w a „„A„i-« „™ centi, "con una mobilità "di'tocchi, ■ -- , ... .f_,.r, amniamente ^n°is?tatV stasera ampiamente j" „ Hnn de, nU£ «gffij,«P**g inmrpqsinniufiri pmnsirali onn unSolente dfetao^una^levttA dadestare a o-n tratto oueiralle-rit,if n„^fm«?i^n« «..«n'^frn^óf, i dl commozione, quell animato pia-cere, che son tico successo teatrale. Se è veroche Goldoni scriveva commedie diquesto genere soprattutto per di-vertire fi suo pubblico, i suoi votiè o n i r l . e l n a l yando lo spirito di quel costume,un intreccio una peripezia che ladefinisca dall esterno, la corame-e dia va più che mai rivissuta cosi,- entrandoci ben addentro, ritro-a yando lo spirito di quel costume il sapore di quel linguaggio, affi-dandosi a una specie di affettuosafamiliarità. I cinque atti dellacommedia sono stati raggruppati„ j|„ì0i >„ .ino na-H HI Hiip «tree divisi in due parti, di due e treatti rispettivamente; e la primaparte finisce con un altro dialogosuccesso sisono delineati subito, all'incom-pai-abile dialogo di donna Pasquae donnaCatte, quel dialogo in cuile vecchie si confidano miserie evelleità; e che, per crudezza ame-na di scherzo e di psicologia, parche dia carattere a tutta la com-media. Con quanto garbo e inci-sività e moderazione di sottolinea-ture, di spunti ben dedotti, di se-gni precisi, rivivi ogni scena; pernon aver essa un centro comico,ammirevole, quello del Cavaliere napoletano e di Gasparina, giovane caricata (dice Goldoni) che parlando usa la zeta in luogo dell'esse. Questa stupenda caricatura di fanciulla, stupenda perchè pur nel-IS™"^ ^Sf^EHnSS' -\f'utt^a,ma"^',^,sentl3"" atc'e>&0m^?^,|finl| ^^52" a ^"Ì!?!lnmf £!I!?anHwu: L??1,™!" o ^afeEStt &1T trl«avÌ i S.tóbt'i^'^Mdica^fl^Srì:ijm,yi £° far-«i ,h. \ oVità » «u, a ^Saje,,L fissero tutte lwmnréa K»f«.S E2%L',JfPS&a a ò i a el a n in luce, ossia non troppo su e non^P-P?,,.?!-- ^l„c_0jorÌ.?.dj_='onSleguaglianza senza monotonia. Si trattava di essere realistici e immaginosi, umani e decorativi, econ quell'andante, diffusa comicità, di metter su un concertinopur sillabando la sincerità dell'accento e dello stile. Simoni ha ottenuto tutto ciò con una media armonizzazione di gesti e dvoci, che consenti la punta, il "e-scendo fragoroso, ma che riportòpoi sempre lo spettacolo alla suanaturalezza descrittiva, alla suacontinuità di episodi variati, e au-hito riassorbiti, come nella vitadal tempo rapace, e dalla perenne labilità del sentimento e dal facile oblio. Cosi le grandi scene di assieme, quella del gioco della se- !mola, tripudio miratile di risa e!di sbrigliatezze donnesche, e quella arditamente plebea dèi brindisi dopo la cena, e l'altra, strepitosa della baruffa cui partecipa tutto il rione e che finisce nell'ironico commento di un grido di venditrice ambulante, che pare la nota solitaria e beffarda di un oboe o di un clarino, queste scene salienti spiccano senza sfondare mai le fragili pareti, l'involucro iridato della commedia. Molto bravi, naturalmente, degni d'ogni lode gli attori: Laura Adani (Gasparina) nella parodia, gentilissima, nella fatuità, spiri-tosa, che nel comico e nel buffoseppe pur essere un'apparizione digrazia; Giselda Gasparini, mera-vigliosa Donna Catte, di un carat-tere, di una potenza di tratti veristici e burleschi, di un'originalitàespressiva da far trascorrere pei1tutta la commedia l'onda di tra-volgente allegria; e poi l'ottimo Gino Cervi — il Cavaliere prodigo— spensierato e cordiale nel ri-nnp(/,ft „,,„ì t-,,m,.it: „ „u;<,„«portare quei tumulti a un chiaro riso di serenità; e le eccellenti Margherita Seglin, schietta e gustosa Donna Pasqua, Wanda Capodaglio (Orsola), Wanda Baldanello (Lucietta), Andreina Carli (Agnese), e il BaseggiO ( Fabri-zio), il Ludovici (Angioletto), il Minellono (Giorgetto), il Dlodà (Sansuga) tutti perfettamente in- tonati vivi leD di divertentissi- T vi™ a li mi. Vivo, dunque, il successo di questo che e il secondo spetta- colo goldoniano (l'altro è il Ven- taglio) della Biennale: su tutti ■ i cicaiecci su queiia piccanteu frizzante limpidezza di imma- „im- sceniche e rilare letizia degli spettatóri: e grandi applausi, ova- U^ a Renai» Simon^^i- mot.col- lntv>rnt-nrl Pnrrnrln Pavullni 5to 1JDolal011' ^orlaao favonm, &te- fano pirandell0 (ricordiamo il fi- gurista Guido Cadorin) e agli at-tori. Assistevano alla rappresenta-zione S.A.R. il Principe di pjemon-te, le LL. AA. RR. i Duchi di Genova, le LL. EE. Dino Alfieri. Balbo, Federzoni, Volpi, De Pirro, Direttore Generale derTeatrev le Au-torità e Gerarchie dl Venezia. Francesco Bernardelli

Luoghi citati: Genova, Venezia